Robert Capa
http://www.icp.org/site/c.dnJGKJNsFqG/b.871855/k.BB9C/Robert_Capa_Archive.htm
http://blog.libero.it/RobertCapa/
http://www.photographers.it/articoli/robertcapa2004.htm
http://www.photographers.it/articoli/cd_capa/index.html
http://www.youtube.com/watch?v=yMeXO2EJh7U
<< En breve (22/09/2003) funcionara una pagina
www.alcoihistoria.com
donde iré incorporando todo lo que se vaya descubriendo
sobre "Taino" >>
Vedere le pagine di Franz Borkenau - Mario Brotons - Cerro Muriano e Patricio Hidalgo
Mira los paginas de Franz Borkenau - Mario Brotons - Cerro Muriano y Patricio Hidalgo
http://www.photographers.it/articoli/cd_capa/img/historiamilitar.pdf
Gerda Taro. Una fotografa rivoluzionaria nella guerra civile spagnola
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After Image :
Social Documentary Photography in the 20th century
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(Endre Ernó Friedmann è nato a Budapest il 22 ottobre 1913) |
La National Gallery del Victoria,
nata nel 1861, è la galleria d’arte pubblica più antica d’Australia e
sede di una delle più vaste collezioni d’arte europea del continente.
Dispone dal 2003 di due nuovi sedi, poste l'una non lontana dall'altra,
all'interno del vasto complesso dedicato alle arti. All'inizio della St.
Kilda Road si trova la NGV International, riprogettata
dall'architetto italiano Mario Bellini, mentre appena attraversato il fiume
Yarra, si incontra lo Ian Potter Centre, dove sorge la NGV
Australia sulla Federation Square.
Robert Capa
dal
10/06/2004
al
09/07/2004 la mostra, visto il grande successo di pubblico, è stata prorogata fino al 30 luglio 2004. In soli 18 giorni di esposizione è stata registrata un'affluenza di oltre mille visitatori di diverse nazionalità, che hanno mostrato unanime gradimento decretando l'esito estremamente positivo della mostra e l'importanza assunta dallo spazio espositivo Sala Santa Rita quale luogo dinamico di incontro, conoscenza e cultura, all'interno delle strutture e delle iniziative curate e promosse dall'Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma. La mostra Robert Capa La campagna d'Italia 1943-1944 è inserita tra gli eventi relativi alla celebrazione del 60° anniversario della Liberazione di Roma e ha fatto da cornice a due eventi appositamente organizzati per l'occasione. Durante l'inaugurazione della mostra, il giovane attore/autore Ascanio Celestini ha proposto una sua personale lettura di temi legati alla memoria civile rielaborati a partire dai racconti e dai ricordi dell'esperienza vissuta da suo padre e sulla base dell'autobiografia di Capa, Leggermente fuori fuoco, pubblicata da Contrasto. Lo scorso 17 giugno si è svolto, invece, un dibattito dal titolo Primavera 1944. Torna la speranza coordinato dal giornalista e scrittore Vittorio Emiliani con ospiti quali Adriano Ossicini, Giovanni Pieraccini e Mario Verdone. Paolo Ruffini
Responsabile Relazioni Esterne
Dipartimento Cultura
Comune di Roma
Sala Santa
Rita Informazioni
e prenotazioni: 06 67105568
La mostra presenta il reportage compiuto negli anni 1943-1944 sul fronte italiano, quando Robert Capa accompagnava l'avanzata degli alleati nel nostro paese. Al seguito delle truppe americane, come fotografo
accreditato per LIFE, Capa sbarcò dal Sudafrica in Sicilia e
raccontò in immagini l'arrivo a Palermo, Troina, Monreale, Nicosia, A sessant'anni esatti dalla Liberazione, queste
immagini di grande forza e bellezza compongono un ritratto insolito
dell'Italia, colto in uno dei suoi momenti più delicati e difficili.
La mostra e gli eventi sono inseriti nella celebrazione del 60° anniversario della Liberazione di Roma. La mostra è curata da Contrasto e Magnum Photos Organizzazione: Zètema Progetto Cultura
La mostra fu infatti organizzata da Luigi Restivo, sindaco di Racalmuto e presidente della "Fondazione Leonardo Sciascia", al Castello Chiaramontano di Racalmuto
Salvatore Barbirotto, interpellato al proposito, specifica
che "la foto è stata scattata a
Sperlinga,
si legge esplicitamente: "Quando Capa ritrasse un abitante di Troina mentre trasportava la propria figlia ferita e in stato di choc, probabilmente si ricordò di un'immagine molto simile che aveva scattato a Teruel."
Grazie a Silvestro Livolsi conosciamo una delle penne più brillanti della cultura italiana: Matteo Collura. Il teatro pirandelliano riecheggia nuovamente nelle foto di Capa che, sempre più spesso, ci accorgiamo essere una bella rappresentazione scenica del reale. Rappresentazione dunque, reportage poetico-intellettuale, ma NON "reportage d'assalto", NON "fotografia diretta". La "messa in scena" è opera d'ingegno e di intelletto che può sublimare il banale della realtà. Ma questo all'unica condizione che venga palesata. Altrimenti si cade nella menzogna, nel falso e nell'abuso della credulità popolare.
http://www.losbarcodisalerno.it/web/index.cfm
ROBERT CAPA La prima versione del testo che segue è stata depositata alla S.I.A.E. (sezione OLAF) il 2 dicembre 1997. © Testo di Luca Pagni e Lucio Valerio Pini
Pare che JAN ARNOLD intenda girare il documentario a "Cerro de la Coja" Patricio Hidalgo, è andato sul posto per realizzare questa fotografia La somiglianza con l'ambiente in cui Robert Capa ha realizzato la foto "Il miliziano che cade", è evidente
“Es una cosa muy seria” – Robert Capa
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Robert Capa ha realizzato una sequenza di foto, volte a
raccontare la "giornata tipo" di un "miliziano" al fronte.
I due
titoli sono eloquenti: |
L' immagine del Miliziano è stata pubblicata anche sul quotidiano inglese " The Observer" dell' 1 settembre 1996, a commento di un articolo firmato Rita Grosvenor e Arnold Kemp, dove sono state riproposte anche due foto di due miliziani che cadono a terra, entrambi sullo stesso metro quadrato di Spagna, già pubblicati sulla rivista "VU" il 23 settembre 1936, e che il biografo ufficiale di Capa, Richard Whelan, ha riconosciuto rispettivamente nel primo e nel terzo miliziano, a partire da sinistra, del gruppo qui a fianco. Richard Whelan, in questo modo, avrebbe fugato i dubbi di quanti, nel tempo, hanno sostenuto che i due miliziani sarebbero la medesima persona.
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"Historia" mensile illustrato di storia, n. 7 del luglio 1996. |
PER SAPERE COSA ACCADDE IN SPAGNA TRA LUGLIO E OTTOBRE DEL 1936 Leggere
"Il viaggio della memoria - Testimonianze,
storia e letteratura della guerra di Spagna 1936-1939", "Diario de operaciones 1936 - 1939" del Generale Varela "la voz" dell' 8 settembre 1936 (anche se postpone gli eventi di 24 ore)
"La lucha del pueblo español por su libertad" compilato da A. Ramos Oliveira nel 1937 oppure consultare la "cronologia" on line http://www.romacivica.net/anpiroma/antifascismo/Guerraspagna.htm
Importanti pure i testi sulla Battaglia di Cerro Muriano del Generale Varela e LA GUERRA EN LA PROVINCIA DE CÓRDOBA. EVOLUCIÓN DE LOS FRENTES e
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Sulla base dei dati storici, ecco una verosimile scansione temporale dell'evento rappresentato:
* Luglio 1936: i miliziani partono da Barcellona per il fronte e, appena arrivati, posano per una foto ricordo;
** A Settembre la battaglia è in corso e i miliziani saltano la trincea per andare alla conquista del campo nemico;
*** Il miliziani puntano il fucile contro il nemico;
**** I miliziani combattono fino alla morte per liberare la patria dal nemico tiranno.
L'intento di raccontare per immagini la vita di un miliziano in trincea, è ben riuscito.
E’ presente una suggestiva perfezione che porta a superare la soglia del
semplice reportage,
proponendo un'icona socialmente
condivisibile.
Chiunque può infatti riconoscersi in questa semplice, universale, sequenza di eventi.
Ma, come spesso accade, basta un solo elemento di troppo per rovinare tutta la storia.
Robert Capa realizza almeno due foto, di due miliziani, che cadono sullo stesso metro quadrato di terra.
in entrambe le foto il soggetto viene isolato dal contesto in cui agisce ed in nessuna delle due foto si vede il corpo del miliziano caduto per primo.
La ripresa dell'evento in controluce enfatizza la drammaticità della morte che si vuole rappresentare.
Tutto sarebbe stato perfetto se qualcuno non avesse notato ed accostato pubblicamente le foto dei due miliziani.
Quante analogie accomunano la foto de "Il miliziano colpito a morte" e la statua "Il Gàlata morto" ?
Tante, forse anche troppe!
Il trucco è svelato.
Il Re è nudo.
Volontario in difesa della libertà Aldo Morandi, In nome della
libertà. Diario della guerra di Spagna 1936-1939, © "l'impegno" http://www.storia900bivc.it/pagine/recensioni/morandi.html
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Il Dott. Pietro Ramella ci ha inviato due pagine su Capa tratte dalla rivista "The Volunteer" "JOURNAL OF THE VETERANS OF THE ABRAHAM LINCOLN BRIGADE" Vol. XXII, No. 2 Spring 2000 - http://www.alba-valb.org/volpdf/vol_22_2_spring2000.pdf
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Per capire meglio lo spirito dell'epoca e l'animo di Robert Capa al
fronte, è bene ricordare che il 18 agosto 1936 venne assassinato dai
falangisti a Granada il poeta Federico Garcia Lorca.
La foto del miliziano è datata 5 Settembre 1936 ed è oggetto di polemiche relative alla possibile messa in posa dell'evento ritratto, fin dal 23 settembre 1936 quando la rivista francese "Vu" ha accostato le foto di due distinti miliziani, che vengono colpiti a morte sullo stesso metro quadrato di terra. Solo quattro giorni dopo questa
pubblicazione, il 30 settembre 1936, venne approvato in Spagna il
Decreto di militarizzazione delle milizie repubblicane, mentre il 1
ottobre 1936 Franco venne nominato Capo (del Governo) dello Stato
spagnolo e Generalissimo degli eserciti di terra, di mare e dell’aria.
Il titolo dell'articolo non lascia dubbi: "Petto al vento, fucile in pugno, atmosfere con aria pesante, all'improvviso la quiete è rotta, una pallottola che soffia - una pallottola fratricida ed il loro sangue bevuto dalla terra natale". Questa pagina è segnalata anche nel libro "UNDER EXPOSED", edito da Colin Jacobson, (già "picture editor" dell'Indipendent) in cui si parla di Capa e del libro "The First Casuality..." |
La
pagina di "Vu" è stata riprodotta, in Italia, dal Gruppo Editoriale
Fabbri nella collana dedicata ai GRANDI TEMI DELLA FOTOGRAFIA, "Il fotogiornalismo" parte
II, 1983.
Ad un attento confronto tra le immagini dei due "miliziani
colpiti a morte", realizzate nello stesso contesto spazio-temporale, i
denotati specifici non mutano, anche se si può percepire ed apprezzare un
connotato nuovo che scaturisce proprio dalla comparazione messa in atto.
Appare chiaro che si tratta di due soldati distinti: il primo miliziano ha una camicia chiara, mentre il secondo ha una divisa scura; il primo miliziano ha le scarpe scure mentre il secondo sembra indossare espadrillas chiare; il primo miliziano ha tre giberne tenute dagli spallacci, il secondo ne ha solo due alla cintura; il modo di cadere è molto diverso e risulta improbabile che si tratti dello stesso uomo.
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Analizzando le fotografie dei due miliziani si può facilmente notare che esse risultano perfettamente sovrapponibili : |
- l'altezza ed il tipo di stratificazione delle nuvole sono
uguali; - i profili montuosi che si stagliano sull'infinito sono uguali; - sempre all'orizzonte, sulla destra delle foto, quelli che sembrano essere campi coltivati, sono uguali; - l'inclinazione del terreno di caduta dei miliziani è la stessa; - l'ombra dei due miliziani ha la medesima angolatura; - entrambi i soggetti sono isolati dal contesto naturale in cui agiscono e si stagliano su uno sfondo neutro; - un evidente controluce enfatizza la drammatica morte; |
il 12 luglio 1937
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In quello stesso anno, il 26 aprile 1937, la città di Guernica, simbolo dell’autonomia basca, venne rasa al suolo dalla Legione Condor. L’episodio diventerà famoso nel mondo anche per l’omonimo dipinto di Pablo Picasso.
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Le due foto quindi,
pur presentando il medesimo ambiente, ripreso nella stessa frazione di
tempo, non possono essere state realizzate che a breve sequenza di
distanza l'una dall'altra. Come visto, le didascalie Magnum indicano che la foto del miliziano accasciato a terra sarebbe stata realizzata un attimo prima che morisse il famoso"Miliziano" A questo punto viene da domandarsi:
se il punto di caduta è il medesimo ed immediatamente successivo è
l'attimo di caduta per tutti e due miliziani, dove giace il corpo dell'uno
o dell'altro ? E' quindi possibile sostenere che i due miliziani abbiano posato per Robert Capa, anche se poi uno di loro sarebbe rimasto veramente ucciso e, questo dato di fatto, pur non togliendo nulla al risultato formale delle foto, le classifica inconfutabilmente come una ricostruzione, privandole di quella pregnanza che fino ad oggi è stata loro caparbiamente riconosciuta. Tutto questo è in totale contrasto con il
commento che Robert Capa ha espresso quando ancora non erano stati
sollevati dubbi sull'autenticità della foto: " (la citazione è tratta
da "Il Giornale" del 7/9/1996).
Il 1° settembre 1937 un giornalista del New York World-Telegram intervistò Robert Capa ed il 2 riferì che il miliziano "...si arrampicò fuori dalla trincea , seguito da Capa. Le mitragliatrici si azionarono e Capa automaticamente scattò, cadendo all'indietro accanto al corpo del compagno. Due ore dopo, al calar della notte, quando le armi s'azzittirono, il fotografo si mise in salvo, strisciando lungo il suolo sconnesso. Più tardi scoprì di aver fatto una delle foto più belle della guerra spagnola". Stranamente in un'altra occasione Capa dice
di aver conosciuto il miliziano da vivo "facevamo i buffoni. Tutti
noi. Stavamo bene. Non si sparava. Presero a correre giù dal pendio. Corsi
anch'io. Il 20 ottobre 1947 Robert Capa, intervistato
dall'emittente radiofonica "Wnbc" per promuovere una raccolta
di sue memorie "Slightly Out of
Focus", disse che "la foto da premio è nata nell'immaginazione
dei redattori e del pubblico che li segue... accadde in Spagna, agli inizia
della mia carriera di fotografo e agli inizi della guerra civile spagnola.
E la guerra era qualcosa di romantico, se così si può dire...". Capa spiegò di non aver sviluppato quella pellicola da solo. La spedì a Parigi con altri rullini e restò in Spagna per tre mesi. Quando tornò in Francia scoprì di "essere diventato un fotografo famosissimo, perché quella macchina fotografica sollevata in aria aveva colto l'attimo esatto in cui un uomo veniva colpito". (cit.) E' evidente come Robert Capa risulti contraddittorio perfino nelle citazioni autobiografiche anche se un filo conduttore tra esse può essere ravvisato nel fatto che Capa parla sempre di una foto presa al volo, e non di due foto, palesemente studiate (in ripresa o in stampa). Tralasciando tutte quelle contraddizioni
e discrepanze che si possono evidenziare nelle testimonianze e nei racconti,
prima di Robert Capa e poi di critici, storici e giornalisti, torniamo
a guardare le foto: A sostegno di questa tesi, condivisa
da molti critici e storici, vi sono anche le dichiarazioni
del fotografo inglese O.
D. Gallagher, corrispondente sul fronte spagnolo per il "London
Daily Press". Se questa testimonianza diretta fosse autentica, la foto del miliziano morente realizzata da Robert Capa, dovrebbe, più correttamente, riportare nella didascalia che si tratta di una "ricostruzione storica", come è già avvenuto per la foto dell'issa bandiera scattata ad Iwo Jima.
John Szarkowski,
direttore della fotografia per il
M.O.M.A. di New York,
nel 1980 ha spiegato che quando la veridicità e l'effetto visivo sono
uniti in un'immagine forte e coinvolgente, questa immagine può giungere a
shockàre il pubblico.
Su questo tema, lo storico e diplomatico
Sergio Romano ha dedicato un lungo articolo, pubblicato sul
quotidiano italiano "LA STAMPA" del 27 dicembre 1997 e intitolato:
Questa non è stata la prima volta che Sergio Romano ha parlato del "Miliziano che cade" di Robert Capa.
Nel 1993, nella prefazione al libro di Alain
Jaubert "Commissariato degli archivi: le fotografie che falsificano la
storia" (Ed. Corbaccio), Sergio Romano pone un quesito che è all'origine
di questa ricerca:
La rivista italiana "Fotografare"nel numero di maggio 1981, ha pubblicato un articolo intitolato "Foto di guerra col treppiede - morte di un miliziano" in cui si cita la pubblicazione della foto del "miliziano colpito a morte" su "LIFE magazine" il 12 luglio 1937 (vol. 3, n° 2) con il titolo "DHEATH IN SPAIN: THE CIVIL WAR HAS TAKEN 500,000 LIVES IN ONE YEAR", ed in cui Capa è qualificato come "il miglior fotografo di guerra del mondo". Nell'articolo sono pubblicate le foto dei
due miliziani e in didascalia si legge che "La più riprodotta foto di
guerra sarebbe un Falso. I sospetti sono confermati dal fatto che di miliziani
che vengono colpiti e cadono al suolo, Robert Capa ne fotografò più di
uno". Anche nel corpo dell'articolo si legge che "… la fotografia per
cui Robert Capa è diventato famoso e che a 23 anni gli ha procurato un
contratto con la mitica Life, non registra la morte di un soldato ma soltanto
una compiacente sceneggiatura".
Da segnalare c'è anche il libro "Photojournalism Un Metodo Etico" di Paul Martin Lester, ed. LEA Inc. 1991 (copie esaurite), dove si esprime una preoccupazione ed un interesse crescenti nell'etica del fotogiornalismo del passato immediato con uno sguardo al futuro. Nel libro è anche presente la foto del miliziano dove in didascalia si legge che "…è stato suggerito che la fotografia era o un caso di probabilità del fotografo che spara ciecamente, o è stata organizzata a favore della macchina fotografica". Segue la citazione del motto di Robert Capa che era: "se le vostre immagini non sono buone, voi non siete abbastanza vicini". Anche se quanto esposto appare scontato e naturale, continuano ad uscire articoli in cui si cerca di ridare un'autenticità storico-fotografica al "miliziano colpito a morte" di Capa, cercando di nascondere la presenza ingombrante dell'altro commilitone che, pur essendo stato fotografato mentre cadeva sullo stesso metro quadrato di Spagna , non ha lasciato segno di se, né negli archivi militari, né da altra parte, tanto che la sua identità è ancor oggi ufficialmente sconosciuta.
Al tema della manipolazione delle immagini
Paul Martin Lester
Perhaps most troubling to the reputation
of photojournalists and their photographs are reports that well-known
and deeply moving pictures have been stage directed by the photographers.
Robert Capa's 'Moment of Death'
Ecco l'articolo pubblicato da "PHOTO ITALIANA - anno III - n. 30 - ottobre 1977"
Tra gli articoli pubblicati con l'intento
di riabilitare la foto del miliziano segnaliamo "Capa is cleared
- A famed photo is proven authentic" firmato
Carol Squiers, su "American
Photo" maggio/giugno 1998, pagine 19-20, in cui si precisa: << Le polemiche sulla foto del Miliziano sono finite. Whelan ammette che la pratica delle foto messe in posa non era sconosciuta durante la guerra spagnola. Ma la maggior parte delle prove indicherebbero che le immagini simulate
siano state fatte dal lato dei Franchisti e non da quello dei
Repubblicani. Ecco cosa ha scritto Mario Brotons nel suo libro
Un lavoro di ricerca, per poter essere considerato "dai risultati gratificanti" dovrebbe quanto meno reggere all'onere della prova Il Direttore dell'Archivio Generale della Guerra di Spagna a Salamanca afferma che nell'archivio non c'è alcun Federico Antonio Borrell Garcia. Pare quindi che Richard Whelan, biografo ufficiale di Capa, si sia lasciato convincere da "scoperte" non supportate da prove documentali. |
di Rodrigo Perez |
Altre pubblicazioni sulla veridicità del miliziano sono "Robert Capa's Falling Soldier" su Aperture 166di Whelan, estate 2002, ed il più recente libro "Robert Capa", pubblicato da Alex Kershaw per i tipi della Rizzoli, che presenta una storia romanzata e ben documentata sulla vita di Robert Capa, che viene suddivisa in 23 capitoli monografici. A proposito dei 2 miliziani Alex Kershaw pone alcuni interrogativi;
all'interno del testo è presente una ricerca della studiosa inglese Caroline Brothers
che afferma: |
Robert
Capa: A Biography Richard Whelan Published by Knopf Alfred A Format: Paperback ISBN: 0803297602 Pub. Date: June 1994 Price: US$ 12.00
In questa biografia Richard Whelan afferma che : < < Lately, the CAPA reputation has been redeemed from most serious of the accusations turned to its authenticity on purpose of an episode that for he it counted very many. A old Britannic [the journalist O'Dowd Gallagher], whose memory was not more reliable, had supported that CAPA she had taken the famous photo of the Spanish soldier during a practice and not in the course of a true and own battle. But CAPA that day far away found from where it supported the journalist and one historical Spanish is be a matter of Mario Brotons Jordà confirmed that the man who appears in the photo-identified one is from he that from the relatives like Federico Borrell Garcìa - it had been hit until one dies exactly in the moment and the place where CAPA he asserted to have taken the photo, that is near Cerro Muriano, a village some kilometres to north of Còrdoba, the 5 September 1936 > >. Il testo con cui Richard Whelan tenta di provare definitivamente l'autenticità della foto del miliziano, è stato pubblicato nell'estate 2002 sulla rivista "APERTURE". Abbiamo ripreso integralmente il testo, allo scopo di offrire al lettore la possibilità di valutare quelle che sono le argomentazioni più importanti in favore dell'autenticità della foto del miliziano. In data 8 luglio 2003 l'Archivio ufficiale di Robert Capa ha inviato all'agenzia ANSA un testo di Richard Whelan, con cui viene denunciata l'assoluta irrilevanza dei nuovi dati esposti in questa nostra ricerca, che viene interpretata, a quanto capisco, come lesiva della dignità professionale di Robert Capa. Ho pubblicato integralmente anche questo nuovo documento in PDF per dar modo al lettore di comprendere quanto ardua e tortuosa possa essere la ricerca di una qualsiasi verità storica. Invitiamo il lettore ad analizzare le diverse "versioni dei fatti" prodotte da R. Whelan nel corso degli anni, valutandole alla luce del progressivo ripiegamento rispetto alle precedenti posizioni sui punti più controversi.
Il nostro intento è quello di analizzare la foto del miliziano, divenuta un simbolo collettivo, raccogliendo tutte le fonti utili per capire cosa in effetti rappresenti La nostra ricerca NON vuole screditare Robert Capa come fotografo di fama internazionale, ma vuole avvicinarsi il più possibile ad una verità storica dei fatti che, come nel caso della foto del bacio di Robert Doisneau, potrebbe risultare diversa da quella che appare. Alla luce dei nuovi elementi forniti da Richard Whelan, nel testo integrale prodotto in PDF , riteniamo possa essere verosimile la versione dei fatti secondo cui il Miliziano sia effettivamente morto su un fronte di guerra, ma non nel corso di una battaglia, bensì durante un momento di non belligeranza bruscamente interrotto da una raffica di mitraglia. Tuttavia, per mancanza di elementi probatori "certi" ed inconfutabili, non siamo ancora in grado di stabilire una verità definitiva che possa porre fine al proliferare di versioni controverse su quanto sia realmente accaduto al fotografo ed ai miliziani che questi ha fotografato.
Invitiamo il lettore a visitare anche il sito: http://www.pbs.org/wnet/americanmasters/database/capa_r.html
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Il critico Furio Colombo (giornalista, scrittore ed oggi Senatore della Repubblica Italiana), nel catalogo che ha accompagnato la mostra "Spagna 1936-1939 Fotografia e informazione di guerra" allestita presso la Biennale di Venezia nel 1976, parla a lungo del reportage visivo americano alludendo ad un "lieve, continuo effetto di pressione sul reale, che lo spinge a farsi inquadratura, che spinge la gente a scegliere le facce adatte per essere fotografate, che spinge i gesti a essere spettacolari". Colombo, prende atto del fatto che proprio con i servizi fotografici realizzati durante la guerra di Spagna sarebbe cominciata quella "sceneggiatura delle tragedie del mondo" che ha spinto la realtà verso lo spettacolo e descrive Robert Capa come "personaggio-autore che funziona come regista e stabilisce le regole del grande servizio di guerra basate sulla partecipazione". |
"Fotógrafo de guerra. España 1936-1939"
http://www.pce.es/laestanteria/
<< Con la guerra civil nace un nuevo estilo de comunicación visual de los sucesos, marcado por el compromiso de los fotógrafos y las nuevas posibilidades de la técnica fotográfica. Las fotografías de los conflictos anteriores eran sólo tangencialmente ilustrativas, y no sólo por las limitaciones mecánicas que debían superar los reporteros, sino porque faltaba en ellos ese sentimiento de solidaridad, de identificación, de pasión -y también de compasión- que comienza a darse de un modo determinante en la guerra civil. Refiriéndose a los fotógrafos que estuvieron con la España republicana, alguien ha dicho que formaron una auténtica "Brigada Internacional". Sin entrar aquí a desvelar en detalle las oportunas referencias técnicas, las fotografías que componen este volumen tienen como trasfondo la Guerra de España (1.936/1.939) proceden de los fondos del Archivo Histórico del Partido Comunista de España (PCE). Su autor o autores son, al menos circunstancialmente, desconocidos. Por tanto, bien se podria decir que la colección dispuesta en esta obra, ha sido alentada por una mano anónima y surgida como tal desde el fondo de la Historia, desde el fondo del sentimiento colectivo de un pueblo. "If your pictures aren't good enough, you aren't close enough" ("si vuestras fotos no son bastante buenas, es que no estáis bastante cerca"): esta frase de Capa se ha citado con frecuencia, y define bien una forma de encarar la vida. Para toda una generación de fotógrafos, "estar cerca" fue un criterio estético convertido en principio ético: no limitarse al papel de mirón. Con este criterio, Capa, Taro, Seymour, Reisner, Namuth, Makaseev, Centelles, los hermanos "Mayo", Torrents, y tantos otros, hicieron una regla de vida y, en no pocos casos, la razón de su muerte.
Estas viejas imágenes que ahora se exponen ante
el
ojo
рúЫiсo vienen a revelarnos, de nuevo,
el
mitico
espíritu
- sin fronteras-
de los fotógrafos que capturaron,
para nosotros
y para siempre,
aquellos decisivos instantes.
Ignorar
sus nombres en este momento quizá no sea tan grave, a fin
de cuentas todos ellos hace tiempo que forman parte de
nuestra más allegada iconografía sentimental.
>> |
“molte foto considerate d'importanza
storica furono truccate...
|
CORRIERE DELLA SERA
domenica, 16 maggio, 2004
INFORMAZIONE
Pag. 001.016
Il virus delle foto truccate
IERI E OGGI
Grasso Aldo
Le foto false dei soldati inglesi intenti a torturare un prigioniero
iracheno sono costate le dimissioni del direttore del tabloid Daily Mirror.
Sembrava un caso isolato e invece anche Marty Baron, direttore del
quotidiano americano Boston Globe, è stato costretto a scusarsi con i
lettori per una foto che raffigurava violenze ai prigionieri: ma non erano
militari Usa i torturatori, bensì attori porno ungheresi. I siti web sono
pieni di foto false spacciate come autentiche; anzi oggi non si sente
neanche più il bisogno di questa elementare distinzione. In guerra, del
resto, si è sempre detto il falso. Ad esempio, il conflitto nella ex
Jugoslavia visto in tv è stata sin dall' inizio un «film vero» scandito
però da falsi clamorosi: da quelli diffusi dagli sloveni sul
«bombardamento» di Lubiana a quelli della radio croata sull' impiego serbo
di armi chimiche, ai cumuli di morti musulmani presentati come vittime
serbe da Milosevic, grande stratega della disinformazione. Mentre il
conflitto in Iraq incrudelisce ogni azione, la guerra virtuale si fa
angosciosamente reale. E' sempre stato così: gli storici ci dicono oggi
che la celebre foto che ritrae Garibaldi mentre entra a Roma non è vera e
non è vera l' altrettanto celebre fucilazione degli ostaggi nella Comune
di Parigi. Le foto ufficiali dell' Unione Sovietica sono un continuo
entrare e uscire di personaggi. Milan Kundera, in apertura del Libro del
riso e dell' oblio, racconta in maniera splendida come in Cecoslovacchia i
dirigenti comunisti caduti in disgrazia scompaiano dalle foto ufficiali e
vengano in questo modo cancellati dalla storia.
Ci sono persino dubbi sull' autenticità della foto di Joe Rosenthal sui marines che innalzano la bandiera a Iwojima e del miliziano di Robert Capa: foto «vere» ma con l' aiuto di una piccola messinscena. Ecco, i giorni nostri segnano il passaggio dalla foto ritoccata alla foto taroccata ed è un passaggio non da poco. E' come se la tonalità della tv di tutti i giorni, quella tv che da tempo vive sulla cancellazione deliberata del confine tra vero e falso, si fosse trasferita nello scenario drammatico della guerra. Dove, da parte dei media, sarebbero richieste più attenzione, più serietà, più dirittura morale. E invece niente. Ci sono generi che hanno codificato il «falso», distinguendo la verità «vera» dalla verità «televisiva». E' come se vivessimo perennemente in questo clima di disinvolta impostura, come fossimo contaminati da un virus. Fuggiamo l' orrore vero (le decapitazioni, gli sgozzamenti intravisti ieri sera a Terra! del Tg5) e gli preferiamo l' orrore costruito, falso, taroccato. Così è più accettabile, meno spaventoso. Alcuni studiosi danno la colpa «tecnica» a Internet, all' impossibilità del controllo delle fonti, alla facilità con cui l' elettronica riesce a manipolare l' immagine. Altri, invece, pensano che, da quando il mondo del giornalismo si è messo a flirtare con quello dello spettacolo, si va verso una totale indistinzione: col rischio che l' idea di realtà che ci facciamo coincida con l' idea stessa che i media amano farsi della realtà. Su questo non indifferente cambiamento di prospettiva l' Occidente dovrebbe cominciare a riflettere.
Aldo Grasso
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This book contains a 175 pages of war, or war related taken by the best war photographer of all time.
This book is printed in 1964
All photos are B&W.
Nonostante tutto la foto del miliziano rimane
nel mito e viene venduta, Le stampe,
però, NON derivano da negativi originali, Richard Whelan, biografo di Robert Capa e curatore del suo archivio presso l'I.C.P. di New York, dichiara che: "All modern prints of The Falling Soldier have been made from a copy negative of the vintage print in the collection of the Museum of Modern Art, in New York. That was the only vintage print of that image known until a second surfaced in Spain during the 1980s. That second print is now in the Spanish government’s Civil War Archive in Salamanca (below)." FORSE E' ANCHE PER QUESTO CHE NON SI VUOLE SVELARE TUTTA LA VERITA'...
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http://www.slightly-out-of-focus.com/ Titolo: Leggermente fuori fuoco - Robert Capa Editore: Contrasto due srl, Roma 2002 Formato:16,5x20. 304 pagine con 80 fotografie Stampa in bicromia. Brossura ISBN: 88-86982-34-8 Prezzo di vendita: € 30,00 (acquista on line) |
Il catalogo presenta testo e foto di Robert Capa, con introduzione di Richard Whelan, premessa di Cornell Capa e Traduzione (con due note al testo) di Piero Berengo Gardin. Richard Whelan, biografo ufficiale di Robert Capa , propone un testo di introduzione datato Brooklyn, New York, aprile 1999. Richard Whelan, tra le altre cose, afferma (cit. pag. 14) quanto segue: <<Capa era un affabulatore
nato e poche cose gli davano piacere come l'allietare amici o perfetti
estranei con esilaranti resoconti delle sue avventure picaresche. Ultimamente, la reputazione di Capa è stata
riscattata dalla più grave delle accuse rivolte alla sua veridicità a
proposito di un episodio che per lui contava moltissimo. Sempre Richard Whelan, in un testo del 1996 pubblicato da Alinari nel catalogo alla mostra "ROBERT CAPA/FOTOGRAFIE", raccontava che: << Insistendo sulla sensibilità e sui particolari dei volti e dei gesti dei soggetti fotografati, Capa riusciva a coinvolgere il lettore al punto di farlo sentire presente sullo scenario di guerra. Probabilmente è stata questa capacità di cogliere l'attimo che ha convinto molte persone, avulse da qualunque ideologia, a contribuire alla causa o a partecipare alle manifestazioni politiche.>> Basti pensare che negli anni 1935-1936 il "Front Populaire" e tutti i giovani si sentivano ideologicamente vicini al Governo Repubblicano eletto in Spagna. Come ricorda Anna Winand in "Robert Capa", nella collana "I grandi Fotografi", ed. Fabbri, 1983 : <<Gerda e André si sentivano dalla parte di chi combatteva il nazismo e
il fascismo personificati dal Generale Franco. Richard Whelan parla poi della foto del "Miliziano". <<Una delle fotografie più celebri
di Capa mostra un miliziano appena colpito da una pallottola. Quando venne
pubblicata per la prima volta nel settembre del 1936,
nessuno aveva mai visto una foto del genere. I fotocronisti di guerra che
lo avevano preceduto avevano realizzato quasi sempre delle foto statiche,
tenendosi a distanza. Vale la pena ricordare che in Spagna, Robert Capa, ebbe il suo primo confronto con ciò che la guerra realmente significava. A dimostrazione del fatto che la messa in scena di una battaglia, in favore di camera, era cosa usuale a fini propagandistici, basta menzionare il fatto che la rivista "VU", oltre a pubblicare su una stessa pagina le foto di due miliziani caduti sullo stesso fazzoletto di terra, il 23 settembre 1936, ha divulgato pure foto di giornalisti e fotografi che assistono da una terrazza della periferia ad un bombardamento di Madrid, seduti su sedie di legno, il18 novembre 1936. |
Il Primo Ministro inglese Winston Churchill una volta ha detto: "In tempo di guerra la verità è così preziosa che sempre bisogna proteggerla con una cortina di bugie". |
Robert Capa ha pubblicato insieme con Gerda Taro, il libro "Death in the Making". Capa ha raccontato e giudicato la vita e l'ideologia dei miliziani repubblicani. Capa ha citato con precisione perfino i discorsi di un commissario al battaglione. Capa racconta gli umori e i movimenti dei miliziani con cui vive e combatte. Perché Capa non ha annotato i nomi di quei miliziani che ammirava e biasimava ? Leggiamo questo testo di Robert Capa << A volte il tiro d'artiglieria
langue. Il nemico sta con l'arma al piede. La causa per la quale combattono è chiara. Difendono le loro case, i loro campi, la loro stessa vita, contro un generale che, finché vivranno, non governerà. Son cresciuti insieme, nei villaggi. Hanno lavorato nelle officine, l'uno affianco all'altro. Adesso combattono l'uno a fianco dell'altro per tenersi ciò che si sono guadagnati. L'attacco è imminente... la divisione ha per motto "senza risparmio!". Bastano pochi minuti agli ufficiali per dare le ultime disposizioni e resta ancora tempo al commissario per un rapido discorso al battaglione. Dice parole ardenti, ma con voce ferma e calma. Il suo "venga, venga " (avanti) rimarrà nell'orecchio di ognuno, qualsiasi cosa accada. Adesso gli uomini avanzano in fila per uno. Si spingono quasi a semicerchio intorno alle alture. Sin qui le pieghe del terreno nascondono la loro marcia. Attorno a loro stanno, in attesa, reparti tenuti in riserva. Dopo una curva comincia la salita. Il nemico è più su, sopra le teste degli attaccanti, L'aria si riempie del rumore dei suoi proiettili. E' il momento critico. Uomini si staccano, portandosi avanti a balzi e piegati in due. Il movimento acquista velocità; gli uomini che vengono dietro debbono mettersi di corsa per non perdere il contatto con i primi. Niente più trinceramenti, in questo genere di guerra: solo alcuni punti un poco riparati, disseminati a scacchiera. Ad uno ad uno, gli uomini corrono verso la successiva postazione, per sparare. Il nemico concentra il tiro dei cannoni sulla cima delle alture. Venti granate al minuto. I "Marineros" si gettano nelle buche del terreno, nelle rientranze delle rupi. Pur sotto il fuoco dell'artiglieria non tralasciano di raccogliere i feriti. Molti hanno bisogno di assistenza medica, ivi compreso qualche ferito nemico. Al termine della giornata di battaglia, l'artiglieria ancora non rallenta il tiro. Non fa niente, gli uomini si mettono lo stesso a mangiare. Arrivano le prime notizie: sono state occupate quattro linee, a quote diverse; tutti gli obiettivi della giornata sono stati raggiunti; la testa di ponte è bloccata. Il prossimo compito sarà ancora più difficile: mantenere le nuove posizioni.>> POSSIBILE CHE UN TIPO TANTO PRECISO NON ABBIA I NOMI DEI MILIZIANI DI CUI PARLA ? Perché ha ricordato minuziosamente solo gli avvenimenti prima e dopo la foto ? Capa è morto il 25 maggio 1954 a Thai-Binh, Indocina. Perché dal 1936 al 1954, Capa non ha chiarito la storia del miliziano colpito a morte ? Perché... se non aveva nulla da nascondere ?
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L'articolo del "The Observer" (1 settembre 1996), ripreso da "Le Monde" il 6 settembre 1996, pare fare luce su un altro aspetto inquietante della vicenda. Negli archivi militari di Madrid e di Salamanca, lo storico e veterano
di guerra Mario Brotons Jordà avrebbe
trovato registrato un solo decesso sul fronte di Cerro Muriano, in data
5 Settembre 1936. |
Ecco come Mario Brotons Jordà fece la sua scoperta Lo storico Mario Brotons Jordà, originario di Alcoy, all'età di 14 anni aveva
combattuto come repubblicano sul fronte di Cerro Muriano, contro le truppe franchiste del
Generale Varela. |
La guerra civil en Cordoba, 1936-1939
Autore: Francisco Moreno Gomez prologo: Manuel Tunon de Lara 2 ed. / aumentada y corregida en el Apendice n. 6 Editore: Editorial Alpuerto s.a. - Madrid 1986 768 pagine con illustrazioni ISBN: 8438100910
Istituto naz.le per la storia del movimento di
liberazione in Italia Mario Brotons, nel corso delle ricerche ha contattato
Francisco Vedere pagina sulla battaglia di "Cerro Muriano". |
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Come evidenziato questa seconda edizione del libro presenta correzioni ed integrazioni alla prima edizione. La "Appendice n. 6" è costituita dalle pagine 752 - 760 del libro. Ecco due annotazioni riportate da Francisco Moreno Gomez nelle pagine 754-757 del libro:
E' evidente che i dati riferiti a "Federico Borrell" sono tratti da una testimonianza avuta da Mario Brotons. Sorgono dunque spontanei, almeno, tre interrogativi: Perché F. M. Gomez non si è assunto in prima persona la responsabilità delle affermazioni pubblicate ? Perché F. M. Gomez ha sentito la necessità di scrivere che "secondo Brotons...", o "Mario Brotons dice..." ? Come fa R.Whelan ad affermare che "Brotons was informed – evidently by Francisco Moreno Gómez" ?
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Abbiamo scritto al
Direttore dell'Archivo
General de la Guerra Civil Española, con sede a Salamanca,
per avere conferma dell'esistenza di un incartamento a nome "Federico Borrell
Garcia" nell'archivio, come sostenuto dallo storico Mario Brotons
Jordà. Il Direttore Miguel Ángel Jaramillo Guerreira ci ha risposto subito, dichiarando ufficialmente che non risulta schedata la morte di Federico Borrell Garcia negli archivi, e la stessa cosa afferma Manuel Melgar, curatore degli archivi di Avila. Lo stesso Direttore si è dichiarato sorpreso di vedere che la divulgazione di un dato tanto rilevante non sia stata supportata da una copia del documento o dal numero di riferimento con cui il medesimo sarebbe stato registrato nell'archivio in cui è stato trovato. |
Abbiamo quindi inviato una lettera al Direttore dell'Archivo General de la Guerra Civil Española
e...
questa è la risposta ufficiale che ci è pervenuta, datata il 3 gennaio 2003
"TRADUZIONE INFORMALE" Per trovare la documentazione relativa a Federico Borrell Garcia, nome
che non si trova attualmente registrato in questo centro, si dovrebbero
rovistare almeno tutti i catalogatori e le immagini
dei miliziani che possono esistere in questo archivio . Lo stesso per gli
elenchi dei possibili miliziani. Se si trova la persona con un espediente, il più probabile è quello di cercare il nome della unità a cui apparteneva. Se localizziamo l'unità sarà più facile seguire le ricerche e arrivare
a sapere chi erano i compagni della fotografia forse con il serio problema
che solo poche volte abbiamo la fotografia di ogni miliziano che permette
di identificare fisicamente questi. Si dovrebbe ricorrere ai loro
familiari e confrontare le fotografie. Temo di non averla aiutata completamente però è tutto quello che posso dirle.
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Anche i Direttori dell'Archivi Generali Militari di Avila e Segovia, confermano che
non esiste alcun documento che riporti il nome di "Federico Borrell Garcìa".
Persino alla Segreteria di Stato della Cultura, presso il Ministero di Educazione Cultura e Sport,
Direzione delle Belle Arti e dei Beni Culturali, non sanno dare un nome al "Miliziano"
che pure è divenuto l'icona della Guerra Civile Spagnola.
Il sito spagnolo "Terra" ha dedicato ampio spazio alla vita ed alle foto di Robert Capa, pubblicando anche l'atto di nascita di Federico Antonio Borrell Garcìa, che riportiamo fronte e retro.. |
"L'alcoià
Mario Brotons Jordà, que també va participar en aquella batalla, ha demostrat
que el milicià és Tanya, nom amb què era conegut Federico Antonio Borrell García,
i que, encara que veí d'Alcoi, havia nascut a Benilloba, en el Carrer
Sant Miquel número 1, el 3 de Gener de 1912, fill de Vicente Borrell Casanova
i Maria García Ripoll. Tenia, doncs, 24 anys quan va morir i va ser immortalitzat per la camera de Robert Capa." |
Traduzione a cura di Patricio Hidalgo (Cordoba) Atto di nascita di “Taíno”. Nella città di Benilloba, alle dieci ore del cinque di Gennaio di mille novecento dodici, avanti D. Joaquín Monllor García, Giudice comunale e di D. José Reig Monerris, Segretario, è comparito Joaquín García e Ivorra, nato in Benilloba, provincia di Alicante, di 37 anni di età, sposato, contadino, che abita in via S. Antonio nº 7 secondo la cedola personale che mostra e raccoglie, spedita sotto il numero di ordine 91. Al oggetto di iscrivere nel Registro dello Stato Civile un bambino, e come amico della famiglia del neonato ha dichiarato: Che il detto bambino è nato in via S. Miguel nº 1 alle 21.00 ore del tre di Gennaio. Che è figlio legittimo di Vicente Borrell Casanova di 43 anni di età, e di María García Ripoll di 33 anni di età, entrambi nati ed abitanti in questa città. Che è nipote in linea paterna di Juan Borrell Matarredona (¿) nato in Penàguila, y de Camila Casanova Picó nata in Alcoleja(¿), entrambi morti in questa città. E in linea materna di Miguel García Company nato ed abitante in questa città, e di Ramona Ripoll Garrigós, nata e morta in questa città. E che al detto bambino si l’ ho dato il nome di Federico Antonio. Tutto lo quale hanno visto i testimoni Joaquín Cortés Vilanova y Daniel Ivorra García entrambi maggiorenne ed abitanti in questa città. Letto integramente questo atto e invitate le persone che devono sottoscrivirlo a leggerlo da sé, se lo credevano oportuno, si è stampato il sigillo del tribunale comunale, e lo firmano il Signore Giudice, il dichiarante ed i testimoni. E di tutto
questo, io come segretario certifico |
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Mario Brotons Jordà nel suo libro sulla guerra civile non produce prove sulla scoperta. Robert Capa, dal canto suo, non ha mai incluso spiegazioni o nomi nelle didascalie, pare tuttavia strano che abbia potuto trascorrere giorni interi vicino al miliziano e alla sua unità militare, senza conoscerne il nome. Perché non cercò di scoprirlo, almeno dopo la sua morte ? Qualche commilitone lo avrebbe pure dovuto riconoscere ! |
Nonostante tutto R. Whelan, biografo di Robert Capa, continua a dichiarare pubblicamente che "Gli archivi governativi hanno confermato che Borrell García è stato ucciso nella battaglia di Cerro Muriano, a nord di Cordoba, il 5 settembre 1936."
Curiosamente
R.
Whelan NON cita il nome di alcuna fonte NE il documento specifico da cui
avrebbe tratto le proprie informazioni che, fino a prova contraria e visti i
documenti presentati in questa ed in altre ricerche, restano delle pure
ipotesi tutte da dimostrare.
Robert Capa Edizione originale © 1988 by Centre National de la Photographie, Paris "Questa immagine è considerata una delle più importanti fotografie di guerra mai realizzate. Eppure è stata oggetto di una grande controversia, se sia stata veramente o meno scattata durante un combattimento. Ma l'uomo colpito dal proiettile è da poco stato riconosciuto: si tratta di Federico Borrell García di Alcoy, paesino del sudest spagnolo. Gli archivi governativi hanno confermato che Borrell García è stato ucciso nella battaglia di Cerro Muriano, a nord di Cordoba, il 5 settembre 1936. Altre prove confermano che Capo ha scattato questa foto a Cerro Muriano, in quella data." Richard Whelan (cit, foto n. 13) |
Per approfondire il tema della verità documentata, si consiglia di leggere: << LA GUERRA È FOTOGENICA >> del Prof. Angelo Schwarz "Studiare e dar conto della rappresentazione fotografica di eventi
bellici al di fuori della retorica celebrativa o di condanna della guerra è
un lavoro non da poco, anche se il problema più grande che immediatamente
s’incontra non è quello, tutt’altro che infrequente, di un difficoltoso
accesso ai documenti originali. Cit. "Immagine Cultura" anno II n.3 dicembre 1995, pagg. 20-23, Guarnerio Editore, Udine. Ripreso on-line alla pagina http://www.spaziocultura.it/rivista/articoli/n_3/schwarz.htm
Dello stesso autore è il saggio "La fotografia tra comunicazione e mistificazione", Priuli e Verlucca, Ivrea 1980.
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Il catalogo "ROBERT CAPA / FOTOGRAFIE" è stato pubblicato dalla "Fratelli Alinari" nel 1996. Prefazione di Henri Cartier-Bresson. Introduzione del biografo Richard Whelan. Rievocazione di Cornell Capa, fratello di Robert. Traduzione dall'inglese di Fabio Palmiri Caratteristiche tecniche del catalogo:
Formato: cm 29x21 pp. 192 - Rilegato in brossura
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In catalogo e in
mostra NON c'è la foto del secondo miliziano ucciso sul fronte di Cordoba.
Le foto dei due miliziani sono infatti presenti solo nei seguenti libri: "Robert Capa David Seymour-Chim les grandes photos de la guerre d'Espagne" Editions Jannink, Paris, 1980 - Testo di Georges Soria.
ROBERT CAPA - La collezione completa
Formato: 25 cm. x 25cm.
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Il critico e storico della Fotografia Cesare Colombo mi ha scritto
una lettera che desidero condividere con tutti i fruitori di Photographers.it,
ecco cosa afferma: Volevo confermarti l'apprezzamento per la corretta puntualizzazione su Capa ed il suo "miliziano" da te già espressa sulla rivista "Photographie Magazine" (n. 1/1998). Mi è capitato negli anni scorsi di discutere già di questo dilemma apparente (è vera scena cruenta o no ?) sostenendo sempre che non si tratta della documentazione di una morte, ma di una caduta. Le foto dei due miliziani sono state tratte dal settimanale 'VU' che ingenuamente le aveva accostate nel 1936 in un articolo dal titolo "Così si muore". Queste due foto non fanno altro che aggiungersi ad altri indizi, chiarissimi per chi conosce e pratica la tecnica di ripresa. E' folle scattare, allo scoperto, anche per un attimo solo, al fianco ed alla stessa altezza di chi viene preso di mira dai proiettili nemici. Le altre foto note di Robert Capa, scattate in quello stesso giorno, mostrano un gruppo di miliziani che saltano sorridendo più volte - a scopo chiaramente propagandistico - oltre una trincea scavata nel terreno. Tra essi vi sono il 'martire' ed il collega imbranato che non passerà alla storia. Altre foto mostrano il 'martire' che ridacchia su una sdraio con Gerda Taro, moglie di Capa dal 1936 (clicca quì per leggere il testo pubblicato su LIFE). Ovviamente bisognerebbe aver sottomano i contatti delle originali riprese in sequenza, per capire tutto meglio. Ma perché Cornell Capa si rifiutò sempre di fare questo atto di chiarezza ? Di mostrare ad esempio il cadavere recuperato, od onorato dai compagni, che certamente Robert Capa avrebbe ripresi? La querelle può comunque concludersi, con una morale: DIFFIDARE SEMPRE DELLE IMMAGINI SIMBOLO. O meglio capovolgere il loro ruolo simbolico. Nel caso del miliziano, il problema è quello dell'impossibilità di trarre 'sicuri' dati di svolgimento narrativo, o indizi di valore storico, da una sola istantanea. >> |
Ecco quanto pubblicato a pagina 83 in "le
musée de la photo" Editeur: Phaidon Press Limited Date de parution. 26/08/2002 Nombre de pages: 520 - Poids: 529 grammes - ISBN:
0714893439 - EAN: 9780714893433 cliccare sulle immagini per ingrandirle
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Dopo questa lettera, Cesare Colombo mi ha invitato a vedere la foto del Miliziano accanto a Gerda Taro, presente a pagina 326 del volume edito dai tipi della Fondazione Antonio Mazzotta intitolato "Fotografia della libertà e delle dittature - da Sander a Cartier-Bresson 1922-1946" nel 1995. |
Nella didascalia si legge: Due volontari repubblicani in un momento di riposo durante le esercitazioni, Spagna, 1936. Nella didascalia Magnum sono indicati il luogo e la data della foto: Barcellona, Agosto 1936. Stesso luogo e stessa data di altre foto in cui i miliziani stanno per partire sul treno diretto al Fronte di Aragon. E' curioso come la storia ci dica invece che le milizie partirono da Barcellona per l'Aragona in Luglio. Dunque non vi sarebbero le esercitazioni, ma solo saluti e baci d'addio, nella speranza di tornare vivi. Molte altre cose non tornano: * NON sono in un momento di riposo durante le esercitazioni ma su di una sdraio in vimini, lungo una strada in cui si vedono altre persone che passeggiano tranquillamente; ci sono altre persone sedute su altre sdraio e gli abiti indossati non sono quelli per andare ad un'esercitazione (lui ha la cravatta e lei un bel vestito lungo); ** Da un primo confronto tra questa foto e le altre del "Miliziano", siamo persuasi che possa trattarsi della stessa persona:
Cliccare sulle foto per vederne l'originale
*** Da un primo confronto tra questa foto e le altre di "Gerda Taro", crediamo che possa trattarsi della stessa donna:
**** Sul cappello del Miliziano si vede una stella... Quest'ultima annotazione evidenzia un ulteriore lato oscuro nel processo di mistificazione operato intorno ad alcune fotografie di Robert Capa, al fine di mantenerne intatto il mito più che la persona : Ci domandiamo perché nelle didascalie date da Magnum alle foto dei miliziani si legge: "The initials CNT embroidered on his cap stand for Confederacion Nacional del Trabajo an anarcho syndicalist organisation" Traduzione: "Le iniziali CNT ricamate sul suo copricapo, stanno per Confederazione Nazionale del Lavoro, un'organizzazione sindacale anarchica". Il fatto che l'Agenzia Magnum reiteri nel presentare varie immagini di Robert Capa con didascalie "poco esatte", se non addirittura sbagliate, rispetto a quanto oggettivamente visibile e documentabile, non fa altro che alimentare dubbi circa il "valore documentale" relativo all'autenticità di alcuni servizi proposti.
Considerando tutti i "dati" sopra enunciati pensiamo siano "inappropriate" e troppo lapidarie le considerazioni di critica pubblicate in "Fotografia della libertà e delle dittature" dalla Prof. Giuliana Scimé, a pagina 323. <<Alcuni hanno sostenuto, con insensata caparbietà e per totale assenza di
riflessione su condizioni e tempi storici, che questa fotografia sia un
"falso", costruito in studio da Capa. La Prof.ssa Giuliana Scimé opera, come tanti suoi colleghi non solo italiani, una facile e rassicurante reiterazione referenziale senza effettuare le dovute verifiche delle fonti, come è dovere di ogni buon giornalista. La Prof.ssa Scimè (opera citata) parla dell'ideologia che permea Capa nel fare fotogiornalismo. << Robert Capa possedeva, in effetti, la
straordinaria capacità di lavorare per metafore piuttosto che mostrare
l'ovvietà descrittiva. Le fotografie della guerra di Spagna, il suo primo
servizio di grande impegno, sono quasi sempre suggerimenti mediati di ciò
che sta avvenendo nella realtà e nell'attimo dei protagonisti. Sul fatto che Capa, così come il suo padre putativo Ernest Hemingway o l'amico Pablo Picasso, fosse schierato in favore dei Repubblicani e contro ogni forma di Nazionalismo o dittatura, siamo perfettamente concordi. Quello che critichiamo nell'approccio storico-filologico usato da Giuliana Scimé per studiare e presentare le foto dei miliziani, nel contesto della ben più ampia opera fotogiornalistica prodotta da Robert Capa nella sua carriera, è il reiterare nel veicolare il messaggio propagandistico e rassicurante per cui anche se la foto del miliziano non fosse vera "il messaggio che trasmette non cambierebbe, ne' la sua forza visuale" (cit. "Immagini famose 150 anni di fotografia" - Giuliana Scimé 1989) . La Professoressa Scimé si è diplomata all'Accademia di Belle Arti "Brera" a Milano con una tesi su "Concettualismo come ribellione", oggi è membro dell'organo esecutivo nella "European Society for the History of Photography", insegna storia dell'arte e della fotografia in prestigiose università del mondo ed ha pubblicato numerosi libri e saggi. Possiede dunque un notevole bagaglio di esperienza e cultura, non relegate al solo ambito della fotografia... Conosce quindi molto bene le differenze esistenti tra "documento" e "simbolo".
Fausto
Gianfranceschi Alla realtà vera (o verosimile) che ognuno sperimenta nel limitato
raggio personale si è sempre sovrapposta, a livello generale, la realtà
virtuale disegnata dai potenti e dai vincitori. La grande arte era al
servizio dei Principi per glorificare le loro imprese e i loro regni. Poi
è venuta la fotografia, e sembrò che finalmente si potesse disporre di
immagini obiettive; invece la fotografia è manipolabile: la scena
dell'assalto al Palazzo d'Inverno, riprodotta come tale migliaia di volte,
è un falso clamoroso, nient'altro che una ricostruzione teatrale di
qualche anno dopo.
COLIN JACOBSON, già "picture editor" dell'Indipendent, nel suo libro "UNDER EXPOSED" ha così parlato di Capa: << Robert Capa was undoubtedly one of the greatest war photographers ever, but Philip Knightley in his classic book The First Casuality, first raised serious doubts about che photograph's authenticity. He investigated the circumstances surrounding the picture, pointing out that, if genuine, Capa would have placed himself in great danger and might well have been shot himself. >> http://phillipknightley.com/2002/09/capas-greatest-creation-himself/
Phillip Knightley ha pubblicato anche un interessante articolo : "Poche sezioni dell'industria dei Media provocano tali dilemmi morali ed etici come il foto-giornalismo".
Dalla lettura della sua pagina web si scopre che il fratello di Robert Capa, Cornell, avrebbe affermato: << I had never seen or heard from Bob details about that particular photograph or that particular sequence." This was puzzling. Capa had apparently told none of the people closest to him how he came to take the photograph that launched his career. But then John Hersey, American author and a former war correspondent, wrote saying that Robert Capa had told him the story of the "moment of death" photograph and that Hersey had used this account in a review of Capa’s autobiography, "Slightly Out of Focus" >> Il fatto che Capa non abbia raccontato come fece la foto del miliziano nemmeno al fratello ed alle persone a lui più care, ci sembra quanto meno sospetto. Nell'articolo viene citato anche l'articolo di Piero Berengo Gardin su "Fotografia Italiana". Andando avanti nell'articolo, la vicenda diventa sempre più intricata e intrigante. << Capa had told Hersey that he had taken the million to one
photograph in Andulusia in August 1936. Life had published it as
"the moment of death" in July 1937, in an issue to mark the first
anniversary of the war. Had it not been published somewhere in the
meantime? Gallagher vaguely remembered seeing it in a French
magazine some time in September 1936. A search in French libraries
located it in "VU" magazine, at the Bibliotheque Arsenal. Ecco la giusta soluzione a tutto il problema... << There are two ways in which the issue could be resolved once and for all. Cornell Capa or Magnum could release the whole roll of film on which the two "moments of death" appear. We would then be able to see the sequence in which Capa took the shots, whether the posed photographs are part of this sequence and whether the "moment of death" was before or after the shot of the soldiers posing on top of the trench. To date Magnum has declined to do so. Or Life magazine could say what information it had that enabled it to so decisively caption the photograph "Robert Capa’s camera catches a Spanish soldier the instant he is dropped by a bullet through the head in front of Cordoba" and from whom that information came. Capa? His agent? No one? I wrote twice to Life asking these questions but to date I have had no reply. Suppose Capa did pose the photographs, sent them off to his agent with a caption similar to the one used in VU, never claimed that they represented the "moment of death", and was surprised when Life appeared with the caption that turned a nondescript photograph into a valuable and much admired image. (Tom Hopkinson, the renowned photojournalist, believed that this was probably the case.) Could he have lived with this lie ? Easily, according to Christopher Ricks, Professor of English at Boston University and a Fellow of Baliol college, Oxford. In a review of Richard Whelan’s biography of Capa, Ricks writes, "This compelling photographer was a compulsive liar. A Pathe logical one . . . On almost every page [Whelan] has to tell you not to believe Capa. . . Capa invents, embroiders, co-opts. >> La conclusione è degna di un dramma... <<Ricks concludes, "It is terrible to think that Capa may have been corrupted by the devilish imposture advocated by Henry Luce [editorial director of Life] as ‘fakery in the allegiance to truth.’ ‘Capa arranged a whole attack scene: an imaginary fascist position was stormed...’ What was that about [truth being] ‘the first casualty’?">>
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Un'altra fotografia di Capa che lascia
perplessi circa la sua veridicità storica, |
La donna sembra sorridente ed il cane per
nulla impaurito.
Le altre persone presenti sulla piazza sembrano immobili. ...Qualcosa non torna! |
La storia di Endre Ernò Friedmann, giovane
ebreo di sinistra con idee rivoluzionarie,
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Ecco l'ultima pagina della
rivista "FOTOGRAFIA ITALIANA" |
1 agosto - 12 settembre 1998 The Photographers'
Gallery Monday - Saturday 11.00 -18.00
Our man was born Endre Friedmann on 22 October 1913, in Budapest. With Hungary under the proto-fascist and anti-semitic dictatorship of Admiral Horthy, the young Jewish Friedmann contacted the local Communist Party recruiter and although both men soon realised their mutual disinterest, it was not before Friedmann was observed by the secret police. After being arrested, he was later freed on condition that he left the country. A political exile at seventeen, he was never again to have a real home. Moving first to Berlin to study journalism, he got a job as a darkroom
assistant and errand boy for the Degephot photo agency when his parents ran
into financial difficulties. Simon Guttman, the owner of the agency,
recognised his young worker's eye for a good picture and soon lent him a
small Leica camera with which to cover simple assignments. It was just after
his nineteenth birthday, in November 1932, that Friedmann was entrusted with
an assignment forDer Welt Spiegel to photograph Trotsky, who was to
address a rally in Copenhagen on the meaning of the Russian Revolution; to his delight, his photographs were given a full page. His good fortune was
not to continue, however. The following year Adolf Hitler became Chancellor,
and in the increasingly anti-semitic environment, Friedmann thought it
prudent to leave. He became exiled once more.
The Spanish Civil War, the result of General Franco's insurrection on 17 July 1936, quickly became a symbol of the fight against the cloud of Fascism that was darkening all Europe. Capa received an assignment from VU and, with Taro, immediately left for the front. With his Leica, and more light-sensitive film, Capa was able to make photographs of war which possessed an immediacy that had not previously been seen. He later remarked: 'The refugees on the road are in the hands of fate, with their lives at stake.' As a refugee himself, separated from both the country, and name, of his birth he understood this only too well. It was on 5 September 1936, on the front-line near the village of Cerro Muriano, that Capa was to take his most famous photograph -a Republican militiaman at the moment of death. The image was included in Vu later that month, weeks before Capa's twenty-third birthday. However, their has been much speculation over the authenticity of the photograph, particularly over recent decades. Questions were raised about Capa's position in relation to the soldier, why his camera was focussed at that point, and why there is no sign of a wound (the man is wearing a head-scarf, the knot of which is often assumed to be a bullet wound). To make matters worse, there are no contact sheets which record the sequence of events and even these negatives have been lost, including that of the famous photograph itself. Capa failed to dispel reservations during his lifetime, and his account contradicts others given by friends at the time. It is only in the past few years that strong evidence has emerged to support the validity of the Capa's claims. Through the efforts of Richard Bano, a young Spanish historian, and Mario Brotons, himself a militiaman in 1936, the pictured man has been identified as Federico Borrell Garcia, a twenty-four year old man from Alcoy, near Alicante. Spanish government records have revealed that he was the only member of the Alcoy militia to have been killed at Cerro Muriano on that date. But if war can sometimes bring celebrity, it always brings tragedy. In July 1937, while covering the Republican offensive west of Madrid, the car in which Gerda Taro was travelling was hit by an out-of-control tank and she was crushed beneath its tracks. She died the next day; Capa was devastated. None of the many women which followed, and there were many, would have quite the same effect on him. In 1938, Picture Post published eight of Capa's photographs from the Spanish Civil War and proclaimed him 'The Greatest War Photographer in the World'. And yet despite this, it was not until 1943 that he was sent to cover fighting in the Second World War. After postings in North Africa and Italy, where he met English photographer George Rodger, it was off the French coast on D-Day, 6 June 1944, that Capa made his most celebrated work of the period. With characteristic bravery, Capa went ashore with the first wave of American troops as they fought their way onto this bloodiest of Normandy beaches. There were more than 2000 casualties and Capa described how 'the bullets tore holes in the water around me'. More than one hundred photographs of the battle were taken, at great personal risk, before Capa returned by landing craft to the fleet offshore; of these only a handful survive. Life magazine, for whom he was working, first told Capa that the films had been damaged by sea water entering his cameras so when he heard the truth, that an over-eager darkroom assistant in London had attempted to hasten the films' drying and had melted the negatives, he was doubly furious. However it is a measure of his generous spirit, perhaps strengthened by memories of his own start in photography, that he told the editors that he would never work for Life again if they fired the assistant responsible for the accident. Stories of Capa's compassion and charm are as plentiful as those outlining his bravery. Before his D-Day landing he moved into a suite at the Dorchester with the beautiful wife of an RAF pilot (he had been asked to leave the hotel a couple of years earlier, during the Blitz, when the management grew weary of the procession of young women that made their way to his room). There were celebrity parties - Hemingway fractured his skull while driving home from one during a blackout - and many pokergames, which were not to be disrupted, no matter how close the Luftwaffe's strikes. His gambling was certainly not going to make Capa rich, although for a man who regularly gambled his life this was a small matter - 'Je ne suis pas heureux', unlucky. Many wished that their luck could be as bad as Capa's. Back in Paris after the Liberation, Capa and his friend, the writer Irwin Shaw, came across Ingrid Bergman in the lobby of the Ritz. They invited her to dinner and, to their surprise, she accepted. Within weeks Capa and Bergman were to begin a passionate affair that was to last two years. She returned to Hollywood, and to her husband, in 1946 to begin work on Alfred Hitchcock's Notorious and Capa promised to seek her out - his photograph of her on set is included in this exhibition. He stayed in Hollywood for several months writing a script based on his war memoirs, and although this film was never made, his presence on set is said to have inspired aspects of Hitchcock's masterpiece, Rear Window (although it is certain that in reality, Capa would have enjoyed the fashionable world which James Stewart's character so despised). Soon after he moved to New York and his relationship with Bergman ended amicably. Her daughter Isabella Rossellini later remarked to Bergman that it was incredible that she had such a lover. While Capa made an enormous contribution to photography through his own pictures, some argue that his greatest single contribution was the establishing of Magnum Photos Inc. with three of his photographer friends, Cartier-Bresson, 'Chim' and Rodger. Having lost negatives of some of his most famous pictures, Capa was to make sure that this would not happen again. He developed the then radical concept that the photographer retain both the negative and the copyright of any photograph which they took, a policy of photographic rights which revolutionised the industry and which Magnum defends fiercely to this day. Capa's extraordinary lifestyle continued, his photographs as likely to contain Matisse, Picasso or Bogart as they were immigrants or soldiers. He continued to work hard at Magnum, although in Capa's presence its name was as likely to be associated with bottles of Champagne as it was with guns or greatness. His passion for women and war continued, often simultaneously. During a sudden resumption in fighting during the establishment of the state of Israel, aerial flares lit up the sky, fully illuminating the hillside upon which Capa and a barely-uniformed young women were energetically making love. It could have been his last time. Days later, while covering fighting on the main beach of Tel Aviv, Capa felt a sharp pain between his legs. Although only a graze on his inner thigh, for one dreadful moment he thought he had lost his genitals; 'They got too close this time', he said and he promised never again to photograph war. It was a promise which tragically he failed to keep. After spells in Europe and Japan and in need of money and perhaps a little excitement, Capa agreed to replace Life magazine's photographer and cover the French Indochina war for one month. The French colonists had suffered major losses to the communist Vietminh only days before Capa arrived in the country. He began work on a story about the military situation in the Red Riverdelta, where the activities of the Vietminh were increasing. On 25 May 1954, he accompanied a French mission to evacuate and raze two small forts between Namdinh and Thaibnh. Often under attack from snipers and shelling, the mission was also halted by a number of ambushes. During one such halt, Capa followed a platoon into a field beside the road in order to photograph them. He made two exposures. They were to be his last. Moments later he stepped on a landmine. His camera was clutched in one hand. Je ne suis pas heureux.
WITH MANY RARE, PREVIOUSLY UNPUBLISHED WAR-TIME PHOTOS BY LEGENDARY COMBAT PHOTOGRAPHER ROBERT CAPA, PRINTED IN 2002. When his body was returned to the United States, it was suggested that he be buried in Arlington National Cemetery, although his mother strongly objected that he be laid to rest amongst military men. Instead, a small private burial was held in the Quaker cemetery at Amawalk, New York state. The service was attended by immediate family and a few members of Magnum; one of the wreaths was from a bartender in Hanoi whom Capa had taught how to mix the perfect Martini. Jeremy Millar |
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Heart of
Spain: Robert Capa's Photographs of the Spanish Civil War |
Jean BaudrillardParigi, 11/02/1999"Il virtuale ha assorbito il reale"<< I media si frappongono in maniera tale fra la realtà e il soggetto, che, mi pare, non ci sono più interpretazioni possibili in quanto l'informazione rende l'accadimento incomprensibile. L'evento storico non si sa più cosa sia quando passa attraverso i media, in breve si ha una transustanziazione di questo tipo in tutto ciò che i media fanno, così che ne risulta quel che io chiamerei una simulazione, un simulacro, e perciò non esiste più né il vero né il falso: non si sa più quale sia il principio della verità. >>
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"Le conseguenze dalla menzogna sono necessariamente più importanti per la fotografia di quanto potrebbero mai esserlo per la pittura" perché "le fotografie avanzano pretese di veridicità che non potrebbe mai avanzare un quadro. Un quadro falso (cioè un quadro con un'attribuzione sbagliata) falsifica la storia dell'arte. Una fotografia falsa (cioè una foto ritoccata o manomessa, o accompagnata da una falsa didascalia) falsifica la realtà. La storia della
fotografia potrebbe essere letta come la storia della lotta tra due
differenti imperativi: Come il romanziere post-romantico, il fotografo era tenuto a smascherare l'ipocrisia e a combattere l'ignoranza."
In "Regarding the Pain of Others" tradotto "Davanti al dolore degli altri" da Mondadori nel 2003, Susan Sontag propone le seguenti asserzioni, che sentiamo di condividere pienamente. (pag. 9) << Per i militanti l'identità è tutto. E ogni fotografia attende d'essere spiegata o falsificata da una didascalia. >> (pag. 47-48) << L'efficacia di "Morte di un miliziano repubblicano" sta nel mostrarci un momento reale, catturato fortuitamente; perderebbe ogni valore se dovessimo scoprire che il soldato sul punto di cadere ha recitato per l'obiettivo di Capa. >> (pag. 50) << Catturare la morte nell'attimo stesso in cui sopraggiunge e imbalsamarla per sempre è qualcosa che solo le macchine fotografiche possono fare, e le immagini scattate sul campo che registrano il momento della morte (o quello immediatamente precedente) sono tra le foto di guerra più celebri e riprodotte. >> (pag. 52) << Ancor più sconvolgente è
l'opportunità di guardare chi sa di essere condannato a morte: si pensi alla
collezione di seimila fotografie scattate tra il 1975 e il 1979 in una
prigione segreta ubicata in un ex liceo di Tuol Sleng, un sobborgo di Phnom
Penh, dove vennero sterminati più di quattordicimila cambogiani accusati di
essere "intellettuali" o "controrivoluzionari" (la documentazione di questa
atrocità ci è giunta per gentile concessione degli archivisti dei khmer
rossi, che costrinsero ciascun prigioniero a posare per una fotografia poco
prima di essere giustiziato). (pag. 53) << Le vittime, i parenti afflitti, i consumatori di notizie - ognuno di essi ha una propria vicinanza o distanza dalla guerra. Le rappresentazioni più franche dei conflitti, e dei corpi feriti da un disastro, hanno per soggetto chi ci appare straniero, e perciò ha meno possibilità di essere conosciuto. Nel caso di soggetti che ci toccano più da vicino, ci aspettiamo una maggiore discrezione da parte del fotografo.>> (pag. 66) << Quando fornisce istruzioni su come "figurare" una battaglia, Leonardo da Vinci esorta gli artisti ad avere il coraggio e l'immaginazione e necessari per mostrare la guerra in tutto il suo orrore... >> (pag. 67) << Leonardo suggerisce che lo sguardo dell'artista deve essere, letteralmente, spietato. L'immagine dovrebbe atterrire, e in questa terribilità si nasconde una provocatoria bellezza. >> (pag. 67)
<< Le fotografie tendono a trasformare, quale che sia il loro soggetto; e
sotto forma di immagine una cosa può apparire bella - o terrificante,
insopportabile o tollerabile - come non è nella vita reale. L'arte trasforma
per definizione, ma le fotografie che documentano eventi disastrosi e
deprecabili vengono aspramente criticate se appaiono "estetiche"; vale a
dire, troppo simili all'arte. Il duplice potere che ha la fotografia - di
produrre documenti e di creare opere d'arte - ha dato origine a una serie di
affermazioni estremistiche su ciò che i fotografi dovrebbero o non
dovrebbero fare. Negli ultimi tempi, la più diffusa è quella che contrappone
questi suoi due poteri. Le fotografie che raffigurano la sofferenza non
dovrebbero essere belle, così come le didascalie non dovrebbero essere
moraleggianti. In quest'ottica, infatti, una bella fotografia sposta
l'attenzione della gravità del soggetto rappresentato al medium in sé,
compromettendo così il carattere documentario dell'immagine. Una fotografia
del genere invia segnali contraddittori. "Fermate tutto ciò" ingiunge. Ma al
tempo stesso esclama : "che spettacolo!" >> |
La sesta edizione del Premio alle migliori tesi di laurea sul giornalismo http://www.club.it/concorsi/risultati/altriconcorsi/ris.tesilaureagiornalismo.html
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Sulla foto "Il miliziano colpito a morte" è stato più volte detto e scritto che, vera o falsa che sia
Accettare questa affermazione per vera, è come voler confondere il documentario con la fiction che, anche qualora presentassero i medesimi soggetti, manterrebbero comunque distinte e separate le proprie finalità, salvo che non si voglia ingannare l'ignaro spettatore. Se infatti il "falso" venisse spacciato ed accettato come "vero", noi avremmo perso quella cognizione del "distinguo" che è uno dei valori principi caratterizzanti la specie umana.
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Realizzata da Aperture Foundation di New York ed itinerata in esclusiva per l'Italia dalla Fratelli Alinari di Firenze, la mostra è stata presentata nelle città di Roma, Firenze, Trieste, Cagliari e Siena. La mostra è stata ospitata dall' International Center of Photography di New York nel 1998.
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piazza Duomo 12 - Milano 8 maggio - 8 settembre 2002
Organizzazione: Contrasto, www.contrasto.it
In occasione della mostra, "Robert Capa I volti della storia", esposta a
Milano a Palazzo dell'Arengario, Contrasto pubblica per la prima volta in
Europa, Slightly out of focus - Leggermente fuori fuoco - il diario-romanzo
di Capa sulla sua partecipazione come fotoreporter alla Seconda Guerra
Mondiale.
Cliccare sull'immagine per leggere la scheda del libro
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Per conoscere
meglio l'Agenzia Magnum, consigliamo un libro scritto da
Russell Miller
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http://www.nikonclubitalia.com/news/e-cambiata-la-storia-della-fotografia-di-reportage.htm
© Testo di Luca Pagni
e Lucio Valerio Pini
Roma 1 Gennaio 2004