Nino Migliori

Il sito web dell'autore è: http://www.ninomigliori.it/
 


I grandi fotografi, Gruppo Editoriale Fabbri, Milano 1982

 

 

Nino Migliori

 

PAESAGGI INFEDELI

 

dal 2 ottobre al 9 novembre 2008

 

Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti

 Via Belle Arti 54   -  Bologna

 

Inaugurazione: giovedì 2 ottobre  ore 18

 

A cura di Marco Vallora

 

Organizzazione Fondazione Villa Ghigi

 

 



 

 

 

 

 

La mostra presenta, in 65 immagini di grande formato, la lettura compiuta da Nino Migliori nei parchi e nelle riserve naturali bolognesi nel corso dell’ultimo anno.

Un percorso originalissimo e, insieme, profondamente aderente alla concreta realtà territoriale di ciascuna area protetta, che Migliori ha costruito, davvero passo dopo passo, utilizzando pellicole polaroid che la sua sensibilità di artista ha elaborato con la tecnica polapressures da lui impiegata fin dalla prima metà degli anni ottanta.
 

Il tempo accellerato che ci è dato di vivere è nemico della contemplazione; non c’è tempo per fermarsi a meditare. Nino Migliori sembra abbia voluto fare per tutti noi ciò che non ci è permesso. E’ andato girovagando tra i parchi dell’Appennino e ne ha espresso l’essenza. Si è fermato davanti a chiesette ”che erbose hanno le soglie”, si è seduto all’ombra delle querce, ha toccato e accarezzato la corteccia dei faggi e ha prodotto una serie di immagini talmente emozionanti che non hanno bisogno di commento dove il 'bello' o il risultato sorprendente, lo stupore dell'immagine, è talmente evidente, lapalissiano, che semba inutile doverlo ribadire.
 

Verrà anche presentato un raffinato volume, edito da Damiani, che oltre alle suggestive immagini contiene un interessante dialogo tra Marco Vallora, storico e critico d’arte,
e Nino Migliori.
 

L’evento, accompagnato da un video realizzato da Franco Savignano, trova collocazione nell’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti. Il recente  restauro della Chiesa di Sant’ Ignazio e lo stamponamento della porta, murata nel ‘900, su via Belle Arti permettono all’Accademia di aprirsi alla città per manifestazioni che coinvolgono l’espressione artistica a più livelli, conferenze, dibattiti, meeting e, come in questo caso, mostre di dimensioni contenute, ma di alto profilo.

 

http://www.photographers.it/articolo.php?id=59

http://www.photographers.it/view_news.php?id=250
 

 

NINO MIGLIORI
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Presentazione del Libro
"TERRA  INCOGNITA"

 


Giovedì 18 Settembre 2008 alle ore 21.00

 



presso l'Ex Chiesa di S.Carpoforo

Via Marco Formentini 12 Milano

sede del Dipartimento di Arti Visive   
Biennio  specialistico, Accademia di Brera

Fotografie di Nino Migliori

Testo di Enrico Castelnuovo
Facoltà di Architettura Università degli Studi di Parma

Edizioni MUP
Facoltà di Architettura dell' Università di Parma

Direttore Prof Ivo Iori

Interverranno:

Nino Migliori
Prof Ivo Iori
Prof Marco Vallora

In collaborazione con :

Prof Francesco Correggia - Accademia di Brera Milano - Galleria Ca' di Fra' Milano

 

In occasione delle giornate di START08 (19/20/21 Settembre 2008),
la Galleria Ca' di Fra' di Milano
presenterà, in collaborazione con l'Accademia di Brera,
il volumetto dal titolo "
Terra incognita" opere di Nino Migliori

presso la ex Chiesa di S.Carpoforo in Brera,Milano (Via Formentini 12)
sede del Dipartimento di Arti Visive Biennio Specialistico
di cui è docente e coordinatore delle attività culturali il Prof Francesco Correggia.


Il volumetto fa parte di una collana
edita dalla Facoltà di Architettura dell'Università di Parma,

ed è già stato presentato,nella primavera scorsa,

in occasione della mostra di Nino Migliori  
alla Fondazione Magnani Rocca a Traversetolo (Parma).

 

Si tratta di 34 foto in bianco e nero nelle quali re-interpreta, alla luce di una candela, le formelle dello Zooforo dello scultore medioevale Benedetto Antelami, scolpite sull’esterno del Battistero di Parma. Le formelle rappresentano il fantastico nella scultura: animali e umani di varia natura, sirene e segni dello zodiaco. Con un magistrale gioco di chiari e scuri, legato ai minimi spostamenti della fiamma che provocavano continue metamorfosi, le immagini fermate sono state quelle che Migliori sentiva più vicine al suo immaginario, quelle che gli provocavano maggiori sensazioni, quelle che gli si sono proposte come altre possibili letture. Così lo Zooforo di Nino Migliori si ridesta  permettendoci  di ammirarlo con lo stesso stupore (e paura) con il quale lo guardavano gli uomini del Medioevo, scoprendone inimmaginabili figure pagane e ancestrali che rimandano a culture ben più lontane delle terre appartenenti alla cultura dell’Antelami: “Terre Incognite”.


La caratteristica della collana è presentare degli inediti.

 

Direttore della collana è il Prof.Ivo Iori
che è anche Preside della Facoltà di Architettura dell'Università di Parma.

"Terra incognita" è firmato a due mani: Enrico Castelnuovo e Nino Migliori.


Il Testo di Enrico Castelnuovo, professore emerito della Normale di Pisa
dove insegna storia dell'arte medievale,
accompagna le immagini delle opere di Nino Migliori
che ha riletto, alla luce di una candela,
le formelle medioevali dello scultore Anelami,
esposte sull'esterno del Battistero di Parma.

Come alla Fondazione Magnani Rocca, il libro è presentato dal Prof. Marco Vallora.

 

 

 
“Terra incognita”

fotografie di Nino Migliori

dal 26 febbraio al  9 marzo 2008

Fondazione Magnani Rocca 
via Fondazione Magnani Rocca 4 Mamiano di Traversetolo - Parma 

 

Inaugurazione  Martedì 26 febbraio  2008 alle ore 16.30

Presentazione Marco Vallora 

Orario continuato 10 – 18. Lunedì chiuso

Tel.  0521 848327  - Fax   0521 848337  - e-mail  info@magnanirocca.it

 

Martedì 26 febbraio in Mamiano di Traversetolo si inaugura, presso la Fondazione Magnani Rocca, una esposizione di Nino Migliori dal titolo “Terra incognita” presentata da Marco Vallora.
 

Attraverso trentaquattro splendide fotografie in bianco e nero, il maestro bolognese ha interpretato lo Zooforo del Battistero di Parma, fornendo una originalissima chiave di lettura di questo insigne monumento romanico che reca scolpito uno straordinario bestiario medioevale la cui interpretazione, a tutt’oggi, non è del tutto scontata.


Le fotografie di Nino Migliori sono state proiettate una prima volta il 21 novembre scorso durante la prolusione all’a.a. 2007/2008 della Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Parma, prolusione tenuta dal Prof. Enrico Castelnuovo proprio sullo stesso tema.
 

L’iniziativa, voluta dalla Fondazione Cariparma, è la prima occasione per il pubblico di vedere a stampa le fotografie di questo importante lavoro del tutto inedito di Nino Migliori.


Le fotografie sono state stampate da Antonio Manta su Carta Magnani ed incorniciate da F.lli Piccinini Cornici.

 

 

 

 

 
Fotomuseum Winterthur
www.fotomuseum.ch
 
con
 
Studi e Progetti in Fotografia - Torino
La Fábrica - Madrid
Admira - Milano
 
vi invitano all'inaugurazione
 
NEOREALISMO
"La nuova immagine in Italia 1932 – 1960"
 
a cura di Enrica Viganò
 
venerdì 31 agosto 2007 ore 18.00
 
 
Fotomuseum Winterthur
Grüzenstrasse 44 + 45
CH-8400 Winterthur (Zurich)
Telefon: +41 (0)52.234.10.60


Per la prima volta sono state raccolte in una mostra
le suggestive fotografie del periodo Neorealista.
I 75 autori e le 224 fotografie ripercorrono la storia dell’Italia,
e ci riportano indietro a un fenomeno conosciuto in tutto il mondo
grazie al ben più noto cinema Neorealista.

Le immagini proposte ne mantengono l’immaginario e le istanze,
ma nel contempo danno una nuova interpretazione del fenomeno,
secondo la tesi che ne vede le radici già nel realismo di epoca fascista.

La mostra è accompagnata da un’ampia sezione di materiali extra-fotografici
che meglio ci collocano le immagini in un clima culturale comune
a tutte le esperienze artistiche del periodo.

Curata da Enrica Viganò,
la mostra - che presenta scatti, tra gli altri,
di Mario Cattaneo, Nino Migliori, Enrico Pasquali,
Tranquillo Casiraghi, Federico Patellani
 
-
affianca alle sezioni fotografiche
una immancabile rassegna cinematografica,
con tutti i capolavori dei maestri neorealisti,
da Sciuscià a Ladri di biciclette, Ossessione, Riso amaro, Bellissima.

 

Nino Migliori
‹Gente dell’Emilia›, Emilia-Romagna 1959
(‹Menschen der Emilia›)
Silbergelatine-Abzug, 51 x 61 cm
© Nino Migliori

 
Federico Patellani
Minatori di Carbonia, Sardinien 1950
(Bergarbeiter aus Carbonia)
Silbergelatine-Abzug, 51 x 41,5 cm
© Archivio Patellani

 
Mario Cattaneo
‹Vicoli a Napoli›, Neapel 1951-1958
(‹Gassen in Neapel›)
Silbergelatine-Abzug, 40,1 x 31,5 cm
© Eredi Mario Cattaneo
 

NeoRealismo. Die neue Fotografie in Italien 1932-1960
 
Mit Texten von Enrica Viganò, Giuseppe Pinna, Gian Piero Brunetta und Bruno Falcetto, sowie einem umfangreichen Kurzlexikon zusam­mengestellt von Enrico Manfredini und einer Zeittafel von Fabio Amodeo.

Hardcover, gebunden
340 Seiten, ca. 250 S/W Abbildungen
Format 24,5 x 30 cm
Deutsch

Herausgegeben von Enrica Viganò, erscheint im Fotomuseum Winterthur und Christoph Merian Verlag, Basel

Preis: CHF 69.00  zuzüglich Versandkosten
(Lieferung ins Ausland nur über VISA oder EuroCard/Mastercard oder gegen Vorauszahlung

 

ADMIRA
Via Mercadante 3, 20124 Milano  
Tel/Fax 02 6694278 

www.admiraphotography.it

 

 


http://www.admiraphotography.it/mostre-migliori.html

NINO MIGLIORI

"Protagonisti del Neorealismo"


Accanto al lavoro di sperimentazione che l’ha reso famoso a livello mondiale, Nino Migliori ha realizzato una notevole indagine di tipo neorealistico nei luoghi e tra le genti dell’Italia del dopoguerra. Prima nelle regioni del Sud d’Italia, poi nelle sue stesse terre, quelle emiliane, Migliori svolge la sua ricerca vivendo a stretto contatto con le persone e ci restituisce una testimonianza partecipe di vita vissuta, con grante intensità e varietà di registri tanto emotivi quanto etici ed estetici. Questa mostra raccoglie una selezione di quelle immagini, un repertorio di volti, situazioni e consuetudini di un passato recente che è già storia.

   

dalla serie “Gente del Sud”, 1956

dalla serie “Gente dell’Emilia”, 1954

dalla serie “Gente dell’Emilia”, 1953

© Nino Migliori
 


 

 

 

 

“CROSSROADS: VIA EMILIA – PASSAGGI & TOPOGRAFIE”

OTTANTASEI FOTOGRAFIE

 DI NINO MIGLIORI IN MOSTRA A BOLOGNA

 Villa delle Rose

Via Saragozza n. 228-230  - Tel 051436818

dal 30 novembre 2006 al 07 gennaio 2007

Orari: tutti i giorni dalle 14,00 alle 19,00 - Chiuso il lunedì

Inaugurazione: 30 novembre 2006 ore 18,00

 

 

Un luogo che in realtà è un non luogo, una strada che per sua natura è aperta, un territorio importante che si affaccia su di essa ricevendone in cambio nome e identità. Parliamo della via Emilia, strada antica e monumentale tra Rimini e Piacenza (lunga 252 km risalente al 187 A.C), tuttora corpo vivo e pulsante sul quale corre la vita economica e sociale di un’intera regione.

Per ricordarla e in qualche modo celebrarla, ma soprattutto per rivederla nella sua essenzialità, la Regione Emilia–Romagna ha incaricato Nino Migliori fotografo internazionale di svolgere una sua indagine interpretativa. Il risultato sono 86 doppi scatti ottenuti risalendo da Rimini a Piacenza scegliendo come soggetto e punto di osservazione 43 incroci, scelti alcuni per l’importanza delle strade intersecanti ed altri per il rilievo del traffico locale.

Fotografie che Migliori ha realizzato riflettendo “su una strada che è un luogo in continua trasformazione e come tale – dice l’artista bolognese- imprevedibile, cioè irrazionale, che sfugge per sua natura a qualsiasi capacità meramente interpretativa”. Ma anche “un luogo di relazioni,  cioè di incroci, di contaminazioni e attraversamenti, un luogo vivo che, per sua natura, porta a far incontrare le persone”.

Ecco, dunque, il significato di 86 scatti ottenuti con due macchine fotografiche contrapposte: una orientata in avanti, sede della ragione e dell’interpretazione, attraverso la quale il fotografo esercita il suo ruolo di selezionatore dell’immagine ritratta. E una orientata di spalle, quindi irrazionale, non governata dall’autore, dove il fotografo non può fare altro che subire gli effetti di questo autonomo pulsare di vita propria di una strada come la via Emilia.

Ottantasei scatti (davanti e di dietro, razionale e irrazionale) chiave del lavoro reinterpretativo di Migliori che saranno oggetto di una mostra dal titolo “CROSSROADS –via Emilia, Passaggi & Topografie”che la Regione Emilia – Romagna, in collaborazione con la Galleria d’Arte Moderna di Bologna, organizzerà a Villa delle Rose a Bologna a partire dal prossimo 30 novembre.

Il catalogo, edito da Damiani, ospita interventi di Beatrice Buscaroli (Direttore Artistico Collezioni d’Arte e di Storia della Carisbo, Gianfranco Maraniello (Direttore Galleria d’Arte Moderna di Bologna), Lucia Miodini (curatrice della mostra e docente dell’Università di Parma), Stefano Pezzoli (Istituto dei Beni Culturali dell’Emilia–Romagna), Michele Smargiassi (giornalista de La Repubblica).


Catalogo Damiani Editore - Bologna

 

UFFICIO STAMPA: Agenzia stampa e informazione Regione Emilia-Romagna 051/6395440

 

 

 

FONDAZIONE ITALIANA PER LA FOTOGRAFIA
NINO MIGLIORI OMBRE DI LUCE
50 anni di ricerca sul potere della visione

7 febbraio - 24 marzo 2006

Inaugurazione 6 febbraio dalle ore 19.30 alle 22.00

E

Galleriafiaf
NINO MIGLIORI. DALLE AVANGUARDIE AL NEOREALISMO
GLI ANNI '50 NEI CONCORSI FOTOGRAFICI

7 febbraio - 15 marzo 2006

Inaugurazione 6 febbraio dalle ore 18.30 alle 21.00

Le due mostre saranno accompagnate da altrettante pubblicazioni con testi
critici di Denis Curti, Arturo Carlo Quintavalle e Claudio Pastrone.

 



A Nino Migliori - scrive Denis Curti nell'introduzione al catalogo della mostra pubblicato dalla Fondazione - dobbiamo riconoscere il merito e l'originale intuizione di aver visto nel medium fotografico non uno strumento di scrittura o di oggettivazione del reale, ma una grande opportunità d'intervento e d'invenzione nel ridare vita agli oggetti e al mondo.
A lui va riconosciuta la grandezza di una progettualità che ha saputo mantenersi coerente negli anni.
Un'operazione, la sua, che somiglia ad un'espressione di potenza, che si misura attraverso un processo di recupero di forme e luci,
in un momento di intensa forza e fascino, suggestione e attrazione.
Sperimentatore, sensibile esploratore e alternativo lettore, le sue produzioni visive sono sempre state caratterizzate da una grande capacità visionaria che ha saputo infondere in un'opera originale e inedita, dove suggestioni oniriche e fantasie surreali si mescolano culminando in un esplosivo contributo scenico-narrativo.
Gli inizi fotografici di Migliori appaiono divisi tra fotografia neorealista, con una particolare idea di racconto in sequenza, e sperimentazione: le Ossidazioni e i Pirogrammi dei primi anni '50 si distaccano fortemente dal panorama della fotografia mondiale e sono comprensibili solo se letti all'interno dell'Informale da Wols a Tàpies a Burri.
Dalla fine degli anni '60 il suo lavoro assume valenze concettuali ed è questa la direzione prevalente negli anni successivi.
Migliori si trova ad essere con Veronesi, Grignani, Munari e pochissimi altri, uno dei pochi che in Italia prosegue la ricerca delle  avanguardie (ManRay, Moholy-Nagy, Schad e Schwitters) sul fronte della riflessione sui linguaggi dell'immagine, con la fotografia come nodo centrale dell'immaginario e della ricerca formale contemporanea.
Sue opere sono entrate nelle collezioni museali internazionali: Galleria d'Arte Moderna, Bologna; Museo di Praga; Bibliothèque National, Parigi; Galleria d'Arte Moderna, Roma; Musée Ratteau, Arles; Museum of Modern Art, New York; Museum of Fine Arts, Houston; Polaroid International Museum e Museum of Fine Art, Boston.

In concomitanza con la mostra in Fondazione, la GAM e la Galleria FIAF renderanno un omaggio espositivo a Nino Migliori.

Ufficio Stampa
Fondazione Italiana per la Fotografia
Daniela Trunfio - Emanuela Bernascone
Tel +39.011.544132 - 546594 cell. 339.6116688
E mail fond.foto.stampa@libero.it
Il comunicato stampa integrale e una serie di immagini delle mostre di Migliori
sono scaricabili dal sito www.fif.arte2000.net

 

 

 

NINO MIGLIORI

LA RICERCA INFINITA

A cura di Roberto Mutti e Tancredi Mangano.

Galleria Bel Vedere, via Santa Maria Valle 5.

Inaugurazione giovedì 5 maggio 2005, ore 18,30.

Aperta da martedì a domenica 13-20 fino al 10 giugno 2005.

Catalogo Bel Vedere con testi di Roberto Mutti e Giulio Giorello in galleria.
 

http://www.belvedereonlus.it/

Esponente di spicco della fotografia di ricerca Nino Migliori lo è sempre stato anche quando le sue bellissime immagini apparivano inquadrate nei canoni del Neorealismo. Nelle sue mani le pellicole, le carte, le macchine fotografiche diventano strumenti quasi magici da cui si generano immagini sorprendenti che colpiscono la fantasia di chi osserva per quella carica straordinaria che la creatività è sempre capace di generare. Con questa mostra, la Galleria Bel Vedere - seguendo una sua precisa linea culturale volta a sottolineare l'importanza di autori poco conosciuti dal pubblico milanese - intende innanzitutto rendere omaggio a uno dei maestri della fotografia italiana che Milano ha inspiegabilmente trascurato (l'ultima personale risale al 1982 allo Studio Marconi). Ma "La ricerca infinita" è anche una riflessione critica attenta ai linguaggi usati dall'artista bolognese che qui presenta, accanto a immagini storiche, una serie di opere finora mai esposte e una installazione appositamente realizzata per questa occasione. Quest'ultima, intitolata "Natura/snatura", prevede un percorso al buio scandito da grossi ceri (al cui interno sono inserite fotografie) che conducono a un'icona dove la cera e la fotografia identificano un'immagine caratterizzata da una misteriosa definizione. Accanto a questa saranno esposte alcune classiche fotografie in bianconero dai toni leggeri presentate in una inedita stampa ai pigmenti di carbone, le "Ossidazioni", immagini astratte ottenute off camera con l'esclusivo utilizzo di prodotti chimici e l'ironica serie "Sesso Kitsch" che riprende da vicino particolari di corpi vestiti di abiti attillati. Nel suo insieme questa mostra vuole
essere uno stimolo a uscire dai confini troppo angusti in cui talvolta ci
sentiamo costretti, una spinta a seguire Nino Migliori lungo il suo percorso
creativo fatto di svolte, di sorprese, di improvvise intuizioni che fanno
parte di un unico e coerente progetto dominato dal piacere per la ricerca.

 

 

 

 

 
S E G N I

FOTOGRAFIE DI NINO MIGLIORI

27 APRILE  – 24 GIUGNO, 2005 

 

La Keith de Lellis Gallery ha il piacere di proporre una mostra di fotografie di Nino Migliori in occasione della presentazione del recente volume Segni ( Damiani 2004 ) dedicato a una parte del suo lavoro. La mostra sarà incentrata su immagini realizzate nei primi anni della sua carriera fotografica che dura da più di cinquant’anni.

Agli inizi degli anni Cinquanta Nino Migliori ( nato nel 1926 ) pensò di catturare sulla pellicola la vita degli italiani. Con sguardo creativo, ha documentato con affetto e bravura la gente ed i luoghi di un’era. Nelle sue opere fotografiche, i poveri contadini del Sud sono stati ritratti con lo stesso tocco amorevole con il quale ha rappresentato i più benestanti agricoltori del Nord.

Migliori, illustre autore della scuola della fotografia neorealista, ha prodotto un ricco e significativo corpus nei decenni che hanno seguito la Seconda guerra mondiale. La comunità fotografica di quegli anni era guidata da uno spirito innovativo nel ritrarre la condizione umana in maniera reale e pura. Da pochi anni l’Italia, come nazione, aveva rotto le catene dell’oppressione del regime fascista ed era desiderosa di autodefinirsi mostrando una realtà che precedentemente era stata messa sotto silenzio e il viaggio al Sud rappresentava un rituale di passaggio per i fotografi della generazione postbellica.

Allo stesso tempo Migliori stava anche documentando uno stile di vita che ben presto sarebbe scomparso, nel momento in cui l’Italia si andava modernizzando e le sue vecchie tradizioni davano spazio alle nuove. Il fascino degli ambienti del vecchio mondo che permea le sue immagini ed i fantastici personaggi, catturati mentre percorrono le strade, sono uno studio affascinante di una cultura che è sul punto di cambiare.

Alcune delle sue immagini più intriganti sono state scattate in sequenza e si presentano come un racconto riccamente articolato. Un insieme di quattro immagini intitolato Le mani parlano 1956 cattura un terzetto di vecchie signore impegnate in una discussione – è uno studio notevole di semplici e spontanee espressioni facciali e di un naturale gesticolare di mani.. Un’altra serie avvincente è quella de I ragazzi della via 1955 che ritrae un gruppo di sei ragazzini mentre giocano con le cerbottane e che sfrecciano vivacemente all’interno delle inquadrature.

I neorealisti italiani si possono avvicinare ai fotografi americani del realismo sociale. I fotografi della Farm Security Administration, il libro di Paul Strand Un Paese ( con un testo di Cesare Zavattini, Einaudi 1955) e le immagini dei fotogiornalisti di Life sono esempi che possono avere influenzato la produzione fotografica italiana degli anni Cinquanta. E sebbene questa generazione di fotografi italiani fosse a conoscenza delle linee di ricerca fotografica al di fuori del loro paese, la fotografia italiana non è mai stata presa troppo in considerazione al di fuori dei suoi confini.

Migliori ha narrato numerosi magnifici momenti della vita quotidiana dei suoi personaggi per circa dieci anni. Simultaneamente e incessantemente Migliori è stato ed è impegnato anche sul fronte della ricerca, della sperimentazione utilizzando sempre il mezzo fotografico come forma espressiva e mezzo di trascrizione. Astrazioni di luce, fotogrammi, ossidazioni, ritratti in sequenza, interventi su polaroid sono solo una piccola parte della ricerca che ha sempre posto nuove sfide a questo artista multiforme.

Nato nel 1926 a Bologna, Migliori continua a fotografare, insegnare e a realizzare un calendario fitto di mostre e di pubblicazioni delle sue opere.

 

 

 

http://www.heartgallery.it/mostra.html

Via San Giovanni In Valle 19 Verona
tel. 0458035290


Cliccare sulle foto per ingramdirle.


 

 

 
In occasione della pubblicazione di “SEGNI” di NINO MIGLIORI
Damiani Editore è lieto di invitare la S. V. alla presentazione del volume

Giovedì 2 dicembre 2004 
alle ore 19.00

Galleria Metropolis, Viale Pietro Pietramellara 3/a, Bologna

Sarà presente l’autore
 
 
 
 
 
 
 
 
Titolo: SEGNI
Autore: Nino Migliori
Prefazione: Philippe Daverio
Pagine: 304
Formato: 24 x 31,5 cm. 
Rilegatura: Cartonato con sovracoperta
Lingua: Italiano / Inglese
Uscita: Novembre 2004
Collana: Skyline ISBN: 88-901304-6-6 
prezzo: Euro 55.00
 
 
 

OFFERTA SPECIALE DELL'EDITORE
http://www.damianieditore.it/element.php?id=50

 

 

 

Nino Migliori

Monografia SEGNI + Calendario 2005
(55,00 Euro  +  35,00 Euro) a soli  69,00 Euro

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Dopo la pubblicazione del catalogo della mostra personale “Muri”, 
Damiani Editore continua ad omaggiare l’opera di Nino Migliori, 
uno dei maestri che ha cambiato profondamente la storia della fotografia Italiana 
del secondo dopoguerra, con la pubblicazione di una prestigiosa monografia 
intitolata “Segni”. 
 

Ufficio stampa:            Studio Pesci

http://www.studiopesci.it

info@studiopesci.it

                                   Via Giuseppe Petroni 18/3, 40126 Bologna, Italy

                                   Tel +39.051269267 – Fax +39.0512960748

 

 

NINO MIGLIORI “SEGNI”

Introduzione di Philippe Daverio
 

Cinquant’anni di fotografia riassunti in un unico libro possono suscitare tante letture. E’ gesto coraggioso per chi lo compie, lo è altrettanto per chi accetta di sottoporsi all’esperimento e alla verifica carica di maliziosa o benevole curiosità che il lettore tenterà di darne.

Grande equivoco, quello della fotografia! Tuttora rimane difficile porre in uno stesso sacco tutto ciò che la meccanica della macchina riesce a stabilizzare nell’istante dello scatto, quando il dito decide di fermare il mondo. Tentativo azzardato quanto sarebbe quello di raccogliere nello stesso schedario tutto ciò che esce dal rullo della macchina per scrivere, quello meccanico una volta, quello elettronico oggi, nel momento nel quale il dito pesta il tasto. La fotografia, quando l’abilità artigiana decide di stamparla sulla carta in bianco e nero o quando la tecnologia industriale la produce nei più vari colori sui più svariati supporti, non è dissimile dal foglio di carta scritto, può essere lista della spesa o poesia sublime, documento statico o interpretazione filosofica del cosmo.

Grande equivoco, quello del fotografo! Se è professionista, fa ciò che fanno tutti i professionisti, professa la propria professione. Non è dissimile da ciò che era il pittore fino alla metà del diciannovesimo secolo, crea come allora panelli pubblicitari, ritrae le persone secondo le loro esigenze e desideri, oppure obbedendo ai sacri vincoli del mercato, compone nature morte, annota gli eventi che la storia reputa fondamentali, oggi la partita di calcio, ieri l’ingresso a corte, sempre la guerra.

Se professionista in questo senso stretto non lo è, va ad annidarsi in una categoria che nessun linguaggio precedente aveva mai previsto, se non quello della musica nel salotto borghese ottocentesco. Viene definito fotoamatore, il che per un verso lo pone nel gotha assoluto degli “amatori”, area complessa che prevede sia Ovidio che il sapiente curatore delle collezioni della regina d’Inghilterra, dall’altro lo classa, declassandolo o surclassandolo, nell’olimpo dei dilettanti, una sorta di cerchio misterioso che comprende i sommi poeti del quattrocento umanista, quelli del diletto appunto, assieme ai pasticcioni che non riescono mai a portare la sonata al termine previsto.

La fotografia ha diritto, primo linguaggio, o forse disciplina, che ricalchi le orme della letteratura primordiale, quella dei cantastorie, ebbene la fotografia ha pieno diritto a considerare il passaggio dall’istinto del guardare, tramite la meccanica dell’ottica, alla creazione dell’immagine come momento catartico che altro non chiede se non il genio istintivo.

Conta solo ed esclusivamente la densità della comunicazione. Conta la qualità del singolo manufatto. E nessuno può sindacare, come potrebbe farlo giudicando un edificio o un dipinto, sul talento tecnico, sull’abilità artigianale, sull’apprendimento scolastico.

Perché la fotografia ha diritto all’ambiguità.

Nino Migliori testimonia con un lavoro di mezzo secolo l’inspiegabilità del suo proprio talento.

E’ nato fotoamatore, venuto alla luce della ribalta dei concorsi che allora si facevano con regolarità e adunavano gli occhi fini dell’indagine mescolandoli agli appassionati delle macchine mitiche, quelle Zeiss raffinate nei loro astucci di cuoio stampato, quelle Rolleiflex o Asselblad da sollevare sopra la testa o sopra la folla grazie allo schermo specchiato, dallo scatto conseguente sonoramente fisico, quelle famose Nikon così solide da affrontare intemperie e combattimenti. Stava nascendo il mito che avrebbe portato Michelangelo Antonioni a realizzare i suoi due films fondamentali, lui il testimone dei miti sofisticati, quello al quale dobbiamo il cliché dell’immaginario collettivo che vede il fotografo come creativo agitato, concentrato stile samurai, che scatta ad alta velocità, in piedi, a gambe divaricate. Nino Migliori non ha mai portato i blue jeans d’assalto, credo non abbia mai lavorato in quella posizione epica e militare. Discende da un mondo molto più silenzioso, è collega di quello straordinario Giacomelli che passò la vita nel suo negozio a Senigallia dove di giorno stampava biglietti da visita, mentre, di notte forse, nel retrobottega stampava la sua visione dell’Italia che viveva.

Quelli di Migliori come quelli di Giacomelli sono capolavori silenti d’una narrazione visiva che è, prima di tutto, il racconto della loro propria curiosità. Una curiosità che si combina con una sorta di affetto garbato per l’umanità e che prende forma nell’istante dello scatto grazie ad una inclinazione naturale verso gli equilibri estetici perfetti che hanno da sempre in testa gli uomini d’Italia, quelli che poco gliene importa della sezione aurea ma che per istinto non sbagliano una proporzione, un taglio, come i loro nonni non sbagliavano mai i volumi dei loro casali in campagna.

E Migliori ha una cosa in più, che è consentita solo a chi vive la libertà del diletto, lo stimolo di chi si può permettere la ricerca di frontiera, l’impegno disimpegnato. E’ la sua voglia di sperimentare l’impossibile con il mezzo complesso che non è solo lo scatto fotografico, ma la fotografia tutta, nel suo senso puramente etimologico, quello del disegnare con la luce e dell’impressionare così le pellicole e le carte. Sicché, dopo avere negli anni cinquanta descritto con attenzione neorealista un paese in evoluzione che ancora credeva nelle lusinghe della modernità, passa, come tra l’altro la parte più sensibile della sua generazione, all’astrazione, ad una astrazione sua che vede un immaginario formale o che tenta il rischio d’una indagine negli organismi della natura, presa dal vivo e dal morto, anzi dal vivo al morto, e dove non comanda più l’ottica ma solo la magia alchemica della stampa. Per tornare poi alla narrazione della sua contemporaneità, quella che da vent’anni a questa parte è puramente virtuale, quella della televisione che continua egli a fotografare per applicare la cultura dell’istante, quella fotografica del tempo fermato per sempre, al mondo fugace e effimero dell’etere. Fotografare è documentare. Fotografare è amare.

 

 

 

 

DISEGNARE IL MARMO

dal 23 ottobre al 19 dicembre 2004

http://www.interscultura.it/ita/disegnareilmarmo.asp

 


Nino Migliori © Foto di Luca Pagni, Carrara 12/11/2004

 


Guarda e ascolta il VIDEO © Luca Pagni, Carrara 12/11/2004

 


Da sinistra a destra l'Assessore Andrea Zanetti, Nino Migliori, Marco Devoti
e la curatrice della mostra Marisa Vescovo presso il laboratorio Devoti 3D.

 

 
Guarda  e ascolta il VIDEO
© Luca Pagni, Carrara 12/11/2004


La sfida è lanciata: a Carrara il marmo diventa multimediale grazie ad un evento che supera le tradizionali arti plastiche per abbracciare tutte le diverse lavorazioni tridimensionali. Dopo aver vinto la scommessa dell’inserimento nella scultura contemporanea, questo straordinario materiale si proietta verso modi di produzione altamente innovativi. E’ questo l’ambizioso obiettivo della manifestazione “Disegnare il marmo”, in programma dal 23 ottobre al 19 dicembre, organizzata dal Comune e dall’Accademia di belle arti, dove l’idea è nata e il progetto ha preso spunto dall’attività della scuola di pittura di Omar Galliani.

L’iniziativa è curata da Marisa Vescovo in collaborazione con la Regione Toscana nell’ambito del progetto “Fare Arte 2004”.

Sono 40 i grandi artisti multimediali – scultori, ma anche e soprattutto architetti, designer, fotografi, pittori – chiamati a fare di questo materiale ‘freddo’ un artefice della modernità. E con loro, nei famosi laboratori artistici locali, hanno ‘fatto irruzione’, in questi mesi, tecniche all’avanguardia che coniugano il marmo con il piombo e il vetro, che introducono l’uso spregiudicato del colore, che permettono la stampa di immagini direttamente sulla pietra con un risultato garantito oltre cento anni, accelerando così, al massimo, lo sviluppo del patrimonio di ricerca già vivo nel territorio.  E ancora: l’inserimento di mosaici, la combinazione con le luci, gli intagli particolari garantiscono effetti speciali fino ad ieri del tutto impensabili. Tutto questo grazie all’abilità dei 13 laboratori del “Consorzio marmo artistico Carrara” che contribuiscono fattivamente alla realizzazione del progetto.

Molti i nomi che hanno aderito con entusiasmo all’operazione: da Luigi Mainolfi a Michelangelo Pistoletto,  da David Tremlett all’ironico ed eclettico Aldo Mondino, da Simon Callery al fotografo concettuale Antonio Migliori, da Perino & Vele al protagonista del movimento dell’arte povera Gilberto Zorio, da Stephen Antonakos a Marco Gastini, Vettor Pisani, solo per citarne alcuni, oltre naturalmente allo stesso Omar Galliani. 

Ogni artista ha prodotto un disegno-bozzetto poi trasferito dai laboratori su una lastra di 200x150 cm.
Ne sono nati quaranta grandi fogli di marmo che daranno vita ad una singolarissima mostra, un  racconto per immagini, una sorta di suggestivo ‘libro grafico’ con pagine di grandi dimensioni, dipanandosi in più contenitori tra i quali il Centro Saffi e Palazzo Binelli. A fare da contorno un convegno e dei seminari organizzati anche per riflettere sull’esperienza e sul futuro della  Biennale di scultura già inserita nel calendario degli eventi 2006.



Particolare dell'opera di Nino Migliori presso il laboratorio Devoti3d

 

L'evento sarà supportato da un catalogo, da assegnare a importante casa editrice, che renderà conto in modo esaustivo della genesi delle opere e del percorso progettuale, oltre a fornire apparati bio-bibliografici, completi ed aggiornati, degli artisti.
 

Disegnare il marmo, Carrara, Centro Saffi-Palazzo Binelli.

23 ottobre -19 dicembre 2004, orario 10.30-12.30/15.00-17.00, ingresso gratuito, lunedì chiuso

Info: 0585-641394  infocultura@comune.carrara.ms.it

                               www.interscultura.it

 

 

Nino Migliori e la didattica

 


Nino Migliori © Foto di Luca Pagni, Carrara 12/11/2004
 


Guarda e ascolta il VIDEO © Luca Pagni, Carrara 12/11/2004

 

 

INTERVISTA A NINO MIGLIORI

Testo di Vanila Privitera, laureanda del corso di scenografia all’Accademia di belle arti Catania.

 

V.P.: -  “Qual è la sua esperienza con la didattica ?”

 

N.M.:- “  Cominciai alla fine degli anni ’70. Il professor Arturo Carlo Quintavalle mi chiamò per tenere il Corso di Storia della Fotografia al Corso di Perfezionamento presso l’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università degli Studi di Parma. La scelta di Quintavalle  cadde su di me perché sapeva che non avrei articolato le lezioni solo su informazioni teoriche o nozionistiche, ma avrei improntato il tutto sullo studio delle possibilità linguistiche del mezzo fotografico. Il mio progetto era in pratica il primo approccio di alfabetizzazione fotografica, strumento da utilizzare come mezzo espressivo di comunicazione.

Nel 1986 ebbi la prima esperienza con i bambini, nello specifico con gli alunni della scuola media di Suzzara. In quel caso utilizzai la polaroid in particolare una tecnica da me inventata qualche anno prima, le polapressures. Il lavoro e la produzione fotografica di un anno scolastico si coagularono attorno ad una mostra ed un libro, Giocafoto. Da allora ho avuto moltissime esperienze con studenti di scuole di ogni ordine e grado persino incontri con alunni di una scuola materna, la Neirone di Trofarello, un paese vicino a Torino.  ”

 

V.P.:-   “Come erano strutturati i corsi universitari ?”

 

N.M.:-  “Ogni anno si lavorava su un progetto da me proposto e condiviso dai perfezionandi; per esempio un anno si è lavorato sull’off-camera, un altro sul video, un altro sulla comunicazione, eccetera.

              Il corso si divideva in due parti. La prima era costituita da  una presentazione teorico-storica sull’argomento, la seconda era prevalentemente pratica, cioè una sperimentazione sul campo.

              Per esempio durante l’anno accademico dedicato all’off-camera, cioè la ricerca sperimentale che prescinde dalla macchina fotografica, ho effettuato dapprima una introduzione sulla storia della fotografia a partire da Fox Talbot con “the pencil of nature” per arrivare alle Avanguardie storiche da Schad, a Man Ray a Moholy-Nagy. Un’analisi nozionistica molto breve per poter entrare velocemente nello specifico della conoscenza del mezzo e della sperimentazione.

                  Il corso venne poi diviso in moduli per avere un approccio graduale alla sperimentazione.
                    Questi moduli sono gli stessi che, nella totalità o parzialmente, utilizzo ogni volta che strutturo un corso di
                    alfabetizzazione fotografica, ovviamente ognuno sotteso da un progetto specifico. Tali moduli corrispondono a
                    tecniche specifiche. La maggior parte di queste sono state inventate da me, altre come i fotogrammi ed i cliché-
                    verres facevano già parte delle storia della fotografia.

              In genere inizio con l’OSSIDAZIONE che è stata utilizzata da me come tecnica espressiva fin dal 1948.

              Si lavora semplicemente con bagni di sviluppo e di fissaggio, luce, calore e con carta fotografica che può essere anche scaduta o che ha preso luce, dato che non si lavora in camera oscura. In poche parole con gli elementi base, fondamentali che costituiscono la fotografia. Si può giocare con i vari tempi d’intervento degli acidi, sviluppo e fissaggio, con la luce del sole, ecc. Questa tecnica viene usata fantasticamente soprattutto per lavorare con i bambini che sanno fare cose stupende.

              Ad esempio: si prende una foglia, la si bagna nello sviluppo, la si appoggia premendo sulla carta sensibile e l’impronta che si imprime risulta nera. Se invece si bagna la foglia nel fissaggio la sua impronta risulterà bianca ed il resto del foglio, successivamente sviluppato, nero. Da qui ci sono miliardi di variazioni intermedie: dipendenti dalle diverse diluizioni degli acidi o dal modo di utilizzarli. Per esempio si posso spruzzare sul foglio, oppure si fanno scendere a goccia e così via, molto dipende anche dalla fantasia e dalla voglia di provare. ”

 

V.P.:-   “Come viene usato l’intervento del calore ?”

 

N.M.:- “Il calore accelera il processo di ossidazione dei sali d’argento e modifica cromaticamente la carta, anche quella bianco/nero diventa rossa, verde, gialla sotto l’azione della luce e del calore. Come fonte di calore si usa una lampada alogena da 1000 watt che  si avvicina alla carta facendo attenzione a non bruciarla. Il procedimento è molto legato sia al caso, ma anche al controllo e alla conoscenza del mezzo.  Dopo aver fatto molteplici prove si può riuscire ad ottenere quello che si cerca, raggiungendo quindi quello che può essere definito la casualità programmata.”

 

V.P.:-   “Quindi questa prima fase è di casualità ?”

 

N.M.:-   “  Si, l’ossidazione è in parte legata al caso nel senso che anche se si utilizza uno stesso oggetto, quasi fosse un timbro, per realizzare una serie di fotografie, non si otterrà mai la stessa medesima impronta, la copia fedele. Molto dipende dal gesto, dalla durata.”

 

V.P.:-   “Qual è la valenza didattica delle ossidazioni con i bambini ?”

 

N.M.:-  “ Direi che l’ossidazione rappresenta il punto di  partenza e questo vale non solo per i bambini. A tutti quindi, ad uno ad uno adulti o bimbi che siano, faccio immergere una mano nello sviluppo e la faccio appoggiare su un foglio di carta sensibile, nel giro di pochissimo tempo compare l’impronta nera della mano; ripropongo la stessa operazione con il fissaggio e si ottiene una impronta bianca quando si sviluppa la carta. In questo modo si visualizzano molto chiaramente, senza la necessità di troppe spiegazioni, le funzioni degli acidi di sviluppo e di fissaggio che come dicevo sono la base per ottenere l’immagine fotografica. Per i bambini poi in particolare realizzare la propria impronta è il primo passo della ricerca della propria identità che in campo didattico è importantissimo perché il bambino si riconosce vedendo la propria mano. Quando si comincia un’azione didattica è importante partire dalla fisicità, dalla riconoscibilità del proprio corpo, e questo si può fare non solo con le mani, ma con le braccia, con i piedi, con la faccia, eccetera così i bambini si riconoscono creando la propria identità.

              Da questo nasce poi la passione per fare altre cose, si può lavorare con spugnette, pennelli, con oggetti di affezione, con fogli di carta di giornale ritagliando scritte, facendo sagome. Insomma lavorando sempre con lo stesso metodo sopra descritto si ottengono lavori molto suggestivi. Si sviluppa il concetto dell’impronta, il discorso della ricostruzione e poi del linguaggio, si ordina questo lessicario e si comincia ad utilizzarlo ai fini espressivi.”

 

V.P.:-   “Quali sono altre basi dell’alfabetizzazione ?”

 

N.M.:-  “Fondamentale  è il LUCIGRAMMA. Consiste nel lavorare su un foglio di carta sensibile in camera oscura con una mini lampadina. In particolare serve visualizzare e a meglio capire il rapporto spazio-tempo.

              Più ci si avvicina alla carta con la lampadina più il segno risulta evidente in quanto l’intensità luminosa aumenta, al contrario più ci si allontana e più il segno è evanescente: questo è il rapporto con lo spazio.

              Più si è lenti a muovere la lampadina e più il segno è marcato, più si è veloci e più la traccia  è sfumata, rarefatta: questo è il rapporto con il tempo.

              Con questo metodo, giocando con la gestualità, si può rappresentare, scrivere, costruire, esprimere quello che si vuole. Ad esempio, in uno spazio interamente ricoperto di carta sensibile, ci si può muovere quasi come in una danza e a secondo della velocità, della distanza e quindi da questo rapporto spazio-tempo, si può esprimere il proprio stato d’animo molto poeticamente.

              A differenza dell’ossidazione questo discorso di gestualità con cui si può scrivere e disegnare non è immediatamente visibile, però se si riesce a memorizzare l’immagine che si vuol realizzare si può anche dipingere.

 

V.P.:-   “Il bellissimo lucigramma della mano come è realizzato ?”

 

N.M.:- “La mano è appoggiata sulla carta sensibile e con una piccola lampadina ci si gira intorno. Il contorno nero è dovuto alla luce che impressiona la carta, la mano appoggiata invece impedisce alla luce di impressionare la carta e questo spazio rimane bianco, i semitoni grigi sono dovuti invece alla luce che filtra.”

 

V.P.:-  “Mi può indicare un’altra tecnica off-camera?”

 

N.M.:-  “Il FOTOGRAMMA. E’ senza dubbio una delle tecniche storiche più utilizzata e più importante anche se in realtà ogni autore che l’ha impiegata, da Schad, a Man Ray a Moholy-Nagy per esempio, ha lavorato con poetiche diverse. Si lavora sulle ombre e sulle trasparenze che oggetti posati o avvicinati alla carta sensibile producono sulla carta stessa quando si accende una luce direzionata e calibrata nel modo opportuno. Se si ha ad esempio un oggetto semitrasparente come un bicchiere, dando luce si vedrà il suo profilo su un fondo grigio. Più l’oggetto è opaco e più l’ombra risulterà bianca perché non fa passare la luce.

              Un altro esempio: si tagliano delle striscioline di carta, si appoggiano sopra la carta sensibile e si da un minimo di luce, poi si spostano e si da ancora luce e poi così ancora.. In questo modo si ottiene un fotogramma dinamico perché con la successione dell’illuminazione, muovendo i pezzettini di carta, si ha una sommatoria di trasparenze ed opacità  successive.

              Questo modulo è decisamente importante nell’ambito didattico non solo per l’appropriazione del concetto di spazio e di tempo ma soprattutto per il contenuto linguistico di ciò che si realizza. La scelta degli oggetti e la composizione è un fattore sia di estetizzazione, ma anche un momento di alto significato espressivo..”

 

V.P.:-   “I CELLOGRAMMI invece in cosa consistono?”

 

N.M.:-  “I Cellogrammi sono realizzati usando dei fogli di cellophane colorati montati su una piccola lastra di vetro, sovrapposti cromaticamente ricercando le forme desiderate, schiacciati e usati come fossero negativi e poi stampati con l’ingranditore. Didatticamente servono per mostrare come si compongono i colori complementari.

              Un’altra tecnica da me inventata sono gli IDROGRAMMI. Si prende una lastrina di vetro, sulla quale si cola o si gettano delle gocce d’acqua o di schiuma di sapone o addirittura di vernice, e la si usa come un negativo. Oppure si può inserire una goccia di vernice tra due vetrini, premerli tra di loro quindi distaccarli: questo crea delle ramificazioni casuali. Ad alcune immagini si può dare un effetto tridimensionale con la tecnica della solarizzazione.

              Questa consiste nel dar luce ai negativi nel momento dello sviluppo, avviene un’inversione immediata nelle zone di contatto di massimo chiarore e massima oscurità e nei profili resta un segno nero che poi verrà bianco, oppure l’inverso.

              E’ sempre stata la curiosità di provare, di analizzare, di verificare che mi ha spinto ad una sperimentazione continua che però aveva sempre come punto fisso l’analisi dello specifico fotografico, come in questo caso ed in altri. ”

 

V.P.:-   “E gli STENOPEOGRAMMI ?”

 

N.M.:- “Gli Stenopeogrammi fanno parte di una ricerca atta a smitizzare quello che era stato fatto in precedenza sul foro stenopeico. Ho usato questa tecnica in maniera anticonvenzionale per ricavarne delle immagini diverse, ad esempio invece di un solo foro ho prodotto vari fori o vari tagli per creare così un’immagine di fantasia, una trasformazione della realtà.” 

           

V.P.:-  “Per quanto riguarda le COMBUSTIONI ?”

 

N.M.:- “Le Combustioni da me inventate e chiamate PIROGRAMMI che spesso vengono associate alle bruciature di Burri, storicamente sono antecedenti, le prime le ho sperimentate dal 1948 e comunque  hanno a che fare solo con lo specifico fotografico. Erano delle bruciature che facevo con un piccolo pirografo, delle scritture su nastrini di celluloide, su pellicola fotografica. La pellicola bruciata veniva utilizzata sempre come un negativo e poi stampata con l’ingranditore. Utilizzavo molto questa tecnica per cancellare dei negativi. Intervenendo su quella parte che si brucia si cancella ciò che si vuole e si lasciano in evidenza altre cose.”

 

V.P.:-   “Parlando sempre del concetto di cancellazione come viene usata la tecnica dei CLICHÉ-VERRES?”

 

N.M.:- “E’ una tecnica storica che usava il pittore Corot che consisteva nell’affumicare un vetro con una candela facendolo diventare tutto nero, poi con uno spillo si facevano dei segni che erano infinitesimi ma perfetti. Egli disegnava come se fosse grafica, senza sentire il peso della penna perché non si doveva né scalzare né portare via materiale né avere l’attrito del pennino sulla carta ma solo il segno leggerissimo dello spillo che porta via il carbone. Poi questo vetro lo utilizzava come una lastra fotografica e veniva stampata per contatto o per ingrandimento.

              Questa tecnica l’ho trasportata in fotografia su lastre che hanno preso luce, lastre che sono tutte nere.

Facendo dei segni o tagli sulla gelatina a freddo o bagnandola a caldo, si ottiene la possibilità di disegnare, slabbrare il materiale, sovrapporlo, ecc. ottenendo,come spesso accade nelle mie sperimentazioni immagini legate ad un gusto informale che poi era quello che vivevo in quel periodo.

Utilizzavo questa tecnica anche per cancellare dei negativi precedentemente impressionati, anche negativi trovati, fatti da altri e rifiutati. Alla fine degli anni sessanta ho realizzato un lavoro, Antimemoria, una ricerca concettuale sulla cancellazione e sulla negazione che in un certo senso potrebbe avere gli antecedenti nelle cancellazioni e nei cliché-verres degli anni cinquanta. ”

 

V.P.:-   “Viene usato solo il bianco-nero nelle tecniche off-camera?”

 

N.M.:-  “ Oltre ai Cellogrammi, dei quali abbiamo già parlato, c’è la tecnica del BLEACHING, questo è un termine che ho preso dall’inglese, significa “sbiancare”. Vengono usate delle stampe fotografiche a colori e usando la semplice varechina passata sopra la superficie della fotografia si portano via a piacimento i vari strati di gelatina. Come si sa una stampa a colori ha tre strati di gelatina, sul foglio bianco abbiamo uno strato di giallo, poi di rosso, poi di blu. Se si usa la varechina sulle parti più scure, si toglie prima lo strato blu cosicché affiora il rosso, poi si asporta il rosso e si ottiene il giallo togliendo il quale rimane il bianco della carta. Si possono utilizzare vari strumenti per passare la varechina: un batuffolo di cotone, un pennino, oggetti immersi nell’acido e poi appoggiati su parti della foto. Invece se si usa un altro agente sbiancante come il Viakal si ottengono tonalità violette. Si può modificare qualsiasi tipo di fotografia, anche le più casuali e quelle rifiutate si possono trasformare linguisticamente come si preferisce.

              Se si vuole usare la macchina fotografica invece (sempre nell’ambito dell’alfabetizzazione) si può usare una macchina POLAROID che è semplice da usare ed i ragazzi possono vedere immediatamente ciò che hanno prodotto, avendo così un riscontro in tempo reale.

              Per modificare l’immagine si può intervenire successivamente con delle semplici pressioni.
                 Appena la polaroid esce dalla macchina, la si può manipolare facendo dei segni con una biro, una chiave, con degli
                 stecchetti o spatoline di legno per la creta o con qualsiasi altro oggetto si voglia in modo da ottenere segni di
                 diversa larghezza o intensità.

              Questi segni si trasformano in colore in questa successione:

-     nei primi tre secondi i segni che si fanno diventano rossi,

-     dal quarto al sesto secondo diventano gialli,

-     successivamente neri,

-     i neri a loro volta possono diventare bianchi,

-     anche i rossi si possono far diventare neri.

Ovviamente più si conosce la tecnica, più si possono modificare meglio le foto.

Sempre con le polaroid si può lavorare successivamente con il computer. Io ad esempio, dopo aver tagliato  la polaroid, lavoro su quella che si può definire sinopia cioè su quella che è la parte che è servita per far sviluppare l’immagine e che è formata da una pasta bianca. Passandola allo scanner ad alta risoluzione si ottiene un’immagine latente leggerissima, su cui si può lavorare con Photoshop® sui contrasti, sui cromatismi, sulle saturazioni, su tutte le possibilità che offre il computer. Si riesce a modificare completamente l’immagine perché essendo delle apparizioni così basse si deve lavorare con saturazioni fortissime e quindi si possono ottenere dei colori irreali. Si possono fare anche ulteriori interventi, bruciature, ecc. Questi lavori li ho chiamati Trasfigurazioni .”

 

V.P.:-   “Come reagiscono i bambini a  tutte queste esperienze?”

 

N.M.:-  “Benissimo, i bambini sono splendidi, sono molto più bravi degli adulti, si impossessano immediatamente delle tecniche e non hanno problemi a gestirle. Perfino i bimbi delle scuole materne erano quasi più esperti degli adulti con i liquidi di sviluppo e di fissaggio, attenti a non mettere in bocca niente, non mi hanno dato nessun problema. I liquidi comunque non danno problemi, l’ho sperimentato su migliaia di bambini, mai una reazione allergica alle mani, anche tenute immerse, nessun problema, in fondo sia los viluppo che il fissaggio sono composti da sali, iposolfito, metasolfito, idrochinone, eccetera che a parte allergie specifiche diventano tossici solo se ingeriti in notevoli quantità.

 


 

 

Giocafoto: immagine e linguaggio

Suzzara, 24 settembre - 23 novembre 1986

a cura di Nino Migliori ; ABRECAL, Gruppo ricerca percezione globale


 

 

I FUTURABILI

Testo © Nino Migliori

pubblicato alle pagine 11 e 12 del  libro edito dai tipi di Damiani Editore
"I FUTURABILI corso di alfabetizzazione fotografica negli istituti comprensivi di Occhieppo e di Mongrado (Biella)"
non ancora disponibile in libreria

Da pochi anni, credo dal 1999, la Comunità Europea ha inserito la fotografia fra i Beni Culturali con pari dignità di altre forme espressive. Nonostante ciò la fotografia non è materia di insegnamento scolastico anche se ne viene riconosciuta la valenza linguistica e l'universalità della comprensione. Da venticinque anni mi occupo di alfabetizzazione fotografica. Ho iniziato infatti con una collabora­zione, che si è protratta nel tempo, con l'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Parma quando il professor Arturo Carlo Quintavalle mi affidò la cattedra del primo Corso di Perfezionamento in Storia della Fotografia. Da allora ho cercato di allargare le mie ricerche ed approfondimenti con scuole di ogni ordine e grado dalle Materne alle Accademie.

Quello che io chiamo alfabetizzazione, il primo impatto con lo specifico fotografico e la scrittura per immagini, credo sia oggi più che mai estremamente importante per potere in concreto insegnare non solo a fotografare ma soprattutto a scrivere.

Ho fatto molte esperienze e tutte estremamente positive quando ho avuto la fortuna di incontrare gruppi di insegnanti motivati e curiosi loro stessi di apprendere nuove possibilità didattiche. Spesso anche le intenzioni più felici di docenti aperti all'innovazione si scontrano con ostacoli burocratici e con la scarsità del tempo dovuto al rigoroso rispetto dei programmi che non lascia molti spazi di intervento.

Non così a Biella, in particolare all'Istituto Comprensivo di Occhieppo Inferiore e all'Istituto Comprensivo di Mongrando, dove ho avuto la fortuna di incontrare docenti, direttori didattici parti­colarmente interessati a un piccolo breve inizio di modulo di alfabetizzazione che aveva il solo scopo di rompere i tabù con la fotografia e creare la dimestichezza con i materiali lasciando ai ragazzi la possibilità di scoprire le prime più semplici, più immediate e sempre gratificanti immagi­ni che vanno dal riconoscimento della propria identità con l'impronta della mano alla possibilità di ricercare forme della natura con foglie e fiori o costruendone di nuove con pezzi di giornale e con gli oggetti più svariati. In questa prima fase è assente il discorso dell'organizzazione linguistica del­l'immagine ed è tutto concentrato sulla bellezza della forma, sui cromatismi quindi sull'estetizza­zione. I risultati brillanti di questa sperimentazione sono ancora più significativi se si ha Ia pazienza di leggere titoli e riflessioni dei bambini sui propri lavori, alcuni dei quali sono stati posti come dida­scalie alle immagini. Credo sarà evidente a tutti l'entusiasmo, il piacere, Ia voglia di apprendere e di continuare in questo straordinario gioco di autoriconiscimento.

Da poco più di un anno si è formato attorno alle mie ricerche un gruppo di giovani laureati in varie discipline, legate alla comunicazione e alla fotografia, che ha l'intenzione di proporre veri e propri corsi completi di alfabetizzazione fotografica annuali o pluriennali e sono certo che il futuro riser­verà loro spazio sempre maggiore. Sono altrettanto certo che l'entusiasmo che ha accompagnato questa prima fase tenuta da me verrebbe moltiplicato qualora proseguisse l'approfondimento con altre tecniche e soprattutto sulle possibilità linguistiche del mezzo. I due brillanti saggi che introdu­cono questo volume sono di Paola Binante e di Daniele De Luigi, due dei giovani docenti cui face­vo sopra riferimento.

Desidero ringraziare l'ingegnere Gian Paolo Chiorino che invitandomi mi ha dato la possibilità di questa ulteriore felice esperienza, il professore Piero Salza che ha dedicato tempo e competenza ai collegamenti con le scuole, gli straordinari insegnanti, prevalentemente donne, che hanno parte­cipato con incredibile interesse e passione e soprattutto i bambini che vorrei abbracciare tutti insieme che mi hanno inviato lettere, cartoline natalizie ripagandomi largamente del poco tempo che io ho dedicato loro.

Ringrazio anche tutti coloro che hanno collaborato, Andrea Pezzini per le riprese video nonché tutti gli appartenenti al corpo non docente che hanno subito l'invasione. Mi auguro che l'esempio di Biella possa essere seguito anche in misura parziale da altre scuole per­ché, anche se affrontato in maniera ridotta, lo ritengo utile e formativo per superare i luoghi comu­ni e alimentare i primi entusiasmi.

Sono sempre più convinto che entrando nello specifico, sporcandosi le mani ed aumentando le nostre abilità potremo creare per il futuro le condizioni per incrementare quel grado di formazione e di specializzazione che sempre più vengono richiesti in campo internazionale. Ai giovani futurabi­li biellesi i miei più affettuosi auguri.

Nino Migliori

 


Nuovo libro, in uscita a settembre 2004
http://www.damianieditore.it/element.php?id=41

 

 

http://www.lagorai.tn.it/natura_scheda.php?id=205

LAGORAI immagiNato

laboratorio fotografico con Nino Migliori e Paolo Crepet

 

 

Sabato 27 novembre 2004

 Polo Museale, Corso Bettini, Rovereto (Tn)

Ore 17.00: Lagorai immagiNato

Presentazione dei laboratori fotografici realizzati con le scuole di Borgo Valsugana e l'APT Lagorai - Valsugana Orientale e Tesino, intervengono il fotografo Nino Migliori e lo psichiatra Paolo Crepet (sala conferenze del Mart), segue in sala multimediale l'apertura della mostra dei lavori realizzati dagli studenti.
 

Per informazioni:

Borgo Valsugana
A.P.T. Lagorai Valsugana Orientale e Tesino
Ufficio Periferico Lungo Brenta Trento, 37
38051 Borgo Valsugana, Italia

Tel +39 (0461) 752393
Tel +39 (0461) 593322
Fax:  +39 (0461) 752393
E-mail: apt@lagorai.tn.it

 

 

La fase conclusiva dell’edizione 2004 di “Lagorai fotografia” vede un’importante partecipazione delle scuole nella produzione fotografica che ha per protagonisti il grande fotografo Nino Migliori ed il noto psicologo Paolo Crepet. La fotografia fortemente sperimentale di Nino Migliori trova nell’età scolare un ottimo terreno su cui svilupparsi e la disponibilità e l’Istituto Superiore Degasperi di Borgo Valsugana crea la cornice ottimale per un processo di “alfabetizzazione all’immagine” che si protrarrà dal mese di maggio al mese di dicembre 2004. I lavori, coordinati dal fotografo-sperimentalista Migliori, avranno per tema proprio il territorio letto - immagiNato - dagli stessi ragazzi che, intervenendo con tecniche di bleaching e manipolazione su polaroid, andranno a ri-interpretare e re-inventare il paesaggio con occhio attento e critico. Paolo Crepet, che da anni si occupa dei problemi legati all’adolescenza, è uno dei pochi a credere ancora che valga la pena lottare per creare un ponte di comunicazione con il mondo e tra generazioni: questo laboratorio di fotografia sarà un’ottima palestra per dimostrarlo.

CHI E'
Il percorso artistico di Nino Migliori è uno dei più originali ed interessanti della cultura fotografica non solo italiana. Gli anni del secondo dopoguerra il lavoro di Migliori si contraddistingue per l’originalità della ricerca: da una parte il reportage neorealistico, costruito secondo i canoni e le esigenze del fotogiornalismo, e dall’altro quella del tutto originale e personale della sperimentazione off camera. Nelle immagini neorealiste (L’Emilia 1950-59, Il Nord 1950-60, Il Sud 1956, Il Delta 1958), Migliori respinge l’idea stessa di una foto formalista. Nello stesso periodo Migliori si dedica alla sperimentazione off camera, che prescinde completamente rappresentazione realistica, alla ricerca del segno, sia iconografico che grafico. Ne I Muri il segno trova nelle macchie e nelle muffe la memoria dell’uomo e della natura, luogo della presentazione dell’inconscio. A partire dai primi anni ‘60 i rapporti tra fotografia e pittura iniziano ad intrecciarsi, rivoluzionando profondamente il complesso scenario delle arti visive. In chiave di sperimentazione tecnica e di uso creativo dei media tecnologici, la fotografia si trova a vivere un nuovo ruolo nell’arte. Nei Ritratti l’autore ricorre alla struttura a racconto ricercando modi e forme espressive nuove. Il lavoro Antimemoria e la serie Herbarium consistono in una sequenza di immagini stampate da pellicole degradate che evidenziano sull’azione distruttiva del tempo sull’immagine. In Ossidazioni le antiche tecniche di sperimentazione vengono riproposte per oltrepassare la valenza estetica del passato, completandola con un fine concettuale e didattico. Opere di Nino Migliori sono oggi conservate a: CSAC, Parma; Galleria d’Arte Moderna, Torino; Galleria d’Arte Moderna, Bologna; Museo d’Arte Contemporanea Pecci, Prato; Galleria d’Arte Moderna, Roma; Bibliothèque National, Parigi; Musèe Reattu, Arles; Museo di Praga; Museum of Modern Art, New York; Museum of Fine Arts, Boston; Polaroid International Museum, U.S.A. ed altri.

CHI E'
Lo psichiatra e sociologo torinese Paolo Crepet, è docente di Psicopatologia dell’adolescenza presso le università di Napoli e Siena, e collabora con “l’Unità” e ''Amica''. E’ uno dei maggiori esperti nel campo psichiatria sociale e delle problematiche legate al mondo giovanile. Da diversi anni riveste incarichi di responsabilità presso prestigiose istituzioni italiane e straniere, tra cui l’Assessorato alla Sanità del Comune di Roma, il Consiglio Europeo della Federazione Mondiale della Salute Mentale, l’Istituto di Psichiatria e Psicologia Medica della Facoltà di Medicina dell’Università di Napoli, l’Osservatorio Nazionale per lo studio delle tossicodipendenze in ambiente carcerario del Ministero di Grazia e Giustizia. Ha al suo attivo un’ampia bibliografia che comprende svariate pubblicazioni di carattere scientifico, ma anche libri a più ampia divulgazione come Psichiatria senza manicomi. Epidemiologia critica della riforma (con De Salvia, Feltrinelli 1982); Il rifiuto di vivere. Anatomia del suicidio (con F. Florenzano, Roma 1989); Le malattie della disoccupazione (Roma 1990); Suicidal behaviour in Europe. Recent research findings (con G. Ferrari, S. Platt, M. Bellini, Londra 1991); Cuori violenti. Viaggio nella criminalità giovanile (Feltrinelli 1995); Solitudini. Memorie di assenze (Feltrinelli 1997); Le dimensioni del vuoto (Feltrinelli 1998). Non siamo capaci di ascoltarli - Riflessioni sull’infanzia e sull’adolescenza (Einaudi. Torino, 2001).

PROGRAMMA
Le immagini classiche del territorio, dei sui monumenti e dei suoi abitanti, costituiranno il materiale di partenza su cui gli studenti del Polo Scolastico lavoreranno soprattutto nella fase off camera, cioè la fase del processo vero e proprio di produzione della fotografia. La tecnica del bleaching e la manipolazione della polaroid danno una chiave di lettura alternativa di quella realtà che l’occhio fotografico ha imprigionato in stampe, cui l’intervento mutante di acidi e solventi infonde capacità visionaria, suggestioni oniriche e fantasie surreali. Il lavoro prodotto si concretizzerà con in una mostra e di un libro-catalogo dei lavori da presentare nel periodo natalizio.

MART DI ROVERETO
A fine novembre presso il Mart di Rovereto avrà luogo la presentazione del volume fotografico “Lagorai immagiNato” con relativa mostra.

POLO DEGASPERI di Borgo Valsugana
alle ore 10.00 di sabato 18 dicembre avrà luogo la presentazione del volume fotografico “Lagorai immagiNato” presso l’Auditorium del Polo Scolastico Degasperi di Borgo Valsugana. Saranno presenti Nino Migliori, Paolo Crepet e tutti gli autori.

alle ore 11.00 di sabato 18 dicembre avrà luogo l’inaugurazione della mostra “Lagorai immagiNato” presso la Piramide-palestra dell’Istituto. La mostra rimarrà aperta da sabato 18 dicembre a sabato 15 gennaio.

 

 

 

Festival Foto 2004 Portfolio in Piazza
http://www.portfolioinpiazza.it/programma.htm

 

Sabato 11 settembre 2004

Lettura dei portfolio
ore 9 - 13, piazza Borghesi
Silvano Bicocchi, Cosmo Laera, Beppe Bolchi, Giovanni Pelloso, Nino Migliori,
Tiziana Jelo, Barbara Hitchcock, Fulvio Merlak


 

Per informazioni
Segreteria organizzativa, c/o Vecchia Pescheria
Corso Vendemini, 51 - 47039 Savignano sul Rubicone (Fc)
Tel. 0541 941895; fax 0541 801018
Mail: info@portfolioinpiazza.it

 

 


SETTIMANA DELLA FOTOGRAFIA
manifestazione con Patrocinio FIAF M23/04

Mostra fotografica del Circolo Fotocine Garfagnana

e

Mostra Personale di Nino MIGLIORI

31 luglio - 8 agosto 2004

 Rocca Ariostesca - Sala delle Volte
Castelnuovo di Garfagnana (LU)

Orario di apertura: tutti i giorni ore 18/19,30 e 21/23

 

Domenica 1 Agosto: 3° Portfolio dell'Ariosto, giornata di lettura di
portfolio inserita in "Portfolio 2004" con lettori Roberto Evangelisti,
Sergio Magni, Nino Migliori, Marcello Ricci, Giorgio Tani.


 


Nino Migliori durante la lettura dei portfolios © foto di Gabriele Caproni

 

La carriera di Nino Migliori attraversa tutto l'arco di tempo della seconda metà del secolo appena concluso. La mostra, che è accompagnata da un pregevole volume, presenta una selezione di 55 immagini, tra le più importanti e premiate ai concorsi fotografici cui Migliori partecipò, sottostando, a volte, ai condizionamenti di regolamenti e "gusto" dominante. Sono le opere che per prime hanno fatto conoscere Migliori пеl mondo della fotografia. Guardando l'opera di Nino Migliori ci si rende immediatamente conto che il suo potenziale creativo spazia a 360 gradi. Anche nel proporsi come fotografo amatoriale, nei concorsi fotografici degli esordi, non si può non notare la sua vena artistica nel costruire atmosfere oniriche e suggestioni surreali partendo dalla nuda realtà. Ed è facile riscontrare, nei generi più tradizionali del ritratto come del paesaggio urbano, tracce molto precise legate alla pittura e alla sperimentazione con la luce.
 


Prima che si inaugurasse la SETTIMANA DELLA FOTOGRAFIA

abbiamo fatto visita alle tombe di Rodolfo Pucci e di Fosco Maraini



Foto di gruppo al Cimitero all'Alpe di S.Antonio © foto di Gabriele Caproni
 

Nel Settembre del 1984 venne presentata la mostra di Fosco Maraini "Cinquanta anni di fotografia su e giù per il mondo" curata dal Centro Il Diaframma/Canon. Ben 187 immagini su Tibet e Giappone che rendono il prof. Maraini grande amico nonché‚ socio onorario del Circolo Fotocine Garfagnana
 

 


Sabato 31 luglio 2004

Nino Migliori

ha ricevuto il Premio Rodolfo
Pucci "LA FIBULA D'ORO"

Castelnuovo
di Garfagnana - Sala Suffredini
 


Nino Migliori riceve "La fibula d'oro" © foto di Gabriele Caproni

Il premio nasce per riproporre negli anni i valori umani di Rodolfo Pucci, fondatore del Circolo Fotocine Garfagnana. Un premio da consegnare annualmente ad un personaggio della fotografia italiana che si"ё distinto come animatore della realtà fotografica. Il premio per l'anno 2004 è assegnato a Nino Migliori e la motivazione ci sembra sintetizzata in questo brano scritto da Michele smargiassi per il giornale "La Repubblica"

".. Per la didattica Migliori ha ima vera vocazione. Negli ultimi venti dei suoi 78 anni ha tenuto decine di corsi, workshop, progetti, preferibilmente con ragazzi e bambini. Lui che nel mondo della fotografia d'autore è annoverato fra i 'concettuali', lui che è forse l'unico fotografo italiano dell'informale, insomma un 'difficile' per i consumatori medi di fotografia, lui riesce a rendere la fotografia facile e trasparente. Come la luce. L'ingrediente fondamentale delle sue opere e, si direbbe, della sua vita."



 

 

 


 

 

Nino MIGLIORI

  ( Testi in Italiano e Inglese)
- coordinamento editoriale: Roberto Rossi
- 55 foto B&N
- prefazione di: Giorgio Tani
- testi di Arturo Carlo Quintavalle, Claudio Pastrone
- cm. 27,5 x 24 - pagg. 96 - 2002
  -  
- Euro 27,00 (prezzo ai soci FIAF : Euro 20,00)

 

 

Nino Migliori è nato a Bologna nel 1926, dovе vive e lavora tuttora.

Il suo interesse per la Fotografia ha avuto inizio nell'immediato dopoguerra: già пеl 1948 lo troviamo tra i più attivi autori nei circoli е nei concorsi fotografici. Gli inizi appaiono divisi tra la Fotografia neorealista attenta alle ricerche di Strand, di Cartier-Bresson, con una particolare idea di racconto in sequenza (era il momento del neorealismo cinematografico, su cui anche la Fotografia si modellava) е il suo interesse per la sperimentazione.

Migliori fece suo quel linguaggio fatto di storie vere, nacque così «un corpus segnato dal segno stilistico dominante dell'epoca, il neorealismo: una visione della realtà fondata sul primato del "popolare', con le sue subordinate di regionalismo e di umanitarismo. La vita delle famiglie italiane ancora patriarcali, la povertà e l'arretratezza del paese, il Sud tutto sole e miseria finivano nelle sue nitide stampe "stile Cartier-Bresson".

La sua formazione si inquadra tra il ' fotogiornalismo impegnato" dell'agenzia Magnum е la cultura dell'immagine dell'inforrnale: пеl corso del tempo il suo lavoro, passando dalla sperimentazione su materiali del tutto originale ed inedita (le "Ossidazioni" ed i "Pirogrammi" degli anni '50) е dalle ricerche sull'utilizzo dei materiali a sviluppo istantaneo negli anni '70 (materiale Polaroid), ha assunto sempre più valenze concettuali giungendo alla "off-camera" cioè alla Fotografia senza l'utilizzo della fotocamera, priva della prospettiva tridimensionale e illusionistica.

Migliori ha compiuto uno dei percorsi più articolati еd interessanti della cultura dell'immagine europea.

 

NINO MIGLIORI

MURI

TEMPO, SEGNO, GESTO

a cura di Marilena Pasquali

Dozza, Rocca Sforzesca, 19 giugno – 10 settembre 2004

L'inaugurazione avrà luogo  sabato 19 giugno alle ore 18.

 

Aperitivo con Nino Migliori presso la Rocca di Dozza (BO) l'1 ottobre 2004,

in occasione della mostra "Muri", prorogata fino al 1 novembre 2004.

 

 

 


Nino Migliori © muri, 1950

 


Nino Migliori © muri, anni '70

 


Nino Migliori © muri, anni '70

 


Nino Migliori © muri, anni '70

 


Nino Migliori © muri, anni '70

 


Nino Migliori © muri, 1973

 

Primo atto della nuova Fondazione "Dozza Città d’Arte" - istituita a Dozza sulle prime colline imolesi con

l’intento dichiarato di valorizzare e promuovere il patrimonio artistico e l’attività culturale del Borgo antico,

della Rocca Sforzesca e dell’ormai quarantennale Biennale del Muro dipinto - la mostra antologica dedicata ai

Muri di Nino Migliori intende riproporre per campioni significativi quella che è stata una delle ricerche più

approfondite e conosciute del grande fotografo bolognese, la sua esperienza sulle tracce che segnano gli intonaci

metropolitani e quindi, in sostanza, sull’umanizzazione della pelle della città: "Facevo i muri perché mi interessava

l’uomo" - ha scritto Migliori nel 1977- "L’uomo davanti ai muri si disinibisce, sia che adoperi una moneta,

una chiave per graffiare o un pezzo di gesso o una bomboletta spray, libera l’inconscio, la sua gestualità ed

è se stesso".

Protratta per circa trent’anni, dai primi anni Cinquanta ai tardi anni Settanta, l’indagine di Migliori sui

Muri si rivela così ricca di interesse e di possibili stimoli visivi ed espressivi da fungere quasi da fil rouge per

tutto il suo lavoro, in un coerente e costante sviluppo che va da una iniziale attenzione per gli affioramenti e

l’espressività della materia stessa, osservata con sguardo libero dal giovane che pure respira l’aria dell’Informale,

alla piena maturità della sua immagine fotografica, colta di preferenza nel segno e nel gesto che prendono ad

abitare il muro e lo fanno parlare con il linguaggio della protesta, dell’ironia, dell’amore, perfino del sogno.

Saranno esposti circa 50 lavori in bianco e nero e a colori, secondo una scansione tutta d’immagine che

si articola in tre nuclei -il tempo, il segno, il gesto- e che inizia da un gruppo di pezzi unici dei primi anni

Cinquanta, in cui il muro è protagonista assoluto della fotografia fino a adattarla alla propria natura materica,

a piegarla alla propria indole polisemica.

Accompagna la rassegna di Dozza un volume monografico pubblicato dalle Edizioni Damiani di Bologna,

che presenta una selezione ancora più ampia ed esaustiva dei Muri di Nino Migliori, introdotta da un saggio di

Marilena Pasquali e da un testo di Flavio Eugenio Marelli, che già si è occupato della poetica di Migliori in sede

di laurea, e accompagnata da brani e citazioni tratti dai testi critici più significativi dedicati a questa esperienza

nodale e certamente fondante nell’intera opera del fotografo bolognese, da tempo riconosciuto tra i principali

protagonisti della fotografia.

Curatrice della mostra è Marilena Pasquali, già fondatrice e direttrice del Museo Morandi di Bologna
e oggi Presidente dell'Archivio e Centro Studi Morandi e del Comitato per il catalogo delle opere dell'artista.


Ufficio stampa: Studio Pesci
      //www.studiopesci

 


Nino Migliori
© muri, 1973

 

Dozza  è un pittoresco paesino (fa parte anche del circuito  I borghi più belli )

 La mostra si terrà alla Rocca Sforzesca nelle cui cantine ha sede l'Enoteca Regionale !

 

 

Muri 1949-1979 di Nino Migliori


 

Testo di Arturo Carlo Quintavalle
pubblicato a pagina
1431-1436, Enciclopedia Pratica per Fotografare,
uscita a fascicoli nel 1979/80, volume M- P.

 

La ricerca prosegue da più di venti anni, ma quale ricerca?
Migliori trova un parallelo in Bгassai, un parallelo che è anche un modello differente, perché Brassai, con i suoi muri, modella le proprie scelte di immagine sulla icona rapita, intende le scritte come parte di un discorso che sono un po' anche gli innamorati di Peynet o, se si preferisce, le simboliche coppie di
Chagall.
La poetica di Bгassai è quella di Bres­son e dell'idealismo bergsoniano dellа cultura francese: il fotografo deve essere un testimone che si nascon­de davanti all'evento, deve cogliere Ia immagine e portarla ad altri, e l'imma­gine deve essere racconto.
Migliori, davanti ai muri delle città, si domanda cose differenti; prima di tutto scopre che i muri sono i luoghi delle sovrapposizioni, dei dialoghi, degli interventi di persone differenti, in situazioni differenti.
Migliori scopre che lo spazio culturale dei muri è anche e soprattutto spazio temporale perché i muri, appunto, hanno unа loro durata, una fisica, che è di qualche decennio, a volte più a volte meno; si deve vedere se gli intonaci dei muri sono di buona o cattiva lega, si deve vedeге se le autorità comunali fissano ritmi di rifacimento rapidi oppure no, si deve vedere, soprattutto, se i muri sono usati intensamente, sono nodali пеI percorso urbano, in quello, sempre misterioso, della gente.
Una volta inteso tutto questo avrai i muri disponibili a essere analizzati?
Come si interviene sui muri e perché?
Esistono segni diversi sui muri, esistono le scritte Incise, una forma di aggressività violenta e che vuole, di fatto, eternizzarsi; esistono ora le scritte segnate a spray che sono anch'esse, in termini analitici, di segno fallico, ma che impli
cano una rapidità di dialogo diversa сol muro; esistono le scritte date а pennello che erano quelle del decennio degli anni cinquanta-sessanta e che sono diventate adesso unа terniса storica o quasi; e poi esistono i muri coi manifesti, i manifesti strappati, gli interventi sui manifesti, un dialogo continuo tra muro e strumenti per violarlo, per trasformarlo.
Le scelte di coloro che scrivono non sono quelle di coloro che decidono di riprendere, di fotografare i muri; Migliori analizza i muri tutto all'interno di questi, non vuole leggere il contesto come altri (Lucas per esempio) e neppure usa le scritte murali come pretesto per un'analisi sul segno e sul senso iconico come molti pittori dai pop americani agli italiani, fino a Schifano. E neppure vuole fotogгafaге questi muri pensando semplicemente al clima dell'informale e, quindi, all'analisi delle pareti che viene соmрiuta, simbolicamente, da Tapies e da molti altri.
Né gli interessano i rapporti con i decollages che inventa, anzi reinventа Rotella.
Sono strade parallele, la cronologia di Migliori in molti casi è anteriore a ricerche ufficializzate in pittura solo in seguito, come nеI caso chiave delle splendide ossidazioni.
Migliori opera all'interno di un siste­ma di immagini, quello fotografico, estremamente complesso
е nеl quale il punto non è fotografare i muri per dare un documento "realistico" della città, ma analizzare le scritture con Ia stessa carica di intenzionalità con la quale un fotografo, nеl secolo scorso, incideva un cliché-verrе; dunque un muro è come una lastra di rame oppure, appunto, una lastra di vetro che uno stilo incide.
Con questa civiltà di immagine alle spalle si intendе meglio il tipo di icona trovata da Migliori, una icona che è testimonianza di rapporti urbani.
La moderna ricerca sulla città, infatti, mostra una situazione completamente alienata del rapporto dei cittadini con il proprio contenitore: non vi sono spazi nella città per manifestare la propria esigenza di comunicare e quando questi spazi sono trovati, lе pareti delle strade, i muri appunto, essi vengono immediatamente negati o rimossi; chi scrive sul muro sa che tra breve, giorni o settimane, quella scritta scomparirà, eppure decide di scrive­re, magari di negare una scritta precedente, una immagine, decide di intervenire con una stesura privata, con una narrazione privata contro il sistema uniforme delle scritte pubbliche, delle scritte unitarie per esempio della pubblicità

In questa prospettiva il recupero che Migliori fa dei muri potrebbe essere letto secondo diversi assi; quello storico naturalmente suggerisce una storia delle scritte, una analisi anche sociologica delle narrazioni sintetiche che vengono rese pubbliche, dunque una possibile interpretazione della liberazione narrativa di chi scrive e dellе altre, indotte, di coloro che inter­vengono sulle scritte, sui disegni, sugli esperimenti altrui. Ma alla indagine sociologica se nе giustappone un'altra, tutta contemporanea, che vuole vedere nei muri, nelle pareti, un sistema che deve essere collegato alla comunicazione, o meglio alla mancata comunicazione del sistema della città. La crescita delle scritte, quindi, non è solo riprova della possibilità comunicativa di base, quella che ha fatto crescere i muri delle pa­role ovunque si creavano i nodi del dibattito critico più vivo, da Parigi a Milano a Roma negli anni dal 1968 in avanti fino alla Bologna del 1977, ma anche conferma che, quando non vi sono scritte, la repressione dell'espressione singola, della individualità, raggiunge il suo punto culminante.
Un giorno, quando uno storico (e già Egeria di Nallo ha lavorato in questo senso a Bologna) si porrà il
problema delle scritte, dovrà analizzare non solo queste, ma il contesto, vedere insomma entro quali termini culturali queste stesse parole si inseriscono, dunque dovrà leggere la città, la sua assenza di immagine, le insegne scatolare, la sordità e il vuoto del suo sistema di non comunicazione o, meglio, di comunicazione alienata.

Anche questa è una spiegazione, appunto contestuale, dei muri che Migliori ha ripreso.

A. C. Q.
 

 

QUARTIERE FIERISTICO DI BOLOGNA
DANIELA FACCHINATO IMAGE GALLERY:"EATART" / "REAL"
Apre il 21.01.2004
Chiude il 26.01.2004
Piazza Costituzione e Viale Aldo Moro
Bologna (bo)
artefiera@bolognafiere.it
http://www.artefiera.bolognafiere.it/

Artefiera 21-26 gennaio 2004
Pad. 34 stand E32

Daniela Facchinato Image Gallery è lieta di presentare:

Eatart

Proposta fotogastronomica di Nino Migliori

Eatart è il titolo della performance che avrà luogo mercoledì 21 gennaio dalle ore 17 alle 20 ad ArteFiera 2004 presso Image Gallery di Daniela Facchinato Padiglione 34 stand E 32.
L'installazione de La macchia, rielaborazione degli anni Settanta di una fotografia dalla serie dei famosissimi muri che appare come finestra su un mondo fantastico nell'ambiente a luce nera e che crea un effetto di percezione irreale, di straniamento , ridiviene a sua volta punto di partenza per una nuova lettura e fruizione in senso strettamente fisico.
Eatart, che è accompagnata da un improbabile antico proverbio italo-cinese
Se ascolto dimentico
Se vedo ricordo
Se faccio capisco
Se mordo gusto
Se inghiotto possiedo,
vuole sottolineare la necessità di appropriarsi dei codici dei linguaggi dell'arte, delle ideologie che la supportano per poterne apprezzare appieno i significati. Ma al solito le proposte di Migliori sono date in maniera ludica e dissacratoria allo stesso tempo. Arte non solo da guardare, ma Arte da mangiare, da assumere in modo sacramentale, in una comunione laica, una religiosità fisica che ne vuole ironicamente azzerare la sacralità.


La macchia 1975 – 76

Installazione di Nino Migliori

Non è facile dare una connotazione per fissare caratteristiche ricorrenti nel lavoro di Nino Migliori, trovare la cifra che informa le sue ricerche che, per definizione, sono indagini per accrescere conoscenze alle quali non si può porre limiti. La sua opera è stata definita ora neorealismo, ora informale, ora concettuale e così via; nessuna di queste qualifiche è stata una forzatura, perché il suo operare si può, a tutto diritto, inserire nelle diverse classificazioni. E' limitante privilegiarne una piuttosto che un'altra anche perché Migliori non è un epigono, anzi è sempre stato uno scout che dopo aver aperto una strada e averla praticata per un certo periodo (a livello di tecniche, di linguaggi, di tematiche) l' ha lasciata per ricercarne nuove. Spesso vi è ritornato a distanza di tempo per scoprirvi nuove tracce, forte anche delle ulteriori esperienze nel frattempo acquisite, in un continuo gioco di rimandi. Per questo "sperimentazione " è la definizione che meglio si adatta al suo lavoro, intesa non come ricerca forsennata del nuovo, ma come necessità di esprimere una enorme gamma di pulsioni, emozioni, idee per offrirle agli altri con liberalità e generosità.
 

Calendario 2004
An Italian in New York
Nino Migliori
Il calendario è stato presentato presso
la libreria Feltrinelli di Bologna
e l'Istituto Italiano di Cultura di
New York. Dicembre 2003.

Comunicato Stampa


 

 

Ritratti 1959-1980 di Nino Migliori
 

Testo di Arturo Carlo Quintavalle
pubblicato a pagina
 2156 della Enciclopedia Pratica per Fotografare , Fabbri Editori, volume P - S, 1979

 

Dei diversi modi di porre il pro­blema del ritratto Migliori re­spinge la tradizione realistica, quella che ha costruito, dopo Disderi, dopo Nadar, la struttura stessa del racconto per personaggi che è, appunto, il ri­tratto. Ma su che cosa punta Miglio­ri ? Sulla scrittura, anzi sulle scritture fotografiche, e qui sta la novità, la scelta critica che stacca-l'indagine di Migliori, in questo ambitо, da tutte le altre; fare ritratto vuole dire prima di tutto non accettare la tradizione del­la scrittura, di una sola scrittura, per realizzare l’opera, ma adottare diffe­renti scritture in relazione alla storia che s vuole raccontare. Migliori così appare figlio diretto, in questa serie, delle avanguardie. Qualche riprova ? Per Man Ray adotta una stampa di ti­pо meccanografico con passaggio di negativo per premettere:-di eliminare. Iа gran parte o tutti i grigi е di ricondurre l'immagine alla gamma dei bian­chi e a quella dei neri; la scelta della scrittura individua l'attenzione del per­sonaggio fotografato, Ia sua attenzio­ne (in quel caso simbolico-alchemica) ai problemi della luce, dalle solarizza­zioni in avanti, ma da Migliori riletta attraverso il medium della stampa, cоme a suggerire che l'opus unico, sin­gоlо, sublime di Man Ray oggi diventa icona moltiplicata. Anche per Rau­schenberg si impiega una analoga scrittura, ma con diverso senso: il nodo qui sta nel rapporto tra pittura e stampa, tra pittura e moltiplicazione dell'immagine, tra pittura e sua trascrizione grafica. Lam è, non casual­mente, scritto all'interno della lingua del realismo e questo naturalmente, dentro il contesto degli altri ritratti, assume un senso preciso, questa vol­ta di contraltare alla sua scrittura pittoгica . Nei caso di Lucio Saffarо Ia foto appare realistica, ripresa sotto i portici di Bologna, ma l'incasso geometrico allude ai solidi regolari, al De divina proportionе di Luca Pacioli, insomma al discorso sulla pittura che Saffaro, per sua parte, porta avanti da tempo mentre la posa yoga ар­pare indicativa, anch'essa, di un si­stema di scelte dell'artefice: Onta­ni, infine, mima, nella sua azione, l'uomo di Leonardo. A questo punto conviene ricordare che molte volte i ritratti di Migliori si intitolano "omag­gio" oppure "oltraggio" a uп artefice e anche questo si riferisce non ai con­tenuti, ma alla lingua usata, oltraggio пеI senso di uпо svolgimento, di uпа dilatazione delle scelte linguistiche proposte dai personaggio ritratto, o­maggio una loro negazione, uп loro ri­fiuto simbolico: due modi per fare intendere, ancora una volta, che solo la lingua è il tramite del discorso e sulla lingua si deve puntare per una presa di coscienza dei protagonisti.

A. C. Q.

 

 

 

Pop Up, Nino Migliori - Museo Ken Damy

 
11 maggio – 7 settembre 2003

museo Ken Damy di fotografia
corsetto s. agata 22, loggia delle mercanzie - 25122 Brescia
tel. 030/3750295 – fax 030/45259

http://www.museokendamy.com/

Email: museokendamy@virgilio.it info@museokendamy.com

 

 

Il Museo Ken Damy ha scelto come autore dell’anno 2003 Nino Migliori.  

La mostra antologica dedicata a Nino Migliori, aperta dal 10 maggio al 7 settembre 2003, e intitolata Pop up, ha l'intento di aprire delle finestre sul poliedrico lavoro del fotografo bolognese a partire dagli anni Cinquanta fino ai nostri giorni. 

"Migliori è uno degli straordinari interpreti del neorealismo fotografico italiano, ed è anche l'autore che meglio rappresenta la straordinaria avventura della fotografia che, da strumento documentario, assume valori e contenuti legati all'arte, alla sperimentazione e al gioco. Oggi Nino Migliori è considerato un architetto della visione. Ogni sua produzione è frutto di un progetto preciso sul potere dell’immagine, tema, questo che ha caratterizzato tutta la sua produzione."  

La mostra, che inaugura sabato 10 maggio alle ore 17,00, percorre alcune delle tappe piu’ significative del suo lavoro. Viene esposta una selezione di fotografie che l'autore ha realizzato contemporaneamente nei primi anni di lavoro: dalla ricerca off-camera nelle sue molteplici declinazioni quali Ossidazioni, Pirogrammi, Idrogrammi, Fotogrammi, Cliché-verres, Cellogrammi eccetera, fino alle recentissime Carte ossidate, a quelle legate al cosiddetto Neorealismo e a quelle di taglio piu' formale. Si prosegue il percorso storico per giungere alle manipolazioni polaroid, Polapressures, dei primi anni Ottanta, fino alle piu’ recenti ricerche sempre impegnate nell'indagine dei linguaggi dell'immagine.

Migliori propone’ inoltre in un importante lavoro inedito realizzato nel corso di tutto il 2002:  Checked – one year under control

 La mostra sara’ accompagnata da tre pubblicazioni ognuna delle quali verra’ dedicata ad un tema specifico (Checked .One year under control; Tesi:off camera; Gente del Sud 1956).

 

 
 Checked – 2002

 da Trasfigurazioni – 1998

 da Trasfigurazioni – 2000
 Top Paki 1977
 da Gente del Sud – 1956
 Idrogramma – 1952

 

Serena indossa la maglietta “Checked – One year under control – Nino Migliori 2002”
i cui proventi saranno interamente devoluti a EMERGENCY

 
 
 
 
 
Nino Migliori

La fotografia di Nino Migliori, dal 1948, svolge uno dei percorsi più diramati e interessanti della cultura d’immagine europea. Gli inizi appaiono divisi tra fotografia neorealista con una particolare idea di racconto in sequenza, e una sperimentazione sui materiali del tutto originale ed inedita.

Le Ossidazioni, i Pirogrammi, nei primissimi anni Cinquanta sono opere che non hanno confronti nel panorama della fotografia mondiale, sono comprensibili solo se letti all’interno del versante più avanzato dell’informale europeo, da Wols a Tàpies a Burri, con esiti spesso in anticipo sui più conosciuti episodi pittorici. Dalla fine degli anni Sessanta il suo lavoro assume valenze concettuali ed é questa la direzione che negli anni successivi tende a prevalere.

Nino Migliori è l'autore che meglio rappresenta la straordinaria avventura della fotografia che, da strumento documentario, assume valori e contenuti legati all'arte, alla sperimentazione e al gioco.

Oggi si considera Migliori come un vero architetto della visione. Ogni sua produzione è frutto di un progetto preciso sul potere della visione, tema, questo che ha caratterizzato tutta la sua produzione.

Sue opere sono conservate in importanti collezioni private e pubbliche tra le quali CSAC - Parma; Galleria d'Arte Moderna - Torino; Galleria d'Arte Moderna - Bologna; Museo d'Arte Contemporanea Pecci - Prato; Galleria d'Arte Moderna - Roma; Bibliothèque National - Parigi; Musée Reattu - Arles; Museo di Praga; Museum of Modern Art - New York; Museum of Fine Arts - Houston; Museum of Fine Arts  - Boston; Polaroid International Museum - U.S.A. ed altre.

 

MONOGRAFIE E CATALOGHI DI MOSTRE PERSONALI

1977     Antonio Migliori, CSAC, Quaderni n.36, Università di Parma, catalogo della mostra. Testo di A.C.Quintavalle.

1978     Segnificazione, Grafis Edizioni, Bologna. Testo di A.C. Quintavalle.

1979     Fotografia gestuale di Nino Migliori, Quaderni del Verri, n.2, Bologna. Testo di C. Gentili.

1982     Nino Migliori, Gruppo Editoriale Fabbri, Milano. Testi di M.Capobussi, G.Celli, A. Colombo.

1997     Nino Migliori in "Fotomagazine", n.5, Milano. Testi di E.Prando, M.N.Truant.

1999     Instant, Galleria d'Arte Contemporanea -Pavullo, catalogo della mostra. Testo di P. Barbaro.

            Gente-Anni Cinquanta, L'Artiere Edizionitalia, Bologna. Testo di A. Colombo.

2000     Nino Migliori, Fondazione Guglielmo Marconi, Bologna. Testo di C. Cerritelli.

Nino Migliori. Trasfigurazioni, Edizioni Caleidoscopio, Lucca, catalogo della mostra. Testo di Gyonata Bonvicini.

Trasfigurazioni, Circolo Culturale Mario Cosci, Stiava. Testo di P.E. Antognoli

2001     Neorealismo – Scenes of life in post-war Italy, Keith de Lellis Gallery, New York, catalogo della mostra. Testo di A.C.Quintavalle.

2002     Nino Migliori. Le Avanguardie e il Realismo, Fiaf, Torino, catalogo della mostra. Testi di A.C. Quintavalle e C. Pastrone.

Nino Migliori. Ombre di Luce-50 anni di ricerca sul potere della visione, Fondazione Italiana per la Fotografia, Torino, catalogo della mostra. Testi di D. Curti e M. N. Truant.

Nino Migliori. Materie e memorie nelle scritture fotografiche,Edizioni GAM, Torino, catalogo della mostra. Testo di L. Miodini.

2003     Checked- One year under control, Ken Damy Edizioni del Museo. Testo di M. Vescovo

Pop up. Tesi off camera, Ken Damy Edizioni del Museo. Testi di P. Binante, P. Giarretta, F.E. Marelli.

 

CATALOGHI DI MOSTRE COLLETTIVE E PUBBLICAZIONI SELEZIONATI

1955     Fotografia italiana, Fantoni, Venezia.

1975     Grafica grafica I : I , Calcografia Nazionale, Roma.

1978     Metafisica del quotidiano, Galleria d'Arte Moderna, Bologna.

1979     Venezia '79. La Fotografia, Electa, Milano.

1980     Fotografia e immagine dell'architettura, Grafis, Bologna.

1981     Linee della ricerca artistica in Italia 1960/80, De Luca, Roma.

1983     L'Informale in Italia, Galleria d'Arte Moderna. Bologna.

1985     Il dopoguerra dei fotografi, Grafis, Bologna.

            The European Iceberg, Mazzotta, Milano.

1989     L'insistenza dello sguardo, Alinari, Firenze.

1990     Das Photogramme in der Kunst des 20 Jahrhunderts, DuMont, Colonia.

            Effemeride, Alinari, Firenze.

1993     Muri di carta, Electa, Milano.

1994     The Italian Metamorphosis, 1943-1968,Solomon Guggenheim Museum, New York.

1995     L' io e il suo doppio. Un secolo di ritratto fotografico in Italia 1895-1995, Alinari, Firenze.

            Europa de postguerra 1945-1965. Art despres del diluvi, Fundacio "La         Caixa", Barcellona.

1997     Fotografia italiana per una collezione, Neos edizioni, Torino.

            Un paese unico. Italia, fotografie 1900-2000, Alinari, Firenze.

1998     Nove maestri, Monografie Fiaf, 16 , Torino.

1999     El neorrealismo en la fotografia italiana, Ed. Photoespana, Madrid.

            Il rosso e il nero, Electa, Milano.

2000     Amen fotografia, Istituto Superiore per la Storia della Fotografia, Skirà, Milano.

Fotoalchimie, Museo Pecci, Prato

2001     Esercizi di stile, Palazzina delle Arti  La Spezia– Le Mostre n. 6, SilavanaEditoriale.

Sperimentalismo fotografico in Italia, 1970-2000, Craf n°7,Lestans.

Gli anni del Neorealismo .Tendenze della fotografia italiana, Edizioni Fiaf, Torino.

2002     En plein air dopo Duchamp, Re Enzo editrice, Bologna.

            Collezione Permanente – Nuove Acquisizioni, Museo Pecci Prato – Gli Ori, Prato.

2003     Mamme d’ Italia, Mazzotta fotografia, Milano.

Gli Anni della Dolce Vita. Tendenze della fotografia italiana. Edizioni Fiaf, Torino.

2004     Il museo, le collezioni, Museo Fotografia Contemporanea Villa Ghirlanda, Tranchida, Milano.

Storia d’Italia. L’immagine fotografica 1945-2000. Annali 20. Giulio Einaudi Editore, Torino.

 

MOSTRE PERSONALI SELEZIONATE

1955    Antonio Migliori, Salone del Podestà, Bologna, 1-22 giugno.

1975            Trois photographes italiens – Nino Migliori, Fnac Etoile, Paris,

1 settembre – 11 ottobre.

1977     Nino Migliori, Palazzo della Pilotta, CSAC, Università di Parma,

            1-27 marzo.

1982     Photographemi, Studio Marconi, Milano, novembre.

1985     Carte ossidate, Palazzo Massari, Ferrara, 16 marzo-18 aprile.

1999     Instant, Palazzo Ducale, Galleria d'Arte Contemporanea, Pavullo,

            26 settembre-24 ottobre.

            Il neorealismo di Nino Migliori, Palazzo delle Nazioni, Fiera di Padova,

            30 ottobre -1 novembre

2000     Nino Migliori, Premio Internazionale Guglielmo Marconi, Galleria Paolo Nanni,   
            Bologna, 15 aprile-10 magg
io.

            Trasfigurazioni, Villa Gori-Stiava, Lucca, 8 luglio-6 agosto.

2001     Neorealismo – Scenes of life in post-war Italy, Keith de Lellis Gallery, New York,

12 gennaio – 3 marzo.

Neorealismo,ArtScan Gallery, Houston, 15 marzo - 23 aprile.

2002          Nino Migliori. Le Avanguardiene il Realismo, Galleria Fiaf, Torino,

            7 febbraio-15 marzo.

Nino Migliori. Ombre di Luce-50 anni di ricerca sul potere della visione, Fondazione Italiana per la Fotografia, Torino, 7 febbraio-24 marzo.

Nino Migliori. Materie e memorie nelle scritture fotografiche, Galleria d' Arte Modena e Contemporanea, Torino, 9 febbraio-14 aprile.

2003     Nino Migliori. Pop up, Museo Ken Damy di Fotografia Contemporanea, Brescia,
            10 magg
io -7 settembre

  

MOSTRE COLLETTIVE SELEZIONATE

1954     VI e Salon International d'Art Photographique, Bordeaux, febbraio.

1955     5e Esposition Internationale de Photographie, Palais du Conservatoire,

            Lyon, 18 giugno- 10 luglio.

1956     The Danish Salon of Photography, Marienlyst-Helsingor, 2-9 maggio.

            Photokina – Internationale Photo und Kino Ausstellung, Koln,

            29 settembre – 7 ottobre.

1974     I Migliori, Galleria Il Diaframma, Milano, 2-13 aprile.

1975     Alle origini dell'arte, Galleria d'Arte Moderna, Bologna, giugno.

            Grafica grafica I : I, Calcografia Nazionale, Roma, dicembre.

1978     Metafisica del quotidiano, Galleria d'Arte Moderna, Bologna, giugno.

1979     Venezia '79. La fotografia, Magazzini del Sale, La Biennale di Venezia ,

            17 giugno-16 settembre.

1980     Fotografia e immagine dell'architettura, Galleria d'Arte Moderna, Bologna, gennaio-febbraio.

1981     Linee della ricerca artistica in Italia 1960-1980, Palazzo delle Esposizioni, Roma, febbraio-aprile.

1983     Fotogramme, Fotokunst Museum im Munchner Staad Museum, 22 aprile-3 luglio.

            L'Informale in Italia, Galleria d'Arte Moderna, Bologna, giugno-settembre.

1985     Il dopoguerra dei fotografi, Galleria d'Arte Moderna, Bologna,

            19 gennaio-18 febbraio.

            The European Iceberg, The Art Gallery of Ontario, Toronto, 8 febbraio-7 aprile.

1989     L'insistenza dello sguardo, Palazzo Fortuny, Venezia, 25 marzo-2 luglio.

1990     Photogramme und die Kunst, Kunsthaus, Zurigo, 31 marzo-27 maggio.

            Effemeride, Palazzo Tadea, Spilimbergo, 5 maggio-2 settembre.

1993     Muri di carta, Padiglione Italia, XLV Biennale, Venezia, 13 giugno-10 ottobre.

1994     The Italian Metamorphosis,1943-1968 Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 7 ottobre 1994-22 gennaio 1995;

            Kunst Museum Wolfsburg, maggio-settembre 1995.

1995     L' io e il suo doppio. Un secolo di ritratto fotografico in Italia,1895-1995,

            Padiglione Italia, XLVI Biennale, Venezia, 11 giugno-15 ottobre;

            Castello Sforzesco, Milano, 6 dicembre 1995-3 marzo 1996;

            Forte Belvedere, Firenze, 16 marzo-25 maggio 1996.

1996     Europa de postguerra 1945-1965. Art depres del diluvi, Sala Catalunya, "La Caixa", Barcellona, 12 maggio-30 luglio;

            Kunstlerhaus, Vienna, 10 settembre-10 dicembre.

1997     Fotografia italiana per una collezione, Fondazione italiana per la fotografia,Torino, 6 settembre-18 ottobre.

            Un paese unico-Italia, fotografia 1900-2000, Palazzo Medici-Riccardi,  Firenze,

24 settembre-2 novembre.

1998     I Maestri, Castello di Venaria Reale, Torino,2- 17 maggio.

1999     El neorrealismo en la fotografia italiana, Centro Cultural del Conde Duque,

            Galeria del 98, Madrid, 18 giugno-29 agosto.

            Il Rosso e il Nero, Palazzo della Pilotta, Salone delle Scuderie, Parma,

            28 novembre 1999-13 febbraio 2000.

2000     Sport Illustrated, Jane Corkin Gallery , Toronto, Canada,13 luglio-26 agosto.

            Amen Fotografia, Villa Savorgnan, Lestans, 15 luglio-17 settembre.

2001     Esercizi di stile, Palazzina delle Arti, La Spezia, 26 gennaio – 25 febbraio.

Italian Neorealism, Fotofest, Houston, 15 marzo - 23 aprile.

I fotografi e Morandi, Museo Morandi, Bologna, 1 aprile – 31 agosto.

            Lo sperimentalismo fotografico in Italia, 1970 – 2000, Villa Savorgnan, Lestans,

            14 luglio – 16 settembre.

            Gli anni del Neorealismo. Tendenze della fotografia italiana, Cassero, Prato

            22 luglio – 16 agosto.

2002     Postwar Italian Photography, Museum of Fine Arts, Houston, Texas,

             2 febbraio – 28 aprile.

Collezione Permanente. Nuove Acquisizioni, Centro per l’arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato. 10 luglio – 8 settembre.

2003     Mamme d’Italia, Stazione Centrale,  Milano. 7 – 30 marzo
            Stazione Termini- Spazio espositivo, Roma. 15 aprile – 4 magg
io.

April showers – May flowers, Keith de Lellis Gallery, New York.10 aprile – 13 giugno.

            Flash: swimsuits and sports, Jackson Fine Art Gallery, Atlanta, 11 luglio – 30 agosto.

Gli Anni della Dolce Vita. Tendenze della fotografia italiana, Museo dell’Automobile, Torino 6 dicembre 2003 – 1 febbraio 2004.

2004     Il museo, le collezioni,Museo di Fotografia Contemporanea Villa Ghirlanda,

Cinisello Balsamo 3 aprile – 27 giugno.

Voolare, Palazzina delle Arti, La Spezia, 6 maggio – 4 luglio.

 

 

 

 

Pagina curata da Luca Pagni © Roma, 10 maggio 2003

 

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