Nino Migliori
Il sito web dell'autore è:
http://www.ninomigliori.it/

I grandi fotografi, Gruppo Editoriale Fabbri, Milano 1982
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Nino
Migliori
PAESAGGI INFEDELI
dal 2 ottobre al 9
novembre 2008
Aula
Magna dell’Accademia
di Belle Arti
Via
Belle Arti 54 - Bologna
Inaugurazione: giovedì 2
ottobre ore 18
A cura
di
Marco Vallora
Organizzazione
Fondazione Villa Ghigi


La mostra presenta, in
65 immagini di grande formato, la lettura compiuta da Nino Migliori nei
parchi e nelle riserve naturali bolognesi nel corso dell’ultimo anno.
Un percorso originalissimo e, insieme, profondamente aderente alla
concreta realtà territoriale di ciascuna area protetta, che Migliori ha
costruito, davvero passo dopo passo, utilizzando pellicole polaroid che
la sua sensibilità di artista ha elaborato con la tecnica
polapressures da lui impiegata fin dalla prima metà degli anni
ottanta.
Il tempo accellerato
che ci è dato di vivere è nemico della contemplazione; non c’è tempo per
fermarsi a meditare. Nino Migliori sembra abbia voluto fare per tutti
noi ciò che non ci è permesso. E’ andato girovagando tra i parchi
dell’Appennino e ne ha espresso l’essenza. Si è fermato davanti a
chiesette ”che erbose hanno le soglie”, si è seduto all’ombra delle
querce, ha toccato e accarezzato la corteccia dei faggi e ha prodotto
una serie di immagini talmente emozionanti che non hanno bisogno di
commento dove il 'bello' o il risultato sorprendente, lo stupore
dell'immagine, è talmente evidente, lapalissiano, che semba inutile
doverlo ribadire.
Verrà anche presentato
un raffinato volume, edito da
Damiani, che oltre
alle suggestive immagini contiene un interessante dialogo tra
Marco Vallora, storico e critico d’arte,
e Nino Migliori.
L’evento, accompagnato
da un video realizzato da Franco Savignano, trova
collocazione nell’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti. Il recente
restauro della Chiesa di Sant’ Ignazio e lo stamponamento della porta,
murata nel ‘900, su via Belle Arti permettono all’Accademia di aprirsi
alla città per manifestazioni che coinvolgono l’espressione artistica a
più livelli, conferenze, dibattiti, meeting e, come in questo caso,
mostre di dimensioni contenute, ma di alto profilo.
http://www.photographers.it/articolo.php?id=59
http://www.photographers.it/view_news.php?id=250
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NINO MIGLIORI
http://www.photographers.it/articolo.php?id=59
Presentazione del Libro
"TERRA INCOGNITA"
Giovedì 18
Settembre 2008 alle ore 21.00

presso l'Ex Chiesa di S.Carpoforo
Via Marco Formentini 12 Milano
sede del Dipartimento di Arti Visive
Biennio specialistico, Accademia di Brera
Fotografie di Nino Migliori
Testo di Enrico Castelnuovo
Facoltà di Architettura Università degli Studi di Parma
Edizioni MUP
Facoltà di Architettura dell' Università di Parma
Direttore Prof Ivo Iori
Interverranno:
Nino Migliori
Prof Ivo Iori
Prof Marco Vallora
In collaborazione con :
Prof Francesco Correggia - Accademia di Brera Milano - Galleria
Ca' di Fra' Milano
In
occasione delle giornate di
START08
(19/20/21
Settembre 2008),
la Galleria Ca' di Fra' di Milano
presenterà, in collaborazione con l'Accademia di Brera,
il volumetto dal titolo "Terra
incognita"
opere di
Nino Migliori
presso la ex
Chiesa di S.Carpoforo in Brera,Milano (Via Formentini 12)
sede del Dipartimento di Arti Visive Biennio Specialistico
di cui è docente e coordinatore delle attività culturali il Prof
Francesco Correggia.
Il volumetto fa parte di una collana
edita dalla Facoltà di Architettura dell'Università di Parma,
ed è già stato
presentato,nella primavera scorsa,
in occasione
della mostra di Nino Migliori
alla Fondazione Magnani Rocca a Traversetolo (Parma).
Si tratta di 34
foto in bianco e nero nelle quali re-interpreta, alla luce di una
candela, le formelle dello Zooforo dello scultore medioevale Benedetto
Antelami, scolpite sull’esterno del Battistero di Parma. Le formelle
rappresentano il fantastico nella scultura: animali e umani di varia
natura, sirene e segni dello zodiaco. Con un magistrale gioco di chiari
e scuri, legato ai minimi spostamenti della fiamma che provocavano
continue metamorfosi, le immagini fermate sono state quelle che Migliori
sentiva più vicine al suo immaginario, quelle che gli provocavano
maggiori sensazioni, quelle che gli si sono proposte come altre
possibili letture. Così lo Zooforo di Nino Migliori si ridesta
permettendoci di ammirarlo con lo stesso
stupore (e paura) con il quale lo guardavano gli uomini del Medioevo,
scoprendone inimmaginabili figure pagane e ancestrali che rimandano a
culture ben più lontane delle terre appartenenti alla cultura dell’Antelami:
“Terre Incognite”.
La caratteristica della collana è presentare degli inediti.
Direttore
della collana è il Prof.Ivo Iori
che è anche Preside della Facoltà di Architettura dell'Università di
Parma.
"Terra incognita" è firmato a due mani: Enrico Castelnuovo e Nino
Migliori.
Il Testo di Enrico Castelnuovo, professore emerito della Normale
di Pisa
dove insegna storia dell'arte medievale,
accompagna le immagini delle opere di Nino Migliori
che ha riletto, alla luce di una candela,
le formelle medioevali dello scultore Anelami,
esposte sull'esterno del Battistero di Parma.
Come alla Fondazione Magnani Rocca, il libro è presentato dal Prof.
Marco Vallora.
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“Terra incognita”
fotografie di Nino Migliori
dal 26 febbraio
al 9 marzo 2008
Fondazione Magnani Rocca
via Fondazione Magnani Rocca 4
Mamiano di Traversetolo - Parma
Inaugurazione
Martedì
26 febbraio 2008 alle ore 16.30
Presentazione
Marco Vallora
Orario
continuato 10 – 18. Lunedì chiuso
Tel. 0521 848327 - Fax 0521 848337 -
e-mail
info@magnanirocca.it
Martedì 26 febbraio
in Mamiano di Traversetolo si inaugura, presso la Fondazione Magnani
Rocca, una esposizione di Nino Migliori dal titolo “Terra incognita”
presentata da Marco Vallora.
Attraverso
trentaquattro splendide fotografie in bianco e nero, il maestro
bolognese ha interpretato lo Zooforo del Battistero di Parma, fornendo
una originalissima chiave di lettura di questo insigne monumento
romanico che reca scolpito uno straordinario bestiario medioevale la
cui interpretazione, a tutt’oggi, non è del tutto scontata.
Le fotografie di Nino Migliori sono state proiettate una prima volta
il 21 novembre scorso durante la prolusione all’a.a. 2007/2008 della
Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Parma,
prolusione tenuta dal Prof. Enrico Castelnuovo proprio sullo stesso
tema.
L’iniziativa, voluta
dalla Fondazione Cariparma, è la prima occasione per il pubblico di
vedere a stampa le fotografie di questo importante lavoro del tutto
inedito di Nino Migliori.
Le fotografie sono state stampate da Antonio Manta su Carta Magnani ed
incorniciate da F.lli Piccinini Cornici.
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con
Studi e
Progetti in Fotografia - Torino
La Fábrica
- Madrid
Admira - Milano
vi
invitano all'inaugurazione
a cura di
Enrica Viganò
venerdì 31 agosto 2007 ore 18.00
Fotomuseum Winterthur
Grüzenstrasse
44 + 45
CH-8400 Winterthur (Zurich)
Telefon: +41 (0)52.234.10.60
Per la prima volta sono state raccolte in una mostra
le suggestive fotografie del periodo Neorealista.
I 75 autori e le 224 fotografie ripercorrono la storia dell’Italia,
e ci riportano indietro a un fenomeno conosciuto in tutto il mondo
grazie al ben più noto cinema Neorealista.
Le immagini proposte ne mantengono l’immaginario e le istanze,
ma nel contempo danno una nuova interpretazione del fenomeno,
secondo la tesi che ne vede le radici già nel realismo di epoca
fascista.
La mostra è accompagnata da un’ampia sezione di materiali
extra-fotografici
che meglio ci collocano le immagini in un clima culturale comune
a tutte le esperienze artistiche del periodo.
Curata da Enrica
Viganò,
la mostra - che presenta scatti, tra gli altri,
di Mario Cattaneo, Nino Migliori,
Enrico Pasquali,
Tranquillo Casiraghi, Federico Patellani -
affianca alle sezioni fotografiche
una immancabile rassegna cinematografica,
con tutti i capolavori dei maestri neorealisti,
da Sciuscià a Ladri di biciclette, Ossessione,
Riso amaro, Bellissima.
Nino Migliori
‹Gente dell’Emilia›, Emilia-Romagna 1959
(‹Menschen der Emilia›)
Silbergelatine-Abzug, 51 x 61 cm
© Nino Migliori
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Federico Patellani
Minatori di Carbonia, Sardinien 1950
(Bergarbeiter aus Carbonia)
Silbergelatine-Abzug, 51 x 41,5 cm
© Archivio Patellani
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Mario Cattaneo
‹Vicoli a Napoli›, Neapel 1951-1958
(‹Gassen in Neapel›)
Silbergelatine-Abzug, 40,1 x 31,5 cm
© Eredi Mario Cattaneo
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NeoRealismo. Die
neue Fotografie in Italien 1932-1960
Mit Texten von Enrica
Viganò, Giuseppe Pinna, Gian Piero Brunetta und Bruno Falcetto,
sowie einem umfangreichen Kurzlexikon zusammengestellt von Enrico
Manfredini und einer Zeittafel von Fabio Amodeo.
Hardcover, gebunden
340 Seiten, ca. 250 S/W Abbildungen
Format 24,5 x 30 cm
Deutsch
Herausgegeben von Enrica Viganò, erscheint im Fotomuseum Winterthur
und Christoph Merian Verlag, Basel
Preis: CHF
69.00 zuzüglich Versandkosten
(Lieferung ins Ausland nur über VISA oder EuroCard/Mastercard oder
gegen Vorauszahlung
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http://www.admiraphotography.it/mostre-migliori.html
NINO
MIGLIORI
"Protagonisti del
Neorealismo"
Accanto al lavoro di sperimentazione che l’ha reso famoso a livello
mondiale, Nino Migliori ha realizzato una notevole indagine di tipo
neorealistico nei luoghi e tra le genti dell’Italia del dopoguerra.
Prima nelle regioni del Sud d’Italia, poi nelle sue stesse terre,
quelle emiliane, Migliori svolge la sua ricerca vivendo a stretto
contatto con le persone e ci restituisce una testimonianza partecipe
di vita vissuta, con grante intensità e varietà di registri tanto
emotivi quanto etici ed estetici. Questa mostra raccoglie una
selezione di quelle immagini, un repertorio di volti, situazioni e
consuetudini di un passato recente che è già storia.
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©
Nino Migliori
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“CROSSROADS: VIA EMILIA – PASSAGGI & TOPOGRAFIE”
OTTANTASEI FOTOGRAFIE
DI NINO MIGLIORI IN
MOSTRA A BOLOGNA
Villa
delle Rose
Via Saragozza n.
228-230 - Tel 051436818
dal 30 novembre 2006 al
07 gennaio 2007
Orari: tutti i giorni
dalle 14,00 alle 19,00 - Chiuso il lunedì
Inaugurazione: 30
novembre 2006 ore 18,00

Un luogo che in realtà è un non luogo, una strada che per sua
natura è aperta, un territorio importante che si affaccia su di essa
ricevendone in cambio nome e identità. Parliamo della via Emilia, strada
antica e monumentale tra Rimini e Piacenza (lunga
252 km risalente al 187
A.C), tuttora corpo vivo e pulsante sul quale corre la vita economica e
sociale di un’intera regione.

Per ricordarla e in qualche modo celebrarla, ma soprattutto
per rivederla nella sua essenzialità,
la Regione Emilia–Romagna ha incaricato Nino Migliori fotografo internazionale
di svolgere una sua indagine interpretativa. Il risultato sono 86 doppi
scatti ottenuti risalendo da Rimini a Piacenza scegliendo come soggetto
e punto di osservazione 43 incroci, scelti alcuni per l’importanza delle
strade intersecanti ed altri per il rilievo del traffico locale.

Fotografie che Migliori ha realizzato riflettendo “su una
strada che è un luogo in continua trasformazione e come tale – dice
l’artista bolognese- imprevedibile, cioè irrazionale, che sfugge per sua
natura a qualsiasi capacità meramente interpretativa”. Ma anche “un
luogo di relazioni, cioè di incroci, di contaminazioni e
attraversamenti, un luogo vivo che, per sua natura, porta a far
incontrare le persone”.

Ecco, dunque, il significato di 86 scatti ottenuti con due
macchine fotografiche contrapposte: una orientata in avanti, sede della
ragione e dell’interpretazione, attraverso la quale il fotografo
esercita il suo ruolo di selezionatore dell’immagine ritratta. E una
orientata di spalle, quindi irrazionale, non governata dall’autore, dove
il fotografo non può fare altro che subire gli effetti di questo
autonomo pulsare di vita propria di una strada come la via Emilia.

Ottantasei scatti (davanti e di dietro, razionale e
irrazionale) chiave del lavoro reinterpretativo di Migliori che saranno
oggetto di una mostra dal titolo “CROSSROADS –via Emilia, Passaggi &
Topografie”che
la Regione Emilia
– Romagna, in collaborazione con la Galleria d’Arte Moderna di Bologna, organizzerà a Villa delle Rose a Bologna a
partire dal prossimo 30 novembre.

Il catalogo, edito da Damiani, ospita interventi di Beatrice
Buscaroli (Direttore Artistico Collezioni d’Arte e di Storia della
Carisbo, Gianfranco Maraniello (Direttore Galleria d’Arte Moderna di
Bologna), Lucia Miodini (curatrice della mostra e docente
dell’Università di Parma), Stefano Pezzoli (Istituto dei Beni Culturali
dell’Emilia–Romagna), Michele Smargiassi (giornalista de
La Repubblica).

Catalogo Damiani Editore -
Bologna
UFFICIO STAMPA:
Agenzia stampa e
informazione Regione Emilia-Romagna 051/6395440
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FONDAZIONE
ITALIANA PER LA FOTOGRAFIA
NINO MIGLIORI OMBRE DI LUCE
50 anni di ricerca sul potere della visione
7 febbraio
- 24 marzo 2006
Inaugurazione 6 febbraio dalle ore 19.30 alle 22.00
E
Galleriafiaf
NINO MIGLIORI. DALLE AVANGUARDIE AL NEOREALISMO
GLI ANNI '50 NEI CONCORSI FOTOGRAFICI
7 febbraio - 15 marzo 2006
Inaugurazione 6 febbraio dalle ore 18.30 alle 21.00
Le due mostre saranno accompagnate da altrettante pubblicazioni con
testi
critici di Denis Curti, Arturo Carlo Quintavalle e Claudio Pastrone.
A Nino Migliori - scrive Denis Curti nell'introduzione al catalogo
della
mostra pubblicato dalla Fondazione - dobbiamo riconoscere il merito
e l'originale
intuizione di aver visto nel medium fotografico non uno strumento di
scrittura
o di oggettivazione del reale, ma una grande opportunità
d'intervento e d'invenzione
nel ridare vita agli oggetti e al mondo.
A lui va riconosciuta la
grandezza
di una progettualità che ha saputo mantenersi coerente negli anni.
Un'operazione, la sua, che somiglia ad un'espressione di potenza,
che si
misura attraverso un processo di recupero di forme e luci,
in un
momento
di intensa forza e fascino, suggestione e attrazione.
Sperimentatore, sensibile esploratore e alternativo lettore, le sue
produzioni
visive sono sempre state caratterizzate da una grande capacità
visionaria
che ha saputo infondere in un'opera originale e inedita, dove
suggestioni
oniriche e fantasie surreali si mescolano culminando in un esplosivo
contributo
scenico-narrativo.
Gli inizi fotografici di Migliori appaiono divisi tra fotografia
neorealista,
con una particolare idea di racconto in sequenza, e sperimentazione:
le Ossidazioni
e i Pirogrammi dei primi anni '50 si distaccano fortemente dal
panorama della
fotografia mondiale e sono comprensibili solo se letti all'interno
dell'Informale
da Wols a Tàpies a Burri.
Dalla fine degli anni '60 il suo lavoro assume valenze concettuali
ed è questa
la direzione prevalente negli anni successivi.
Migliori si trova ad essere con Veronesi, Grignani, Munari e
pochissimi altri,
uno dei pochi che in Italia prosegue la ricerca delle avanguardie (ManRay,
Moholy-Nagy, Schad e Schwitters) sul fronte della riflessione sui
linguaggi
dell'immagine, con la fotografia come nodo centrale dell'immaginario
e della
ricerca formale contemporanea.
Sue opere sono entrate nelle collezioni museali internazionali:
Galleria
d'Arte Moderna, Bologna; Museo di Praga; Bibliothèque National,
Parigi; Galleria
d'Arte Moderna, Roma; Musée Ratteau, Arles; Museum of Modern Art,
New York;
Museum of Fine Arts, Houston; Polaroid International Museum e Museum
of Fine
Art, Boston.
In concomitanza con la mostra in Fondazione, la GAM e la Galleria
FIAF renderanno
un omaggio espositivo a Nino Migliori.
Ufficio Stampa
Fondazione Italiana per la Fotografia
Daniela Trunfio - Emanuela Bernascone
Tel +39.011.544132 - 546594 cell. 339.6116688
E mail fond.foto.stampa@libero.it
Il comunicato stampa integrale e una serie di immagini delle mostre
di Migliori
sono scaricabili dal sito www.fif.arte2000.net
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NINO MIGLIORI
LA RICERCA INFINITA
A cura di Roberto Mutti e
Tancredi Mangano.
Galleria Bel Vedere, via Santa Maria Valle 5.
Inaugurazione giovedì 5 maggio 2005, ore 18,30.
Aperta da martedì a domenica 13-20 fino al 10 giugno 2005.
Catalogo Bel Vedere con testi di Roberto Mutti e Giulio Giorello in
galleria.
http://www.belvedereonlus.it/
Esponente di spicco della fotografia di ricerca Nino Migliori lo è
sempre stato anche quando le sue bellissime immagini apparivano
inquadrate nei canoni del Neorealismo. Nelle sue mani le pellicole, le
carte, le macchine fotografiche diventano strumenti quasi magici da
cui si generano immagini sorprendenti che colpiscono la fantasia di
chi osserva per quella carica straordinaria che la creatività è sempre
capace di generare. Con questa mostra, la Galleria Bel Vedere -
seguendo una sua precisa linea culturale volta a sottolineare
l'importanza di autori poco conosciuti dal pubblico milanese - intende
innanzitutto rendere omaggio a uno dei maestri della fotografia
italiana che Milano ha inspiegabilmente trascurato (l'ultima personale
risale al 1982 allo Studio Marconi). Ma "La ricerca infinita" è anche
una riflessione critica attenta ai linguaggi usati dall'artista
bolognese che qui presenta, accanto a immagini storiche, una serie di
opere finora mai esposte e una installazione appositamente realizzata
per questa occasione. Quest'ultima, intitolata "Natura/snatura",
prevede un percorso al buio scandito da grossi ceri (al cui interno
sono inserite fotografie) che conducono a un'icona dove la cera e la
fotografia identificano un'immagine caratterizzata da una misteriosa
definizione. Accanto a questa saranno esposte alcune classiche
fotografie in bianconero dai toni leggeri presentate in una inedita
stampa ai pigmenti di carbone, le "Ossidazioni", immagini astratte
ottenute off camera con l'esclusivo utilizzo di prodotti chimici e
l'ironica serie "Sesso Kitsch" che riprende da vicino particolari di
corpi vestiti di abiti attillati. Nel suo insieme questa mostra vuole
essere uno stimolo a uscire dai confini troppo angusti in cui talvolta
ci
sentiamo costretti, una spinta a seguire Nino Migliori lungo il suo
percorso
creativo fatto di svolte, di sorprese, di improvvise intuizioni che
fanno
parte di un unico e coerente progetto dominato dal piacere per la
ricerca.
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S E G N I
FOTOGRAFIE DI NINO MIGLIORI
27 APRILE – 24 GIUGNO, 2005
La Keith de Lellis Gallery ha il piacere di
proporre una mostra di fotografie di Nino Migliori in occasione della
presentazione del recente volume
Segni ( Damiani 2004 ) dedicato a una parte del suo
lavoro. La mostra sarà incentrata su immagini realizzate nei primi anni
della sua carriera fotografica che dura da più di cinquant’anni.
Agli inizi degli anni Cinquanta Nino Migliori (
nato nel 1926 ) pensò di catturare sulla pellicola la vita degli
italiani. Con sguardo creativo, ha documentato con affetto e bravura la
gente ed i luoghi di un’era. Nelle sue opere fotografiche, i poveri
contadini del Sud sono stati ritratti con lo stesso tocco amorevole con
il quale ha rappresentato i più benestanti agricoltori del Nord.
Migliori, illustre autore della scuola della
fotografia neorealista, ha prodotto un ricco e significativo corpus nei
decenni che hanno seguito la Seconda guerra mondiale. La comunità
fotografica di quegli anni era guidata da uno spirito innovativo nel
ritrarre la condizione umana in maniera reale e pura. Da pochi anni
l’Italia, come nazione, aveva rotto le catene dell’oppressione del
regime fascista ed era desiderosa di autodefinirsi mostrando una realtà
che precedentemente era stata messa sotto silenzio e il viaggio al Sud
rappresentava un rituale di passaggio per i fotografi della generazione
postbellica.
Allo stesso tempo Migliori stava anche documentando
uno stile di vita che ben presto sarebbe scomparso, nel momento in cui
l’Italia si andava modernizzando e le sue vecchie tradizioni davano
spazio alle nuove. Il fascino degli ambienti del vecchio mondo che
permea le sue immagini ed i fantastici personaggi, catturati mentre
percorrono le strade, sono uno studio affascinante di una cultura che è
sul punto di cambiare.
Alcune delle sue immagini più intriganti sono state
scattate in sequenza e si presentano come un racconto riccamente
articolato. Un insieme di quattro immagini intitolato Le mani parlano
1956 cattura un terzetto di vecchie signore impegnate in una discussione
– è uno studio notevole di semplici e spontanee espressioni facciali e
di un naturale gesticolare di mani.. Un’altra serie avvincente è quella
de I ragazzi della via 1955 che ritrae un gruppo di sei ragazzini
mentre giocano con le cerbottane e che sfrecciano vivacemente
all’interno delle inquadrature.
I neorealisti italiani si possono avvicinare ai
fotografi americani del realismo sociale. I fotografi della Farm
Security Administration, il libro di Paul Strand Un Paese ( con
un testo di Cesare Zavattini, Einaudi 1955) e le immagini dei
fotogiornalisti di Life sono esempi che possono avere influenzato
la produzione fotografica italiana degli anni Cinquanta. E sebbene
questa generazione di fotografi italiani fosse a conoscenza delle linee
di ricerca fotografica al di fuori del loro paese, la fotografia
italiana non è mai stata presa troppo in considerazione al di fuori dei
suoi confini.
Migliori ha narrato numerosi magnifici momenti
della vita quotidiana dei suoi personaggi per circa dieci anni.
Simultaneamente e incessantemente Migliori è stato ed è impegnato anche
sul fronte della ricerca, della sperimentazione utilizzando sempre il
mezzo fotografico come forma espressiva e mezzo di trascrizione.
Astrazioni di luce, fotogrammi, ossidazioni, ritratti in sequenza,
interventi su polaroid sono solo una piccola parte della ricerca che ha
sempre posto nuove sfide a questo artista multiforme.
Nato nel 1926 a Bologna, Migliori continua a
fotografare, insegnare e a realizzare un calendario fitto di mostre e di
pubblicazioni delle sue opere.
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In occasione della pubblicazione di “SEGNI” di NINO MIGLIORI
Damiani Editore è lieto di invitare la S. V. alla presentazione del volume
Giovedì 2 dicembre 2004
alle ore 19.00
Galleria Metropolis, Viale Pietro Pietramellara 3/a, Bologna
Sarà presente l’autore
Titolo: SEGNI
Autore: Nino Migliori
Prefazione: Philippe Daverio
Pagine: 304
Formato: 24 x 31,5 cm.
Rilegatura: Cartonato con sovracoperta
Lingua: Italiano / Inglese
Uscita: Novembre 2004
Collana: Skyline ISBN: 88-901304-6-6
Dopo la pubblicazione del catalogo della mostra personale “Muri”,
Damiani Editore continua ad omaggiare l’opera di Nino Migliori,
uno dei maestri che ha cambiato profondamente la storia della fotografia Italiana
del secondo dopoguerra, con la pubblicazione di una prestigiosa monografia
intitolata “Segni”.
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NINO MIGLIORI “SEGNI”
Introduzione
di Philippe Daverio
Cinquant’anni di fotografia riassunti in un unico libro possono
suscitare tante letture. E’ gesto coraggioso per chi lo compie, lo è
altrettanto per chi accetta di sottoporsi all’esperimento e alla
verifica carica di maliziosa o benevole curiosità che il lettore
tenterà di darne.
Grande equivoco, quello della fotografia! Tuttora rimane difficile
porre in uno stesso sacco tutto ciò che la meccanica della macchina
riesce a stabilizzare nell’istante dello scatto, quando il dito decide
di fermare il mondo. Tentativo azzardato quanto sarebbe quello di
raccogliere nello stesso schedario tutto ciò che esce dal rullo della
macchina per scrivere, quello meccanico una volta, quello elettronico
oggi, nel momento nel quale il dito pesta il tasto. La fotografia,
quando l’abilità artigiana decide di stamparla sulla carta in bianco e
nero o quando la tecnologia industriale la produce nei più vari colori
sui più svariati supporti, non è dissimile dal foglio di carta
scritto, può essere lista della spesa o poesia sublime, documento
statico o interpretazione filosofica del cosmo.
Grande equivoco, quello del fotografo! Se è professionista, fa ciò che
fanno tutti i professionisti, professa la propria professione. Non è
dissimile da ciò che era il pittore fino alla metà del diciannovesimo
secolo, crea come allora panelli pubblicitari, ritrae le persone
secondo le loro esigenze e desideri, oppure obbedendo ai sacri vincoli
del mercato, compone nature morte, annota gli eventi che la storia
reputa fondamentali, oggi la partita di calcio, ieri l’ingresso a
corte, sempre la guerra.
Se professionista in questo senso stretto non lo è, va ad annidarsi in
una categoria che nessun linguaggio precedente aveva mai previsto, se
non quello della musica nel salotto borghese ottocentesco. Viene
definito fotoamatore, il che per un verso lo pone nel gotha assoluto
degli “amatori”, area complessa che prevede sia Ovidio che il sapiente
curatore delle collezioni della regina d’Inghilterra, dall’altro lo
classa, declassandolo o surclassandolo, nell’olimpo dei dilettanti,
una sorta di cerchio misterioso che comprende i sommi poeti del
quattrocento umanista, quelli del diletto appunto, assieme ai
pasticcioni che non riescono mai a portare la sonata al termine
previsto.
La fotografia ha diritto, primo linguaggio, o forse disciplina, che
ricalchi le orme della letteratura primordiale, quella dei
cantastorie, ebbene la fotografia ha pieno diritto a considerare il
passaggio dall’istinto del guardare, tramite la meccanica dell’ottica,
alla creazione dell’immagine come momento catartico che altro non
chiede se non il genio istintivo.
Conta solo ed esclusivamente la densità della comunicazione. Conta la
qualità del singolo manufatto. E nessuno può sindacare, come potrebbe
farlo giudicando un edificio o un dipinto, sul talento tecnico,
sull’abilità artigianale, sull’apprendimento scolastico.
Perché la fotografia ha diritto all’ambiguità.
Nino Migliori testimonia con un lavoro di mezzo secolo
l’inspiegabilità del suo proprio talento.
E’ nato fotoamatore, venuto alla luce della ribalta dei concorsi che
allora si facevano con regolarità e adunavano gli occhi fini
dell’indagine mescolandoli agli appassionati delle macchine mitiche,
quelle Zeiss raffinate nei loro astucci di cuoio stampato, quelle
Rolleiflex o Asselblad da sollevare sopra la testa o sopra la folla
grazie allo schermo specchiato, dallo scatto conseguente sonoramente
fisico, quelle famose Nikon così solide da affrontare intemperie e
combattimenti. Stava nascendo il mito che avrebbe portato Michelangelo
Antonioni a realizzare i suoi due films fondamentali, lui il testimone
dei miti sofisticati, quello al quale dobbiamo il cliché
dell’immaginario collettivo che vede il fotografo come creativo
agitato, concentrato stile samurai, che scatta ad alta velocità, in
piedi, a gambe divaricate. Nino Migliori non ha mai portato i blue
jeans d’assalto, credo non abbia mai lavorato in quella posizione
epica e militare. Discende da un mondo molto più silenzioso, è collega
di quello straordinario Giacomelli che passò la vita nel suo negozio a
Senigallia dove di giorno stampava biglietti da visita, mentre, di
notte forse, nel retrobottega stampava la sua visione dell’Italia che
viveva.
Quelli di Migliori come quelli di Giacomelli sono capolavori silenti
d’una narrazione visiva che è, prima di tutto, il racconto della loro
propria curiosità. Una curiosità che si combina con una sorta di
affetto garbato per l’umanità e che prende forma nell’istante dello
scatto grazie ad una inclinazione naturale verso gli equilibri
estetici perfetti che hanno da sempre in testa gli uomini d’Italia,
quelli che poco gliene importa della sezione aurea ma che per istinto
non sbagliano una proporzione, un taglio, come i loro nonni non
sbagliavano mai i volumi dei loro casali in campagna.
E Migliori ha una cosa in più, che è consentita solo a chi vive la
libertà del diletto, lo stimolo di chi si può permettere la ricerca di
frontiera, l’impegno disimpegnato. E’ la sua voglia di sperimentare
l’impossibile con il mezzo complesso che non è solo lo scatto
fotografico, ma la fotografia tutta, nel suo senso puramente
etimologico, quello del disegnare con la luce e dell’impressionare
così le pellicole e le carte. Sicché, dopo avere negli anni cinquanta
descritto con attenzione neorealista un paese in evoluzione che ancora
credeva nelle lusinghe della modernità, passa, come tra l’altro la
parte più sensibile della sua generazione, all’astrazione, ad una
astrazione sua che vede un immaginario formale o che tenta il rischio
d’una indagine negli organismi della natura, presa dal vivo e dal
morto, anzi dal vivo al morto, e dove non comanda più l’ottica ma solo
la magia alchemica della stampa. Per tornare poi alla narrazione della
sua contemporaneità, quella che da vent’anni a questa parte è
puramente virtuale, quella della televisione che continua egli a
fotografare per applicare la cultura dell’istante, quella fotografica
del tempo fermato per sempre, al mondo fugace e effimero dell’etere.
Fotografare è documentare. Fotografare è amare.
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DISEGNARE IL MARMO
dal 23 ottobre al 19 dicembre 2004
http://www.interscultura.it/ita/disegnareilmarmo.asp

Nino Migliori ©
Foto di Luca Pagni, Carrara 12/11/2004

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© Luca Pagni, Carrara 12/11/2004

Da sinistra a destra
l'Assessore Andrea Zanetti, Nino Migliori, Marco Devoti
e la curatrice della mostra Marisa Vescovo presso il laboratorio Devoti
3D.

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VIDEO
© Luca Pagni, Carrara 12/11/2004
La sfida è lanciata: a Carrara il marmo diventa multimediale grazie ad
un evento che supera le tradizionali arti plastiche per abbracciare
tutte le diverse lavorazioni tridimensionali. Dopo aver vinto la
scommessa dell’inserimento nella scultura contemporanea, questo
straordinario materiale si proietta verso modi di produzione altamente
innovativi. E’ questo l’ambizioso obiettivo della manifestazione
“Disegnare il marmo”, in programma dal 23 ottobre al 19 dicembre,
organizzata dal Comune e dall’Accademia di belle arti, dove l’idea è
nata e il progetto ha preso spunto dall’attività della scuola di pittura
di Omar Galliani.
L’iniziativa è curata da
Marisa Vescovo in collaborazione con la Regione Toscana nell’ambito del
progetto “Fare Arte 2004”.
Sono 40 i grandi artisti
multimediali – scultori, ma anche e soprattutto architetti, designer,
fotografi, pittori – chiamati a fare di questo materiale ‘freddo’ un
artefice della modernità. E con loro, nei famosi laboratori artistici
locali, hanno ‘fatto irruzione’, in questi mesi, tecniche
all’avanguardia che coniugano il marmo con il piombo e il vetro, che
introducono l’uso spregiudicato del colore, che permettono la stampa di
immagini direttamente sulla pietra con un risultato garantito oltre
cento anni, accelerando così, al massimo, lo sviluppo del patrimonio di
ricerca già vivo nel territorio. E ancora: l’inserimento di mosaici, la
combinazione con le luci, gli intagli particolari garantiscono effetti
speciali fino ad ieri del tutto impensabili. Tutto questo grazie
all’abilità dei 13 laboratori del “Consorzio marmo artistico Carrara”
che contribuiscono fattivamente alla realizzazione del progetto.
Molti i nomi che hanno
aderito con entusiasmo all’operazione: da Luigi Mainolfi a Michelangelo
Pistoletto, da David Tremlett all’ironico ed eclettico Aldo Mondino, da
Simon Callery
al fotografo concettuale Antonio Migliori, da Perino & Vele al
protagonista del movimento dell’arte povera Gilberto Zorio, da Stephen
Antonakos a Marco Gastini, Vettor Pisani, solo per citarne alcuni, oltre
naturalmente allo stesso Omar Galliani.
Ogni artista ha prodotto
un disegno-bozzetto poi trasferito dai laboratori su una lastra di
200x150 cm.
Ne sono nati quaranta grandi fogli di marmo che daranno vita ad una
singolarissima mostra, un racconto per immagini, una sorta di
suggestivo ‘libro grafico’ con pagine di grandi dimensioni, dipanandosi
in più contenitori tra i quali il Centro Saffi e Palazzo Binelli. A fare
da contorno un convegno e dei seminari organizzati anche per riflettere
sull’esperienza e sul futuro della Biennale di scultura già inserita
nel calendario degli eventi 2006.

Particolare dell'opera di Nino
Migliori presso il laboratorio Devoti3d
L'evento sarà supportato da un catalogo, da assegnare a importante
casa editrice, che renderà conto in modo esaustivo della genesi delle
opere e del percorso progettuale, oltre a fornire apparati
bio-bibliografici, completi ed aggiornati, degli artisti.
Disegnare il marmo, Carrara, Centro
Saffi-Palazzo Binelli.
23 ottobre -19 dicembre 2004, orario
10.30-12.30/15.00-17.00, ingresso gratuito,
lunedì chiuso
Info: 0585-641394
infocultura@comune.carrara.ms.it
www.interscultura.it
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Nino Migliori e la didattica

Nino Migliori © Foto
di Luca Pagni, Carrara 12/11/2004

Guarda e ascolta il VIDEO
© Luca Pagni, Carrara 12/11/2004
INTERVISTA A NINO MIGLIORI
Testo di Vanila Privitera, laureanda del corso
di scenografia all’Accademia di belle arti Catania.
V.P.: - “Qual è la sua esperienza con la didattica ?”
N.M.:-
“ Cominciai alla fine degli anni ’70. Il professor Arturo Carlo
Quintavalle mi chiamò per tenere il Corso di Storia della Fotografia al
Corso di Perfezionamento presso l’Istituto di Storia dell’Arte
dell’Università degli Studi di Parma. La scelta di Quintavalle cadde su
di me perché sapeva che non avrei articolato le lezioni solo su
informazioni teoriche o nozionistiche, ma avrei improntato il tutto
sullo studio delle possibilità linguistiche del mezzo fotografico. Il
mio progetto era in pratica il primo approccio di alfabetizzazione
fotografica, strumento da utilizzare come mezzo espressivo di
comunicazione.
Nel
1986 ebbi la prima esperienza con i bambini, nello specifico con gli
alunni della scuola media di Suzzara. In quel caso utilizzai la polaroid
in particolare una tecnica da me inventata qualche anno prima, le
polapressures. Il lavoro e la produzione fotografica di un anno
scolastico si coagularono attorno ad una mostra ed un libro,
Giocafoto. Da allora ho avuto moltissime esperienze con studenti di
scuole di ogni ordine e grado persino incontri con alunni di una scuola
materna, la Neirone di Trofarello, un paese vicino a Torino. ”
V.P.:- “Come erano strutturati i corsi universitari ?”
N.M.:-
“Ogni anno si lavorava su un progetto da me proposto e condiviso dai
perfezionandi; per esempio un anno si è lavorato sull’off-camera, un
altro sul video, un altro sulla comunicazione, eccetera.
Il corso si divideva in due parti. La prima era costituita
da una presentazione teorico-storica sull’argomento, la seconda era
prevalentemente pratica, cioè una sperimentazione sul campo.
Per esempio durante l’anno accademico dedicato
all’off-camera, cioè la ricerca sperimentale che prescinde dalla
macchina fotografica, ho effettuato dapprima una introduzione sulla
storia della fotografia a partire da Fox Talbot con “the pencil of
nature” per arrivare alle Avanguardie storiche da Schad, a Man Ray a
Moholy-Nagy. Un’analisi nozionistica molto breve per poter entrare
velocemente nello specifico della conoscenza del mezzo e della
sperimentazione.
Il corso venne poi diviso in moduli per avere un approccio graduale alla
sperimentazione.
Questi moduli sono gli stessi che, nella totalità o parzialmente,
utilizzo ogni volta che strutturo un corso di
alfabetizzazione fotografica, ovviamente ognuno sotteso da un progetto
specifico. Tali moduli corrispondono a
tecniche specifiche. La maggior parte di queste sono state inventate da
me, altre come i fotogrammi ed i cliché-
verres facevano già parte delle storia della fotografia.
In genere inizio con l’OSSIDAZIONE che è stata
utilizzata da me come tecnica espressiva fin dal 1948.
Si lavora semplicemente con bagni di sviluppo e di
fissaggio, luce, calore e con carta fotografica che può essere anche
scaduta o che ha preso luce, dato che non si lavora in camera oscura. In
poche parole con gli elementi base, fondamentali che costituiscono la
fotografia. Si può giocare con i vari tempi d’intervento degli acidi,
sviluppo e fissaggio, con la luce del sole, ecc. Questa tecnica viene
usata fantasticamente soprattutto per lavorare con i bambini che sanno
fare cose stupende.
Ad esempio: si prende una foglia, la si bagna nello
sviluppo, la si appoggia premendo sulla carta sensibile e l’impronta che
si imprime risulta nera. Se invece si bagna la foglia nel fissaggio la
sua impronta risulterà bianca ed il resto del foglio, successivamente
sviluppato, nero. Da qui ci sono miliardi di variazioni intermedie:
dipendenti dalle diverse diluizioni degli acidi o dal modo di
utilizzarli. Per esempio si posso spruzzare sul foglio, oppure si fanno
scendere a goccia e così via, molto dipende anche dalla fantasia e dalla
voglia di provare. ”
V.P.:- “Come viene usato l’intervento del calore ?”
N.M.:-
“Il calore accelera il processo di ossidazione dei sali d’argento e
modifica cromaticamente la carta, anche quella bianco/nero diventa
rossa, verde, gialla sotto l’azione della luce e del calore. Come fonte
di calore si usa una lampada alogena da 1000 watt che si avvicina alla
carta facendo attenzione a non bruciarla. Il procedimento è molto legato
sia al caso, ma anche al controllo e alla conoscenza del mezzo. Dopo
aver fatto molteplici prove si può riuscire ad ottenere quello che si
cerca, raggiungendo quindi quello che può essere definito la
casualità programmata.”
V.P.:- “Quindi questa prima fase è di casualità ?”
N.M.:-
“ Si, l’ossidazione è in parte legata al caso nel senso che anche se si
utilizza uno stesso oggetto, quasi fosse un timbro, per realizzare una
serie di fotografie, non si otterrà mai la stessa medesima impronta, la
copia fedele. Molto dipende dal gesto, dalla durata.”
V.P.:- “Qual è la valenza didattica delle ossidazioni con i bambini ?”
N.M.:-
“ Direi che l’ossidazione rappresenta il punto di partenza e questo
vale non solo per i bambini. A tutti quindi, ad uno ad uno adulti o
bimbi che siano, faccio immergere una mano nello sviluppo e la faccio
appoggiare su un foglio di carta sensibile, nel giro di pochissimo tempo
compare l’impronta nera della mano; ripropongo la stessa operazione con
il fissaggio e si ottiene una impronta bianca quando si sviluppa la
carta. In questo modo si visualizzano molto chiaramente, senza la
necessità di troppe spiegazioni, le funzioni degli acidi di sviluppo e
di fissaggio che come dicevo sono la base per ottenere l’immagine
fotografica. Per i bambini poi in particolare realizzare la propria
impronta è il primo passo della ricerca della propria identità che in
campo didattico è importantissimo perché il bambino si riconosce vedendo
la propria mano. Quando si comincia un’azione didattica è importante
partire dalla fisicità, dalla riconoscibilità del proprio corpo, e
questo si può fare non solo con le mani, ma con le braccia, con i piedi,
con la faccia, eccetera così i bambini si riconoscono creando la propria
identità.
Da questo nasce poi la passione per fare altre cose, si
può lavorare con spugnette, pennelli, con oggetti di affezione, con
fogli di carta di giornale ritagliando scritte, facendo sagome. Insomma
lavorando sempre con lo stesso metodo sopra descritto si ottengono
lavori molto suggestivi. Si sviluppa il concetto dell’impronta, il
discorso della ricostruzione e poi del linguaggio, si ordina questo
lessicario e si comincia ad utilizzarlo ai fini espressivi.”
V.P.:- “Quali sono altre basi dell’alfabetizzazione ?”
N.M.:-
“Fondamentale è il LUCIGRAMMA. Consiste nel lavorare su un
foglio di carta sensibile in camera oscura con una mini lampadina. In
particolare serve visualizzare e a meglio capire il rapporto
spazio-tempo.
Più ci si avvicina alla carta con la lampadina più il
segno risulta evidente in quanto l’intensità luminosa aumenta, al
contrario più ci si allontana e più il segno è evanescente: questo è il
rapporto con lo spazio.
Più si è lenti a muovere la lampadina e più il segno è
marcato, più si è veloci e più la traccia è sfumata, rarefatta: questo
è il rapporto con il tempo.
Con questo metodo, giocando con la gestualità, si può
rappresentare, scrivere, costruire, esprimere quello che si vuole. Ad
esempio, in uno spazio interamente ricoperto di carta sensibile, ci si
può muovere quasi come in una danza e a secondo della velocità, della
distanza e quindi da questo rapporto spazio-tempo, si può esprimere il
proprio stato d’animo molto poeticamente.
A differenza dell’ossidazione questo discorso di
gestualità con cui si può scrivere e disegnare non è immediatamente
visibile, però se si riesce a memorizzare l’immagine che si vuol
realizzare si può anche dipingere.
V.P.:- “Il bellissimo lucigramma della mano come è realizzato ?”
N.M.:-
“La mano è appoggiata sulla carta sensibile e con una piccola lampadina
ci si gira intorno. Il contorno nero è dovuto alla luce che impressiona
la carta, la mano appoggiata invece impedisce alla luce di impressionare
la carta e questo spazio rimane bianco, i semitoni grigi sono dovuti
invece alla luce che filtra.”
V.P.:- “Mi può indicare un’altra tecnica off-camera?”
N.M.:-
“Il FOTOGRAMMA. E’
senza dubbio una delle tecniche storiche più utilizzata e più importante
anche se in realtà ogni autore che l’ha impiegata, da Schad, a Man Ray a
Moholy-Nagy per esempio, ha lavorato con poetiche diverse. Si lavora
sulle ombre e sulle trasparenze che oggetti posati o avvicinati alla
carta sensibile producono sulla carta stessa quando si accende una luce
direzionata e calibrata nel modo opportuno. Se si ha ad esempio un
oggetto semitrasparente come un bicchiere, dando luce si vedrà il suo
profilo su un fondo grigio. Più l’oggetto è opaco e più l’ombra
risulterà bianca perché non fa passare la luce.
Un altro esempio: si tagliano delle striscioline di carta,
si appoggiano sopra la carta sensibile e si da un minimo di luce, poi si
spostano e si da ancora luce e poi così ancora.. In questo modo si
ottiene un fotogramma dinamico perché con la successione
dell’illuminazione, muovendo i pezzettini di carta, si ha una sommatoria
di trasparenze ed opacità successive.
Questo modulo è decisamente importante nell’ambito
didattico non solo per l’appropriazione del concetto di spazio e di
tempo ma soprattutto per il contenuto linguistico di ciò che si
realizza. La scelta degli oggetti e la composizione è un fattore sia di
estetizzazione, ma anche un momento di alto significato espressivo..”
V.P.:-
“I CELLOGRAMMI invece in cosa consistono?”
N.M.:-
“I Cellogrammi sono realizzati usando dei fogli di cellophane colorati
montati su una piccola lastra di vetro, sovrapposti cromaticamente
ricercando le forme desiderate, schiacciati e usati come fossero
negativi e poi stampati con l’ingranditore. Didatticamente servono per
mostrare come si compongono i colori complementari.
Un’altra tecnica da me inventata sono gli IDROGRAMMI.
Si prende una lastrina di vetro, sulla quale si cola o si gettano delle
gocce d’acqua o di schiuma di sapone o addirittura di vernice, e la si
usa come un negativo. Oppure si può inserire una goccia di vernice tra
due vetrini, premerli tra di loro quindi distaccarli: questo crea delle
ramificazioni casuali. Ad alcune immagini si può dare un effetto
tridimensionale con la tecnica della solarizzazione.
Questa consiste nel dar luce ai negativi nel momento dello
sviluppo, avviene un’inversione immediata nelle zone di contatto di
massimo chiarore e massima oscurità e nei profili resta un segno nero
che poi verrà bianco, oppure l’inverso.
E’ sempre stata la curiosità di provare, di analizzare, di
verificare che mi ha spinto ad una sperimentazione continua che però
aveva sempre come punto fisso l’analisi dello specifico fotografico,
come in questo caso ed in altri. ”
V.P.:-
“E gli STENOPEOGRAMMI ?”
N.M.:-
“Gli Stenopeogrammi fanno parte di una ricerca atta a smitizzare quello
che era stato fatto in precedenza sul foro stenopeico. Ho usato questa
tecnica in maniera anticonvenzionale per ricavarne delle immagini
diverse, ad esempio invece di un solo foro ho prodotto vari fori o vari
tagli per creare così un’immagine di fantasia, una trasformazione della
realtà.”
V.P.:-
“Per quanto riguarda le COMBUSTIONI ?”
N.M.:-
“Le Combustioni da me inventate e chiamate PIROGRAMMI che spesso
vengono associate alle bruciature di Burri, storicamente sono
antecedenti, le prime le ho sperimentate dal 1948 e comunque hanno a
che fare solo con lo specifico fotografico. Erano delle bruciature che
facevo con un piccolo pirografo, delle scritture su nastrini di
celluloide, su pellicola fotografica. La pellicola bruciata veniva
utilizzata sempre come un negativo e poi stampata con l’ingranditore.
Utilizzavo molto questa tecnica per cancellare dei negativi.
Intervenendo su quella parte che si brucia si cancella ciò che si vuole
e si lasciano in evidenza altre cose.”
V.P.:-
“Parlando sempre del concetto di cancellazione come viene usata la
tecnica dei CLICHÉ-VERRES?”
N.M.:-
“E’ una tecnica storica che usava il pittore Corot che consisteva
nell’affumicare un vetro con una candela facendolo diventare tutto nero,
poi con uno spillo si facevano dei segni che erano infinitesimi ma
perfetti. Egli disegnava come se fosse grafica, senza sentire il peso
della penna perché non si doveva né scalzare né portare via materiale né
avere l’attrito del pennino sulla carta ma solo il segno leggerissimo
dello spillo che porta via il carbone. Poi questo vetro lo utilizzava
come una lastra fotografica e veniva stampata per contatto o per
ingrandimento.
Questa tecnica l’ho trasportata in fotografia su lastre
che hanno preso luce, lastre che sono tutte nere.
Facendo
dei segni o tagli sulla gelatina a freddo o bagnandola a caldo, si
ottiene la possibilità di disegnare, slabbrare il materiale,
sovrapporlo, ecc. ottenendo,come spesso accade nelle mie sperimentazioni
immagini legate ad un gusto informale che poi era quello che vivevo in
quel periodo.
Utilizzavo questa tecnica anche per cancellare dei negativi
precedentemente impressionati, anche negativi trovati, fatti da altri e
rifiutati. Alla fine degli anni sessanta ho realizzato un lavoro,
Antimemoria, una ricerca concettuale sulla cancellazione e sulla
negazione che in un certo senso potrebbe avere gli antecedenti nelle
cancellazioni e nei cliché-verres degli anni cinquanta. ”
V.P.:- “Viene usato solo il bianco-nero nelle tecniche off-camera?”
N.M.:-
“ Oltre ai Cellogrammi, dei quali abbiamo già parlato, c’è la tecnica
del BLEACHING, questo è un termine che ho preso dall’inglese,
significa “sbiancare”. Vengono usate delle stampe fotografiche a colori
e usando la semplice varechina passata sopra la superficie della
fotografia si portano via a piacimento i vari strati di gelatina. Come
si sa una stampa a colori ha tre strati di gelatina, sul foglio bianco
abbiamo uno strato di giallo, poi di rosso, poi di blu. Se si usa la
varechina sulle parti più scure, si toglie prima lo strato blu cosicché
affiora il rosso, poi si asporta il rosso e si ottiene il giallo
togliendo il quale rimane il bianco della carta. Si possono utilizzare
vari strumenti per passare la varechina: un batuffolo di cotone, un
pennino, oggetti immersi nell’acido e poi appoggiati su parti della
foto. Invece se si usa un altro agente sbiancante come il Viakal si
ottengono tonalità violette. Si può modificare qualsiasi tipo di
fotografia, anche le più casuali e quelle rifiutate si possono
trasformare linguisticamente come si preferisce.
Se si vuole usare la macchina fotografica invece (sempre
nell’ambito dell’alfabetizzazione) si può usare una macchina POLAROID
che è semplice da usare ed i ragazzi possono vedere immediatamente ciò
che hanno prodotto, avendo così un riscontro in tempo reale.
Per
modificare l’immagine si può intervenire successivamente con delle
semplici pressioni.
Appena la polaroid esce dalla macchina, la si può manipolare facendo dei
segni con una biro, una chiave, con degli
stecchetti o spatoline di legno per la creta o con qualsiasi altro
oggetto si voglia in modo da ottenere segni di
diversa larghezza o intensità.
Questi segni si trasformano in colore in questa successione:
-
nei primi tre secondi i segni che si fanno diventano rossi,
-
dal quarto al sesto secondo diventano gialli,
-
successivamente neri,
-
i neri a loro volta possono diventare bianchi,
-
anche i rossi si possono far diventare neri.
Ovviamente più si conosce la tecnica, più si possono modificare meglio
le foto.
Sempre
con le polaroid si può lavorare successivamente con il computer. Io ad
esempio, dopo aver tagliato la polaroid, lavoro su quella che si può
definire sinopia cioè su quella che è la parte che è servita per far
sviluppare l’immagine e che è formata da una pasta bianca. Passandola
allo scanner ad alta risoluzione si ottiene un’immagine latente
leggerissima, su cui si può lavorare con Photoshop® sui
contrasti, sui cromatismi, sulle saturazioni, su tutte le possibilità
che offre il computer. Si riesce a modificare completamente l’immagine
perché essendo delle apparizioni così basse si deve lavorare con
saturazioni fortissime e quindi si possono ottenere dei colori irreali.
Si possono fare anche ulteriori interventi, bruciature, ecc. Questi
lavori li ho chiamati Trasfigurazioni .”
V.P.:- “Come reagiscono i bambini a tutte queste esperienze?”
N.M.:-
“Benissimo, i bambini sono splendidi, sono molto più bravi degli adulti,
si impossessano immediatamente delle tecniche e non hanno problemi a
gestirle. Perfino i bimbi delle scuole materne erano quasi più esperti
degli adulti con i liquidi di sviluppo e di fissaggio, attenti a non
mettere in bocca niente, non mi hanno dato nessun problema. I liquidi
comunque non danno problemi, l’ho sperimentato su migliaia di bambini,
mai una reazione allergica alle mani, anche tenute immerse, nessun
problema, in fondo sia los viluppo che il fissaggio sono composti da
sali, iposolfito, metasolfito, idrochinone, eccetera che a parte
allergie specifiche diventano tossici solo se ingeriti in notevoli
quantità.
|
Giocafoto:
immagine e linguaggio
Suzzara, 24 settembre - 23 novembre
1986
a cura di Nino Migliori ; ABRECAL,
Gruppo ricerca percezione globale

|
I FUTURABILI
Testo © Nino
Migliori
pubblicato alle pagine 11 e 12 del libro edito dai tipi di
Damiani Editore
"I FUTURABILI corso di alfabetizzazione fotografica negli istituti
comprensivi di Occhieppo e di Mongrado (Biella)"
non ancora disponibile in libreria
Da pochi anni, credo dal
1999, la Comunità Europea ha inserito la fotografia fra i Beni Culturali con
pari dignità di altre forme espressive. Nonostante ciò la fotografia non è
materia di insegnamento scolastico anche se ne viene riconosciuta la valenza
linguistica e l'universalità della comprensione. Da venticinque anni mi
occupo di alfabetizzazione fotografica. Ho iniziato infatti con una
collaborazione, che si è protratta nel tempo, con l'Istituto di Storia
dell'Arte dell'Università di Parma quando il professor Arturo Carlo
Quintavalle mi affidò la cattedra del primo Corso di Perfezionamento in
Storia della Fotografia. Da allora ho cercato di allargare le mie ricerche
ed approfondimenti con scuole di ogni ordine e grado dalle Materne alle
Accademie.
Quello che io chiamo
alfabetizzazione, il primo impatto con lo specifico fotografico e la
scrittura per immagini, credo sia oggi più che mai estremamente importante
per potere in concreto insegnare non solo a fotografare ma soprattutto a
scrivere.
Ho fatto molte esperienze
e tutte estremamente positive quando ho avuto la fortuna di incontrare
gruppi di insegnanti motivati e curiosi loro stessi di apprendere nuove
possibilità didattiche. Spesso anche le intenzioni più felici di docenti
aperti all'innovazione si scontrano con ostacoli burocratici e con la
scarsità del tempo dovuto al rigoroso rispetto dei programmi che non lascia
molti spazi di intervento.
Non così a Biella, in
particolare all'Istituto Comprensivo di Occhieppo Inferiore e all'Istituto
Comprensivo di Mongrando, dove ho avuto la fortuna di incontrare docenti,
direttori didattici particolarmente interessati a un piccolo breve inizio
di modulo di alfabetizzazione che aveva il solo scopo di rompere i tabù con
la fotografia e creare la dimestichezza con i materiali lasciando ai ragazzi
la possibilità di scoprire le prime più semplici, più immediate e sempre
gratificanti immagini che vanno dal riconoscimento della propria identità
con l'impronta della mano alla possibilità di ricercare forme della natura
con foglie e fiori o costruendone di nuove con pezzi di giornale e con gli
oggetti più svariati. In questa prima fase è assente il discorso
dell'organizzazione linguistica dell'immagine ed è tutto concentrato sulla
bellezza della forma, sui cromatismi quindi sull'estetizzazione. I
risultati brillanti di questa sperimentazione sono ancora più significativi
se si ha Ia pazienza di leggere titoli e riflessioni dei bambini sui propri
lavori, alcuni dei quali sono stati posti come didascalie alle immagini.
Credo sarà evidente a tutti l'entusiasmo, il piacere, Ia voglia di
apprendere e di continuare in questo straordinario gioco di
autoriconiscimento.
Da poco più di un anno si
è formato attorno alle mie ricerche un gruppo di giovani laureati in varie
discipline, legate alla comunicazione e alla fotografia, che ha l'intenzione
di proporre veri e propri corsi completi di alfabetizzazione fotografica
annuali o pluriennali e sono certo che il futuro riserverà loro spazio
sempre maggiore. Sono altrettanto certo che l'entusiasmo che ha accompagnato
questa prima fase tenuta da me verrebbe moltiplicato qualora proseguisse
l'approfondimento con altre tecniche e soprattutto sulle possibilità
linguistiche del mezzo. I due brillanti saggi che introducono questo volume
sono di Paola Binante e di Daniele De Luigi, due dei giovani docenti cui
facevo sopra riferimento.
Desidero ringraziare
l'ingegnere Gian Paolo Chiorino che invitandomi mi ha dato la possibilità di
questa ulteriore felice esperienza, il professore Piero Salza che ha
dedicato tempo e competenza ai collegamenti con le scuole, gli straordinari
insegnanti, prevalentemente donne, che hanno partecipato con incredibile
interesse e passione e soprattutto i bambini che vorrei abbracciare tutti
insieme che mi hanno inviato lettere, cartoline natalizie ripagandomi
largamente del poco tempo che io ho dedicato loro.
Ringrazio anche tutti
coloro che hanno collaborato, Andrea Pezzini per le riprese video nonché
tutti gli appartenenti al corpo non docente che hanno subito l'invasione. Mi
auguro che l'esempio di Biella possa essere seguito anche in misura parziale
da altre scuole perché, anche se affrontato in maniera ridotta, lo ritengo
utile e formativo per superare i luoghi comuni e alimentare i primi
entusiasmi.
Sono sempre più convinto
che entrando nello specifico, sporcandosi le mani ed aumentando le nostre
abilità potremo creare per il futuro le condizioni per incrementare quel
grado di formazione e di specializzazione che sempre più vengono richiesti
in campo internazionale. Ai giovani futurabili biellesi i miei più
affettuosi auguri.
Nino Migliori

Nuovo libro, in uscita a settembre 2004
http://www.damianieditore.it/element.php?id=41
http://www.lagorai.tn.it/natura_scheda.php?id=205
LAGORAI
immagiNato
laboratorio fotografico con
Nino Migliori e
Paolo Crepet
Sabato 27 novembre 2004
Polo Museale, Corso Bettini, Rovereto (Tn)
Ore 17.00: Lagorai immagiNato
Presentazione dei laboratori fotografici realizzati con le scuole
di Borgo Valsugana e l'APT Lagorai - Valsugana Orientale e Tesino,
intervengono il fotografo Nino Migliori e lo psichiatra Paolo
Crepet (sala conferenze del Mart), segue in sala multimediale
l'apertura della mostra dei lavori realizzati dagli studenti.
Per informazioni:
Borgo Valsugana
A.P.T. Lagorai Valsugana Orientale e Tesino
Ufficio Periferico Lungo Brenta Trento, 37
38051 Borgo Valsugana, Italia
Tel +39 (0461) 752393
Tel +39 (0461) 593322
Fax: +39 (0461) 752393
E-mail:
apt@lagorai.tn.it
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La fase conclusiva dell’edizione 2004 di “Lagorai fotografia” vede
un’importante partecipazione delle scuole nella produzione fotografica
che ha per protagonisti il grande fotografo Nino Migliori ed il noto
psicologo Paolo Crepet. La fotografia fortemente sperimentale di Nino
Migliori trova nell’età scolare un ottimo terreno su cui svilupparsi e
la disponibilità e l’Istituto Superiore Degasperi di Borgo Valsugana
crea la cornice ottimale per un processo di “alfabetizzazione
all’immagine” che si protrarrà dal mese di maggio al mese di dicembre
2004. I lavori, coordinati dal fotografo-sperimentalista Migliori,
avranno per tema proprio il territorio letto - immagiNato - dagli stessi
ragazzi che, intervenendo con tecniche di bleaching e manipolazione su
polaroid, andranno a ri-interpretare e re-inventare il paesaggio con
occhio attento e critico. Paolo Crepet, che da anni si occupa dei
problemi legati all’adolescenza, è uno dei pochi a credere ancora che
valga la pena lottare per creare un ponte di comunicazione con il mondo
e tra generazioni: questo laboratorio di fotografia sarà un’ottima
palestra per dimostrarlo.
CHI E'
Il percorso artistico di Nino Migliori è uno dei più originali ed
interessanti della cultura fotografica non solo italiana. Gli anni del
secondo dopoguerra il lavoro di Migliori si contraddistingue per
l’originalità della ricerca: da una parte il reportage neorealistico,
costruito secondo i canoni e le esigenze del fotogiornalismo, e
dall’altro quella del tutto originale e personale della sperimentazione
off camera. Nelle immagini neorealiste (L’Emilia 1950-59, Il Nord
1950-60, Il Sud 1956, Il Delta 1958), Migliori respinge l’idea stessa di
una foto formalista. Nello stesso periodo Migliori si dedica alla
sperimentazione off camera, che prescinde completamente rappresentazione
realistica, alla ricerca del segno, sia iconografico che grafico. Ne I
Muri il segno trova nelle macchie e nelle muffe la memoria dell’uomo e
della natura, luogo della presentazione dell’inconscio. A partire dai
primi anni ‘60 i rapporti tra fotografia e pittura iniziano ad
intrecciarsi, rivoluzionando profondamente il complesso scenario delle
arti visive. In chiave di sperimentazione tecnica e di uso creativo dei
media tecnologici, la fotografia si trova a vivere un nuovo ruolo
nell’arte. Nei Ritratti l’autore ricorre alla struttura a racconto
ricercando modi e forme espressive nuove. Il lavoro Antimemoria e la
serie Herbarium consistono in una sequenza di immagini stampate da
pellicole degradate che evidenziano sull’azione distruttiva del tempo
sull’immagine. In Ossidazioni le antiche tecniche di sperimentazione
vengono riproposte per oltrepassare la valenza estetica del passato,
completandola con un fine concettuale e didattico. Opere di Nino
Migliori sono oggi conservate a: CSAC, Parma; Galleria d’Arte Moderna,
Torino; Galleria d’Arte Moderna, Bologna; Museo d’Arte Contemporanea
Pecci, Prato; Galleria d’Arte Moderna, Roma; Bibliothèque National,
Parigi; Musèe Reattu, Arles; Museo di Praga; Museum of Modern Art, New
York; Museum of Fine Arts, Boston; Polaroid International Museum, U.S.A.
ed altri.
CHI E'
Lo psichiatra e sociologo torinese Paolo Crepet, è docente di
Psicopatologia dell’adolescenza presso le università di Napoli e Siena,
e collabora con “l’Unità” e ''Amica''. E’ uno dei maggiori esperti nel
campo psichiatria sociale e delle problematiche legate al mondo
giovanile. Da diversi anni riveste incarichi di responsabilità presso
prestigiose istituzioni italiane e straniere, tra cui l’Assessorato alla
Sanità del Comune di Roma, il Consiglio Europeo della Federazione
Mondiale della Salute Mentale, l’Istituto di Psichiatria e Psicologia
Medica della Facoltà di Medicina dell’Università di Napoli,
l’Osservatorio Nazionale per lo studio delle tossicodipendenze in
ambiente carcerario del Ministero di Grazia e Giustizia. Ha al suo
attivo un’ampia bibliografia che comprende svariate pubblicazioni di
carattere scientifico, ma anche libri a più ampia divulgazione come
Psichiatria senza manicomi. Epidemiologia critica della riforma (con De
Salvia, Feltrinelli 1982); Il rifiuto di vivere. Anatomia del suicidio
(con F. Florenzano, Roma 1989); Le malattie della disoccupazione (Roma
1990); Suicidal behaviour in Europe. Recent research findings (con G.
Ferrari, S. Platt, M. Bellini, Londra 1991); Cuori violenti. Viaggio
nella criminalità giovanile (Feltrinelli 1995); Solitudini. Memorie di
assenze (Feltrinelli 1997); Le dimensioni del vuoto (Feltrinelli 1998).
Non siamo capaci di ascoltarli - Riflessioni sull’infanzia e
sull’adolescenza (Einaudi. Torino, 2001).
PROGRAMMA
Le immagini classiche del territorio, dei sui monumenti e dei suoi
abitanti, costituiranno il materiale di partenza su cui gli studenti del
Polo Scolastico lavoreranno soprattutto nella fase off camera, cioè la
fase del processo vero e proprio di produzione della fotografia. La
tecnica del bleaching e la manipolazione della polaroid danno una chiave
di lettura alternativa di quella realtà che l’occhio fotografico ha
imprigionato in stampe, cui l’intervento mutante di acidi e solventi
infonde capacità visionaria, suggestioni oniriche e fantasie surreali.
Il lavoro prodotto si concretizzerà con in una mostra e di un
libro-catalogo dei lavori da presentare nel periodo natalizio.
MART DI ROVERETO
A fine novembre presso il Mart di Rovereto avrà luogo la presentazione
del volume fotografico “Lagorai immagiNato” con relativa mostra.
POLO DEGASPERI di Borgo Valsugana
alle ore 10.00 di sabato 18 dicembre avrà luogo la presentazione del
volume fotografico “Lagorai immagiNato” presso l’Auditorium del Polo
Scolastico Degasperi di Borgo Valsugana. Saranno presenti Nino Migliori,
Paolo Crepet e tutti gli autori.
alle ore 11.00 di sabato 18 dicembre avrà luogo l’inaugurazione della
mostra “Lagorai immagiNato” presso la Piramide-palestra dell’Istituto.
La mostra rimarrà aperta da sabato 18 dicembre a sabato 15 gennaio.
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Festival Foto 2004 Portfolio in Piazza
http://www.portfolioinpiazza.it/programma.htm
Sabato 11 settembre 2004
Lettura dei portfolio
ore 9 - 13, piazza Borghesi
Silvano Bicocchi, Cosmo Laera, Beppe Bolchi, Giovanni Pelloso,
Nino Migliori,
Tiziana Jelo, Barbara Hitchcock, Fulvio Merlak
Per informazioni
Segreteria organizzativa, c/o Vecchia Pescheria
Corso Vendemini, 51 - 47039 Savignano sul Rubicone (Fc)
Tel. 0541 941895; fax 0541 801018
Mail:
info@portfolioinpiazza.it
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SETTIMANA DELLA FOTOGRAFIA
manifestazione con Patrocinio FIAF
M23/04
Mostra fotografica del
Circolo
Fotocine Garfagnana
e
Mostra Personale di Nino MIGLIORI
31 luglio - 8
agosto 2004
Rocca
Ariostesca - Sala delle Volte
Castelnuovo
di Garfagnana (LU)
Orario di
apertura: tutti i giorni ore 18/19,30 e 21/23
Domenica 1 Agosto: 3°
Portfolio dell'Ariosto, giornata di lettura di
portfolio inserita in "Portfolio 2004" con lettori Roberto
Evangelisti,
Sergio Magni, Nino Migliori, Marcello Ricci, Giorgio Tani.

Nino Migliori durante la
lettura dei portfolios © foto di
Gabriele Caproni
La carriera di Nino Migliori
attraversa tutto l'arco di tempo della seconda metà del secolo appena
concluso. La mostra, che è accompagnata da un pregevole volume,
presenta una selezione di 55 immagini, tra le più importanti e
premiate ai concorsi fotografici cui Migliori partecipò, sottostando,
a volte, ai condizionamenti di regolamenti e "gusto" dominante. Sono
le opere che per prime hanno fatto conoscere Migliori пеl mondo della
fotografia. Guardando l'opera di Nino Migliori ci si rende
immediatamente conto che il suo potenziale creativo spazia a 360
gradi. Anche nel proporsi come fotografo amatoriale, nei concorsi
fotografici degli esordi, non si può non notare la sua vena artistica
nel costruire atmosfere oniriche e suggestioni surreali partendo dalla
nuda realtà. Ed è facile riscontrare, nei generi più tradizionali del
ritratto come del paesaggio urbano, tracce molto precise legate alla
pittura e alla sperimentazione con la luce.
Prima che si inaugurasse la SETTIMANA DELLA FOTOGRAFIA
abbiamo fatto visita
alle tombe di
Rodolfo
Pucci e di Fosco Maraini

Foto di gruppo al
Cimitero all'Alpe
di S.Antonio © foto di
Gabriele
Caproni
Nel
Settembre del 1984 venne presentata la mostra di Fosco Maraini
"Cinquanta anni di fotografia su e giù per il mondo" curata dal
Centro Il Diaframma/Canon. Ben 187 immagini su Tibet e Giappone
che rendono il prof. Maraini grande amico nonché‚ socio onorario
del
Circolo
Fotocine Garfagnana
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Sabato 31 luglio 2004
Nino Migliori
ha ricevuto il Premio Rodolfo
Pucci
"LA
FIBULA D'ORO"
Castelnuovo di
Garfagnana - Sala Suffredini

Nino Migliori riceve
"La fibula d'oro"
©
foto di
Gabriele
Caproni
Il premio nasce per riproporre
negli anni i valori umani di Rodolfo
Pucci,
fondatore del
Circolo Fotocine
Garfagnana. Un premio da consegnare annualmente ad un
personaggio della fotografia italiana che si"ё
distinto come animatore
della realtà fotografica. Il premio per l'anno 2004 è assegnato
a Nino Migliori e la motivazione ci sembra sintetizzata in
questo brano scritto da Michele smargiassi per il giornale "La
Repubblica"
".. Per
la didattica Migliori
ha ima vera vocazione. Negli ultimi venti dei suoi 78 anni ha
tenuto decine di corsi, workshop, progetti, preferibilmente con
ragazzi e bambini. Lui che nel mondo della fotografia d'autore è
annoverato fra i 'concettuali', lui che è forse l'unico
fotografo italiano dell'informale, insomma un 'difficile' per i
consumatori medi di fotografia, lui riesce a rendere la
fotografia facile e trasparente. Come la luce. L'ingrediente
fondamentale delle sue opere e, si direbbe, della sua vita." |

Nino MIGLIORI
( Testi in Italiano e Inglese)
- coordinamento editoriale: Roberto Rossi
- 55 foto B&N
- prefazione di: Giorgio Tani
- testi di Arturo Carlo Quintavalle, Claudio Pastrone
- cm. 27,5 x 24 - pagg. 96 - 2002
-
- Euro 27,00 (prezzo ai soci FIAF : Euro 20,00)
Nino Migliori è
nato a Bologna nel 1926, dovе vive e lavora tuttora.
Il suo interesse
per la Fotografia ha avuto inizio
nell'immediato dopoguerra:
già пеl 1948 lo troviamo
tra i più attivi autori nei circoli
е
nei concorsi fotografici. Gli inizi
appaiono divisi tra la Fotografia neorealista attenta alle ricerche di
Strand, di Cartier-Bresson, con
una
particolare idea di racconto in
sequenza (era il momento del neorealismo cinematografico,
su cui anche la Fotografia
si modellava)
е
il suo interesse per
la sperimentazione.
Migliori fece suo quel
linguaggio fatto di storie vere,
nacque così «un corpus segnato dal
segno stilistico dominante dell'epoca, il neorealismo: una visione
della realtà fondata sul primato del "popolare', con le sue
subordinate di regionalismo e di umanitarismo. La vita delle famiglie
italiane ancora patriarcali, la povertà e l'arretratezza del paese, il
Sud tutto sole e miseria finivano nelle sue
nitide
stampe "stile Cartier-Bresson".
La sua formazione si
inquadra tra il ' fotogiornalismo
impegnato" dell'agenzia
Magnum
е
la cultura dell'immagine dell'inforrnale:
пеl corso del tempo il suo
lavoro, passando dalla sperimentazione
su materiali
del
tutto originale ed inedita (le
"Ossidazioni" ed i "Pirogrammi" degli
anni '50)
е
dalle ricerche sull'utilizzo dei
materiali a sviluppo istantaneo negli anni '70 (materiale Polaroid),
ha assunto sempre più valenze concettuali giungendo alla "off-camera"
cioè alla Fotografia senza l'utilizzo della fotocamera, priva
della prospettiva tridimensionale
e illusionistica.
Migliori ha compiuto
uno dei percorsi
più articolati еd interessanti
della cultura dell'immagine europea.
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NINO MIGLIORI
MURI
TEMPO, SEGNO, GESTO
a cura di Marilena Pasquali
Dozza, Rocca Sforzesca, 19 giugno –
10 settembre 2004
L'inaugurazione avrà
luogo sabato 19 giugno alle ore 18.
Aperitivo con Nino Migliori presso la Rocca di Dozza (BO) l'1 ottobre
2004,
in
occasione della mostra "Muri", prorogata fino al 1 novembre 2004.
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Nino Migliori
©
muri, 1950

Nino Migliori
©
muri, anni '70

Nino Migliori
©
muri, anni '70

Nino Migliori
©
muri, anni '70

Nino Migliori
©
muri, anni '70

Nino Migliori
©
muri, 1973
Primo atto della nuova Fondazione "Dozza Città d’Arte" -
istituita a Dozza sulle prime colline imolesi con
l’intento dichiarato di valorizzare e promuovere il
patrimonio artistico e l’attività culturale del Borgo antico,
della Rocca Sforzesca e dell’ormai quarantennale
Biennale
del Muro dipinto - la mostra antologica dedicata ai
Muri di Nino Migliori intende riproporre per campioni
significativi quella che è stata una delle ricerche più
approfondite e conosciute del grande fotografo bolognese, la
sua esperienza sulle tracce che segnano gli intonaci
metropolitani e quindi, in sostanza, sull’umanizzazione
della pelle della città: "Facevo i muri perché mi interessava
l’uomo" - ha scritto Migliori nel 1977- "L’uomo davanti ai
muri si disinibisce, sia che adoperi una moneta,
una chiave per graffiare o un pezzo di gesso o una
bomboletta spray, libera l’inconscio, la sua gestualità ed
è se stesso".
Protratta per circa trent’anni, dai primi anni Cinquanta ai
tardi anni Settanta, l’indagine di Migliori sui
Muri si rivela così ricca di interesse e di possibili
stimoli visivi ed espressivi da fungere quasi da fil rouge per
tutto il suo lavoro, in un coerente e costante sviluppo che
va da una iniziale attenzione per gli affioramenti e
l’espressività della materia stessa, osservata con sguardo
libero dal giovane che pure respira l’aria dell’Informale,
alla piena maturità della sua immagine fotografica, colta di
preferenza nel segno e nel gesto che prendono ad
abitare il muro e lo fanno parlare con il linguaggio della
protesta, dell’ironia, dell’amore, perfino del sogno.
Saranno esposti circa 50 lavori in bianco e nero e a colori,
secondo una scansione tutta d’immagine che
si articola in tre nuclei -il tempo, il segno, il gesto- e
che inizia da un gruppo di pezzi unici dei primi anni
Cinquanta, in cui il muro è protagonista assoluto della
fotografia fino a adattarla alla propria natura materica,
a piegarla alla propria indole polisemica.
Accompagna la rassegna di Dozza un volume monografico
pubblicato dalle Edizioni Damiani
di Bologna,
che presenta una selezione ancora più ampia ed esaustiva dei
Muri di Nino Migliori, introdotta da un saggio di
Marilena Pasquali e da un testo di Flavio Eugenio Marelli,
che già si è occupato della poetica di Migliori in sede
di laurea, e accompagnata da brani e citazioni tratti dai
testi critici più significativi dedicati a questa esperienza
nodale e certamente fondante nell’intera opera del fotografo
bolognese, da tempo riconosciuto tra i principali
protagonisti della fotografia.
Curatrice della mostra è Marilena Pasquali,
già fondatrice e direttrice del
Museo Morandi di
Bologna
e oggi Presidente dell'Archivio e Centro Studi Morandi e del Comitato per il
catalogo delle opere dell'artista.
Ufficio stampa: Studio Pesci
//www.studiopesci

Nino Migliori
©
muri, 1973
Dozza è un
pittoresco paesino (fa parte anche del circuito I borghi più belli )
La mostra si terrà alla Rocca
Sforzesca nelle cui cantine ha sede l'Enoteca Regionale !
Muri 1949-1979
di Nino Migliori
Testo di Arturo Carlo Quintavalle
pubblicato a pagina
1431-1436,
Enciclopedia Pratica per Fotografare,
uscita a fascicoli nel 1979/80, volume M- P.
La ricerca prosegue da più di venti
anni, ma quale ricerca?
Migliori trova un parallelo in Bгassai, un parallelo che è anche un
modello differente, perché Brassai, con i suoi muri, modella le proprie
scelte di immagine sulla icona rapita, intende le scritte come parte di
un discorso che sono un po' anche gli innamorati di Peynet o, se si
preferisce, le simboliche coppie di
Chagall.
La poetica di Bгassai è quella di Bresson e dell'idealismo bergsoniano
dellа cultura francese: il fotografo deve essere un testimone che si
nasconde davanti all'evento, deve cogliere Ia immagine e portarla ad
altri, e l'immagine deve essere racconto.
Migliori, davanti ai muri delle città, si domanda cose differenti; prima
di tutto scopre che i muri sono i luoghi delle sovrapposizioni, dei
dialoghi, degli interventi di persone differenti, in situazioni
differenti.
Migliori scopre che lo spazio culturale dei muri è anche e soprattutto
spazio temporale perché i muri, appunto, hanno unа loro durata, una
fisica, che è di qualche decennio, a volte più a volte meno; si deve
vedere se gli intonaci dei muri sono di buona o cattiva lega, si deve
vedeге se le autorità comunali fissano ritmi di rifacimento rapidi
oppure no, si deve vedere, soprattutto, se i muri sono usati
intensamente, sono nodali пеI percorso urbano, in quello, sempre
misterioso, della gente.
Una volta inteso tutto questo avrai i muri disponibili a essere
analizzati?
Come si interviene sui muri e perché?
Esistono segni diversi sui muri, esistono le scritte Incise, una forma
di aggressività violenta e che vuole, di fatto, eternizzarsi; esistono
ora le scritte segnate a spray che sono anch'esse, in termini
analitici, di segno fallico, ma che implicano
una rapidità di dialogo diversa
сol muro; esistono le scritte date
а
pennello che erano quelle del decennio degli anni cinquanta-sessanta e
che sono diventate adesso unа terniса storica o quasi; e poi esistono i
muri coi manifesti, i manifesti strappati, gli interventi sui manifesti,
un dialogo continuo tra muro e strumenti per violarlo, per trasformarlo.
Le scelte di coloro che scrivono non sono quelle di coloro che decidono
di riprendere, di fotografare i muri; Migliori analizza i muri tutto
all'interno di questi, non vuole leggere il contesto come altri (Lucas
per esempio) e neppure usa le scritte murali come pretesto per
un'analisi sul segno e sul senso iconico come molti pittori dai pop
americani agli italiani, fino a Schifano. E neppure vuole fotogгafaге
questi muri pensando semplicemente al clima dell'informale e, quindi,
all'analisi delle pareti che viene соmрiuta, simbolicamente, da Tapies e
da molti altri.
Né gli interessano i rapporti con i decollages che inventa, anzi
reinventа Rotella.
Sono strade parallele, la cronologia di Migliori in molti casi è
anteriore a ricerche ufficializzate in pittura solo in seguito, come nеI
caso chiave delle splendide ossidazioni.
Migliori opera all'interno di un sistema di immagini, quello
fotografico, estremamente complesso
е
nеl quale il punto non è fotografare i muri per dare un documento
"realistico" della città, ma analizzare le scritture con Ia stessa
carica di intenzionalità con la quale un fotografo, nеl secolo scorso,
incideva un cliché-verrе; dunque un muro è come una lastra di
rame oppure, appunto, una lastra di vetro che uno stilo incide.
Con questa civiltà di immagine alle spalle si intendе meglio il tipo di
icona trovata da Migliori, una icona che è testimonianza di rapporti
urbani.
La moderna ricerca sulla città, infatti, mostra una situazione
completamente alienata del rapporto dei cittadini con il proprio
contenitore: non vi sono spazi nella città per manifestare la propria
esigenza di comunicare e quando questi spazi sono trovati, lе pareti
delle strade, i muri appunto, essi vengono immediatamente negati o
rimossi; chi scrive sul muro sa che tra breve, giorni o settimane,
quella scritta scomparirà, eppure decide di scrivere, magari di negare
una scritta precedente, una immagine, decide di intervenire con una
stesura privata, con una narrazione privata contro il sistema uniforme
delle scritte pubbliche, delle scritte unitarie per esempio della
pubblicità
In questa prospettiva il
recupero
che Migliori fa dei muri potrebbe
essere letto secondo diversi assi; quello storico naturalmente
suggerisce una storia delle scritte, una analisi anche sociologica delle
narrazioni sintetiche che vengono rese pubbliche, dunque una possibile
interpretazione della liberazione narrativa di chi scrive e dellе altre,
indotte, di coloro che intervengono sulle scritte, sui disegni, sugli
esperimenti altrui. Ma alla indagine sociologica se nе giustappone
un'altra, tutta contemporanea, che vuole vedere nei muri, nelle pareti,
un sistema che deve essere collegato alla comunicazione, o meglio alla
mancata comunicazione del sistema della città. La crescita delle
scritte, quindi, non è solo riprova della possibilità comunicativa di
base, quella che ha fatto crescere i muri delle parole ovunque si
creavano i nodi del dibattito critico più vivo, da Parigi a Milano a
Roma negli anni dal 1968 in avanti fino alla Bologna del 1977, ma anche
conferma che, quando non vi sono scritte, la repressione
dell'espressione singola, della individualità, raggiunge il suo punto
culminante.
Un giorno, quando uno storico (e già Egeria di Nallo ha lavorato in
questo senso a Bologna) si porrà il
problema
delle scritte, dovrà analizzare non
solo queste, ma il contesto, vedere insomma entro quali termini
culturali queste stesse parole si inseriscono, dunque dovrà leggere la
città, la sua assenza di immagine, le insegne scatolare, la sordità e il
vuoto del suo sistema di non comunicazione o, meglio, di comunicazione
alienata.
Anche questa è una spiegazione, appunto contestuale, dei muri che
Migliori ha ripreso.
A. C. Q.
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QUARTIERE FIERISTICO DI BOLOGNA
DANIELA FACCHINATO IMAGE GALLERY:"EATART" / "REAL"
Apre il 21.01.2004
Chiude il 26.01.2004
Piazza Costituzione e Viale Aldo Moro
Bologna (bo)
artefiera@bolognafiere.it
http://www.artefiera.bolognafiere.it/
Artefiera 21-26 gennaio 2004
Pad. 34 stand E32
Daniela Facchinato Image Gallery è lieta di presentare:
Eatart
Proposta fotogastronomica di Nino Migliori
Eatart è il titolo della performance che avrà luogo mercoledì 21 gennaio
dalle ore 17 alle 20 ad ArteFiera 2004 presso Image Gallery di Daniela
Facchinato Padiglione 34 stand E 32.
L'installazione de La macchia, rielaborazione degli anni Settanta di una
fotografia dalla serie dei famosissimi muri che appare come finestra su un
mondo fantastico nell'ambiente a luce nera e che crea un effetto di
percezione irreale, di straniamento , ridiviene a sua volta punto di
partenza per una nuova lettura e fruizione in senso strettamente fisico.
Eatart, che è accompagnata da un improbabile antico proverbio italo-cinese
Se ascolto dimentico
Se vedo ricordo
Se faccio capisco
Se mordo gusto
Se inghiotto possiedo,
vuole sottolineare la necessità di appropriarsi dei codici dei linguaggi
dell'arte, delle ideologie che la supportano per poterne apprezzare appieno
i significati. Ma al solito le proposte di Migliori sono date in maniera
ludica e dissacratoria allo stesso tempo. Arte non solo da guardare, ma Arte
da mangiare, da assumere in modo sacramentale, in una comunione laica, una
religiosità fisica che ne vuole ironicamente azzerare la sacralità.
La macchia 1975 – 76
Installazione di Nino Migliori
Non è facile dare una connotazione per fissare caratteristiche ricorrenti
nel lavoro di Nino Migliori, trovare la cifra che informa le sue ricerche
che, per definizione, sono indagini per accrescere conoscenze alle quali non
si può porre limiti. La sua opera è stata definita ora neorealismo, ora
informale, ora concettuale e così via; nessuna di queste qualifiche è stata
una forzatura, perché il suo operare si può, a tutto diritto, inserire nelle
diverse classificazioni. E' limitante privilegiarne una piuttosto che
un'altra anche perché Migliori non è un epigono, anzi è sempre stato uno
scout che dopo aver aperto una strada e averla praticata per un certo
periodo (a livello di tecniche, di linguaggi, di tematiche) l' ha lasciata
per ricercarne nuove. Spesso vi è ritornato a distanza di tempo per
scoprirvi nuove tracce, forte anche delle ulteriori esperienze nel frattempo
acquisite, in un continuo gioco di rimandi. Per questo "sperimentazione " è
la definizione che meglio si adatta al suo lavoro, intesa non come ricerca
forsennata del nuovo, ma come necessità di esprimere una enorme gamma di
pulsioni, emozioni, idee per offrirle agli altri con liberalità e
generosità.
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Checked – 2002
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da Trasfigurazioni – 1998 |
da Trasfigurazioni – 2000
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Top Paki 1977
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da Gente del Sud – 1956
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Idrogramma – 1952
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Serena indossa la maglietta “Checked – One year
under control – Nino Migliori 2002”
i cui proventi saranno interamente devoluti a EMERGENCY |
Nino Migliori
La fotografia di
Nino Migliori, dal 1948, svolge uno dei percorsi più diramati e interessanti
della cultura d’immagine europea. Gli inizi appaiono divisi tra fotografia
neorealista con una particolare idea di racconto in sequenza, e una
sperimentazione sui materiali del tutto originale ed inedita.
Le Ossidazioni, i
Pirogrammi, nei primissimi anni Cinquanta sono opere che non hanno confronti nel
panorama della fotografia mondiale, sono comprensibili solo se letti all’interno
del versante più avanzato dell’informale europeo, da Wols a Tàpies a Burri, con
esiti spesso in anticipo sui più conosciuti episodi pittorici. Dalla fine degli
anni Sessanta il suo lavoro assume valenze concettuali ed é questa la direzione
che negli anni successivi tende a prevalere.
Nino Migliori è
l'autore che meglio rappresenta la straordinaria avventura della fotografia che,
da strumento documentario, assume valori e contenuti legati all'arte, alla
sperimentazione e al gioco.
Oggi si considera
Migliori come un vero architetto della visione.
Ogni sua produzione è frutto di un progetto preciso sul potere della visione,
tema, questo che ha caratterizzato tutta la sua produzione.
Sue opere sono
conservate in importanti collezioni private e pubbliche tra le quali CSAC -
Parma; Galleria d'Arte Moderna - Torino; Galleria d'Arte Moderna - Bologna;
Museo d'Arte Contemporanea Pecci - Prato; Galleria d'Arte Moderna - Roma;
Bibliothèque National - Parigi; Musée Reattu - Arles; Museo di Praga; Museum of
Modern Art - New York; Museum of Fine Arts - Houston; Museum of Fine Arts -
Boston; Polaroid International Museum - U.S.A. ed altre.
MONOGRAFIE E CATALOGHI DI MOSTRE PERSONALI
1977 Antonio
Migliori,
CSAC, Quaderni n.36, Università di Parma, catalogo della mostra. Testo di
A.C.Quintavalle.
1978
Segnificazione, Grafis Edizioni, Bologna. Testo di A.C. Quintavalle.
1979
Fotografia gestuale di Nino Migliori,
Quaderni del Verri, n.2, Bologna. Testo di C. Gentili.
1982
Nino Migliori,
Gruppo Editoriale Fabbri, Milano. Testi di M.Capobussi, G.Celli, A. Colombo.
1997
Nino Migliori
in "Fotomagazine", n.5, Milano. Testi di E.Prando, M.N.Truant.
1999
Instant, Galleria d'Arte Contemporanea -Pavullo, catalogo della mostra.
Testo di P. Barbaro.
Gente-Anni Cinquanta, L'Artiere Edizionitalia,
Bologna. Testo di A. Colombo.
2000 Nino Migliori,
Fondazione Guglielmo Marconi, Bologna. Testo di C. Cerritelli.
Nino Migliori.
Trasfigurazioni,
Edizioni Caleidoscopio, Lucca, catalogo della mostra. Testo di Gyonata Bonvicini.
Trasfigurazioni,
Circolo Culturale Mario Cosci, Stiava. Testo di P.E. Antognoli
2001 Neorealismo – Scenes of life in
post-war Italy, Keith de Lellis Gallery, New York,
catalogo della mostra. Testo di A.C.Quintavalle.
2002 Nino Migliori. Le Avanguardie e il Realismo,
Fiaf, Torino, catalogo della mostra. Testi di A.C. Quintavalle e C. Pastrone.
Nino Migliori.
Ombre di Luce-50 anni di ricerca sul potere della visione,
Fondazione Italiana per la Fotografia, Torino, catalogo della mostra. Testi di
D. Curti e M. N. Truant.
Nino Migliori.
Materie e memorie nelle scritture fotografiche,Edizioni
GAM, Torino, catalogo della mostra. Testo di L. Miodini.
2003
Checked- One year under control, Ken Damy Edizioni del Museo. Testo di M.
Vescovo
Pop up.
Tesi off camera,
Ken Damy Edizioni del Museo. Testi di P. Binante, P.
Giarretta, F.E. Marelli.
CATALOGHI DI MOSTRE COLLETTIVE E PUBBLICAZIONI SELEZIONATI
1955
Fotografia italiana, Fantoni, Venezia.
1975
Grafica grafica I : I , Calcografia Nazionale, Roma.
1978
Metafisica del quotidiano, Galleria d'Arte Moderna, Bologna.
1979
Venezia '79. La Fotografia, Electa, Milano.
1980
Fotografia e immagine dell'architettura, Grafis, Bologna.
1981
Linee della ricerca artistica in Italia 1960/80, De Luca, Roma.
1983
L'Informale in Italia, Galleria d'Arte Moderna. Bologna.
1985
Il dopoguerra dei fotografi, Grafis, Bologna.
The European Iceberg, Mazzotta, Milano.
1989
L'insistenza dello sguardo, Alinari, Firenze.
1990
Das Photogramme in der Kunst des 20 Jahrhunderts, DuMont, Colonia.
Effemeride, Alinari, Firenze.
1993
Muri di carta, Electa, Milano.
1994 The Italian Metamorphosis, 1943-1968,Solomon Guggenheim Museum,
New York.
1995
L'
io
e il suo doppio. Un secolo di ritratto fotografico in Italia
1895-1995,
Alinari, Firenze.
Europa de postguerra 1945-1965. Art despres del diluvi,
Fundacio "La Caixa", Barcellona.
1997
Fotografia italiana per una collezione,
Neos edizioni,
Torino.
Un paese unico. Italia, fotografie 1900-2000, Alinari,
Firenze.
1998
Nove maestri, Monografie Fiaf, 16 , Torino.
1999
El neorrealismo en la
fotografia italiana, Ed. Photoespana, Madrid.
Il rosso e il nero, Electa, Milano.
2000
Amen
fotografia,
Istituto Superiore per la Storia della Fotografia, Skirà, Milano.
Fotoalchimie,
Museo Pecci, Prato
2001
Esercizi di stile, Palazzina delle Arti La Spezia– Le Mostre n. 6,
SilavanaEditoriale.
Sperimentalismo fotografico in Italia, 1970-2000, Craf n°7,Lestans.
Gli anni
del Neorealismo .Tendenze della fotografia italiana, Edizioni
Fiaf, Torino.
2002
En plein air dopo Duchamp, Re Enzo editrice, Bologna.
Collezione
Permanente – Nuove Acquisizioni,
Museo Pecci Prato – Gli Ori, Prato.
2003
Mamme d’ Italia, Mazzotta fotografia, Milano.
Gli Anni
della Dolce Vita. Tendenze della
fotografia
italiana.
Edizioni Fiaf, Torino.
2004 Il museo, le collezioni,
Museo Fotografia Contemporanea Villa Ghirlanda, Tranchida, Milano.
Storia
d’Italia. L’immagine fotografica 1945-2000. Annali 20. Giulio Einaudi Editore, Torino.
MOSTRE PERSONALI SELEZIONATE
1955
Antonio
Migliori,
Salone del Podestà, Bologna, 1-22 giugno.
1975
Trois photographes italiens – Nino Migliori,
Fnac Etoile, Paris,
1 settembre – 11 ottobre.
1977
Nino Migliori,
Palazzo della Pilotta, CSAC, Università di Parma,
1-27 marzo.
1982
Photographemi, Studio Marconi, Milano, novembre.
1985
Carte ossidate, Palazzo Massari, Ferrara, 16 marzo-18 aprile.
1999
Instant, Palazzo Ducale, Galleria d'Arte Contemporanea, Pavullo,
26 settembre-24 ottobre.
Il neorealismo di Nino Migliori,
Palazzo delle Nazioni,
Fiera di Padova,
30 ottobre -1 novembre
2000
Nino Migliori,
Premio Internazionale Guglielmo Marconi, Galleria Paolo Nanni,
Bologna, 15
aprile-10 maggio.
Trasfigurazioni,
Villa Gori-Stiava, Lucca, 8 luglio-6 agosto.
2001
Neorealismo – Scenes of life in post-war Italy, Keith de Lellis Gallery, New
York,
12 gennaio
– 3 marzo.
Neorealismo,ArtScan
Gallery, Houston, 15 marzo - 23 aprile.
2002
Nino Migliori.
Le Avanguardiene il Realismo, Galleria Fiaf, Torino,
7 febbraio-15
marzo.
Nino Migliori.
Ombre di Luce-50 anni di ricerca sul potere della visione,
Fondazione Italiana per la Fotografia, Torino, 7 febbraio-24
marzo.
Nino Migliori.
Materie e memorie nelle scritture fotografiche, Galleria d' Arte Modena e
Contemporanea, Torino, 9 febbraio-14
aprile.
2003
Nino Migliori. Pop up, Museo Ken Damy di Fotografia
Contemporanea, Brescia,
10 maggio
-7 settembre
MOSTRE COLLETTIVE SELEZIONATE
1954
VI e Salon International
d'Art Photographique,
Bordeaux, febbraio.
1955
5e Esposition
Internationale de Photographie,
Palais du Conservatoire,
Lyon, 18 giugno- 10 luglio.
1956
The Danish Salon of Photography,
Marienlyst-Helsingor, 2-9 maggio.
Photokina – Internationale Photo und Kino Ausstellung, Koln,
29
settembre – 7 ottobre.
1974
I Migliori,
Galleria Il Diaframma, Milano, 2-13 aprile.
1975
Alle origini dell'arte, Galleria d'Arte Moderna, Bologna, giugno.
Grafica grafica I : I, Calcografia Nazionale, Roma, dicembre.
1978
Metafisica del quotidiano, Galleria d'Arte Moderna, Bologna, giugno.
1979
Venezia '79. La
fotografia,
Magazzini del Sale, La Biennale di Venezia ,
17 giugno-16 settembre.
1980
Fotografia e immagine dell'architettura, Galleria d'Arte Moderna,
Bologna, gennaio-febbraio.
1981
Linee della ricerca artistica in Italia 1960-1980, Palazzo delle
Esposizioni, Roma, febbraio-aprile.
1983
Fotogramme, Fotokunst Museum im Munchner Staad Museum, 22 aprile-3
luglio.
L'Informale in Italia,
Galleria d'Arte Moderna, Bologna,
giugno-settembre.
1985
Il dopoguerra dei fotografi, Galleria d'Arte Moderna, Bologna,
19 gennaio-18 febbraio.
The European Iceberg, The Art Gallery of Ontario, Toronto, 8
febbraio-7 aprile.
1989
L'insistenza dello sguardo, Palazzo Fortuny, Venezia, 25 marzo-2 luglio.
1990
Photogramme und die Kunst, Kunsthaus, Zurigo, 31 marzo-27 maggio.
Effemeride, Palazzo Tadea, Spilimbergo, 5 maggio-2
settembre.
1993
Muri di carta, Padiglione
Italia, XLV Biennale, Venezia, 13 giugno-10 ottobre.
1994 The Italian Metamorphosis,1943-1968 Solomon R. Guggenheim
Museum, New York, 7 ottobre 1994-22 gennaio 1995;
Kunst Museum Wolfsburg, maggio-settembre
1995.
1995
L'
io
e il suo doppio. Un secolo di ritratto fotografico in
Italia,1895-1995,
Padiglione Italia, XLVI Biennale, Venezia, 11 giugno-15 ottobre;
Castello Sforzesco, Milano, 6 dicembre 1995-3 marzo 1996;
Forte Belvedere, Firenze, 16 marzo-25 maggio 1996.
1996
Europa de postguerra 1945-1965. Art depres del diluvi, Sala Catalunya,
"La Caixa", Barcellona, 12 maggio-30
luglio;
Kunstlerhaus, Vienna, 10 settembre-10 dicembre.
1997
Fotografia italiana per una collezione,
Fondazione italiana per la fotografia,Torino, 6 settembre-18 ottobre.
Un paese unico-Italia,
fotografia 1900-2000, Palazzo Medici-Riccardi, Firenze,
24 settembre-2 novembre.
1998 I
Maestri, Castello di Venaria Reale, Torino,2- 17 maggio.
1999
El neorrealismo en la
fotografia italiana, Centro Cultural del Conde Duque,
Galeria del 98, Madrid, 18 giugno-29 agosto.
Il Rosso e il Nero, Palazzo della Pilotta, Salone delle
Scuderie, Parma,
28 novembre 1999-13 febbraio 2000.
2000
Sport Illustrated, Jane Corkin Gallery , Toronto, Canada,13 luglio-26
agosto.
Amen Fotografia, Villa Savorgnan, Lestans, 15 luglio-17
settembre.
2001 Esercizi di stile,
Palazzina delle Arti, La Spezia, 26 gennaio – 25 febbraio.
Italian
Neorealism,
Fotofest, Houston, 15 marzo - 23 aprile.
I
fotografi e Morandi,
Museo Morandi, Bologna, 1 aprile – 31 agosto.
Lo sperimentalismo fotografico in Italia, 1970 – 2000, Villa
Savorgnan, Lestans,
14 luglio – 16 settembre.
Gli anni del Neorealismo. Tendenze della
fotografia
italiana,
Cassero, Prato
22
luglio – 16 agosto.
2002 Postwar Italian Photography, Museum of Fine Arts, Houston,
Texas,
2 febbraio
– 28 aprile.
Collezione
Permanente. Nuove Acquisizioni,
Centro per l’arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato. 10 luglio – 8 settembre.
2003
Mamme d’Italia, Stazione
Centrale, Milano. 7 – 30 marzo
Stazione Termini- Spazio espositivo, Roma. 15 aprile – 4 maggio.
April
showers – May flowers,
Keith de Lellis Gallery, New York.10 aprile – 13 giugno.
Flash: swimsuits and sports, Jackson Fine Art Gallery,
Atlanta, 11 luglio – 30 agosto.
Gli Anni
della Dolce Vita. Tendenze della
fotografia
italiana,
Museo dell’Automobile, Torino 6 dicembre 2003 – 1 febbraio
2004.
2004
Il museo, le collezioni,Museo
di Fotografia Contemporanea Villa Ghirlanda,
Cinisello Balsamo 3 aprile – 27 giugno.
Voolare,
Palazzina delle Arti, La Spezia, 6 maggio
– 4 luglio.
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Luca
Pagni © Roma, 10 maggio 2003
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