Testi » Cultura Fotografica » Scheda Articolo
In chiusura dell'antologica dedicata ad Ando Gilardi, nell'anno della sua scomparsa, si fanno i primi bilanci: "un trionfo" potremmo dire, con un'espressione tipicamente gilardiana. Nell'ambito del SiFest#21 eravamo ospiti nel Palazzo del Monte di Pietà, ed effettivamente sono arrivati molti e molti visitatori, numerosi e di tutte le età: il libro degli ospiti è una esplosione di frasi di entusiasmo complice, oltre che di ricordi commossi e simpatici... comunque niente frasi "di circostanza" non poteva essere altro che così. Anche Lanfranco Colombo, arrivato come l'amico/nemico di sempre, era emozionato.
Ora la mostra a cura di Fabrizio Urettini, Elena e Patrizia Piccini, è ritornata in Fototeca Storica, in attesa di nuove e auspicabili destinazioni. Un ringraziamento particolare va a tutte le persone che ci hanno aiutato e supportato nella produzione di questo ambizioso e difficile progetto: Stefania Rossl, Massimo Sordi, Giuseppe Pazzaglia, Paola Sobrero e tutti i volontari del festival.
Un progetto che era in cantiere ancor prima del triste 5 marzo: verso la fine del 2011 i curatori del Festival già ci avevano chiesto una mostra che illustrasse tutto il lavoro di Ando e intendendo inquadrare tutta la sua figura di saggista, storico e osservatore dei fenomeni culturali legati alla fotografia, oltre che fotografo: necessariamente doveva essere una mostra di parole oltre che di immagini. Così abbiamo cominciato a scandagliare la produzione e vivendo da anni (più di 30 sigh!) nel suo stesso ambiente di lavoro, abbiamo potuto prendere in esame i suoi strumenti, i suoi appunti, i suoi libri, il suo computer... miniere inesauribili di idee scritte o schizzate qui e là... suggestioni e note scritte a margine dei libri, appunti presi in file sepolti nella sua memoria hard disk, periodicamente e prudentemente sempre backuppata da anni. Idee che talvolta prendevano forma in un testo, una recensione, una conferenza o un libro, oppure in un'immagine. Talvolta invece le idee rimanevano lì.... cristallizzate in aforismi in attesa di un contesto nel quale sarebbero state sviluppate. Una di queste note-a-margine ci ha folgorato nella sua complessa semplicità: «L'immagine di una immagine è sempre immagine» è diventata il titolo della mostra prima ancora che il progetto della stessa fosse concluso e ne ha condizionato lo svolgimento. In seguito abbiamo percepito che questo enunciato è anche perfettamente in sintonia con una profonda riflessione che coinvolge gli stessi promotori e curatori del SiFest#21: l'assegnazione del Premio Pesaresi ne è un segnale.
Proseguendo nella progettazione della mostra, sono state individuate vere e proprie "stagioni" nel lavoro di Ando nelle quali sviluppava una ricerca che enunciava scrivendo e che applicava realizzando immagini o procedimenti per realizzare immagini. Estratto dalla introduzione alla mostra:
Prima stagione-anni cinquanta e primi sessanta reduce dall’impegno nei laboratori forensi dei processi ai criminali nazi-fascisti (fotografie per provare fatti realmente accaduti) … cinque anni dopo (...) nel Sud Italia incantato, ecco che istantanee prese dalla realtà rappresentano la magia, maghi, mistero, sovrannaturale e tutto quanto possa essere considerato meno vero e concreto.
Seconda stagione-fine anni sessanta e anni settanta fotografia arbitraria. È quella fotografia che non è informazione, non è pubblicitaria, non è propaganda, non è fedele riproduzione, (...) L’arbitrio consiste anche (...) nell’archiviare fotografie degli ultimi 100 anni della famiglia italiana, definendo un nuovo tipo di archivista: matematico e poeta.
Terza stagione-fine anni settanta e anni ottanta (...) L’immagine “finita”, il prodotto della fabbricazione è la conclusione di un’insegnamento, non il punto di partenza come avviene nell’uso didattico (passivo) delle altre “figure” prima della fotografia. L’analisi del procedimento con la collocazione della fotografia nella storia universale dei procedimenti per produrre immagini (Storia sociale della fotografia, 1976) include anche riflessioni sui consumi visivi portati da questa evoluzione, e da qui lo studio dei grandi temi della raffigurazione sviluppato nelle monografie “Phototeca”.
Quarta stagione - anni novanta fino al 2007 fotografia digitale. È la rinascita della fotografia che da secoli nasce effimera e luminosa sul fondo delle camere obscure e che una volta per portarla lontana doveva essere imbalsamata dai sali d’argento (...) ma ora può essere memorizzata e allontanata dagli apparecchi rimanendo fototipo puro ovvero un segno prodotto otticamente che rimane effimero, fluido, composto di luce e sul quale è possibile intervenire manualmente e incorporare parole alle immagini.
Quinta stagione-2007-2012 You Tube, Facebook . Riprende spazio e forza il tema della fotografia della Shoah, della fotografia spontanea. Nuove scoperte. Comunicare con parole e immagini ora è la norma, le parole sono sempre più presenti, indispensabili: il nesso tra parole e immagini è il messaggio, il post. Le parole in alcuni casi diventano parlate e si sovrappongono alle immagini con il sonoro oltre che graficamente. È l’apoteosi.
La "voce" di Ando si è fatta sentire per Savignano, durante tutta la durata del festival: si è propagata tramite i suoi aforismi più celebri "Meglio ladro che fotografo", "Esistono più immagini di elefanti che elefanti" o altri meno celebri ma altrettanto fulminanti: "L'uomo vive da sempre in coma morale", "La fotografia non è nata ieri ma ha l'età della luce"... etc, tappezzavano la cittadina in molte copie della serie di otto poster 70x100 essenziali e colorati, realizzati per noi da Roberto Montani che per noi ha realizzato anche una cartella composta di 8 stampe fine-art di immagini tratte dalle stagioni gilardiane della mostra. La mostra si è conclusa il 7 ottobre 2012 e il 13 ottobre abbiamo terminato il disallestimento. Pochi giorni fa.