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Testi » Cultura Fotografica » Scheda Articolo

IL NUDO nel realismo fotografico
Autore: Maria Fina Ingaliso - Pubblicato il 17/06/08 - Categoria Cultura Fotografica
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Una presenza costante quella dell’immagine del nudo in fotografia, spesso mascherato da nudo “d’arte”ma al limite della semantica visiva del pornografico ( pose classicheggianti, taglio accademico, simboli allusivi). Con il realismo dell’immagine fotografica, le nudità del corpo, sin dal 1841, tanto amate e rappresentate da scultori e pittori, entrano nelle Accademie in sostituzione dei modelli veri. Ma, è un’epoca puritana che spinge verso l’ipocrisia dell’utilizzo dell’anonimato e sebbene circolino parecchie immagini di nudo, i nomi dei fotografi sono spesso occultati.


Le fotografie di nudo, del 1850 di Eugène Durieu (1800-1874), presidente della Società francese della fotografia, fanno colpo su Eugene Delacroix, pittore attivo a Parigi che diventa amico del Durieu, ne acquista gli album fotografici e trasferisce le immagini sulla tela. Un sodalizio, pittura-fotografia, che durerà a lungo. La necessità di una buona illuminazione portò alla progettazione di terrazze “ di posa” con il tetto e le pareti di vetro attrezzate con sfondi fasulli, drappeggi, piante: una sala posa con “una ricostruzione del fuori”; le modelle seminude ( veli, giarrettiere, sottovesti, calzamaglia, vestiti attillatissimi) o nude con biciclette, divani o altro, facevano leva sull’immaginario: tutto l’insieme, portava i “simboli del peccato e della perdizione”.














Nel 1857 l’inglese Oscar Gustave Rejlander (1813-1875), un fotografo di eccezionale inventiva (si dice che per esposimetro usasse il suo gatto; se gli occhi del gatto diventano due fessure, l’esposizione doveva essere corta; se erano più aperti, l’esposizione doveva essere lunga; se le pupille erano dilatate, era meglio lasciar perdere). Esordisce con un’allegoria spettacolare fotografica intitolata “ Le due vie della vita”. E’ una stampa fotografica rappresentante i vizi e le virtù, eseguita con l’esposizione di non meno di trenta negativi. Una fotografia questa che fece molto discutere a partire dal rifiuto all’esposizione della Società fotografica di Edimburgo,








all’acquisto della stessa da parte della regina Vittoria per il figlio Alberto, alla tecnica usata (collodio umido e sovrapposizioni di negativi). Suscitarono scandalo le fotografie del barone Wihelm Von Gloeden (1856-1931 ) che probabilmente per scopi personali, non aveva mai nascosto la sua omosessualità, ritrasse giovani pastori siciliani. Malato di tubercolosi fu indirizzato dai medici, verso territori caldi e scelse di risiedere a Taormina, in Sicilia. La predilezione verso lo stesso sesso, lo portò a ritrarre giovani in pose classiche inseriti in scenografia paesaggistiche. Le immagini ottocentesche sono caratterizzate da eccessive incursioni nella mitologia, che serviva da schermo per la censura, sebbene non manchino immagini in cui Eros si scatenava, o fotografi come Muybridge, che in collaborazione col pittore Thomas Eakins (un pittore che sostituì le macchine in serie con un negativo rotante),












per lo studio della muscolatura umana, si servirono di un nudo femminile, ritratto nella sua piena naturalezza, senza nessuno schema accademico, uno studio che costò caro a Eakins: fu costretto a rinunciare alla sua carica all’Università di Filadelfia. Col suo purismo fotografico, lo stesso Atget, intrattenne per le vie di Parigi, rapporti di amicizia con prostitute delle quali si servì per le illustrazioni di un libro sulle case di tolleranza parigina, ma il suo è uno sguardo puro, scevro da ogni maliziosità. A lui bastava aver scritto sulla porta “ Atget – documenti per artisti”.


© Maria Fina Ingaliso Collaboratrice DAC - FIAF


Bibliografia:

Il nudo nella fotografia – Editrice Fotografare 1969
New History of Photography-Michel Frizot – Konemann


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