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Immagini dell’Italia, dall’Alto Adige alla Sicilia, di una terra
satura di rimandi mitologici, storici e religiosi. Non immagini che
documentano, ma immagini usate come metafore, come pagine di un libro di poesie
che raccontano, una per una, storie, frammenti, sensazioni, nel rigore del
bianco e nero. Immagini che non proclamano verità, ma che pongono quesiti sull’uomo
e sulla sua Presenza su questa terra.
Presenze. Paesaggi italiani è appunto il titolo dell’affascinante (e per certi aspetti filosoficamente inquietante) mostra di George Tatge che Villa Bardini ha recentmente ospitato.
Nato a Istanbul, educato negli Stati Uniti, prima giornalista e poi
fotografo, Tatge si è stabilito ormai da due decenni a Firenze, dove ha
lavorato a lungo come direttore della fotografia della Fratelli Alinari. Ha
pubblicato libri, partecipato a una infinità di mostre ed è dunque una star
indiscussa dell’obiettivo, oggetto di attento collezionismo internazionale.
In questa nuova esposizione ha presentato un album di 66 scatti quasi tutti
inediti, che arricchiscono una serie dedicata al paesaggio, alla quale Tatge
lavora da 30 anni, facendone tema di tale primaria importanza da trasformarlo,
nell’arco della carriera, in paesaggio interiore. Nella circostanza esamina
essenzialmente il modo con cui l’uomo si è fin qui misurato con la terra: un
racconto in tre sezioni che inizia dalla preistoria e approda ai residui della
società post industriale, ossia ai giorni nostri.
La prima è la sezione dei paesaggi incontaminati: fiumi, boschi, montagne quasi verginali. Una natura che Tatge vede con rispetto e devozione in virtù della sua solidità, della sua Presenza intesa come sinonimo di forza e dignità. La seconda sezione esplora invece i modi in cui l’uomo, con le sue colture e i suoi vari insediamenti, la terra l’ha bene o male trasformata e fatta propria, definendo confini ed erigendo barriere. Nella terza sezione il paesaggio naturale inizia infine a riempirsi delle molte diverse strutture che l’uomo ha costruito intorno a sé. In una sorta di celebrazione della Land Art, ecco anche immagini che ritraggono le tracce dell’uomo, il suo trovarobato.
Va detto che Presenze non
è tanto una mostra di denuncia del degrado ambientale, quanto, nelle intenzioni stesse dell'autore, una sorta di
poema epico. L'artista ci porta quasi antropologicamente per mano in un viaggio
dall’Innocenza all’Esperienza, con lo scopo di esplorare i simboli, le sacre
geometrie, gli archetipi visivi, ossia le Presenze
che animano il mondo e che caratterizzano il lungo e complesso rapporto di
convivenza tra Uomo e Terra.
Tatge ha sempre
prediletto una fotografia ricca di simboli ed epifanie, aperta a più livelli di
interpretazione. Peraltro, l'autore stampa da sé e questa sua qualità artigiana
contribuisce non poco a dare alle immagini la speciale nitidezza dei particolari
e la sicura ricchezza dei toni che invitano a uno sguardo lungo e meditativo.
Infine un particolare tecnico che gli appassionati sapranno ben apprezzare: tutte le foto sono state realizzate con una Deardorff, la leggendaria macchina a soffietto capace di produrre negativi di grande formato.
Catalogo Polistampa (www.bardinipeyron.it).
Per conoscere le opere di George Tatge:
www.photographerspro.eu/georgetatge
