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La viaggiatrice in solitaria e fotografa
Raffaella Milandri al rientro dalla sua
spedizione in Botswana annuncia:
“Il mio progetto immediato è mettere il mio operato e le mie opere al servizio di cause
umanitarie. La Fotografia Umanitaria è
uno strumento importantissimo per aiutare chi soffre. E’ uno specchio vivido e
tangibile sulla realtà, senza trucchi o mistificazioni. E le potenzialità di
sensibilizzazione e di aiuto concreto a chi ne ha bisogno sono tantissime,
attraverso i media, mostre, proiezioni, aste di beneficenza, e collaborazioni
con le ONG ( ndr Organizzazione Non Governativa.)”
Chiediamo alla
fotografa : come è nato per Lei il concetto di Fotografia Umanitaria?
Dice la Milandri,
già autrice di una mostra sul lavoro minorile in India e di una mostra con asta di beneficenza a favore di un centro
per anziani senzatetto del Nepal :
“ E’ stato un
percorso personale che ha amalgamato diversi ingredienti. Passione per la
fotografia e per il viaggio in
solitaria. Attenzione estrema per i Paesi in sofferenza e in via di
sviluppo, le culture in pericolo, i
diritti umani violati. Curiosità innata,
spirito di osservazione e capacità di
adattamento alle situazioni estreme. Ho
viaggiato scomodamente, ho scattato foto in condizioni difficili, ho mangiato
spartanamente , ho dormito in modesti alloggi -ma sempre col sorriso
-mischiandomi fra la gente, adeguandomi ad un diverso stile di vita e ad
una diversa mentalità, assorbendo come una spugna costumi , atteggiamenti e sentimenti. Essere donna, pur se con molti
rischi, mi ha fatto accettare e giudicare inoffensiva”
Come pensa di
mettere in pratica i suoi programmi, e a chi darà la priorità negli aiuti?
“Prima di tutto
sono disponibile per ONG e associazioni non profit, come dicevo, con il mio
operato e le mie opere; poi ho focalizzato
i primi due obiettivi precisi , per i quali agirò attraverso i media e una
mostra fotografica. Il primo obiettivo è sostenere e promuovere la ratifica dell’Italia alla ILO 169, una
convenzione internazionale a favore dei diritti dei popoli indigeni e tribali.
Allo scopo ho anche già formato un gruppo su Facebook, stiamo inviando lettere
di sollecito al Ministro Frattini.Siamo già in diverse centinaia. Il link è http://apps.facebook.com/causes/355059?m=cc366e79 ”
LA ILO E LA ILO 169.
La ILO , Organizzazione
Internazionale del Lavoro(International Labour Organization) è l’ agenzia delle
Nazioni Unite, con sede a Ginevra, che si occupa di promuovere il lavoro, in condizioni
di pace, libertà, uguaglianza, sicurezza e dignità; gli Stati membri sono 179 , promuove i diritti dei lavoratori ed è responsabile dell’attuazione
delle norme internazionali del lavoro, promuovendo pace, prosperità e
progresso. L’Italia è stato membro e dal 1919 ha ratificato 111 Convenzioni internazionali. Ma
non ancora la ILO 169. La ILO 169 mette per iscritto i diritti
fondamentali dei popoli indigeni e "tribali" e si occupa di questioni
d'importanza vitale :
I popoli che tuttoggi aspirano ad
uguaglianza e a diritti sono : gli aborigeni australiani, i maori neozelandesi,
i boscimani del Kalahari, gli Innu canadesi e tanti tanti altri(per non parlare
della scottante situazione tibetana).
Riprende la
Milandri: “Ma è molto importante che anche l’Italia, pur se non direttamente
coinvolta, ratifichi la ILO 169 in
quanto trattato universale a garanzia dei diritti delle popolazioni indigene.
E’ una adesione doverosa e rispettosa dei diritti umani. Queste popolazioni hanno subito già stermini, abusi, privazioni,
esili. Ora sono spesso tragicamente minati da alcol, AIDS, suicidi. Stanno
perdendo la loro identità e hanno pieno diritto, dopo che le loro terre sono
state usurpate per petrolio, oro, diamanti, uranio, legname, a recuperare la
loro dignità e a mantenere le loro tradizioni, fortemente legate alla terra
ancestrale.”
Aggiunge la Milandri: “Non voglio
che questi popoli e le loro tradizioni rimangano solo nei documentari o nei
film. E’ sacrosanto fermare e combattere l’estinzione di popoli, culture, tradizioni.”
Sensibilizzare il
Governo per la ratifica alla ILO 169, dunque, è il primo obiettivo.
E il secondo?
“ Ho avuto modo di
appurare di persona il problema dei
boscimani del Kalahari. E’ una questione ampia e complessa, ma l’urgenza ora è
far aprire i pozzi d’acqua per quei villaggi isolati all’interno del Central
Game Reserve. I boscimani (Bushmen) hanno vissuto per più di 22.000 anni in
quei territori e molti di loro sono stati recentemente allontanati sulla base
di programmi governativi di reinsediamento.
L’urgenza è far
riaprire i pozzi per coloro che tuttora vi abitano, e poi permettere, a tutti
coloro che vogliono, di ritornarvi. Vi è un tesoro di tradizioni e cultura in
questo popolo, e va preservato: ma senza l’acqua non si vive. ”