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La libreria - Lo scaffale di Febbraio 2010 |
Autoritratti
La collana FOTONOTE - i piccoli volumi maneggevoli, tascabili preziosi e stampati sontuosamente , ognuno dedicato a un grande personaggio o a un tema chiave della fotografia - si arrichisce di un nuovo titolo dedicato agli autoritratti di fotografi. La tradizione dell'autoritratto pittorico, risalente per lo più al Rinascimento, è stata fin dagli esordi della fotografia ampiamente sperimentata dai fotografi. L'autoritratto di fotografi della fine Ottocento , realizzato spesso per dimostrare ai contemporanei la novità tecnica del mezzo fotografico, si caraterizza in alcuni casi per i richiami alla tradizione pittorica, come in " Autoritratto con cranio" di Antoine Samuel (1818-1881), mentre in altri è un supporto alla dimostrazione delle potenzialità sperimentali del mezzo, come in "Dodici autoritratti con diverse angolature, studio per una fotoscultura" di Felix Nadar (1820-1910), e in altri ancora si caratterizza per il tocco ludico sottolineando la stranezza e "originalità" di questi nuovi artisti moderni dotati di macchina fotografica, come nel caso di Louis Ducos Du Hauron (1837-1920) con il suo autoritratto in anamorfosi del 1888 o in quello di Leon Gimpel (1873-1948) che si ritrae comodamente adagiato su un terrazzo tra le torri di Notre Dame. Ma è nel Novecento che l'autoritratto diventa un genere ben definito nella fotografia. E infatti il volume lascia il più ampio spazio proprio alle" immagini di sé" realizzate nel Novecento da grandi fotografi come Jacques Henri Lartigue, Alfred Stieglitz, Umbo, Imogen Cunnigham, André Kertesz, Edourad Boubat. Le facilitazioni tecniche offerte dalle macchine 35 mm, con l'introduzione della Leica e i successivi sviluppi tecnologici, rendono più facile ai fotografi realizzare gli autoritratti nelle situazione più diverse, e il genere si arrichisce di un valore narrativo e creativo sempre maggiore per arrivare fino alla realizzazione di vere e proprie serie di autoritratti come quelle di Lee Friedlander, Robert Mapplethorpe, Martin Parr. Concludono il libro i fotografi che elaborano artisticamente i loro autoritratti, come Arnulf Rainer, Samuel Fosso o Michael Ackerman. Parlando di questi ultimi esempi, dove prevale il gesto artistico sulla rappresentazione realistica di sé, il testo di Marie Cordié Levy, che fa da introduzione al volume, si conclude così: "Questa raccolta (...) presenta artisti che, sempre più, per meglio rivelarsi scompaiono, per meglio comprendersi si velano, si muovono o si truccano per l'attimo dello scatto, per far durare l'essenza di quel che sono, il loro stile".
Ritratto in forma di romanzo
"La camionetta arranca sulla strada sterrata lasciandosi alle spalle il sobborgo di Tacubaya. Tina e Edward cercano di stare in equilibrio sul cassone, aggrappandosi alle assi di legno dei bordi. Il paesaggio diventa sempre più brullo, punteggiato di grandi agavi rigogliose. Edward a un certo punto esclama ' Qui! Fermiamoci qui!' (...) Edward balza a terra, pieno di energie, l'entusiasmo sembra ringiovanirlo, aiuta Tina, che poi va a ringraziare il messicano alla guida. S'inerpicano su una collina, finché lui decide di aver trovato le agavi 'giuste' (...) Monta il treppiede, avvita con cura la Graflex alla piattaforma, sforzandosi di controllare la frenesia che lo pervade. Inizia una serie di inquadrature, scatta soltando quando è veramente sicuro di avere davanti l'immagine perfetta. " Così si apre il romanzo Sotto il cielo del Messico in cui Pino Cacucci racconta gli anni centrali della vita intellettuale e artistica di Tina Modotti e in particolare gli anni della relazione sentimentale e artistica con Edward Weston, anni in cui anche Tina ha modo di dimostrare il proprio talento di fotografa. E sono proprio 32 opere fotografiche realizzate da Tina Modotti, presentate in un vero e proprio inserto su carta patinata opaca e ben stampate in tricromia, ad aprire il volume. La fotografia torna spesso nelle pagine del romanzo così come gli incontri della coppia Tina ed Edward con altri artisti, primo fra tutti il pittore muralista Diego Rivera, nella Città del Messico degli anni venti caratterizzata da un effervescente clima postrivoluzionario, dove tutto sembra possibile e realizzabile. Sotto il cielo del Messico Tina raggiunge livelli sublimi nell'arte della fotografia, espone e pubblica su riviste di vari paesi. Pino Cacucci, grande conoscitore della realtà latino - americana, ha pubblicato una quindicina di libri, tradotti in vari paesi, e tra questi Puerto Escondido (1990) da cui Gabriele Salvatores ha tratto il film omonimo. Su Tina Modotti ha scritto altri due libri, il primo uscito nel 1988. Questo nuovo romanzo ci fa conoscere in presa diretta gli aspetti più interessanti e affascinanti della protagonista.