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Quale è il valore di una
fotografia? Quale è il suo ruolo tra i mezzi di espressione contemporanei?
Queste sono le domande che suscitano la
lettura del regolamento del concorso fotografico nazionale “Passione Italia” indetto da Seat Pagine Gialle in collaborazione
con vari sponsor e con la Fiaf, la federazione italiana associazioni
fotografiche. In sostanza le foto a tema dichiarate vincitrici da una giuria di
esperti verranno premiate con materiale fotografico e con la pubblicazione
sugli elenchi telefonici. Una buona opportunità che offre
visibilità ai fotoamatori e ai professionisti che parteciperanno e che magari
vedranno premiate le loro foto.
Leggendo il regolamento, però, ci sono alcuni
passaggi che suscitano perplessità. Partecipando al concorso, “l’autore
cede a Seat , a titolo gratuito e a
tempo indeterminato, il diritto di riprodurre l’opera con qualsiasi mezzo
consentito dalla tecnologia e secondo le modalità da Seat stessa ritenute più
opportune, compresa la facoltà di attribuire all’opera un nome indicativo
differente da quello scelto dall’autore”. Ma la ciliegina sulla torta è
costituito dal fatto che con la cessione dell’immagine l’autore si impegna a non duplicarla su
nessun supporto e in nessun formato. Con questo bando la società non si assume
nessun obbligo a pubblicare le foto partecipanti alla selezione, non chiarendo
se si tratta delle sole opere prescelte
o di tutte quelle che saranno inviate.
La
sensazione che molti hanno avuto, è che
si voglia costituire un archivio fotografico senza spendere una lira. Una
prassi consolidata da qualche decennio, basti guardare i regolamenti dei tanti
concorsi fotografici organizzati da vari
enti o circoli fotografici italiani. Regolamenti del genere, fanno passare il
messaggio che la fotografia sia da
considerare una cosa senza valore e che partecipando a questi concorsi si
perdano tutti diritti, in netto contrasto con le leggi del diritto d’autore, e
con il diritto internazionale. Che
queste cose le facciano soggetti non fotografici, può anche passare, ma che
queste vengano fatte con l’avallo di associazioni il cui scopo “è incrementare e diffondere la fotografia in tutte le sue forme”
lascia sicuramente l’amaro in bocca.
Mimmo Torrese