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Mi limito ad introdurre l'editoriale di Marco Toldi, che delinea un profilo molto analogo ai temi toccati durante la lezione con Daniele Protti, direttore de L'Europeo. La fotografia, i giovani e quello che succederà..
Come possiamo?
Ci chiedono: “Da cosa definiamo un professionista da un non professionista?”
Le leggi del mercato regolano le vite della fotografia certo, ma è importante riuscire a scorgerne le nuove luci.
Vivo nel mondo dell'immagine e vivo grazie al mondo dell'immagine da altre 20 anni... ci sono caduto dentro e ho cominciato a giocarci come un bambino gioca con la sabbia. Sono rimasto colpito da quello che accadeva in camera oscura... (bei tempi) dalla luce rossa come nei film di 007 e giorno dopo giorno è diventata una professione un lavoro. Dentro però la luce, intesa come spirito di gioia per un mondo affascinante è sempre rimasta viva. La voglia di imparare, la cultura generale, il mercato commerciale, le parole, il creare idee mi hanno trascinato sempre e ancora oggi ho in me questo sentimento, che mi ha aiutato ad approfondire lo spirito di quella che per me è una passione.
La passione per un mestiere. Il mio. Il nostro. Nostro lavoro...
Non si può vivere, non si può trasmettere, non si può sentire se noi non siamo in grado di amare quello che facciamo. Dentro qualsiasi cosa ci si metta a fare non dobbiamo lasciarci condizionare dall'ambiente esterno, noi siamo unici ed è proprio quest'unicità che dobbiamo trasmettere anche nelle nostre immagini.
Lasciatevi guidare da ciò che piace a voi, imparate ad ascoltare quello che credete interessante e fatelo diventare un'immagine... poi lavorateci su! Qualcuno ha usato un barattolo di pomodoro Campbell ma alla fine se siamo convinti e perseveriamo, i risultati arrivano.
Fotografi bravi che hanno vinto premi importantissimi si domandano “Se tutto quello che potevo vincere l'ho vinto... perchè non mi chiamano? Perchè non ho una fila di commissionati da fare ?
Calma..!
Se unisco Francesco Saverio Borrelli a Paola Bergna viene fuori: “ LAVORARE, LAVORARE, LAVORARE”.
Ritengo che oggi sia sempre più importante aprire la mente alla globalità dell'arte, so che non è cosa da poco, ma basta pensare che esista solo la fotografia editoriale, che l'unica foto buona è quella pubblicata!
La fotografia sta cambiando (o è già cambiata ma non me ne ero accorto) comunque sia ci voglio essere. Vedo ragazzi giovanissimi che si avvicinano decisi a questo lavoro, complicato, difficile, estremo per viverci, ma ci sono , ci provano, lo vedono con occhi diversi dai nostri... siamo noi a non vedere loro e i loro lavori.
Loro dicono “Yes, we can”...noi cosa gli rispondiamo? C'è la crisi... non ci sono più fotografi assunti...pagano poco e ci sono meno pagine? Forse dovremmo ritornare ad osservare il mondo reale! Dove si lavora facendo 3 turni per 800 euro!
Loro vedono la fotografia come un pittore vede una tela, come un modo reale di poter cambiare il mondo attraverso il racconto di quelli che davanti all'obbiettivo tentano di cambiarlo con manifestazioni, sit-in o flash mob, come possiamo dire loro che non c'è più spazio per le loro fotocamere?
Mi hanno detto oggi: “La fotografia è cambiata, forse non ve ne siete accorti”…è forse vero?
In parte sì, certo.
Vorrei fare una riflessione...se tutto il nostro mondo è cambiato, Facebook, Google, I-Pad, perchè ci ostiniamo a stampare su carta delle immagini per sperare di venderle? Se è cambiato il mondo dobbiamo cambiare anche noi e il modo di pensare di vedere le cose di capire le cose. Noi stiamo chiusi, guardando il nuovo, ma rimanendo incollati alle nostre impalcature vecchie, antiquate, trapassate e ci arroghiamo il diritto di decidere per altri e dargli consigli.
Usciamo e guardiamoci intorno. Le immagini del nostro mondo ci raccontano l'universo fotografia in un modo incredibilmente nuovo e appassionato.
Il web se è il mondo che ha rovinato la carta stampata allora che sia anche quello che apra le porte a coloro a cui le ha chiuse. Entriamoci!
A Francesca 22 anni, a Martina 24 anni, ad Alice (?...pochi) a ad altri mille ragazzi che investono credendo in un futuro di immagini dobbiamo dirgli che: possono e devono!
Che abbiamo bisogno assolutamente del loro modo di vedere le cose, del loro mondo di “mammoni e fancazzismo” in cui non non ci riconosciamo più e per questo critichiamo.
Forse non riusciremo ma dobbiamo provare a dargli quelle piattaforme che riescano a dare quell'idea di appartenenza al mondo, che cambia ma che non riesce a farlo insieme a noi...
Marco Toldi