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Emmanuel Radnitzky, (1890 -1976) ovvero Man Ray, può essere considerato, per il periodo in cui quest’artista opera, l’anello di congiunzione fra il movimento Dada ed il Surrealismo, ma artisticamente, come scrive Emmanuelle De L’Ecotais, non si può inserire in una specifica categoria o in un particolare movimento, Man Ray rimane inclassificabile.La voglia espressiva sviluppata nei primi anni di gioventù, vissuti a New York, ( apprendista incisore, disegnatore, cartografo), si rivelò presto una necessità vitale tanto da indurlo alla frequentazione di ambienti artistici sempre più all’avanguardia. La conoscenza di Alfred Stieglitz e la frequentazione alla galleria 291 gli fecero conoscere la libertà espressiva, l’elusione dalle tecniche accademiche e lo indussero ad inoltrarsi in quello che fu poi il suo terreno più fertile: la sperimentazione (“cominciai a sperimentare attraverso carte colorate i colori dello spettro, obbedendo ad una certa logica nel sovrapporre i colori primari e secondari”) |
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Il 1914 è l’anno dei grandi cambiamenti: si sposò con Adon Lacroix, poetessa belga che lo introdusse concettualmente al mondo della letteratura francese e materialmente ad altri artisti sulla cresta dell’onda; cambiò il suo impronunciabile nome in Man Ray; concepì, dopo la conoscenza con Marcel Duchamp, che “ sedersi davanti ad un oggetto per carpirne la forma è un ostacolo al lavoro creativo” decise, quindi, di liberarsi delle convenzioni artistiche.
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Questa conoscenza con Duchamp, rafforzò il suo
modo di vivere l’arte tanto da fondare, con lo stesso Duchamp e Katerine
Dreier, pittrice-scrittrice, la Società Anonima di avanguardia
internazionale e di seguire questi artisti in Francia, dove il Surrealismo
cominciava a mettere radici.Le opere di Man Ray furono sempre elaborate
come momenti espressivi che richiedevano sia la spazialità artistica
che nel materiale d’uso. |
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Per
la prima volta la fotografia usciva fuori dallo schema fisso della macchina
fotografica. |
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Eseguì moltissimi ritratti, soprattutto ad Alice
Print, nota col nome di Kiki di Montparnasse, sua amante e musa ispiratrice.
Una delle sue opere più affascinanti è Le Violin D’Ingres,
al torso di questa bella donna Man Ray sovrappose due chiavi di violino,
fondendo due realtà in una unica e facendo diventare, quest’immagine,
un’icona surrealista. |
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Solo nel 1951 poté
fare ritorno in Francia dove abbandonò la fotografia per la pittura
e dove visse sino al 1976, anno della sua morte. © Maria Fina Ingaliso Docente DAC -FIAF
Man Ray – Autoritratto – Saggi e Documenti del Novecento |