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Fireberg Hot|as|ice
Autore: patrizia dottori
- Pubblicato il 16/11/08 - Categoria
Mostre
Non si tratta di una narrazione, né di un reportage, né
forse di fotografie in quanto scatti nell’accezione comune.
Fireberg di Patrizia Dottori è una prova di resistenza, è l’attrazione verso un’altra dimensione, verso il baratro, verso un nulla che diventa consistente.
Il luogo in questione è il ghiacciaio di Perito Moreno, nel versante argentino, l’anno è il 2007. Arriva lì per un primo sopralluogo e, sul momento, fotografa addirittura con il suo cellulare. L’impressione è forte, avverte una presenza, dice, la concretezza di qualcosa che oltrepassa la percezione di natura, di paesaggio, di ghiacci eterni, di stupore. Il suo desiderio non è quello di fotografare, ma è quello di entrare a far parte di quella stranissima dimensione, di un pezzo di mondo che sta lì immutato dall’epoca del Quaternario. Primitivo, primordiale, ancestrale, questo luogo la risucchia, inizia a vivere dentro di lei. Quindi ci torna, questa volta provvista di apparecchiatura, ma già il ghiacciaio non è più lo stesso. Decide di fotografarlo in negativo. Il risultato è inaspettato: il muro di ghiaccio diventa fuoco, si trasforma in lava incandescente. Ecco allora che i suoi lavori si dividono in nuclei diversi: c’è un prima e c’è un dopo. Il suo rapporto con l’immagine diventa viscerale, come se tutto ciò che aveva visto fosse passato attraverso il suo tubo digerente, come se gli scatti fotografici non li avesse fatti attraverso la macchina, ma attraverso il suo metabolismo. Perdita del soggetto … forse si tratta di questo, ma più ancora del raggiungimento di uno stato di purezza, di uno svuotamento che fa posto a ciò che arriva dall’esterno, un misterioso fenomeno di illuminazione.
Il video ripercorre queste tappe. E’ lungo, lento, cadenzato da una musica penetrante. Per qualche verso è un video ossessivo, attraverso il quale lei costringe lo spettatore a partecipare all’intero processo, senza scartare niente, senza accorciare, senza mezzi termini. Le immagini prima di essere belle sono forti e fanno pensare ad un processo inarrestabile. Il nostro mondo è quello e nient’altro oltre a ciò. E’ un gelido paradiso che si trasforma in un inferno incandescente.
Francesca Pietra
Fireberg di Patrizia Dottori è una prova di resistenza, è l’attrazione verso un’altra dimensione, verso il baratro, verso un nulla che diventa consistente.
Il luogo in questione è il ghiacciaio di Perito Moreno, nel versante argentino, l’anno è il 2007. Arriva lì per un primo sopralluogo e, sul momento, fotografa addirittura con il suo cellulare. L’impressione è forte, avverte una presenza, dice, la concretezza di qualcosa che oltrepassa la percezione di natura, di paesaggio, di ghiacci eterni, di stupore. Il suo desiderio non è quello di fotografare, ma è quello di entrare a far parte di quella stranissima dimensione, di un pezzo di mondo che sta lì immutato dall’epoca del Quaternario. Primitivo, primordiale, ancestrale, questo luogo la risucchia, inizia a vivere dentro di lei. Quindi ci torna, questa volta provvista di apparecchiatura, ma già il ghiacciaio non è più lo stesso. Decide di fotografarlo in negativo. Il risultato è inaspettato: il muro di ghiaccio diventa fuoco, si trasforma in lava incandescente. Ecco allora che i suoi lavori si dividono in nuclei diversi: c’è un prima e c’è un dopo. Il suo rapporto con l’immagine diventa viscerale, come se tutto ciò che aveva visto fosse passato attraverso il suo tubo digerente, come se gli scatti fotografici non li avesse fatti attraverso la macchina, ma attraverso il suo metabolismo. Perdita del soggetto … forse si tratta di questo, ma più ancora del raggiungimento di uno stato di purezza, di uno svuotamento che fa posto a ciò che arriva dall’esterno, un misterioso fenomeno di illuminazione.
Il video ripercorre queste tappe. E’ lungo, lento, cadenzato da una musica penetrante. Per qualche verso è un video ossessivo, attraverso il quale lei costringe lo spettatore a partecipare all’intero processo, senza scartare niente, senza accorciare, senza mezzi termini. Le immagini prima di essere belle sono forti e fanno pensare ad un processo inarrestabile. Il nostro mondo è quello e nient’altro oltre a ciò. E’ un gelido paradiso che si trasforma in un inferno incandescente.
Francesca Pietra