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Testi » Riflessioni » Scheda Articolo

FOTOGRAFIA E VIAGGIO
Autore: STEFANO PENSOTTI - Pubblicato il 22/02/12 - Categoria Riflessioni
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UNA TAZZA DI TÈ

Nan-in, un maestro giapponese dell'era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un

professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen.

Nan-in servì il tè. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare.

Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì più a contenersi. "E' ricolma. Non ce

n'entra più!".

"Come questa tazza," disse Nan-in "tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come

posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?".

 

INSEGNARE FOTOGRAFIA

Molti di voi, chi da tempo mi segue qui o sul mio web, sa che mi occupo, oltre che di fotografia, di formazione presso una società che opera in Italia ed all’estero nell’ambito della formazione degli adulti. Ritengo che nell’ambito dell’insegnamento della fotografia, come di ogni altra “abilità” per altro, questo mix “Tecnico & Formatore” sia un plusvalore in quanto non è detto che un Grande Fotografo possa essere anche un Grande Insegnante di Fotografia, e questo perché troppi sono gli aspetti legati alla formazione degli adulti che si devono considerare per realizzare un insegnamento positivo. Basti pensare che nel mondo della fotografia operano molte figure con compiti specifici, quali ad esempio i photoeditor che non sono dei fotografi. Quindi a diverso ruolo corrispondono necessariamente diversi skill, diverse abilità, indispensabili nel risolvere i diversi problemi che una specifica attività presenta. Sul mio web avevo già scritto alcune note in merito alle mie proposte di viaggi e workshop fotografici, cercando di precisare le “mie” modalità di insegnamento della fotografia. Riprendo qui il discorso, ampliandolo, convinto che sia utile a chiarire cosa si possa imparare in un corso, durante un workshop di fotografia, chiarendo i miei metodi didattici, e sperando che non sia “fonte” di polemiche. E’ il mio punto di vista, se non vi piace pazienza, ma per favore non partite lancia in resta con critiche ad alzo zero. Assolutamente si al confronto se è positivo, no alla critica per la critica, lasciate la pagina e … … … grazie. Chi invece ritiene possa essere utile il discorso … … … troverà qui adesso e nei prossimi giorni, alcuni chiarimenti in merito ai miei CORSI FOTOGRAFICI ... WORKSHOP FOTOGRAFICI … VIAGGI FOTOGRAFICI …

 

FOTOGRAFIA E VIAGGIO

In ogni viaggio, piccolo o grande che sia, verso luoghi esotici od altri che ci sono più familiari, è racchiusa la preziosa occasione di godere di paesaggi naturali che si dischiudono dinnanzi a noi giorno dopo giorno, c’è la possibilità di conoscere le popolazioni incontrate durante il nostro andare, l’incontro con la loro cultura, si cela l’inebriante esperienza sensoriale di navigare tra colori e musiche, odori e sapori che giorno dopo giorno ci affascinano e diventano familiari. La fotografia ed il viaggio sono un binomio inscindibile, ma il racconto di un’esperienza di viaggio attraverso le immagini fotografiche non si esaurisce nella semplice scelta della tecnica da usare, dell’inquadratura, della luce o dell’obiettivo adatti, ma nell’esprimere di volta in volta un personale modo di vedere il mondo, un particolare stile attraverso il quale il fotografo rappresenta l’esperienza vissuta. Partecipare ad un workshop fotografico o ad un viaggio fotografico è un' esperienza molto stimolante, che permette di confrontarsi con altri fotografi - viaggiatori, un’esperienza indicata sia per fotografi principianti che per esperti, che abbiano il desiderio di condividere con altri passioni e conoscenze, di confrontarsi ed approfondire le proprie conoscenze ed apprenderne di nuove. Un’esperienza che regala il privilegio di fotografare in luoghi di assoluto interesse, di sviluppare ed affinare le proprie capacità visive e creative, di confrontare le proprie scelte visive con quelle degli altri.

 

INSEGNARE LA FOTOGRAFIA

Ci sono cose che non si possono insegnare. La propria sensibilità, la capacità di empatizzare con i soggetti ad esempio sono doti personali che si affinano con gli anni, tanti anni, e con le proprie esperienze di vita. Difficile imparare a gestire positivamente la propria emotività nel breve tempo di un corso o di un workshop. Sono caratteristiche innate, presenti fin dalla nascita e che si sviluppano, di più o di meno, in relazione al percorso personale di ogni individuo. Se si è empatici si ha una marcia in più nel capire gli altri, per ascoltare l'altro e creare un possibile dialogo che fa si che l'altro si fidi e che si apra a noi, regalandoci brani di vita vissuta. Ma ci sono altre cose, molte, che si possono insegnare, apprendere e mettere in pratica. Forse non diventeremo dei Grandi della Fotografia, ma quantomeno da “consumatori di immagini” e da “produttori di immagini” queste nozioni ci serviranno per conoscere i processi comunicativi che regolano le immagini fotografiche. Imparare a decodificare la comunicazione ed ad impiegarla meglio nelle nostre immagini ci servirà a comunicare correttamente con le nostre opere e magari, se la nostra sensibilità ci aiuta, a dire qualche cosa di “buono” con le nostre immagini fotografiche. Detto questo si deve sottolineare che nella fotografia, ma non solo nella fotografia, la conoscenza della tecnica può essere rilevante nella realizzazione di un’opera suggerita dalla nostra sensibilità artistica. E allora quale è il compito di chi insegna fotografia? Sicuramente quello di verificare nell’allievo la conoscenza del “minimo tecnico” richiesto per realizzare le sue idee. Detto questo il “buon maestro” sa che prima di tutto dovrà lavorare sulla sensibilità artistica dell’allievo, per poi risolvere, passo dopo passo, le problematiche che questa crea a livello tecnico.         

 

FOTOGRAFANDO SI IMPARA

Difficile dire se chi partecipa ad un workshop o ad un viaggio fotografico impara a fotografare, difficile precisare cosa e quanto. Di sicuro i tempi scelti per questa esperienza, la presenza di altri fotografi e quella di un “Maestro” sono gli strumenti necessari per interpretare il mondo in un modo diverso, per capire il soggetto, vedere la luce, imparare a muoversi nella scena, guidati dal fotografo docente e supportati dal gruppo, ma sempre in modo personale e seguendo le proprie emozioni. Perdersi a guardare è fondamentale! Così scrive Mimmo Jodice e di questo ne sono assolutamente certo. Il lavoro di gruppo porta i singoli partecipanti a confrontasi con le scelte degli altri compagni di esperienza, dando forma ad un viaggio che contiene tanti viaggi, quelli dei singoli partecipanti, ognuno orientato dalla propria sensibilità e dalle proprie scelte verso la ricerca dello spirito del luogo. Ricerca, preparazione, attenzione per arrivare ad un lavoro caratterizzato da coerenza, contenuti, valore estetico ed originalità: qualità che permettono di raccontare persone, luoghi ed eventi, diventando, a volte, reportage.

 

CORSI FOTOGRAFICI ... WORKSHOP FOTOGRAFICI … VIAGGI FOTOGRAFICI …

Nelle tante giornate passate assieme ad altri fotografi ho avuto modo di discutere a lungo in merito  alle tante proposte che negli ultimi anni vengono fatte alla “grande famiglia ” dei fotografi, innanzi tutto a chi le fotografie le fa per passione pura, ma anche a chi le fa, in un modo o nell’altro per lavoro. Mi permetto in queste poche righe di dare un modesto contributo per chiarire cosa sia possibile apprendere in un corso, in workshop o in un viaggio fotografico. Innanzi tutto queste proposte sono caratterizzate da diverse logiche, da diverse metodologie e soluzioni “formative“ con fini e obiettivi molto diversi. Ebbene si, è di questo che si parla: di formazione. E per la precisione di “formazione di adulti” in cui essenziale è l’aspetto della valutazione del “punto di partenza” di ogni singolo partecipante al workshop. In un gruppo partecipanti, di adulti, si riscontra per ognuno un vissuto individuale ed una formazione scolastica personale, ognuno con un background diverso da quello degli altri. Parlando di fotografia saranno ovviamente presenti diversi gradi di conoscenza e diverse “abilità” per ogni partecipante, cosa che non è mai un limite, ma anzi una risorsa da gestire nell’interazione dei partecipanti. La valutazione delle conoscenze iniziali dei singoli partecipanti è essenziale alla definizione del “cosa trasmettere” e del “come trasmettere”. Scopo finale di questa valutazione “del potenziale” dei singoli partecipanti, è quello di finalizzare le energie indicando il più chiaramente possibile le mete “individuali” a cui ciascuno partecipante deve tendere. Ovviamente è impossibile proporre un obiettivo comune per tutti i partecipanti.

 

METODI DI INSEGNAMENTO ATTIVI

Lezioni, lettura di manuali, discussioni, esercitazioni, analisi di immagini: tanti sono i metodi ipotizzabili per imparare a fotografare. Considerato che si tratta di adulti, di formazione e valorizzazione delle singole capacità, ne consegue che si debba dare massimo spazio a dei metodi attivi in cui il partecipante si trovi in un’autentica situazione di esperienza, in un’attività continua che lo interessa per se stessa. In questa situazione si troverà ad affrontare un vero problema “fotografico” che lo stimoli alla riflessione, in cui l’allievo disponga dell’informazione e delle risorse necessarie alla sua soluzione, in cui sia responsabile delle loro elaborazioni ordinate. Quindi è l’esperienza del singolo che va facilitata, la possibilità e l’occasione di sottoporre le sue idee alla prova dell’esperienza per determinare la loro portata e scoprirne la validità. Viceversa è assolutamente inutile fornire soluzioni “generiche” (… per questa immagine … grandangolo f:16 - 1/100 sec) mutuate dall’esperienza del docente in quanto l’obiettivo non è trasmettere un sapere, bensì di favorirne l’appropriazione e favorire una crescita autonoma del partecipante. I partecipanti saranno così posti di fronte a situazioni problematiche, già prima dell’inizio delle attività, stimolati alla ricerca di risposte e soluzioni, utilizzando procedimenti d’analisi, d’intuizione e di ricerca, e supportati dal gruppo (docente + totalità dei partecipanti) nella verifica della bontà del lavoro svolto. Ricordate il Rinascimento e le botteghe d'arte? Imparare facendo: per imparare un mestiere o un arte si ''andava a bottega'' dove un Maestro svolgeva il suo lavoro o realizzava le sue opere. Il Maestro restava dietro le quinte, non dava le soluzioni, le esigeva dall’allievo che doveva imparare l’arte, dapprima scimmiottando e quindi avventurandosi da solo sorretto dalle proprie idee e capacità personali e dalla supervisione del Maestro. Ovviamente quello era un percorso “molto complesso” si trattava di realizzare capolavori assoluti e ogni minimo errore era bandito. Qui invece si propone un insegnamento tramite una esperienza “protetta”,  dove il docente ha il ruolo di supporto, di facilitatore, e non di giudice. Dove  l’errore, il fare tantissime prove e magari altre ancora, il processo di verifica delle possibili interpretazioni e l'assimilazione dell’esperienza, sono alla base della valorizzazione delle singole capacità, dell’assimilazione del percorso creativo per giungere al “vostro stile fotografico”.

 

CORSI DI FOTOGRAFIA

Un CORSO FOTOGRAFICO è di norma centrato su di una serie di “lezioni frontali” che hanno l’obiettivo primario di trasferire semplicemente delle informazioni che “attengono alla materia fotografica”, storia, tecnica, composizione, stili etc etc…, ma poco interroga il partecipante in merito al reale “saper fare” fotografico. E’ una buona soluzione per il neofita, economica e rapida, utile ad assimilare le nozioni di base che vi renderanno minimamente autonomi nel vostro “fare fotografia”. Il numero dei partecipanti, che di solito è superiore alle 15 unità, i tempi limitati a 2 o 3 ore per serata, e il protrarsi delle attività su uno o più mesi obbligano il docente al ricorso alla lezione, in alternativa a metodi di insegnamento attivi. Ne consegue che innanzi tutto il partecipante “dovrebbe” in teoria, tra una lezione e l’altra, rivedere i concetti illustrati, e applicarli in modo autonomo al suo “fare fotografia”. E questo non avviene mai! Per chi ha già un minimo di esperienza fotografica la partecipazione ad un corso di fotografia svolto in questo modo serve più a rilevare le proprie lacune che ad aumentare le proprie capacità: tanto vale partecipare ad un workshop in cui sarete messi alla prova!

 

WORKSHOP FOTOGRAFICI

Un workshop di solito è un evento formativo che si risolve in breve periodo di tempo, di solito 3 o 4 giornate continue, supervisionato da uno o più docenti ed ha l'obiettivo di fare esperienza rispetto ad una specifica abilità o tecnica. L'attenzione è quasi tutta sull'aspetto pratico, sul fare. Sono giorni dedicati all’approfondimenti, di impegno, di momenti divertenti ma anche di stress, di conoscenza, di amicizia. Un “laboratorio” in cui impegnarsi nella verifica delle proprie abilità, supervisionati dal docente ma anche dal gruppo dei partecipanti stessi, in cui i partecipanti sono chiamati a raggiungere obiettivi concreti, in un ambiente protetto ed in tempi brevi. Un’esperienza finalizzata all’immediata pratica. Gli allievi che vi partecipano di solito hanno già un minimo di esperienza, o perchè hanno seguito un corso specifico o perché autodidatti, e sfruttano questa occasione per mettere in pratica quanto appreso. Ne consegue quindi che non è possibile ipotizzare un “obiettivo comune” ma che per ogni partecipante il docente, considerando gli obiettivi generali proposti, formula uno specifico obiettivo da raggiungere per ogni partecipante. Qui l’accento è tutto posto sull'aspetto pratico, , sul fare in un ambiente “protetto”, importante è la location ove si tiene il workshop perche le difficoltà da affrontare per raggiungere l’obiettivo posto devono essere superabili dai partecipanti. In un workshop i partecipanti hanno modo di verificare il loro operato nel corso delle esercitazioni proposte e degli specifici momenti d’aula in cui il gruppo è protagonista e si impegna nella revisione sistematica delle fotografie realizzate durante gli shooting fotografici quotidiani. Sono i partecipanti, guidati dal docente che ha il compito di facilitare il lavoro e di fornire riferimenti certi, che vengono chiamati a “fare” durante il workshop.

 

VIAGGI FOTOGRAFICI

Altra cosa ancora è partire per un VIAGGIO FOTOGRAFICO, più o meno lungo, accompagnati da un fotoreporter che si pone in prima persona l’obiettivo di realizzare uno o più reportage fotografici dai paesi visitati: farete un’esperienza unica ed impagabile, vi confronterete sul campo con un professionista al “lavoro”, scatterete nelle sue stesse condizioni operative confrontandovi con dei soggetti fotografici “molto originali”, sarete chiamati ad operare in prima persona, più dei colleghi che degli allievi del vostro fotografo-accompagnatore. Dovrete essere “fotograficamente autonomi” e dedicarvi alla vostra ricerca fotografica sapendo che solo a sera, se ci sarà tempo e se non sarete troppo stanchi, potrete riflettere con lui su quanto fatto in giornata e per prepararvi per il nuovo lavoro del giorno seguente. Questa scelta ovviamente comporta anche dei compromessi logistici in merito alle comodità del viaggiare, dei cambiamenti imprevedibili di programma, la necessità di condividere frammenti di vita con la gente del luogo. Sarà necessario un certo spirito d'adattamento e d'avventura, la capacità di abbandonarsi ai ritmi della realtà in cui si è ospiti alla ricerca di un’incontro vero, quel tipo di incontro di cui l’antropologo e scrittore Marco Aime parla in molti dei suoi libri. Un’esperienza meno “protetta” di un workshop, ma che può regalare una “vera” esperienza di viaggio in cui vedere aspetti normalmente negati dai viaggi “tutto compreso”. Ovviamente dietro ad un VIAGGIO FOTOGRAFICO c’è sempre, ed è meglio che ci sia, la Direzione Tecnica di un Tour Operator che lascia carta bianca (per programma, tempi, logistica e quant’altro) ad un fotografo di cui si fida.

 

SPEDIZIONI FOTOGRAFICHE

Se poi parliamo di SPEDIZIONE FOTOGRAFICA la cosa è ancora diversa, di solito è il fotografo che accompagnerà il gruppo, di norma poche unità, che sceglie ed invita altri fotografi interessati al luogo per cui si parte. Nessuna data certa, non una proposta a catalogo di un Tour Operator, ma un programma che si realizza se incontra l’interesse di “quelle persone” che si ritiene siano veramente interessate al viaggio, non alla vacanza, e siano in grado di gestire gli imprevisti che si verificheranno. In questa situazione c’è poco tempo per briefing e lezioni sul campo, si va a fotografare! Bisogna essere “assolutamente autonomi dal punto di vista fotografico” ed anche “buoni viaggiatori”. Certo c’è la figura dell’accompagnatore, il fotografo, che ovviamente gestirà la logistica del viaggio, ma l’obbiettivo prioritario per lui, e per i suoi compagni, è quello di realizzare un degno lavoro fotografico. Se poi c’è tempo e non piove nella tenda ci sarà anche la possibilità di fare qualche ragionamento attorno alla fotografia, fatta e vista. Ovviamente anche per una SPEDIZIONE FOTOGRAFICA è meglio che ci sia, la Direzione Tecnica di un Tour Operator che lascia carta bianca al fotografo.

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