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Introduzione e intervista di Dino del Vescovo
Guarda al futuro con ottimismo, pur consapevole dei mutamenti
profondi che il mondo dell'informazione ha subito negli ultimi anni. Marco Toldi,
direttore dell'agenzia fotografica Milestone Media e della scuola di
fotografia giornalistica Obiettivo Reporter, ha fatto il punto insieme a
noi sul nuovo modo di pensare i giornali e di attribuire importanza
alle immagini.
Ben disposto a cogliere le opportunità che Internet, croce e delizia
dell'attuale sistema giornalistico, offre sia a chi inizia, sia a chi
come lui opera nel mercato delle immagini da più di vent'anni, mette
più volte a confronto il sistema editoriale italiano con quello di
altri paesi europei. Sotto certi aspetti, questi sono più attenti alla
qualità che differenzia un servizio fotogiornalistico realizzato ad hoc
da una o più immagini catturate dal passante di turno.
Trascorre volentieri le poche serate libere che gli restano a cena con
gli amici o con la famiglia, concludendole in compagnia di libri di
nautica o che narrino le vicende di chi ha deciso di cambiar vita e di
esplorare nuovi orizzonti. Stranamente non ha un giornale preferito
benché, dai quotidiani ai periodici meno diffusi, li legga praticamente
tutti: «...non ho alcuna preferenza, perché non riesco a sfogliare i
giornali con lo spirito disteso della gente comune, al di fuori di
questo ambiente». Crede fortemente nel potere comunicativo delle
immagini e nell'educazione da impartire ai giovanissimi affinché
facciano delle stesse l'uso più consono alle diverse età, piuttosto che
appiattirsi sulla pubblicazione incontrollata dentro i social network.
A tal proposito partirà a breve un progetto sviluppato da Obiettivo
Reporter volto a educare alle immagini i più piccoli.
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Salve Marco, da oltre vent'anni la tua azienda lavora a stretto
contatto con fotografi di reportage e fotogiornalisti. Hai quindi
vissuto tutti i cambiamenti che Internet ha imposto nel tempo al mondo
dell'informazione. Come opera un fotogiornalista oggi rispetto al
passato?
Trovo che sia cambiato molto l'approccio che i giornali riservano ai
fotografi, quindi l'attenzione nei confronti del giornalismo in
generale. Se qualche anno fa un fotogiornalista, prima di operare sul
campo macchina fotografica alla mano, dedicava del tempo allo studio
dei soggetti e del contesto storico-sociale da documentare attraverso
le immagini, oggi si consuma tutto nella massima fretta. Il lavoro di
preparazione diventa quasi inesistente, ma non per colpa dei fotografi.
A cosa attribuisci questo cambiamento?
Al modo di concepire i giornali da parte degli stessi editori e dei
direttori responsabili delle varie testate oltre che ai compensi
economici sempre più ridotti. Tutto ciò impone a chi esegue reportage
di produrre quanto più materiale fotografico nel minor tempo possibile.
A scapito, spesso, della qualità complessiva.
Non credi che a plasmare questo sistema siano stati soprattutto i nuovi media?
Sì, ma non dipende soltanto da Internet e dai nuovi mezzi di
informazione. Il nuovo modo di ragionare ha investito anche le
pubblicazioni cartacee.
In Italia soprattutto, si tende sempre di più a produrre giornali
“leggeri”, con contenuti – mi riferisco sia ai testi, sia alle immagini
- che non richiedano impegno mentale da parte dei lettori.
A me capita spesso di parlare con giornalisti di settimanali molto
importanti i quali mi riferiscono della volontà espressa dai loro
editori e direttori responsabili, di non comporre articoli troppo
“pesanti”. I servizi fotogiornalistici si limitano quindi a occupare
due, tre pagine al massimo, per cui non ha senso, da parte dei
fotografi, impegnarsi sul campo per produrre ampi servizi.
All'estero invece esistono ancora editori sensibili alla qualità, il
che rende il nostro lavoro, e quello dei fotografi, ancora
gratificante. Non di rado accade che servizi fotogiornalistici non
percepiti e snobbati dal mercato italiano, incontrino in altre nazioni
notevole interesse fino a diventare pubblicazioni di successo.
L'intervista continua a questo link: http://www.nital.it/nikon-school/interviste/intervista-marco-toldi.php