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Questo ultimo sprazzo d’estate
registra rumors insistenti provenienti da casa Nikon. Siti e blog di tutto il
mondo sono stati inondati dalla presunta presentazione di una reflex che
dovrebbe sostituire la D300, che qualche anno fa aveva avuto già un restyling
che comprendeva la possibilità di fare filmati. Il nome di questa presunta
nuova macchina sarebbe D 400 e utilizzerebbe un sensore full frame, cioè delle
dimensioni dei canonici 24x36 del fotogramma della pellicola 35 millimetri.
In rete si sprecano le foto di questa presunta nuova uscita, tutte diverse tra loro e tutte possibili fake, cioè falsi creati da buontemponi mettendo insieme vari pezzi di macchine fotografiche esistenti. L’immagine che vi presentiamo è una delle tante che abbiamo raccolto. Sia sul sito Nikon europe che su quello del distributore italiano Nital, non viene data alcuna notizia. Il lancio di una nuova reflex è probabilmente nell’aria, e molti hanno interpretato la presenza di stock ingenti di D 300 a prezzi scontati su famosi shop on line d’oltreoceano, come il segnale di un’imminente lancio di un nuovo prodotto.
Secondo i canoni del marketing, ampiamente sperimentati nel passato, si sta creando l’attesa che coronerà in autunno con la presenza reale sul mercato di questa nuova macchina, che però se utilizzerà un sensore pieno formato si discosterà dalla filosofia delle due linee, una full frame e l’altra a sensore ridotto. Fin qui le supposizioni. Le considerazioni da fare, però, investono sull’opportunità di lanciare un prodotto in un momento di profonda crisi mondiale. Soprattutto di questo prodotto, che è destinato ai fotografi professionisti, categoria che è in piena crisi economica e d’identità. Molti di essi sono irritati per il lancio continuo di nuove macchine che deprezzano notevolmente i costosi corredi acquistati. Parecchi per contrastare questo fenomeno, stanno acquistando macchine prosumer, cioè destinati a consumatori non professionisti, in modo da investire somme più esigue in una professione che sembra avviata verso una crisi irreversibile.
Mimmo Torrese