QUEL 15 DI LUGLIO TI BACIO' UN CALDO SOLE.... E’ gia’ trascorso un anno dalla tua scomparsa e tante immagini riaffiorano alla mia mente…..ricordo, ogni volta che venivo a trovarti in ospedale, era un colpo al cuore… quella disperata consapevolezza che le tue condizioni peggioravano di giorno in giorno e che ogni visita poteva rappresentare l’ultimo abbraccio, l’ultimo sguardo, l’ultima conversazione, non poteva che distruggermi dentro… Ho visto i tuoi occhi spegnersi prima ancora che si chiudessero per sempre...e poi… le mie lacrime….quelle lacrime che non fuoriuscivano perché non potevano mettersi a nudo, perché non potevano farsi vedere dagli altri, sarebbero state interpretate come senso di debolezza, di volubilità e in quel momento, era la forza che doveva necessariamente prendere il sopravvento per consolare la zia e tutti gli altri….e allora quelle lacrime, gocce clandestine dell’anima, invece di trovare esodo dagli occhi, preferivano seguire un altro decorso… una sorta di decorso a ritroso….tornavano indietro, dalla gola scendevano giu’, addentrandosi a caduta libera in contorti pertugi, per poi approdare dritte dritte al cuore, lacerandolo poco per volta.... ferite penetranti..silenziose….solitarie…. Quel15 di luglio, baciata da un caldo sole”, hai volto lo guardo verso l’infinito e sei partita via, in un’altra dimensione, forse migliore, ma enormemente lontana da noi…da me. All'inizio della corsa per venire a trovarti, il mio telefono squillava, non volevo neanche rispondere, ma quel suono era divenuto insistente…una voce impassibile sosteneva che non ce l’avevi fatta… non ho piu' visto la strada, è come se il selciato, le autovetture, i segnali, i guard rail avessero acquisito altre sembianze, un tutt'uno di insignificanti colori e forme inanimate...e ha avuto inizio il decollo con quel pulmino che mi era stato gentilmente prestato, per poi giungere col fiatone in reparto, il cuore pulsava forte, sembrava un detonatore pronto ad esplodere, avrei voluto urlare, dimenarmi, spaccare tutto e invece….invece niente….lì immobile ad osservarti in quell’angusta stanza d’obitorio, ma sembrava che stessi dormendo ed io, ancora incredula, cercavo di parlarti, di prenderti la mano, di accarezzarti dolcemente il volto per farti svegliare, mi rendo conto di essere stata poco lucida in quel momento....il sonno della morte aveva ormai avvolto con una coltre oscura il tuo corpo inerte, ponendo fine alle tue sofferenze.... da lì i miei ricordi è come se fossero ovattati….offuscati….un pensiero era preponderante: tutto finisce così....è calato il sipario sulla tua esistenza filantropica da scrittrice, poetessa, giornalista, docente, ricercatrice storica, saggista….e la tristezza governa nei cuori di chi resta… Ancora oggi a distanza di un anno, quel respiro lento, flebile, agonico continua a pulsare nella mia mente… io stento ancora a crederci…… stento a credere alla realtà nuda e cruda che ti ha portata via da me, una realtà, purtroppo, materialmente vera e maledettamente palpabile…. E adesso cosa rimane? Solo Il battito di mille ricordi della mia infanzia legati a te, che scorrono come rivoli di un fiume nel mio animo, battiti che si uniscono alla sinfonia di lacrime che solcano il volto al pensiero dei giorni che si consumeranno senza la tua presenza. Voglio concludere questo mio accorato saluto con una frase che mi proferì un caro amico che oggi non c'è piu' "una persona non muore mai veramente, sin quando vivo resterà il suo ricordo" e io NON TI DIMENTCHERO' MAI ZIA, io.... PARLERO' DI TE...RACCONTERO' DI TE...SORRIDERO' PENSANDO A TE e l'altisonanza del tuo nome, i tuoi libri, i tuoi scritti e i tuoi insegnamenti riecheggeranno sempre nei ns cuori... la tua "nipotina" Patrizia