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Iarumasami
Palermo - Palermo - Sicilia
Classe utente: Fotografo
Scrittore, fotografo, videomaker indipendente, disegnatore e grafico, Iarumasami (all’anagrafe Antonio Giuseppe Valenti) è VisionArt Director della PsychoLand, l’officina della molteplicità (http://www.psycholand.it) e direttore artistico dell’Acquedolci Independent Film Festival (AIFF) – Concorso internazionale per cortometraggi indipendenti certificato Top Video da Tutto Digitale.
The beauty of the scrawl
A svelare il teorema alla base dell’esposizione fotografica "The beauty of the scrawl" è lo stesso Iarumasami nel suo racconto "Alcune considerazioni sulla bellezza dello sgorbio": «Quanto lontano si può fuggire da qualcosa che si ha dentro? Una critica mossa al come, la mia, giammai al perché, nel momento in cui capisco quanto sarebbe sciocco pretendere di disegnare un airone o una stella, o una mano, adesso che il tratto si è avviato verso una forma diversa e tuttora imprevedibile. Sarà forse vero che arrivati a un certo punto non si può tornare indietro. Se invece fossi ancora in tempo, se anche solo stanotte, durante il mio viaggio fin qui la mia memoria, forte della bellezza che c’è nel non sapere quel che verrà dopo, deficiente perfino nel mettere a fuoco il passato di competenza, se la mia stessa memoria mi avesse interrogato su cosa desiderassi più di tutto, non avrei esitato un momento: un foglio nuovo, bello pulito e bianco, senza punti da unire.»
Tra la "enoissergsart" formale dell’opera aperta e la mutevolezza e l’arbitrarietà dell’illusione, l’opera di un fotografo che svela al pubblico il senso della propria autorialità, laddove, consapevole della non assoluta autosufficienza ed autoreferenzialità dell’immagine fotografica ai fini della significazione, presenta se stesso come un "assemblatore di visioni".
The beauty of the scrawl
A svelare il teorema alla base dell’esposizione fotografica "The beauty of the scrawl" è lo stesso Iarumasami nel suo racconto "Alcune considerazioni sulla bellezza dello sgorbio": «Quanto lontano si può fuggire da qualcosa che si ha dentro? Una critica mossa al come, la mia, giammai al perché, nel momento in cui capisco quanto sarebbe sciocco pretendere di disegnare un airone o una stella, o una mano, adesso che il tratto si è avviato verso una forma diversa e tuttora imprevedibile. Sarà forse vero che arrivati a un certo punto non si può tornare indietro. Se invece fossi ancora in tempo, se anche solo stanotte, durante il mio viaggio fin qui la mia memoria, forte della bellezza che c’è nel non sapere quel che verrà dopo, deficiente perfino nel mettere a fuoco il passato di competenza, se la mia stessa memoria mi avesse interrogato su cosa desiderassi più di tutto, non avrei esitato un momento: un foglio nuovo, bello pulito e bianco, senza punti da unire.»
Tra la "enoissergsart" formale dell’opera aperta e la mutevolezza e l’arbitrarietà dell’illusione, l’opera di un fotografo che svela al pubblico il senso della propria autorialità, laddove, consapevole della non assoluta autosufficienza ed autoreferenzialità dell’immagine fotografica ai fini della significazione, presenta se stesso come un "assemblatore di visioni".
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