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Autore: Patrizia Cussigh
- Pubblicato il 22/03/10 - Categoria
People|Ritratti
Viaggi interiori fotografati all’insaputa di chi vi si mostra, desideri resi possibili da piccoli squarci che si aprono sull’intimità dei sogni e dei desideri, celate intuizioni che si manifestano in sprazzi d’esistenza, in mondi incantati che vengono svelati all’improvviso da scatti freddi e indagatori. Severe e ordinate introspezioni saturnine e a volte siderali, che svelano mondi “altri”, fughe in avanti su imposizioni culturali e “dover essere”, perché è proprio attraverso l’indagine sul linguaggio interiore che emergono e si manifestano le vere identità. Patrizia Cussigh utilizza il bianco e nero e il colore fondendo livelli e piani diversi proprio a rappresentare quella dualità che ognuno di noi porta dentro e rivela e nasconde a seconda delle circostanze e delle formalità.
Testimonianze, ritratti dove si immortala un’anima nascosta delle cose e dell’apparire. Non a caso è stata scelta la tecnica Polaroid per rendere unica e irriproducibile l’emotività del momento, del testimonial impassibile di quel mondo sognato o temuto, del ricordo o della semplice affezione. Finestre aperte su esistenze momentaneamente interrotte per mostrate ciò che si ha dentro. C’è chi porta la morte, chi il volo, chi le emozioni crude e fredde di un’esistenza e di una fantasia negata. Chi il dubbio filosofico e amletico, chi il desiderio materno e chi il nulla, chi ancora l’ironia del vivere e dell’apparire, chi la falsità e la menzogna.
Spezzoni di vita, esperienze malvissute, gioie tradite, felicità infrante o esaudite, gioie realizzate, amori spezzati o ancora felici, memorie infantili, angosce e paure. L’autrice di questo viaggio interiore, quasi freudiano, non nasconde la sua razionalità introspettiva e indagatoria nel più puro stile intimistico. Friulana, triestina e milanese d’adozione, oggi “piacentina” per scelta, Patrizia Cussigh mescola geografie diverse dell’anima e delle appartenenze e porta a termine un lungo cammino nel più profondo stile ritrattista, scegliendo di mostrare un’interiorità diversa, l’esistenza di altri livelli del complesso mondo interiore che ci appartiene e ci connota, ora nell’equilibro, altre volte nell’angoscia e nella disperazione del vivere. Scatti quasi scientifici, seriali, indagatori, occhi indiscreti da reportage sul viaggio interiore, sulle profondità della coscienza dove tutti siamo nel contempo “ricercati” e “prigionieri”, comunque sempre in fuga per arrivare altrove, alla ricerca di identità negate o mai realizzate.
I desideri intimi, i sogni, le palpitazioni, i sentimenti vengono così dipanati in un racconto per intuizioni. La Cussigh ci da testimonianza di uno stile proprio ed elaborato, inizio di un lungo e promettente cammino di ricerca e di indagine in grado di svelare e di approfondire, attraverso impalpabili segni, l’intimità nascosta e malcelata che ogni grande ritrattista ha saputo fare emergere e immortalare. Fabrizio de Marinis
Testimonianze, ritratti dove si immortala un’anima nascosta delle cose e dell’apparire. Non a caso è stata scelta la tecnica Polaroid per rendere unica e irriproducibile l’emotività del momento, del testimonial impassibile di quel mondo sognato o temuto, del ricordo o della semplice affezione. Finestre aperte su esistenze momentaneamente interrotte per mostrate ciò che si ha dentro. C’è chi porta la morte, chi il volo, chi le emozioni crude e fredde di un’esistenza e di una fantasia negata. Chi il dubbio filosofico e amletico, chi il desiderio materno e chi il nulla, chi ancora l’ironia del vivere e dell’apparire, chi la falsità e la menzogna.
Spezzoni di vita, esperienze malvissute, gioie tradite, felicità infrante o esaudite, gioie realizzate, amori spezzati o ancora felici, memorie infantili, angosce e paure. L’autrice di questo viaggio interiore, quasi freudiano, non nasconde la sua razionalità introspettiva e indagatoria nel più puro stile intimistico. Friulana, triestina e milanese d’adozione, oggi “piacentina” per scelta, Patrizia Cussigh mescola geografie diverse dell’anima e delle appartenenze e porta a termine un lungo cammino nel più profondo stile ritrattista, scegliendo di mostrare un’interiorità diversa, l’esistenza di altri livelli del complesso mondo interiore che ci appartiene e ci connota, ora nell’equilibro, altre volte nell’angoscia e nella disperazione del vivere. Scatti quasi scientifici, seriali, indagatori, occhi indiscreti da reportage sul viaggio interiore, sulle profondità della coscienza dove tutti siamo nel contempo “ricercati” e “prigionieri”, comunque sempre in fuga per arrivare altrove, alla ricerca di identità negate o mai realizzate.
I desideri intimi, i sogni, le palpitazioni, i sentimenti vengono così dipanati in un racconto per intuizioni. La Cussigh ci da testimonianza di uno stile proprio ed elaborato, inizio di un lungo e promettente cammino di ricerca e di indagine in grado di svelare e di approfondire, attraverso impalpabili segni, l’intimità nascosta e malcelata che ogni grande ritrattista ha saputo fare emergere e immortalare. Fabrizio de Marinis
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