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MorteNature e la MetaMorfosiPolaroid
Autore: Stefano Avagnano
- Pubblicato il 20/01/11 - Categoria Still life
“MorteNature e la MetaMorfosiPolaroid
Lo sguardo polaroid, nelle sue molteplici ragioni restitutive – transfert, peeling, eccetera - , è uno sguardo che permette, anche nella prospettiva della natura morta, sia di graffiare lo spazio – il soggetto inquadrato - incluso dal quadro, che di tagliare i rapporti che definiscono quello stesso spazio rispetto i limiti - i bordi escludenti - definiti dall’atto della messa in quadro. All’interno dei processi che le tecniche permettono, però, la condizione dell’autore è simile a quella dell’individuo che vive. Per quest’ultimo, perlopiù, sono gli incastri del caso che determinano i suoi attraversamenti rendendoli in questo modo unici ed irripetibili. Tale unicità e irripetibilità è simile se non uguale a quella del risultato della MetaMorfosiPolaroid, quella metamorfosi cioè, che avviene in ogni momento nel quale il fotografo – l’individuo – sembra decidere il risultato finale dei suoi passaggi in virtù della scelta di non accontentarsi di restituire la realtà fermandosi a quel primo livello di elaborazione della stessa (rappresentato dallo scatto fotografico propriamente inteso) e si inoltra invece nell’attraversamento dell’orizzonte del senso imbarcando le dinamiche della casualità… che poi non è altro che la MetaMorfosiPolaroid, appunto.
Questo ha voluto dimostrare l’artista? Non so dare una risposta. Conosco invece la ragione non determinata che ha portato al senso naufragato di questo ragionare…” da Primo Manifesto della Cucina Liberata di Mario Iacomini
Lo sguardo polaroid, nelle sue molteplici ragioni restitutive – transfert, peeling, eccetera - , è uno sguardo che permette, anche nella prospettiva della natura morta, sia di graffiare lo spazio – il soggetto inquadrato - incluso dal quadro, che di tagliare i rapporti che definiscono quello stesso spazio rispetto i limiti - i bordi escludenti - definiti dall’atto della messa in quadro. All’interno dei processi che le tecniche permettono, però, la condizione dell’autore è simile a quella dell’individuo che vive. Per quest’ultimo, perlopiù, sono gli incastri del caso che determinano i suoi attraversamenti rendendoli in questo modo unici ed irripetibili. Tale unicità e irripetibilità è simile se non uguale a quella del risultato della MetaMorfosiPolaroid, quella metamorfosi cioè, che avviene in ogni momento nel quale il fotografo – l’individuo – sembra decidere il risultato finale dei suoi passaggi in virtù della scelta di non accontentarsi di restituire la realtà fermandosi a quel primo livello di elaborazione della stessa (rappresentato dallo scatto fotografico propriamente inteso) e si inoltra invece nell’attraversamento dell’orizzonte del senso imbarcando le dinamiche della casualità… che poi non è altro che la MetaMorfosiPolaroid, appunto.
Questo ha voluto dimostrare l’artista? Non so dare una risposta. Conosco invece la ragione non determinata che ha portato al senso naufragato di questo ragionare…” da Primo Manifesto della Cucina Liberata di Mario Iacomini
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