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IL SALE E LE MACCHINE
Autore: MARCO FORTUNATO
- Pubblicato il 16/07/11 - Categoria Paesaggio
IL SALE E LE MACCHINE
di
MARCO FORTUNATO
Qui sono esposti degli spunti, raccolti sotto un tema: Il distacco dalla realtà: Astrarsi dalla realtà al sogno, una visione della realtà elevata ad allucinazione.
Da qui si parte e si condivide il miraggio dell’ambiente delle Saline di Cervia.
L’orizzonte scompare, tramite l'intervento manuale,lasciando alla materia della carta fotografica rafforzare la sensazione di trovarsi in un inganno della vista.
La visione reale dell’allucinazione non ha più tempo né spazio, tanto meno la percezione della profondità.
Ci si trova in un limbo senza riferimenti dove neanche la terra riesce a trattenerci ancorati alla realtà, l’abbaglio ci toglie lo spazio dell’ambiente circostante.
La macchina conquista gli spazi reali con la sua ingombrante e squadrata presenza, ingombra lo spazio dell’immaginario romantico della raccolta del sale; e toglie agli uomini lo spazio vitale.
Infatti la timida presenza dell’uomo ci ricorda che è l’individuo ad assolvere il compito di manovrare i congegni di cui si illude di esserne al comando.
di
MARCO FORTUNATO
Qui sono esposti degli spunti, raccolti sotto un tema: Il distacco dalla realtà: Astrarsi dalla realtà al sogno, una visione della realtà elevata ad allucinazione.
Da qui si parte e si condivide il miraggio dell’ambiente delle Saline di Cervia.
L’orizzonte scompare, tramite l'intervento manuale,lasciando alla materia della carta fotografica rafforzare la sensazione di trovarsi in un inganno della vista.
La visione reale dell’allucinazione non ha più tempo né spazio, tanto meno la percezione della profondità.
Ci si trova in un limbo senza riferimenti dove neanche la terra riesce a trattenerci ancorati alla realtà, l’abbaglio ci toglie lo spazio dell’ambiente circostante.
La macchina conquista gli spazi reali con la sua ingombrante e squadrata presenza, ingombra lo spazio dell’immaginario romantico della raccolta del sale; e toglie agli uomini lo spazio vitale.
Infatti la timida presenza dell’uomo ci ricorda che è l’individuo ad assolvere il compito di manovrare i congegni di cui si illude di esserne al comando.
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