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Urbe relativa
Autore: G.Guadagnoli
- Pubblicato il 28/10/13 - Categoria
Architettura
GIOVANNI GUADAGNOLI
Da pochi anni a questa parte, per la prima volta nella storia, la popolazione urbana mondiale ha superato quella rurale. Gli abitanti del pianeta vivono ormai in maggioranza all’interno di esorbitanti agglomerati urbani. Ma come raccontare, raffigurare queste “ultracittà” che, non solo per dimensioni, ma prima ancora per sovversione di ogni tradizionale coordinata spazio-temporale, non corrispondono più ai canoni della rappresentazione classica? Qual è la sintassi figurativa che un fotografo deve seguire per portare alla luce l’inedito mondo multiculturale delle metropoli? E’ questo il difficile interrogativo che Guadagnoli ha affrontato, con uno sguardo che, alla lucida consapevolezza dei mutamenti urbani, coniuga una forte carica espressiva. Consapevole che il volto, o l’anima, delle città globalizzate non è più riconoscibile secondo un’ottica consueta (perché oggi Istanbul è anche Milano, così come a Shanghai o a Singapore ritroviamo aspetti che paiono di New York o di Londra), l'autore sovrappone con sapienza immagini dell’una o dell’altra città, così da creare inattese configurazioni che non rispondono più a località precise e tuttavia restituiscono, con intensità tanto maggiore, l’aura, lo spirito, addirittura il “rumore” delle nuove ultracittà. Non solo: pone anche sullo sfondo antichi frammenti di scrittura, pagine strappate di fogli desueti dove affiorano elenchi di cifre, righe sparse di calligrafie o testi stampati, perché anche i residui della memoria, anche le tracce del passato s’insinuano nel caos ultraurbano. Ma si tratta davvero di un caos? Guardando con attenzione queste intense immagini ci si accorge che, malgrado i continui giochi di sovrimpressioni, tutto “si tiene” con chiarezza, senza generare confusione: si percepisce infatti in queste opere la presenza di un nuovo ordine urbano ancora in fieri, l’inizio di una nuova logica metropolitana.
di Gigliola Foschi
Da pochi anni a questa parte, per la prima volta nella storia, la popolazione urbana mondiale ha superato quella rurale. Gli abitanti del pianeta vivono ormai in maggioranza all’interno di esorbitanti agglomerati urbani. Ma come raccontare, raffigurare queste “ultracittà” che, non solo per dimensioni, ma prima ancora per sovversione di ogni tradizionale coordinata spazio-temporale, non corrispondono più ai canoni della rappresentazione classica? Qual è la sintassi figurativa che un fotografo deve seguire per portare alla luce l’inedito mondo multiculturale delle metropoli? E’ questo il difficile interrogativo che Guadagnoli ha affrontato, con uno sguardo che, alla lucida consapevolezza dei mutamenti urbani, coniuga una forte carica espressiva. Consapevole che il volto, o l’anima, delle città globalizzate non è più riconoscibile secondo un’ottica consueta (perché oggi Istanbul è anche Milano, così come a Shanghai o a Singapore ritroviamo aspetti che paiono di New York o di Londra), l'autore sovrappone con sapienza immagini dell’una o dell’altra città, così da creare inattese configurazioni che non rispondono più a località precise e tuttavia restituiscono, con intensità tanto maggiore, l’aura, lo spirito, addirittura il “rumore” delle nuove ultracittà. Non solo: pone anche sullo sfondo antichi frammenti di scrittura, pagine strappate di fogli desueti dove affiorano elenchi di cifre, righe sparse di calligrafie o testi stampati, perché anche i residui della memoria, anche le tracce del passato s’insinuano nel caos ultraurbano. Ma si tratta davvero di un caos? Guardando con attenzione queste intense immagini ci si accorge che, malgrado i continui giochi di sovrimpressioni, tutto “si tiene” con chiarezza, senza generare confusione: si percepisce infatti in queste opere la presenza di un nuovo ordine urbano ancora in fieri, l’inizio di una nuova logica metropolitana.
di Gigliola Foschi
Gradimento: Ottimo Lavoro
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