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manicomio Granzette Rovigo
Autore: gianluca sambo
- Pubblicato il 29/10/12 - Categoria
Reportage
Mnicomio di Granzette Rovigo APERTO NEL 1909 E CHIUSO DEFINITIVAMENTE NEL 1997, reportage fotografico in una giornata di novembre
Voci nel circondario raccolte anche da un gruppo di giovani di passaggio manicomiale, dicono di urla notturne dall’area del manicomio, soprattutto nelle notti di luna piena. E’ nostra convinzione che l’Ospedale Psichiatrico Provinciale sia stato un “campo di concentramento” prodotto dall’Istituzione totale” per richiudervi i diversi, gli “altri”. Migliaia e migliaia di persone private della libertà, sottoposte a costrizioni e torture, fisiche, chimiche (tipo insulinoterapia), ed elettriche: basti pensare ad alcuni pazienti sottoposti ad addirittura duemila elettrochoc con apposite mordacchie a soffocare le loro urla in un silenzio cristallizzato di tragedia. Le sofferenze, il dolore, le urla dei disperati, impregnate fra le mura dei padiglioni, col passare del tempo si sciolgono dalla fissità e, in momenti particolari di naturalezza, lievitano e prendono voce.
Il manicomio resterà un luogo di spiriti e di fantasmi urlanti finché non verrà esorcizzato, in modo adeguato, il dolore di questi martiri sacrificati come capri espiatori dalla nostra conforme società. Finché non ne verrà elaborato il lutto. Come Redazione Biancoenero si è già fatta una mani-festazione di esorcizzazione con la “Visita guidata al manicomio di Rovigo” del 9 settembre 2000, con Cristiano Cattin che, a latere della “visita” e accompagnato da due percussionisti, vociava per ore i nomi dei ricoverati dell’anno 1975. Ma non basta. Occorre istituire, almeno in un padiglione, una sorta di museo della memoria, dove conservare anche i nomi dei degenti incarcerati, organizzare visite guidate di parenti e conoscenti, manifestazioni liberatorie, rituali sociali di “riconoscimento” di questo carcere dove è stata rinchiusa anche una parte della nostra coscienza collettiva e umana. Liberare finalmente il manicomio, e la sua memoria, per liberare anche la nostra umanità.
redazionebiancoenero
Voci nel circondario raccolte anche da un gruppo di giovani di passaggio manicomiale, dicono di urla notturne dall’area del manicomio, soprattutto nelle notti di luna piena. E’ nostra convinzione che l’Ospedale Psichiatrico Provinciale sia stato un “campo di concentramento” prodotto dall’Istituzione totale” per richiudervi i diversi, gli “altri”. Migliaia e migliaia di persone private della libertà, sottoposte a costrizioni e torture, fisiche, chimiche (tipo insulinoterapia), ed elettriche: basti pensare ad alcuni pazienti sottoposti ad addirittura duemila elettrochoc con apposite mordacchie a soffocare le loro urla in un silenzio cristallizzato di tragedia. Le sofferenze, il dolore, le urla dei disperati, impregnate fra le mura dei padiglioni, col passare del tempo si sciolgono dalla fissità e, in momenti particolari di naturalezza, lievitano e prendono voce.
Il manicomio resterà un luogo di spiriti e di fantasmi urlanti finché non verrà esorcizzato, in modo adeguato, il dolore di questi martiri sacrificati come capri espiatori dalla nostra conforme società. Finché non ne verrà elaborato il lutto. Come Redazione Biancoenero si è già fatta una mani-festazione di esorcizzazione con la “Visita guidata al manicomio di Rovigo” del 9 settembre 2000, con Cristiano Cattin che, a latere della “visita” e accompagnato da due percussionisti, vociava per ore i nomi dei ricoverati dell’anno 1975. Ma non basta. Occorre istituire, almeno in un padiglione, una sorta di museo della memoria, dove conservare anche i nomi dei degenti incarcerati, organizzare visite guidate di parenti e conoscenti, manifestazioni liberatorie, rituali sociali di “riconoscimento” di questo carcere dove è stata rinchiusa anche una parte della nostra coscienza collettiva e umana. Liberare finalmente il manicomio, e la sua memoria, per liberare anche la nostra umanità.
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