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Il ladro di anime (2015)
Autore: Mirko Matteo Lamonaca
- Pubblicato il 28/03/16 - Categoria Fine Art
Accalcati all’ingresso di un museo i visitatori procedono verso le sale di una mostra fotografica. In abito elegante, un uomo viene pedinato da un fotografo che lo immortala in alcuni scatti rubati. Lo fa in maniera sfacciata: pare quasi impossibile che il visitatore non si accorga della sua presenza. Solo al termine della mostra il visitatore torna solo: il fotografo è svanito, forse attratto da qualcun altro. Qualcosa però non torna: nelle opere dell’ultima sala l’uomo elegante si ritrova ritratto, proprio nelle stanze appena visitate. Di più: anche il fotografo degli scatti rubati è presente nelle fotografie appese alle pareti. Qualcun altro, invisibile, al di fuori della scena, ha immortalato fotografo e fotografato.
Mark Mac Alooin è l’anagramma dell’autore del portfolio, il nome del fotografo accompagna il ritratto di una scimmia nella prima fotografia, il visitatore trova se stesso in opere impossibili da realizzare in un lasso così breve: tutto è inventato e ricostruito con l’uso di miniature. Questo lavoro è un invito a chiedersi se esista un limite alla sfera privata che un fotografo posso o meno varcare. Quante volte abbiamo fotografato persone sconosciute, di proposito o per caso? Quante volte, ignari, siamo stati immortalati nelle fotografie di qualcun altro? Fotografo e soggetto, nessuno sfugge: se è vero, come alcune popolazioni ancora credono, che il fotografo è un ladro di anime, il fotografo stesso, a sua volta, può essere fotografato come soggetto (anche nell’atto di fotografare) e, per conseguenza, da ladro si ritrova derubato. Della propria anima, nelle credenze. Dei suoi lavori, come ogni artista, nel momento in cui le sue fotografie da private sono rese pubbliche.
Mark Mac Alooin è l’anagramma dell’autore del portfolio, il nome del fotografo accompagna il ritratto di una scimmia nella prima fotografia, il visitatore trova se stesso in opere impossibili da realizzare in un lasso così breve: tutto è inventato e ricostruito con l’uso di miniature. Questo lavoro è un invito a chiedersi se esista un limite alla sfera privata che un fotografo posso o meno varcare. Quante volte abbiamo fotografato persone sconosciute, di proposito o per caso? Quante volte, ignari, siamo stati immortalati nelle fotografie di qualcun altro? Fotografo e soggetto, nessuno sfugge: se è vero, come alcune popolazioni ancora credono, che il fotografo è un ladro di anime, il fotografo stesso, a sua volta, può essere fotografato come soggetto (anche nell’atto di fotografare) e, per conseguenza, da ladro si ritrova derubato. Della propria anima, nelle credenze. Dei suoi lavori, come ogni artista, nel momento in cui le sue fotografie da private sono rese pubbliche.
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