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POLLINO, UN PARCO DA VIVERE
Autore: Gianni CALIGIURI-DE MARCO
- Pubblicato il 07/02/09 - Categoria Paesaggio
Il parco nazionale del Pollino è nato nel 1993 dopo oltre vent'anni di lotte del mondo ambientalista ed accademico: la prima proposta venne fatta dal WWF nel 1968 unitamente al CNR, contro i tentativi di strisciante speculazione edilizia che gravavano sul pregevole complesso geologico e floro-faunistico rappresentato dal Massiccio montuoso a cavallo tra Basilicata e Calabria.
Il massiccio del Pollino, che culmina nella Serra Dolcedorme, la vetta più alta dell'Appennino meridionale con i suoi 2.271 mt slm., seconda solo a Gran Sasso e Maiella, ed escluso l'Etna), è costituito da un'aspra e formidabile giogaia dolomitica del Mesozoico.
Presenta, dal punto di vista botanico, la tipica divisione in fasce altitudinali: nella fascia più bassa, sino ai mt. 1.200 slm., domina la Lecceta-Cerreta, inframezzata da presenze di Acero e Carpino e in parte sostituita da ampi rimboschimenti artficiali a Pino Nero, Abete Rosso e Pino domestico; quindi, dai 1.300 ai 1.800 mt., una fascia intermedia a Pino Nero – non sempre autoctono – che fa da preludio alla Faggeta vera e propria; infine, dai 1.900 mt. di altitudine, la fascia di tipo “alpino” caratterizzata da splendide formazioni della conifera endemica Pinus Leucodermis ( meglio noto come Pino loricato).
Il ricchissimo sottobosco annovera, oltre a pregiate specie fungine, molteplici essenze arbustive, dal Pungitopo al Ginepro, dal Caprifoglio alla Lavanda, ed è rifugio di Argiopi, Lumache e Scorpioni italici.
Nel cielo volteggiano le familiari sagome del Corvo imperiale, della Poiana, del Nibbio e dell’Aquila reale.
La Lecceta vede la presenza del prolifico Cinghiale e della pittoresca Upupa e, più in alto, sui secolari tronchi a “lorica” ( la corazza degli antichi legionari romani) dei pini endemici, guizza il bellissimo Scoiattolo nero meridionale dalla bianca pettorina e foltissima coda.
Il folto della Faggeta offre riparo all’agile Lupo appenninico ed all’elusivo Gatto selvatico.
Sorgenti, ruscelli e pozze d’alta quota ospitano Salamandre Pezzate, Tritoni ed Ululoni ventre giallo e sono ombreggiate da gigantesche Felci.
Le praterie in quota sono punteggiate da Carline e Narcisi e vedono la presenza di mandrie di cavalli lasciati semi-bradi.
Le immagini che allego sono una sintesi del frutto delle mie frequenti, se non giornaliere, uscite ed escursioni di verifica e monitoraggio dello stato dell’ambiente del Parco, territorio che conosco e documento da oltre vent’anni in qualità di Responsabile del WWF Sezione “Pollino” di Castrovillari e di Referente WWF Italia per Il Pollino e in virtù della mia passione per la fotografia e la ripresa cinematografica, favorite dalla prossimità del mio comune di residenza con le aree centrali e più integre del Massiccio.
Il massiccio del Pollino, che culmina nella Serra Dolcedorme, la vetta più alta dell'Appennino meridionale con i suoi 2.271 mt slm., seconda solo a Gran Sasso e Maiella, ed escluso l'Etna), è costituito da un'aspra e formidabile giogaia dolomitica del Mesozoico.
Presenta, dal punto di vista botanico, la tipica divisione in fasce altitudinali: nella fascia più bassa, sino ai mt. 1.200 slm., domina la Lecceta-Cerreta, inframezzata da presenze di Acero e Carpino e in parte sostituita da ampi rimboschimenti artficiali a Pino Nero, Abete Rosso e Pino domestico; quindi, dai 1.300 ai 1.800 mt., una fascia intermedia a Pino Nero – non sempre autoctono – che fa da preludio alla Faggeta vera e propria; infine, dai 1.900 mt. di altitudine, la fascia di tipo “alpino” caratterizzata da splendide formazioni della conifera endemica Pinus Leucodermis ( meglio noto come Pino loricato).
Il ricchissimo sottobosco annovera, oltre a pregiate specie fungine, molteplici essenze arbustive, dal Pungitopo al Ginepro, dal Caprifoglio alla Lavanda, ed è rifugio di Argiopi, Lumache e Scorpioni italici.
Nel cielo volteggiano le familiari sagome del Corvo imperiale, della Poiana, del Nibbio e dell’Aquila reale.
La Lecceta vede la presenza del prolifico Cinghiale e della pittoresca Upupa e, più in alto, sui secolari tronchi a “lorica” ( la corazza degli antichi legionari romani) dei pini endemici, guizza il bellissimo Scoiattolo nero meridionale dalla bianca pettorina e foltissima coda.
Il folto della Faggeta offre riparo all’agile Lupo appenninico ed all’elusivo Gatto selvatico.
Sorgenti, ruscelli e pozze d’alta quota ospitano Salamandre Pezzate, Tritoni ed Ululoni ventre giallo e sono ombreggiate da gigantesche Felci.
Le praterie in quota sono punteggiate da Carline e Narcisi e vedono la presenza di mandrie di cavalli lasciati semi-bradi.
Le immagini che allego sono una sintesi del frutto delle mie frequenti, se non giornaliere, uscite ed escursioni di verifica e monitoraggio dello stato dell’ambiente del Parco, territorio che conosco e documento da oltre vent’anni in qualità di Responsabile del WWF Sezione “Pollino” di Castrovillari e di Referente WWF Italia per Il Pollino e in virtù della mia passione per la fotografia e la ripresa cinematografica, favorite dalla prossimità del mio comune di residenza con le aree centrali e più integre del Massiccio.
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