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I miei non luoghi
Autore: Lorenzo Linthout
- Pubblicato il 27/04/09 - Categoria Architettura
Il neologismo “non luoghi” definisce due concetti
assolutamente distinti ma complementari.
Ci sono da una parte quegli spazi costruiti per un fine ben
specifico.
Poi, dall'altra parte esiste il rapporto che viene a crearsi
fra gli individui e gli stessi spazi.
I “non luoghi” sono tutti gli spazi che hanno la
prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici.
Fanno parte dei “non luoghi” gli spazi in cui milioni di
individualità si incrociano senza entrare in relazione fra
loro, sono tendenzialmente prodotti della società moderna,
che perde i suoi riferimenti.
Nella proliferazione di eccessi temporali, spaziali,
incapaci di integrare in sé i luoghi storici si
confinano e si banalizzano in posizioni limitate e
circoscritte alla stregua di "curiosità" o di “oggetti
interessanti". Essi sono quindi incentrati generalmente sul
presente e sono rappresentati soprattutto nella nostra
epoca, che è caratterizzata dalla precarietà assoluta,
dalla provvisorietà, dal transito e da un individualismo
solitario. Transitiamo nei “non luoghi” senza vivere ed
abitare all’interno di essi, senza poter registrare nella
nostra mente una sensazione, se non breve e poco incisa. I
“luoghi” e i “non luoghi” sono sempre altamente
legati fra loro e spesso è difficile distinguerli.
Raramente esistono in "forma pura": non sono
semplicemente uno l'opposto dell'altro, ma fra di essi
vi è tutta una serie di sfumature.
La mia conquista dei “non luoghi” dunque è
avvenuta proprio con l’anonimato, senza conoscenza
individuale, spontanea od umana.
In contrapposizione apparente ed in sfida con me stesso ho
ritenuto opportuno pensare al “non luogo” non solo nella
presentazione architettonica o ambientale dello stesso, ma
nell’uso e nella sua funzione.
Un insieme di elementi costruttivi, di decorazioni, o di
natura ambientale, se considerato come transito e non
vissuto, determina il “non luogo” nella sua forma.
assolutamente distinti ma complementari.
Ci sono da una parte quegli spazi costruiti per un fine ben
specifico.
Poi, dall'altra parte esiste il rapporto che viene a crearsi
fra gli individui e gli stessi spazi.
I “non luoghi” sono tutti gli spazi che hanno la
prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici.
Fanno parte dei “non luoghi” gli spazi in cui milioni di
individualità si incrociano senza entrare in relazione fra
loro, sono tendenzialmente prodotti della società moderna,
che perde i suoi riferimenti.
Nella proliferazione di eccessi temporali, spaziali,
incapaci di integrare in sé i luoghi storici si
confinano e si banalizzano in posizioni limitate e
circoscritte alla stregua di "curiosità" o di “oggetti
interessanti". Essi sono quindi incentrati generalmente sul
presente e sono rappresentati soprattutto nella nostra
epoca, che è caratterizzata dalla precarietà assoluta,
dalla provvisorietà, dal transito e da un individualismo
solitario. Transitiamo nei “non luoghi” senza vivere ed
abitare all’interno di essi, senza poter registrare nella
nostra mente una sensazione, se non breve e poco incisa. I
“luoghi” e i “non luoghi” sono sempre altamente
legati fra loro e spesso è difficile distinguerli.
Raramente esistono in "forma pura": non sono
semplicemente uno l'opposto dell'altro, ma fra di essi
vi è tutta una serie di sfumature.
La mia conquista dei “non luoghi” dunque è
avvenuta proprio con l’anonimato, senza conoscenza
individuale, spontanea od umana.
In contrapposizione apparente ed in sfida con me stesso ho
ritenuto opportuno pensare al “non luogo” non solo nella
presentazione architettonica o ambientale dello stesso, ma
nell’uso e nella sua funzione.
Un insieme di elementi costruttivi, di decorazioni, o di
natura ambientale, se considerato come transito e non
vissuto, determina il “non luogo” nella sua forma.
Gradimento: Fantastico
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