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Facce di banditi Volti in Ri-Volta
Autore: marco ceraglia
- Pubblicato il 25/05/11 - Categoria People|Ritratti
ART MANIFESTA
presenta
FACCE DI BANDITI. VOLTI IN RI-VOLTA
Mostra per le vie del centro storico di Bosa
FACCE DI BANDITI. VOLTI IN RI-VOLTA
Premessa
Per molto tempo – tanto da diventare quasi una leggenda – il bandito sardo ha
rappresentato nell'immaginario collettivo una sorta di eroe romantico, sventurato e
coraggioso, amato dalle donne e idolatrato dalla popolazione perché incarnazione del
personaggio che si ribella all'ordine costituito in virtù di un ordine morale più alto e
comunque proprio; per esempio per amore e per vendetta.
«Ai banditi viene quindi in un certo senso attribuito il compito culturalmente significativo
di esprimere il sentimento di ribellione, in nome e per conto dell'intera comunità, contro
l'intromissione nei propri affari interni di un'autorità statale percepita come distante e
ostile, che esercita le sue prerogative attraverso gli organi repressivi periferici
dell'amministrazione della giustizia, in accordo con i potentati locali».
Anche se oggi sappiamo che solo pochi di questi concetti rappresentano il vero,
persiste in noi la suggestione che i banditi di un tempo, con i loro volti duramente
segnati dalla vita, fossero l'incarnazione della balentìa, del coraggio che si rivolta alla
codardia e ipocrisia, ossia ai non-valori accettati come principio di vita da una società
mediamente umana.
Questa specifica forma di “moralità” si sostanzia fisicamente, diremmo quasi
geneticamente se dovessimo dare retta ai postulati dei medici legali di un tempo, in
connotati quasi stereotipati: sguardo duro e corrucciato, occhio fiero e selvaggio, fronte
bassa, visione sporca e pudica al tempo stesso, idea di un'anima “puramente
semplice” dentro un corpo ribelle e macerato.
¯
Trascurando gli aspetti connessi all’esaltazione antistorica dell’illegalità – che qui
assumono una pretestuosità quasi provocatoria – in questa sede interessa il ritratto del
bandito, quanto cioè di questi caratteri quasi romanzati si riflettano nel volto di una
persona, l'immagine stereotipata che ha portato a rendere il bandito sardo quasi un
mito.
Si muove da queste premesse la proposta di un percorso d'autore, un viaggio alla
ricerca di volti di persone comuni, il cui vissuto (riferito da semplici particolari, come le
rughe, la profondità di uno sguardo o un semplice sorriso) faccia ritrovare e riaffiorare
l'anima di un individuo in ritratti assimilabili alle immagini che dei banditi venivano
diffuse quando contro di loro veniva spiccato un ordine di cattura e una taglia.
Quanto può una ruga, un sorriso sbieco e uno sguardo da ceffo descrivere quasi come
portato genetico l'interezza della nostra anima sarda?
Si tratta evidentemente di un percorso che mutua in maniera ironica e consapevole da
questo formulario “visivo” lo spunto per giocare seriamente con l'identikit che dello
spirito sardo viene divulgato da sempre.
presenta
FACCE DI BANDITI. VOLTI IN RI-VOLTA
Mostra per le vie del centro storico di Bosa
FACCE DI BANDITI. VOLTI IN RI-VOLTA
Premessa
Per molto tempo – tanto da diventare quasi una leggenda – il bandito sardo ha
rappresentato nell'immaginario collettivo una sorta di eroe romantico, sventurato e
coraggioso, amato dalle donne e idolatrato dalla popolazione perché incarnazione del
personaggio che si ribella all'ordine costituito in virtù di un ordine morale più alto e
comunque proprio; per esempio per amore e per vendetta.
«Ai banditi viene quindi in un certo senso attribuito il compito culturalmente significativo
di esprimere il sentimento di ribellione, in nome e per conto dell'intera comunità, contro
l'intromissione nei propri affari interni di un'autorità statale percepita come distante e
ostile, che esercita le sue prerogative attraverso gli organi repressivi periferici
dell'amministrazione della giustizia, in accordo con i potentati locali».
Anche se oggi sappiamo che solo pochi di questi concetti rappresentano il vero,
persiste in noi la suggestione che i banditi di un tempo, con i loro volti duramente
segnati dalla vita, fossero l'incarnazione della balentìa, del coraggio che si rivolta alla
codardia e ipocrisia, ossia ai non-valori accettati come principio di vita da una società
mediamente umana.
Questa specifica forma di “moralità” si sostanzia fisicamente, diremmo quasi
geneticamente se dovessimo dare retta ai postulati dei medici legali di un tempo, in
connotati quasi stereotipati: sguardo duro e corrucciato, occhio fiero e selvaggio, fronte
bassa, visione sporca e pudica al tempo stesso, idea di un'anima “puramente
semplice” dentro un corpo ribelle e macerato.
¯
Trascurando gli aspetti connessi all’esaltazione antistorica dell’illegalità – che qui
assumono una pretestuosità quasi provocatoria – in questa sede interessa il ritratto del
bandito, quanto cioè di questi caratteri quasi romanzati si riflettano nel volto di una
persona, l'immagine stereotipata che ha portato a rendere il bandito sardo quasi un
mito.
Si muove da queste premesse la proposta di un percorso d'autore, un viaggio alla
ricerca di volti di persone comuni, il cui vissuto (riferito da semplici particolari, come le
rughe, la profondità di uno sguardo o un semplice sorriso) faccia ritrovare e riaffiorare
l'anima di un individuo in ritratti assimilabili alle immagini che dei banditi venivano
diffuse quando contro di loro veniva spiccato un ordine di cattura e una taglia.
Quanto può una ruga, un sorriso sbieco e uno sguardo da ceffo descrivere quasi come
portato genetico l'interezza della nostra anima sarda?
Si tratta evidentemente di un percorso che mutua in maniera ironica e consapevole da
questo formulario “visivo” lo spunto per giocare seriamente con l'identikit che dello
spirito sardo viene divulgato da sempre.
Gradimento: Fantastico
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Dare una brutta immagine di sè stessi, per di più "a comando " non è proprio semplice...
Un grande ringraziamento và a Simonetta Castia e Stefano Serio, curatori della mostra e ancora ai miei 12 banditi!