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Habitat. Frammenti di pensiero urbano.
Autore: Leonardo Muscas
- Pubblicato il 03/06/10 - Categoria
Ricerca
Habitat. Frammenti di pensiero urbano.
Habitat, termine latino che nell’uso comune utilizziamo per indicare l’ambiente che ci circonda. In senso proprio individua il luogo fisico abitato dalla “popolazione di una specie” – qui quella umana – ma in questo lavoro vuole significare anche uno spazio mentale. Un possibile spazio mentale che nasce dall’incontro tra le offerte visive della realtà apparente e i contenuti immaginifici di chi con questa si rapporta.
Guardandomi intorno ho visto un contesto urbano in cui le vetrine mescolano riflessi e trasparenze creando immagini altrimenti inesistenti. E muri dove i manifesti si sovrappongono in maniera casuale e, con una opportuna inquadratura di inclusione ed esclusione, si prestano a trasformare due pubblicità distinte in una terza improbabile ove una seducente donna gatto fa da testimonial alla sezione femminile della Croce Rossa. Altrove, una sottile striscia di carta ripete sul muro il colore del cielo, un divieto d’accesso accende un lampione e un bus mostra la nuca di un passeggero dietro la reclame di un vino. Lo sguardo verso il basso: asfalti bagnati, segnaletica stradale e ruote d’auto si accordano per foto di gruppo mentre un arcobaleno d’olio posa solitario.
L’approccio, però, non è sempre lo stesso. A volte lo sguardo sorride, pare notare qualcosa di bizzarro, nei graffiti, magari, o in alcuni manifesti, sovrapposti o tagliati da dolose inquadrature. Altre volte, invece, si rivolge straniante verso immagini che dicono “altro” ma non si sa bene cosa: la forma e il colore fattori di un portato emozionale proprio?
Il filo conduttore del contesto cittadino lega tutte le visioni.
Perché allora non chiamare questa raccolta “frammenti del paesaggio urbano”? Anche questo sarebbe un titolo possibile. Ma l’habitat – lo spazio mentale prima che fisico, dove vivono quelle anime che si rapportano al mondo con il meraviglioso mezzo fotografico, che pare vincolare alla realtà oggettiva ma poi riconduce a quella interiore – ci porta a vedere (pensare) un frammento di città in una immagine che città non è: l’ultima foto della serie, che forse la chiude e forse ne apre una prossima.
(Leonardo Muscas)
P.S. Le dodici immagini qui pubblicate sono un estratto di una ricerca più ampia. Il testo fa alcuni riferimenti anche a foto non comprese in questa sintesi ma riscontrabili nella versione estesa, che potete vedere a questo indirizzo: http://www.artvisual.tv/profili/autore_leonardo-muscas.html
Habitat, termine latino che nell’uso comune utilizziamo per indicare l’ambiente che ci circonda. In senso proprio individua il luogo fisico abitato dalla “popolazione di una specie” – qui quella umana – ma in questo lavoro vuole significare anche uno spazio mentale. Un possibile spazio mentale che nasce dall’incontro tra le offerte visive della realtà apparente e i contenuti immaginifici di chi con questa si rapporta.
Guardandomi intorno ho visto un contesto urbano in cui le vetrine mescolano riflessi e trasparenze creando immagini altrimenti inesistenti. E muri dove i manifesti si sovrappongono in maniera casuale e, con una opportuna inquadratura di inclusione ed esclusione, si prestano a trasformare due pubblicità distinte in una terza improbabile ove una seducente donna gatto fa da testimonial alla sezione femminile della Croce Rossa. Altrove, una sottile striscia di carta ripete sul muro il colore del cielo, un divieto d’accesso accende un lampione e un bus mostra la nuca di un passeggero dietro la reclame di un vino. Lo sguardo verso il basso: asfalti bagnati, segnaletica stradale e ruote d’auto si accordano per foto di gruppo mentre un arcobaleno d’olio posa solitario.
L’approccio, però, non è sempre lo stesso. A volte lo sguardo sorride, pare notare qualcosa di bizzarro, nei graffiti, magari, o in alcuni manifesti, sovrapposti o tagliati da dolose inquadrature. Altre volte, invece, si rivolge straniante verso immagini che dicono “altro” ma non si sa bene cosa: la forma e il colore fattori di un portato emozionale proprio?
Il filo conduttore del contesto cittadino lega tutte le visioni.
Perché allora non chiamare questa raccolta “frammenti del paesaggio urbano”? Anche questo sarebbe un titolo possibile. Ma l’habitat – lo spazio mentale prima che fisico, dove vivono quelle anime che si rapportano al mondo con il meraviglioso mezzo fotografico, che pare vincolare alla realtà oggettiva ma poi riconduce a quella interiore – ci porta a vedere (pensare) un frammento di città in una immagine che città non è: l’ultima foto della serie, che forse la chiude e forse ne apre una prossima.
(Leonardo Muscas)
P.S. Le dodici immagini qui pubblicate sono un estratto di una ricerca più ampia. Il testo fa alcuni riferimenti anche a foto non comprese in questa sintesi ma riscontrabili nella versione estesa, che potete vedere a questo indirizzo: http://www.artvisual.tv/profili/autore_leonardo-muscas.html
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