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Re#Cor#Dar Il Paesaggio di un Ricordo
Autore: Dulce Sangalli
- Pubblicato il 22/11/10 - Categoria Ricerca
ReCorDar
Il paesaggio di un ricordo
“La memoria non rappresenta il nostro passato, ma lo gioca, lo attiva prolungando le immagini fino al presente, facendo riemergere da un fondo dimenticato i ricordi.” (Bergson)
Cosa sono i ricordi? Come si formano? Dove si annidano?
I ricordi sono paesaggi nella nebbia con figure in movimento.
Lampi che gelano il sangue, spruzzi di colore improvvisi, volti deformati che pian piano
– mentre procediamo tentoni e annusiamo le tracce – riprendono forma.
I ricordi si nascondono, bisogna grattare le fotografie con le unghie e allestire spettacoli di marionette per invocarli e riconsegnarli al cuore.
I ricordi sono foglie secche che profumano di casa.
Due amori due ricordi due abbandoni.
Un io che si fa coscienza attraverso l’esperienza e sempre in questa si trasforma.
Il passsato come eco cangiante e multiforme che si accosta al qui ed ora del respiro con passo invisibile, orma di mistero sempre segnata da un’inafferabile continuità:la memoria.
Questo lavoro ha l’obiettivo di indagare in forma poetica come la nostra mente dia spazio alla memoria e come questa prenda forma attraverso un ricordo, dalla prima rievocazione fino al tentativo consapevole di far tornare nel presente la sensazione vissuta nell’esperienza passata.
Il riportare alla memoria un evento avviene attraverso un percorso di ricostruzione e concatenamento di tracce: procediamo a tentoni, peschiamo nei ricordi: prima sono sfocati e nebulosi, poi pian piano acquistano rilievo e colore; fino a che una parte di essi si staglia davanti a noi con la vivezza e la chiarezza della percezione.
Il paesaggio di un ricordo
“La memoria non rappresenta il nostro passato, ma lo gioca, lo attiva prolungando le immagini fino al presente, facendo riemergere da un fondo dimenticato i ricordi.” (Bergson)
Cosa sono i ricordi? Come si formano? Dove si annidano?
I ricordi sono paesaggi nella nebbia con figure in movimento.
Lampi che gelano il sangue, spruzzi di colore improvvisi, volti deformati che pian piano
– mentre procediamo tentoni e annusiamo le tracce – riprendono forma.
I ricordi si nascondono, bisogna grattare le fotografie con le unghie e allestire spettacoli di marionette per invocarli e riconsegnarli al cuore.
I ricordi sono foglie secche che profumano di casa.
Due amori due ricordi due abbandoni.
Un io che si fa coscienza attraverso l’esperienza e sempre in questa si trasforma.
Il passsato come eco cangiante e multiforme che si accosta al qui ed ora del respiro con passo invisibile, orma di mistero sempre segnata da un’inafferabile continuità:la memoria.
Questo lavoro ha l’obiettivo di indagare in forma poetica come la nostra mente dia spazio alla memoria e come questa prenda forma attraverso un ricordo, dalla prima rievocazione fino al tentativo consapevole di far tornare nel presente la sensazione vissuta nell’esperienza passata.
Il riportare alla memoria un evento avviene attraverso un percorso di ricostruzione e concatenamento di tracce: procediamo a tentoni, peschiamo nei ricordi: prima sono sfocati e nebulosi, poi pian piano acquistano rilievo e colore; fino a che una parte di essi si staglia davanti a noi con la vivezza e la chiarezza della percezione.
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