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Peta
Autore: massimiliano.gatti
- Pubblicato il 28/11/11
PETA
"Peta", è così che tutti chiamavano mio padre.
Peta è un progetto fotografico che, attraverso il ritratto di alcuni oggetti di lavoro che sono appartenuti a mio padre, tratteggia il racconto di una professione, ma anche di un uomo. Ci sono oggetti che più di altri fanno parte delle nostre vite, che fanno da filtro alla conoscenza di noi stessi, e alle nostre relazioni. E io, per questi oggetti, ho un'affezione speciale: quando ero bambino, li vedevo come gli strumenti di un alchimista, non ne capivo l’utilizzo e li rivestivo di un fascino magico. Il tempo sbiadisce la memoria, questi oggetti non si usano praticamente più, e quasi spariscono nello sfondo bianco. Oggi, a distanza di anni, potrebbero apparire ai miei occhi come quotidiani o desueti: eppure, a me evocano ricordi chiari, perché la mia memoria li ha resi miracolosamente carichi di significati.
Peta, anche questo era mio padre.
"Peta", è così che tutti chiamavano mio padre.
Peta è un progetto fotografico che, attraverso il ritratto di alcuni oggetti di lavoro che sono appartenuti a mio padre, tratteggia il racconto di una professione, ma anche di un uomo. Ci sono oggetti che più di altri fanno parte delle nostre vite, che fanno da filtro alla conoscenza di noi stessi, e alle nostre relazioni. E io, per questi oggetti, ho un'affezione speciale: quando ero bambino, li vedevo come gli strumenti di un alchimista, non ne capivo l’utilizzo e li rivestivo di un fascino magico. Il tempo sbiadisce la memoria, questi oggetti non si usano praticamente più, e quasi spariscono nello sfondo bianco. Oggi, a distanza di anni, potrebbero apparire ai miei occhi come quotidiani o desueti: eppure, a me evocano ricordi chiari, perché la mia memoria li ha resi miracolosamente carichi di significati.
Peta, anche questo era mio padre.
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