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Voyages (en train)
Autore: Amandine
- Pubblicato il 30/05/12
--Voyages (en train)
Lontana dall’esperienza californiana, che mi aveva abituato a dei lunghi spostamenti in automobile, ho ritrovato le gioie e i dolori dei trasporti pubblici europei. Questo progetto è nato durante i miei numerosi spostamenti in treno tra Genova, Milano e Torino.
Scattate alcune foto, mi sono subito resa conto che le mie immagini erano sfasate rispetto al paesaggio che vedevo attraverso il finestrino. La mia memoria aveva registrato una combinazione di diversi frammenti d’immagine, un fenomeno che Benjamin Gastineau chiamava ‘visione sintetica del colpo d’occhio’ e che Aldous Huxley aveva definito ‘visione globale.’
Per mostrare la velocità del movimento ho dovuto far ricorso sia allo sfumato del mosso che ad una serie d’incidenti caratteristici: riflessi nel vetro, interferenze degli alberi, ecc. Inoltre, la lentezza dello scatto ha aggiunto un elemento imprevisto al progetto, un gioco in cui il caso ha spesso definito l’inquadramento dell’immagine. Dopo molte andate e ritorni ha preso forma una sequenza fotografica in cui i dettagli del paesaggio spariscono nello sfumato e le forme si diluiscono nel colore. Restavano da dissimulare il movimento del treno e la frammentazione dell’immagine. Per farlo, ho creato un’istallazione di 10 fotografie divise in due, in cui ciascuna metà è fissata a dei pannelli scorrevoli in alluminio che misurano, una volta aperti, più di quattro metri.
Cosa resta a posteriori di un viaggio in treno? Delle ‘impressioni sfuggenti’, scriveva J. Jongkind, oppure degli ‘stati d’occhi’ secondo E. Degas. Viaggi (in treno) cerca di rispondere a questa domanda proponendo un percorso visuale originale e movimentato.
Elementi tecnici:
• 10 stampe a getto d’inchiostro su carta Epson Luster - 43 cm x 28 cm (17”x11”), divisi a metà.
• 20 pannelli scorrevoli in alluminio – 24 cm x 33 cm (9.5”x13”), Ouvert: 420 cm x 28 cm (13 ft 9” x 13”)
• Scatola protettiva in aluminio – 24 cm x 33 cm (9.5”x13”)
• Prototipo: Gianni et Giuseppe Sechi
• Lavorasione del metallo: Luigi Alessandrini
Lontana dall’esperienza californiana, che mi aveva abituato a dei lunghi spostamenti in automobile, ho ritrovato le gioie e i dolori dei trasporti pubblici europei. Questo progetto è nato durante i miei numerosi spostamenti in treno tra Genova, Milano e Torino.
Scattate alcune foto, mi sono subito resa conto che le mie immagini erano sfasate rispetto al paesaggio che vedevo attraverso il finestrino. La mia memoria aveva registrato una combinazione di diversi frammenti d’immagine, un fenomeno che Benjamin Gastineau chiamava ‘visione sintetica del colpo d’occhio’ e che Aldous Huxley aveva definito ‘visione globale.’
Per mostrare la velocità del movimento ho dovuto far ricorso sia allo sfumato del mosso che ad una serie d’incidenti caratteristici: riflessi nel vetro, interferenze degli alberi, ecc. Inoltre, la lentezza dello scatto ha aggiunto un elemento imprevisto al progetto, un gioco in cui il caso ha spesso definito l’inquadramento dell’immagine. Dopo molte andate e ritorni ha preso forma una sequenza fotografica in cui i dettagli del paesaggio spariscono nello sfumato e le forme si diluiscono nel colore. Restavano da dissimulare il movimento del treno e la frammentazione dell’immagine. Per farlo, ho creato un’istallazione di 10 fotografie divise in due, in cui ciascuna metà è fissata a dei pannelli scorrevoli in alluminio che misurano, una volta aperti, più di quattro metri.
Cosa resta a posteriori di un viaggio in treno? Delle ‘impressioni sfuggenti’, scriveva J. Jongkind, oppure degli ‘stati d’occhi’ secondo E. Degas. Viaggi (in treno) cerca di rispondere a questa domanda proponendo un percorso visuale originale e movimentato.
Elementi tecnici:
• 10 stampe a getto d’inchiostro su carta Epson Luster - 43 cm x 28 cm (17”x11”), divisi a metà.
• 20 pannelli scorrevoli in alluminio – 24 cm x 33 cm (9.5”x13”), Ouvert: 420 cm x 28 cm (13 ft 9” x 13”)
• Scatola protettiva in aluminio – 24 cm x 33 cm (9.5”x13”)
• Prototipo: Gianni et Giuseppe Sechi
• Lavorasione del metallo: Luigi Alessandrini
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