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Vagando in una luminosa notte
Autore: Carlo Columba
- Pubblicato il 27/08/13
Carlo Columba: breve biografia
Nato a Palermo nel 56. Dopo studi classici ed una laurea in ingegneria si dedica, negli anni 80, alla realizzazione di spettacoli in multivisione creando in proprio sia le immagini fotografiche che i prodotti finali. Dal 92 è docente di elettronica.
L'avvento della fotografia digitale a costi affrontabili è causa del risveglio della passione fotografica e di nuove ricerche espressive che cercano di allontanarsi dalla retorica classica della fotografia. Frequentatore della rete e dei social network ha uno spazio su Flickr, un blog personale e un sito dedicato alla fotografia.
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Le opere consistono di foto digitali opportunamente rielaborate (procedimento originale dell'autore) e stampate a getto di inchiostro (Digigraphie Epson compatibile) su carta 100% cotone Hanemuhle “Museum Etching” da 350gsm formato A2 Ref.N 10641648. Anno di stampa: 2013.
Le stampe, in numero di 21, sono montate con cornice in legno scuro senza passpartout e senza vetro.
Il set presentato è stato in esposizione presso RizzoArte a Palermo nel mese di luglio. Qui di seguito il testo di accompagnamento dell'evento a cura di Gianna Di Piazza, docente Accademia di Belle Arti a Palermo.
*** Un cammino infinitamente ramificato
Si scopre un titolo e si comincia ad entrare nella verità delle immagini, in quei frammenti di verità che sono ipotesi di conoscenza, di memoria, di possibilità, di cambiamento.
“Vagando in una luminosa notte” è il titolo pensato da Carlo Columba per questo suo primo confronto pubblico da fotografo. Una frase che mi fa scivolare dentro universi privati, rincorrendo interrogativi e rendendo la mia sicurezza analitica disponibile agli equivoci.
Il ciclo di foto è molto compatto: alberi e paesaggi privi di qualsiasi presenza o traccia umana.
Lavori intimi, resi ancora più intimi dall’impulso di carezzarne la superficie, non solo per il piacere tattile di scoprire la sensualità della loro pelle ma per una strana energia che ti prende mentre le osservi e che ti fa entrare in simbiosi immediata con la silenziosa tranquillità del paesaggio.
“L’albero è l’incarnazione perfetta dello stato meditativo: rivolto verso il cielo, sempre grato alla luce. Le sue energie scorrono in simbiosi col cosmo. L’albero per me è un Buddha vegetale” mi confida Carlo.
Medita sotto un albero il principe Siddharta, non ancora Buddha, quando raggiunge lo stato dell’Illuminazione. Difende la propria autonomia il Barone Rampante quando sceglie di vivere sugli alberi. Con incontrollato automatismo flash artistici attraversano la mia mente. Il sintetismo di Gauguin li solidifica blu. Van Gogh gli trasferisce bruciante passione. Mondrian ne ricava una struttura universale. Penone li scava. Beuys li pianta. Orozco ne fa diagrammi molecolari evolutivi… Alberi famosi, idolatrati, territori d’investigazioni e di scoperte, luoghi in cui l’esistenza incontra l’essenza.
“L’albero è qualcosa che somiglia all’essenza della storia” conferma Carlo “è muto testimone degli eventi che accadono intorno”. L’immagine dell’albero si fa fondamento di un contesto e della sua storia. Le foto partono dalla realtà, indagano l’essenza, mirano a rendere l’invisibile. Processo chiaro, esplicito. La relazione con la natura porta l’interesse verso la restituzione di un paesaggio antropogeografico, prolungando il reale al di là delle apparenze figurali. Alberi e paesaggi siciliani, immessi in una temporalità plurale, minano la verità dell’immagine spingendola verso un’idea mutante di struttura. La manipolazione digitale ne agevola il processo.
Adesso è la struttura luminescente ad apparire in tutta la sua forza architettonica, in un alternarsi di semplificazione e complessità, fluidità e solidità, trasparenza e sovrapposizione. Un progetto strutturale che dà autonomia alla costituzione della forma, consentendo l’affiorare e lo stratificarsi dei piani. Sono ombre, luci, pieni, vuoti, a creare l’aspetto strutturante delle immagini.
Il respiro temporale, e la restituzione sensoriale della vibrazione emotiva, a renderle vive.
Un cammino infinitamente ramificato disegna così la sua strategia della profondità.
Nato a Palermo nel 56. Dopo studi classici ed una laurea in ingegneria si dedica, negli anni 80, alla realizzazione di spettacoli in multivisione creando in proprio sia le immagini fotografiche che i prodotti finali. Dal 92 è docente di elettronica.
L'avvento della fotografia digitale a costi affrontabili è causa del risveglio della passione fotografica e di nuove ricerche espressive che cercano di allontanarsi dalla retorica classica della fotografia. Frequentatore della rete e dei social network ha uno spazio su Flickr, un blog personale e un sito dedicato alla fotografia.
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Le opere consistono di foto digitali opportunamente rielaborate (procedimento originale dell'autore) e stampate a getto di inchiostro (Digigraphie Epson compatibile) su carta 100% cotone Hanemuhle “Museum Etching” da 350gsm formato A2 Ref.N 10641648. Anno di stampa: 2013.
Le stampe, in numero di 21, sono montate con cornice in legno scuro senza passpartout e senza vetro.
Il set presentato è stato in esposizione presso RizzoArte a Palermo nel mese di luglio. Qui di seguito il testo di accompagnamento dell'evento a cura di Gianna Di Piazza, docente Accademia di Belle Arti a Palermo.
*** Un cammino infinitamente ramificato
Si scopre un titolo e si comincia ad entrare nella verità delle immagini, in quei frammenti di verità che sono ipotesi di conoscenza, di memoria, di possibilità, di cambiamento.
“Vagando in una luminosa notte” è il titolo pensato da Carlo Columba per questo suo primo confronto pubblico da fotografo. Una frase che mi fa scivolare dentro universi privati, rincorrendo interrogativi e rendendo la mia sicurezza analitica disponibile agli equivoci.
Il ciclo di foto è molto compatto: alberi e paesaggi privi di qualsiasi presenza o traccia umana.
Lavori intimi, resi ancora più intimi dall’impulso di carezzarne la superficie, non solo per il piacere tattile di scoprire la sensualità della loro pelle ma per una strana energia che ti prende mentre le osservi e che ti fa entrare in simbiosi immediata con la silenziosa tranquillità del paesaggio.
“L’albero è l’incarnazione perfetta dello stato meditativo: rivolto verso il cielo, sempre grato alla luce. Le sue energie scorrono in simbiosi col cosmo. L’albero per me è un Buddha vegetale” mi confida Carlo.
Medita sotto un albero il principe Siddharta, non ancora Buddha, quando raggiunge lo stato dell’Illuminazione. Difende la propria autonomia il Barone Rampante quando sceglie di vivere sugli alberi. Con incontrollato automatismo flash artistici attraversano la mia mente. Il sintetismo di Gauguin li solidifica blu. Van Gogh gli trasferisce bruciante passione. Mondrian ne ricava una struttura universale. Penone li scava. Beuys li pianta. Orozco ne fa diagrammi molecolari evolutivi… Alberi famosi, idolatrati, territori d’investigazioni e di scoperte, luoghi in cui l’esistenza incontra l’essenza.
“L’albero è qualcosa che somiglia all’essenza della storia” conferma Carlo “è muto testimone degli eventi che accadono intorno”. L’immagine dell’albero si fa fondamento di un contesto e della sua storia. Le foto partono dalla realtà, indagano l’essenza, mirano a rendere l’invisibile. Processo chiaro, esplicito. La relazione con la natura porta l’interesse verso la restituzione di un paesaggio antropogeografico, prolungando il reale al di là delle apparenze figurali. Alberi e paesaggi siciliani, immessi in una temporalità plurale, minano la verità dell’immagine spingendola verso un’idea mutante di struttura. La manipolazione digitale ne agevola il processo.
Adesso è la struttura luminescente ad apparire in tutta la sua forza architettonica, in un alternarsi di semplificazione e complessità, fluidità e solidità, trasparenza e sovrapposizione. Un progetto strutturale che dà autonomia alla costituzione della forma, consentendo l’affiorare e lo stratificarsi dei piani. Sono ombre, luci, pieni, vuoti, a creare l’aspetto strutturante delle immagini.
Il respiro temporale, e la restituzione sensoriale della vibrazione emotiva, a renderle vive.
Un cammino infinitamente ramificato disegna così la sua strategia della profondità.
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