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Canto all'imperfetto
Autore: a & f marziano
- Pubblicato il 27/08/13
Questo lavoro è iniziato con una riflessione sulle relazioni familiari, che ci ha portato a rappresentarne alcuni momenti. Per farlo, abbiamo chiesto aiuto a quel che più nel profondo ci apparteneva (figli, gatti, oggetti d’affezione e disegni).
Un giorno abbiamo pensato che la fotografia potesse allungare la vita dei nostri teatrini domestici, insieme rappresentazione dell’inquietudine e percorso per ritrovare la leggerezza.
Abbiamo così lavorato su un crinale tra realtà e finzione, dove da sempre si muove la fotografia e da sempre in un equilibrio precario: il dubbio della messa in scena si insinua nella gran parte delle immagini fotografiche e lo testimonia in modo esemplare l’infinito dibattito intorno all’“autenticità” del miliziano colpito, immortalato da Robert Capa.
Con questa consapevolezza si è fatta avanti in noi l’idea di concepire la fotografia come un tableau vivant, in cui inserire brandelli di pittura, ma anche oggetti rivelatori di una metafora. Senza abbandonare, però, il territorio proprio della fotografia.
“Canto all’imperfetto” è il titolo che abbiamo scelto, perché riassume due tratti essenziali del lavoro. Il verbo coniugato all’imperfetto indica un momento dell’azione, senza fornire informazioni sul suo esito. Analogamente, spetta a chi la osserva immaginare l’epilogo della nostra messa in scena. Oppure, “Canto all’imperfetto” può essere inteso come elogio dell’imperfezione. Ed anche questo ci sembra condivisibile.
Le foto sono state stampate nel 2012 a getto d'inchiostro su carta fine art, in formato 40 x 60 cm ed esposte in cornice, con il passpartout ma senza vetro.
Un giorno abbiamo pensato che la fotografia potesse allungare la vita dei nostri teatrini domestici, insieme rappresentazione dell’inquietudine e percorso per ritrovare la leggerezza.
Abbiamo così lavorato su un crinale tra realtà e finzione, dove da sempre si muove la fotografia e da sempre in un equilibrio precario: il dubbio della messa in scena si insinua nella gran parte delle immagini fotografiche e lo testimonia in modo esemplare l’infinito dibattito intorno all’“autenticità” del miliziano colpito, immortalato da Robert Capa.
Con questa consapevolezza si è fatta avanti in noi l’idea di concepire la fotografia come un tableau vivant, in cui inserire brandelli di pittura, ma anche oggetti rivelatori di una metafora. Senza abbandonare, però, il territorio proprio della fotografia.
“Canto all’imperfetto” è il titolo che abbiamo scelto, perché riassume due tratti essenziali del lavoro. Il verbo coniugato all’imperfetto indica un momento dell’azione, senza fornire informazioni sul suo esito. Analogamente, spetta a chi la osserva immaginare l’epilogo della nostra messa in scena. Oppure, “Canto all’imperfetto” può essere inteso come elogio dell’imperfezione. Ed anche questo ci sembra condivisibile.
Le foto sono state stampate nel 2012 a getto d'inchiostro su carta fine art, in formato 40 x 60 cm ed esposte in cornice, con il passpartout ma senza vetro.
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