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Centro Sperimentale di Fotografia
Via Biagio Pallai 12
00151 Roma
Tel/fax 06/5344428
338/5785977
Il Centro Sperimentale di Fotografia organizza il secondo seminario con Tano D’Amico
II seminario “I ricordi e la
fotografia” il 15 maggio alle ore 18,00
per prenotare i seminari anche singolarmente contattare il centro sperimentale di fotografia.
Il costo del seminiario è di euro 60,00
I ricordi e la fotografia
Dovevano avere degli ordini precisi. I manganelli e i calci dei fucili colpivano con determinazione e freddezza. Le donne non urlavano. Il dolore spalancava le loro bocche ma il lamento non usciva, come se non volessero più respirare.
Non smettevano di picchiare. Volevano essere sicuri che le donne non tornassero. Si davano il cambio sedute in cerchio sull’asfalto macchiato dal sangue di Giorgiana. Le loro spalle si toccavano, oscillavano piano, come se cullassero qualcosa.
Quelle grida ingoiate, mutilate, la sensazione da incubo di non essere capaci di sentirle, il rimorso di non aver urlato tutti insieme, con tutta la forza, accompagnano una generazione. Sono il fantasma di ogni vita normale, addomesticata, pentita.
Tante volte nella vita e nel mestiere che amo, mi sono chiesto come sono fatti i ricordi. Di cosa sono fatti i ricordi. Anche questo dodici maggio me lo chiedo. Diventato vecchio nella vita e nel mestiere che amo. Forse non è altro che una questione di tempo e di luce, come nella fotografia, come nel cinema.
Anche i ricordi sono fatti di tempo e di luce. Un tempo plastico che si
allunga e si accorcia, si allarga e si stringe. Prima o poi finisce col trovare
un accordo col tempo della vita. Prima o poi i ricordi si sistemano, trovano un
loro ordine. Smettono di accavallarsi, di azzuffarsi, di fare male. La luce che
nel tempo li stampa, li fissa, li cuce, finisce col trovare la sua
accettabilità. Non sempre è carezzevole, può rimanere qualche contrasto un po’
troppo accentuato, qualche sfiammatura, qualche punto troppo scuro, troppo
impastato.
Diventa sopportabile. Smette di ferire.
Ma ci sono ricordi più forti della stessa memoria.
Ricordi in cui il tempo finisce di colpo, si ferma per sempre. E la luce, che trascina le immagini, non riesce a lasciare quel tempo mozzato. Ha paura di perdersi. Torna indietro, rimbalza, si avvolge, si aggrappa.
Diventa più bianca, cruda, come quella dei vecchi lampi a polvere di
magnesio. E diventa concreta. Diventa un vento che spinge indietro le vesti, i
capelli. Scopre i volti. I ricordi si fermano, si ghiacciano.
E quella luce lavora ogni grana, ogni punto, li trasforma in cocci di
bottiglia.
Tano D’Amico