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Grandi e piccole
Autore: MFC ufficio stampa
- Pubblicato il 07/09/10 - Categoria Mostre
Una riflessione sui formati della fotografia contemporanea
a cura di Roberta Valtorta e Arianna Bianchi
26 settembre 2010 - 20 marzo 2011
Inaugurazione: sabato 25 settembre ore 18
Una mostra che mette a confronto fotografie di grandi e piccole dimensioni scelte dalle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea. Una riflessione giocosa sul cambiamento di identità che la fotografia ha vissuto a partire dagli anni Novanta.
Opere di 30 autori italiani e stranieri dal 1960 ad oggi:
David Bailey, Marina Ballo Charmet, Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Maurizio Buscarino, Mario Cattaneo, Arnaud Claass, Mario Cresci, Paola De Pietri, Paola Di Bello, Peter Fischli e David Weiss, Mauro Galligani, Moreno Gentili, Mario Giacomelli, Paolo Gioli, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Roberto Marossi, Paola Mattioli, Lello Mazzacane, Enzo Nocera, Cristina Nuñez, Tino Petrelli, Simone Romeo, Achille Sacconi, Marco Signorini, Hans van der Meer, Manfred Willmann, Nicolas Wollnik.
Grazie al fecondo dialogo con diverse arti, dal video al cinema, dall’installazione alla performance, e a causa dell’impatto delle tecnologie digitali che hanno provocato una crisi delle pratiche artigianali, velocemente sostituite da procedure di produzione industriali, la fotografia contemporanea ha vissuto negli ultimi vent’anni trasformazioni profonde che ne hanno determinato una nuova identità. Tra queste, il cambiamento avvenuto nelle dimensioni delle opere e nella loro presentazione è un segnale evidente e significativo.
La grande dimensione è stata spesso, istintivamente, associata a un’idea di fotografia come pittura, poiché è anche grazie a questa, oltre che all’impiego di materiali per la stampa e per la presentazione più importanti e preziosi, che la fotografia è entrata definitivamente nel mondo dell’arte e del collezionismo. Tuttavia, a una analisi più attenta, essa può essere più correttamente collegata a due questioni: da un lato l’effettiva evoluzione della fotografia in oggetto artistico dotato di maggiore “presenza” estetica e maggiore valore economico anche in termini di materiali impiegati per la sua produzione; dall’altro, alla tendenza contemporanea dell’immagine fotografica a farsi schermo – sia esso schermo cinematografico o schermo video – oppure grande tableau, billboard, strumento dunque della grande comunicazione di massa nutrita dai mezzi tecnologici.
Le stampe in grande formato, realizzate nei laboratori industriali e non più nella camera oscura del fotografo, sostenute e completate da una presentazione particolare che diviene parte stessa dell’opera (cornice scelta in base a precisi criteri, laminazione, Diasec, montaggio con plexiglass, light-box), creano una condizione percettiva nuova: siamo di fronte a un più forte impatto sull’osservatore, che viene indotto a immergersi nell’immagine, a entrarvi, in presenza di una sorta di dilatazione narrativa dei tempi di lettura.
E’ una dimensione della fruizione vitale e coinvolgente che da vent’anni ormai caratterizza la fotografia, in precedenza pensata, prodotta e presentata in dimensioni ben più ridotte di quelle attuali. Con il grande formato la durata temporale dell’opera aumenta, il rapporto psico-percettivo con l’opera diviene più impressionante ed emozionante, decisamente più fisico. Il fruitore si muove nello spazio e si misura con la vasta superficie dell’opera con il suo stesso corpo, oltre che con lo sguardo.
Fino agli anni Ottanta del Novecento, le fotografie, con i loro formati più contenuti e per così dire più modesti, si ponevano in dialogo con l’osservatore in modo discreto, silenzioso, intimo. Le immagini, quasi sempre circondate da un sobrio passpartout di cartoncino che le “inquadrava” ordinatamente – e che rappresentava l’antico legame con la grafica, madre della fotografia in senso tecnico e storico – chiedevano un avvicinamento, una vicinanza dell’osservatore, che sostava davanti a esse con concentrazione esercitando soprattutto il senso della vista.
Due mondi profondamente diversi, e due fascinazioni diverse.
Museo di Fotografia Contemporanea
via Frova 10, Cinisello Balsamo-Milano
T. 02.6605661, info@mufoco.org
www.mufoco.org
Ingresso gratuito
Orari: da mercoledì a venerdì 15-19; sabato e domenica 11-19. Chiuso lunedì e martedì
Visite guidate: tel. 02.66056626, servizioeducativo@mufoco.org
Visita guidata ogni prima domenica del mese ore 16
a cura di Roberta Valtorta e Arianna Bianchi
26 settembre 2010 - 20 marzo 2011
Inaugurazione: sabato 25 settembre ore 18
Una mostra che mette a confronto fotografie di grandi e piccole dimensioni scelte dalle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea. Una riflessione giocosa sul cambiamento di identità che la fotografia ha vissuto a partire dagli anni Novanta.
Opere di 30 autori italiani e stranieri dal 1960 ad oggi:
David Bailey, Marina Ballo Charmet, Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Maurizio Buscarino, Mario Cattaneo, Arnaud Claass, Mario Cresci, Paola De Pietri, Paola Di Bello, Peter Fischli e David Weiss, Mauro Galligani, Moreno Gentili, Mario Giacomelli, Paolo Gioli, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Roberto Marossi, Paola Mattioli, Lello Mazzacane, Enzo Nocera, Cristina Nuñez, Tino Petrelli, Simone Romeo, Achille Sacconi, Marco Signorini, Hans van der Meer, Manfred Willmann, Nicolas Wollnik.
Grazie al fecondo dialogo con diverse arti, dal video al cinema, dall’installazione alla performance, e a causa dell’impatto delle tecnologie digitali che hanno provocato una crisi delle pratiche artigianali, velocemente sostituite da procedure di produzione industriali, la fotografia contemporanea ha vissuto negli ultimi vent’anni trasformazioni profonde che ne hanno determinato una nuova identità. Tra queste, il cambiamento avvenuto nelle dimensioni delle opere e nella loro presentazione è un segnale evidente e significativo.
La grande dimensione è stata spesso, istintivamente, associata a un’idea di fotografia come pittura, poiché è anche grazie a questa, oltre che all’impiego di materiali per la stampa e per la presentazione più importanti e preziosi, che la fotografia è entrata definitivamente nel mondo dell’arte e del collezionismo. Tuttavia, a una analisi più attenta, essa può essere più correttamente collegata a due questioni: da un lato l’effettiva evoluzione della fotografia in oggetto artistico dotato di maggiore “presenza” estetica e maggiore valore economico anche in termini di materiali impiegati per la sua produzione; dall’altro, alla tendenza contemporanea dell’immagine fotografica a farsi schermo – sia esso schermo cinematografico o schermo video – oppure grande tableau, billboard, strumento dunque della grande comunicazione di massa nutrita dai mezzi tecnologici.
Le stampe in grande formato, realizzate nei laboratori industriali e non più nella camera oscura del fotografo, sostenute e completate da una presentazione particolare che diviene parte stessa dell’opera (cornice scelta in base a precisi criteri, laminazione, Diasec, montaggio con plexiglass, light-box), creano una condizione percettiva nuova: siamo di fronte a un più forte impatto sull’osservatore, che viene indotto a immergersi nell’immagine, a entrarvi, in presenza di una sorta di dilatazione narrativa dei tempi di lettura.
E’ una dimensione della fruizione vitale e coinvolgente che da vent’anni ormai caratterizza la fotografia, in precedenza pensata, prodotta e presentata in dimensioni ben più ridotte di quelle attuali. Con il grande formato la durata temporale dell’opera aumenta, il rapporto psico-percettivo con l’opera diviene più impressionante ed emozionante, decisamente più fisico. Il fruitore si muove nello spazio e si misura con la vasta superficie dell’opera con il suo stesso corpo, oltre che con lo sguardo.
Fino agli anni Ottanta del Novecento, le fotografie, con i loro formati più contenuti e per così dire più modesti, si ponevano in dialogo con l’osservatore in modo discreto, silenzioso, intimo. Le immagini, quasi sempre circondate da un sobrio passpartout di cartoncino che le “inquadrava” ordinatamente – e che rappresentava l’antico legame con la grafica, madre della fotografia in senso tecnico e storico – chiedevano un avvicinamento, una vicinanza dell’osservatore, che sostava davanti a esse con concentrazione esercitando soprattutto il senso della vista.
Due mondi profondamente diversi, e due fascinazioni diverse.
Museo di Fotografia Contemporanea
via Frova 10, Cinisello Balsamo-Milano
T. 02.6605661, info@mufoco.org
www.mufoco.org
Ingresso gratuito
Orari: da mercoledì a venerdì 15-19; sabato e domenica 11-19. Chiuso lunedì e martedì
Visite guidate: tel. 02.66056626, servizioeducativo@mufoco.org
Visita guidata ogni prima domenica del mese ore 16