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ST. HELENA, REPORTAGE DALL'OCEANO ATLANTICO.
Autore: Parallelozero
- Pubblicato il 23/06/14 - Categoria
Pubblicazioni
ST. HELENA, UN MONDO A PARTE.
Sergio Ramazzotti, fotografo, scrittore, nonchè uno dei soci fondatori dell'agenzia fotogiornalistica Parallelozero è appena tornato da un'avventura lunga un mese nell'Oceano Atlantico dove ha appena realizzato un importante progetto fotografico su quest'isola sperduta sulla rotta delle Americhe.
"Sant'Elena: poco più che uno scoglio che sorge nel mezzo dell'Atlantico meridionale, da un fondale di cinquemila metri, a metà strada fra le coste dell'Africa e quelle del Sudamerica. La abitano in quattromila: i discendenti dei primi coloni inglesi, dei manovali cinesi arrivati dalle Maldive, degli schiavi liberati provenienti dal golfo di Guinea. A loro modo, quattromila esiliati che non conoscono l'uso del cellulare, vivono in una società cristallizzata nel tempo e condividono lo stesso destino di Napoleone, che fu deportato sull'isola nel 1815 (il prossimo anno il duecentesimo anniversario del suo sbarco) e vi trascorse in prigionia gli ultimi sei anni della sua vita. C'è un solo modo di andarsene da Sant'Elena, o di arrivarci: la nave postale - l'ultima rimasta in servizio della flotta di Sua Maestà britannica - che attracca al largo delle coste impervie una volta al mese, dopo una settimana di navigazione da Città del Capo. La nave porta le merci, le lettere dei parenti lontani, l'abbondante alcol che si consuma nei tre pub dell'isola (e non sembra durare mai abbastanza prima del prossimo arrivo), la speranza di salvezza per chi si ammala e deve essere evacuato, i corpi di coloro che non ce l'hanno fatta e vengono riportati sulla loro isola-prigione per esservi sepolti. Qualcuno ha definito Sant'Elena l'ultimo paradiso perduto. Ma la maggioranza degli abitanti sembra essere più d'accordo con Napoleone, che del suo soggiorno lì scrisse: "è una morte quotidiana".
Visitate prossimamente il sito www.parallelozero.com per ulteriori aggiornamenti.
Sergio Ramazzotti, fotografo, scrittore, nonchè uno dei soci fondatori dell'agenzia fotogiornalistica Parallelozero è appena tornato da un'avventura lunga un mese nell'Oceano Atlantico dove ha appena realizzato un importante progetto fotografico su quest'isola sperduta sulla rotta delle Americhe.
"Sant'Elena: poco più che uno scoglio che sorge nel mezzo dell'Atlantico meridionale, da un fondale di cinquemila metri, a metà strada fra le coste dell'Africa e quelle del Sudamerica. La abitano in quattromila: i discendenti dei primi coloni inglesi, dei manovali cinesi arrivati dalle Maldive, degli schiavi liberati provenienti dal golfo di Guinea. A loro modo, quattromila esiliati che non conoscono l'uso del cellulare, vivono in una società cristallizzata nel tempo e condividono lo stesso destino di Napoleone, che fu deportato sull'isola nel 1815 (il prossimo anno il duecentesimo anniversario del suo sbarco) e vi trascorse in prigionia gli ultimi sei anni della sua vita. C'è un solo modo di andarsene da Sant'Elena, o di arrivarci: la nave postale - l'ultima rimasta in servizio della flotta di Sua Maestà britannica - che attracca al largo delle coste impervie una volta al mese, dopo una settimana di navigazione da Città del Capo. La nave porta le merci, le lettere dei parenti lontani, l'abbondante alcol che si consuma nei tre pub dell'isola (e non sembra durare mai abbastanza prima del prossimo arrivo), la speranza di salvezza per chi si ammala e deve essere evacuato, i corpi di coloro che non ce l'hanno fatta e vengono riportati sulla loro isola-prigione per esservi sepolti. Qualcuno ha definito Sant'Elena l'ultimo paradiso perduto. Ma la maggioranza degli abitanti sembra essere più d'accordo con Napoleone, che del suo soggiorno lì scrisse: "è una morte quotidiana".
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