E’ stato considerato un vero e proprio voltafaccia. Nato nel 2010 come piattaforma dedicata alle foto con la possibilità di utilizzare anche filtri creativi e vari layout, Instagram sta prendendo sempre più le distanze dai fotografi e dalla fotografia.
Il progetto iniziale di Kevin Systrom e Mike Krieger che prevedeva foto quadrate e che venne subito utilizzato da milioni di “instagrammer” di tutto il mondo e che rendeva centrale l’immagine, è stato man mano sempre più accantonato. Con l’acquisizione da parte del gruppo di Mark Zuckerberg, l’applicazione si è sempre più spostata verso un social che è una via di mezzo tra facebook e tik tok.
In questo modo oltre agli appassionati di fotografia di mezzo mondo, sulla piattaforma si sono affacciati eserciti di profili fake, filmati dal gusto trash e spam in enorme quantità. Un discorso a parte riguarda la rigida politica riguardo alle immagini. Capezzoli censurati, con conseguente blocco del profilo nel caso di fotografie d’arte, e una marea montante di materiale porno veicolato da profili espliciti.
Molti fotografi hanno chiuso il loro profilo e sono emigrati altrove, mentre altri cercano di continuare a pubblicare il loro lavoro sfruttando la promozione che può dare una delle più famose e diffuse piattaforme legate alla fotografia del pianeta. Un’altra nota dolente, presente anche su facebook, è costituita dalla facilità di clonare o addirittura rubare un’identità o un profilo, e la difficoltà immane per rientrarne in possesso.
La naturale alternativa, la piattaforma Flickr, è stata anch’essa nell’occhio del ciclone per la nuova politica di cancellare le immagini e di proporre essenzialmente spazi a pagamento, venendo meno alle premesse iniziali. E’ evidente che i proprietari cerchino di rendere profittevole il loro modello di business, ma la sensazione è che con la sempre più presente pubblicità e gli altri metodi come le informazioni aggregate circa i gusti degli utilizzatori, i soldi circolino lo stesso. Alla fine il vero tesoro per loro sono proprio gli utenti.