World Press Photo 2024, i vincitori

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«Connettere il mondo alle storie che contano» è il filo conduttore del World Press Photo Award 2024 che, da quasi 70 anni, premia le migliori immagini di fotogiornalismo dell’anno.

Oggi sono stati comunicati i vincitori del 2024 i cui scatti verranno raccolti nel volume World Press Photo 2024, in uscita il 17 maggio per Marsilio Arte. 
Le immagini ricordano anche quanto spesso, chi scatta ed è dietro all’obiettivo, mette in ogni momento a rischio la propria vita. Nel 2023 sono morti svolgendo il loro lavoro 99 fotogiornalisti: 92 palestinesi, 2 israeliani e 3 libanesi. 

Nel 2024 sono stati premiati 33 fotografi per 32 servizi fotogiornalistici. Le opere sono state selezionate da una giuria internazionale indipendente su 61062 opere candidate di 3851 fotografi provenienti da 130 Paesi di tutto il mondo. 

La Foto dell’anno 2024 va allo scatto A Palestinian Woman Embraces the Body of Her Niece del fotografo palestinese Mohammed Salem, già vincitore di precedenti edizioni del World Press Photo Award.
Salem descrive questa foto come un «momento potente e triste che riassume il senso più profondo di ciò che stava accadendo nella Striscia di Gaza».  L’immagine mostra Inas Abu Maamar (36 anni) che culla il corpo di sua nipote Saly (5 anni), uccisa insieme alla madre e alla sorella quando un missile israeliano ha colpito la loro casa a Khan Younis, Gaza. L’opera è stata scelta dalla giuria per la cura e il rispetto della composizione, un racconto visivo allo stesso tempo metaforico e letterale di una perdita inimmaginabile.

Il riconoscimento per la Storia dell’anno va al lavoro valim-babena di Lee-Ann Olwage realizzato per GEO. In Madagascar, la mancanza di consapevolezza pubblica sulla demenza fa sì che le persone che manifestano i sintomi della perdita di memoria siano spesso stigmatizzate.
La giuria ha motivato la scelta spiegando che «questa storia affronta un problema sanitario universale attraverso la lente della famiglia e dell’assistenza. La selezione di immagini è composta con calore e tenerezza, ricordando a chi guarda le immagini l’amore e la vicinanza necessari in un periodo di guerre e aggressioni in tutto il mondo».

Il premio per il Progetto a lungo termine è stato assegnato a The Two Walls, realizzato da Alejandro Cegarra per il New York Times / Bloomberg. Dal 2019 le politiche di immigrazione del Messico hanno subìto un cambiamento significativo, trasformandosi da una nazione storicamente aperta ai migranti e ai richiedenti asilo al confine meridionale a un Paese che applica politiche di immigrazione rigorose.
Attingendo alla sua esperienza diretta come migrante dal Venezuela al Messico nel 2017, Alejandro Cegarra ha iniziato questo progetto nel 2018. La giuria ha ritenuto che il fatto che lui stesso fosse migrante, abbia dato una prospettiva sensibile e centrata sull’uomo, mettendo al centro l’autonomia e la resilienza dei migranti.

Il premio World Press Photo Open Format è stato dato alla fotografa ucraina Julia Kochetova per War is Personal, un lavoro che intreccia foto con poesie e musica, in collaborazione con un illustratore e dj ucraino. 
Tra decine di migliaia di vittime civili e militari e una situazione di stallo che dura da mesi, non ci sono segni di pace all’orizzonte per la guerra della Russia in Ucraina. Mentre i media aggiornano il pubblico con statistiche e mappe e l’attenzione internazionale si sposta altrove, la fotografa ha creato un sito che unisce il fotogiornalismo allo stile documentaristico personale nella forma di un diario. Lo scopo è mostrare al mondo cosa significa vivere nella quotidianità la guerra.

«Tutte le immagini vincitrici hanno la capacità di trasmettere un momento specifico, ma anche di risuonare al di là del loro soggetto e del loro tempo ed è questo quello che speravamo di trovare» ha detto Fiona Shields, responsabile della fotografia di The Guardian e presidente della giuria globale del World Press Photo Contest 2024. «La Foto dell’Anno racchiude proprio questo senso di impatto: è incredibilmente commovente quando la si guarda e, allo stesso tempo, fa discutere sulla pace, il che è estremamente potente in un momento in cui la pace può talvolta sembrare solo un’improbabile fantasia».  

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