Filippo Venturi è un fotografo documentarista e un artista visivo, con base in Italia. Realizza progetti su storie e problematiche riguardanti l’identità e la condizione umana.
Ha documentato diverse dittature totalitarie, evidenziando col suo lavoro l’artificiosità con cui questi paesi si mostrano e narrano al mondo, e ha testimoniato le correnti neofasciste in Europa e i movimenti che, in risposta, si battono per proteggere i diritti delle minoranze e la democrazia.
Negli ultimi anni si è dedicato a un progetto sulla penisola coreana, che è stato premiato con il Sony World Photography Awards, il Premio Il Reportage, il Premio Voglino e il Portfolio Italia – Gran Premio Hasselblad.
I suoi lavori sono stati pubblicati su giornali come National Geographic, The Washington Post, The Guardian, Financial Times, Vanity Fair, Geo, Der Spiegel, Die Zeit, Stern, Internazionale, La Repubblica e La Stampa.
Lavora anche con l’intelligenza artificiale, realizzando lavori concettuali. È stato selezionato dal Photo Vogue Festival 2023, evento in cui è stato anche relatore con un intervento intitolato Broken Mirror. A dystopian guide to crossing the border.
www.filippoventuri.photography
L’intervento di Filippo Venturi al convegno AI Next Step è focalizzato sull’approfondire l’incontro fra fotografia e intelligenza artificiale (IA) e sull’esplorare l’evoluzione del ruolo dell’immagine nella narrazione e nella vita quotidiana.
Saranno presentati alcuni progetti fotografici del docente, esponendo la filosofia alla base di essi e le metodologie pratiche adottate nel realizzarli; saranno evidenziate le notevoli differenze teoriche e pratiche che caratterizzano un lavoro svolto con l’utilizzo dell’IA.
Si approfondirà come le immagini generate con l’IA stiano influenzando il mondo fotografico e la nostra percezione della realtà, esaminando diverse casistiche che negli ultimi tempi hanno avuto un impatto significativo nel panorama della fotografia, e non solo. Si affronteranno sia i timori legati all’adozione di questa nuova tecnologia, sia le potenzialità che essa porta con sé, aprendo un dibattito sul futuro dell’arte fotografica e sul nostro rapporto con le immagini.