Gabriele Micalizzi – Legacy. Materia-Storia-Identità

Diffondi sui social:)

Dal 23 aprile al 1° settembre 2024, al Museo di Santa Giulia a Brescia sarà aperta Legacy. Materia-Storia-Identità, la mostra che propone un viaggio emozionante nell’universo visivo di Gabriele Micalizzi (Milano, 1984), uno dei più importanti reporter di guerra degli ultimi anni, tra i fondatori del collettivo Cesura, e autore di scatti di tema umanitario, sociale e artistico.

La rassegna, uno degli appuntamenti più attesi della VII edizione del Brescia Photo Festival (promosso da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con il Ma.Co.f – Centro della Fotografia Italiana e quest’anno declinato attorno al titolo Testimoni), presenta 50 immagini, alcune delle quali inedite, che consentiranno ai visitatori di conoscere il linguaggio espressivo di Gabriele Micalizzi e il suo interesse per tecniche fotografiche poco convenzionali, svelando aspetti sperimentali e meno noti del suo lavoro.

La mostra è infatti realizzata con la preziosa collaborazione di Freccianera Fratelli Berlucchi, Main Partner dell’iniziativa, che ha inoltre voluto mettere a disposizione per il progetto gli spazi espositivi della sua cantina storica a Borgonato di Corte Franca (Bs), per accogliere una vera e propria side-exhibition del fotografo, visitabile dal 3 maggio al 9 agosto 2024, dal titolo LEGACY 2 I TESTIMONI.

La mostra a Santa Giulia è allestita nelle Sale dell’Affresco, così denominate per la presenza di una notevole Ultima Cena tardo quattrocentesca e da qualche anno votate a ospitare operazioni espositive legate all’arte contemporanea. Micalizzi ha curato questo progetto site specific con l’intenzione di riflettere sul ruolo che esercita nella società contemporanea la fotografia, messa apparentemente in crisi dall’avvento degli smartphone, che hanno creato un flusso di immagini talmente incontrollabile da rendere difficile stimare il valore di uno scatto come effettiva e attendibile testimonianza storica; Micalizzi indaga inoltre i molteplici significati da assegnare al medium fotografico, portando alla luce la dicotomia tra la virtualità del digitale e la matericità dell’analogico.

Il percorso espositivo, articolato in tre stanze, si apre con quattro gigantografie che narrano momenti significativi della storia contemporanea dei quali Micalizzi è stato testimone in prima persona: dalle proteste delle Camicie Rosse in Thailandia allo scoppio della guerra civile in Ucraina, fino ai combattimenti per la liberazione del territorio libico e del Nord Africa dalle forze dello Stato Islamico. Accanto a essi, i video dei suoi più rilevanti reportage dai teatri di guerra offrono un’introduzione dinamica e coinvolgente all’opera dell’artista.

Nella seconda stanza, una dozzina di contact sheets – ovvero fotografie ottenute direttamente dal negativo attraverso una stampa a contatto – portano il visitatore dentro al processo decisionale dell’artista, dalla selezione dei negativi alla stampa finale. Alcuni negativi ingranditi e posizionati su lavagne luminose, offrono un ulteriore e suggestivo spaccato del lavoro sulla fotografia analogica. La sezione si completa con una serie di stampe fotografiche ai sali d’argento.

In corrispondenza della porta che conduce dalla seconda alla terza sala è disposto un polittico fotografico di grandi dimensioni composto da quattro pannelli, dedicato all’arte sacra e ai luoghi nei quali è custodita e vissuta; nella terza sala si trovano poi esposte per la prima volta, le immagini della persecuzione dei cristiani da parte dell’ISIS e quelle raccolte in Iraq durante il viaggio pastorale di Papa Francesco.

Accanto a queste, una griglia di sedici fotografie, tra le più iconiche e conosciute di Micalizzi, scattate dal 2009 al 2024 in diverse regioni del mondo e un trittico di stampe analogiche che raccontano avvenimenti particolarmente significativi della storia contemporanea.

In simbiosi con lo spazio che la accoglie, sulla parete di fondo, proprio al di sotto dell’Ultima Cena, è posizionata l’opera più suggestiva dell’intero percorso, ovvero un “affresco fotografico” site-specific che rappresenta il culmine della evoluzione artistica di Micalizzi e che si ispira all’antica tecnica dell’affresco, da lui indagata e attualizzata per creare impressioni fotografiche su pareti, opportunamente preparate con un’emulsione fotosensibile, per ottenere un effetto di tridimensionalità.

La scelta di utilizzare la parete come supporto fisico per i suoi scatti mira a lasciare un segno indelebile nella storia, sfidando l’effimero della fotografia digitale e il deterioramento del supporto cartaceo nel tempo.

Proprio quest’opera sarà donata dall’artista a Fondazione Brescia Musei: un lascito importante, che arricchisce la collezione dei Musei Civici, in continuità con il percorso che, in questi anni, Brescia Musei ha impostato con gli artisti contemporanei, protagonisti dei tanti progetti espositivi curati dalla Fondazione bresciana.

Abbonati
Notificami
0 Commenti
Feedback in linea
Visualizza tutti i commenti